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IL TERRORE FRA NOI

Ultimo Aggiornamento: 30/03/2015 13:33
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14/03/2015 21:16



150 milioni di cristiani perseguitati nel mondo

Dalla Somalia al Pakistan morti in centomila per non tradire la fede in Cristo. Il dossier: Le violenze maggiori avvengono nei paesi islamici.

Si costruiscono moschee, si distruggono chiese. I combattenti islamici avanzano, i cristiani vengono ammazzati. I seguaci di Maometto trovano la libertà in Occidente, i “Testimoni della Croce” scoprono la morte nei paesi musulmani. A 20 anni dalla nascita della Grande Moschea di Roma, le parole pronunciate da Giovanni Paolo II appaiono lettera morta.

ISLAM OSTILE C’è una lista dell’orrore, un elenco dei primi 50 Paesi al mondo dove i cristiani vengono oppressi, uccisi, cacciati. Della World Watch List 2015, pubblicata dall’organizzazione americana protestante Open Doors, che ha preso in esame il periodo che va dal 1° novembre 2013 al 31 ottobre 2014, fanno ormai parte non solo la Siria dove spadroneggiano i tagliagole dell’Isis, la Nigeria dei massacratori di Boko Haram e l’Iraq, ma anche alcune new entry come Messico, Turchia e Azerbaijan. Inoltre fra i primi dieci stati dove i cristiani vengono sopraffatti, entrano per la prima volta, oltre alla stessa Nigeria, altre due nazioni africane: Sudan ed Eritrea. L’Africa ha fatto registrare la più rapida crescita di persecuzione, mentre in Medio Oriente si sta verificando un gigantesco esodo dei seguaci di Cristo.



CHIESE SOTTO ATTACCO Sono tanti, troppi, i Paesi dove i cristiani hanno subìto violenza, i primi sono a maggioranza islamica: Somalia, Iraq, Siria, Afghanistan, Sudan, Iran, Pakistan, Eritrea, Egitto, Nigeria e infine il Brunei. La stima diffusa da Open Doors mette i brividi. Nell’arco di tempo analizzato i cristiani uccisi per la loro fede sono stati 4.344, mentre le chiese attaccate, bruciate, distrutte, risultano almeno 1.062 (venerdì scorso, in Niger, dopo la pubblicazione delle vignette di Charlie Hebdo, i musulmani si sono scatenati proprio dando fuoco a 7 chiese). Secondo Open Doors «se il 2014 sarà ricordato nella storia per aver avuto il più alto livello di persecuzione dei cristiani nell’era moderna, il peggio deve ancora venire». Il Paese che per il 13esimo anno consecutivo mantiene il primato nella persecuzione dei cristiani è la dittatoriale Corea del Nord, che nelle prigioni ha fra i 50 e i 70mila cristiani. 150 MILIONI Il numero di cristiani torturati, stuprati e imprigionati, è di 100 milioni, ma alcuni studiosi francesi, guidati dal giornalista Samuel Lieven, nel «Libro nero della condizione dei cristiani nel mondo», scrivono che la cifra reale è di 150 milioni. Nello stesso testo viene riportato che l’80 per cento degli atti di persecuzione religiosa è orientato contro i cristiani. Inoltre, secondo il Center for the Study of Global Christianity ogni anno vengono uccisi 100mila cristiani. Cinque al minuto. Open Doors scrive anche che in 40 dei 50 Paesi presi in esame, la fonte primaria di persecuzione è il fondamentalismo islamico. Più del 70 per cento dei cristiani è fuggito via dall’Iraq dal 2003. In Siria 700mila dal 2011 sono stati costretti ad abbandonare casa dall’inizio della guerra civile. Anche in Pakistan e Afghanistan, la “caccia al cristiano” è in crescita.

MASSACRO CRISTIANO L’uccisione dei cristiani è diventata normalità, routine, abitudine. Non fa quasi più notizia. Poche settimane fa, in Libia, una coppia di medici cristiani-copti è stata ammazzata nella loro casa a Sirte. Tre giorni dopo è stato ritrovato anche il corpo della figlia che gli integralisti avevano rapito. Secondo le autorità «il crimine è stato scatenato da motivazioni religiose». Negli stessi giorni i miliziani islamisti Shabaab hanno attaccato una casa vicino Mandera, al confine fra Siria e Somalia, ammazzando 37 cristiani. In Pakistan una folla inferocita di musulmani ha circondato due cristiani, Shahzad Masih e la moglie Shama, di 26 e 24 anni, e li ha spinti nella fornace usata per cuocere i mattoni, bruciandoli vivi. La donna, accusata insieme al marito di aver dato fuoco ad alcune pagine del Corano, era incinta del quarto figlio. In Iraq l’Isis ha torturato e ammazzarlo Salem Matti Kourki, un cristiano che si era rifiutato di convertirsi all’Islam.

(Luca Rocca da IL TEMPO.IT)

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E' evidente che queste notizie non interessano più di tanto i nostri mass-media, considerato che, quando le scrivono, le danno sotto tono.

E' anche molto deprimente lo scarso interesse che i cristiani esprimono. forse perchè la maggior parte sono " cristiani" solo perchè battezzati e tutto si ferma lì e non è da sottovalutare il fatto che ormai ognuno pensa al proprio orticello. tutto ciò che succede al di fuori non è di competenza.

Mi domando: MA CRISTO PERCHE' E' MORTO PER NOI??????












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30/03/2015 13:33

Non è giusta la litigiosità all’interno dell’ambiente cattolico perché è in contraddizione con il messaggio di Gesù che ha pregato perché tutti siano uno come Egli è nel Padre e il Padre in Lui, e ha indicato nella misericordia ciò che ci fa simili al Padre, addirittura “perfetti” (Mt,5). Queste motivazioni non sono applicabili all’aperta critica che i cristiani hanno il dovere di esercitare verso la cultura dominante sentimental-pagana.

 

 Si dice giustamente che non bisogna “alzare la voce”, che bisogna essere convincenti verso chi non crede, e non solo per chi già crede: il che è vero quando si discorre sul piano culturale. Ma quando si è sul piano politico, di formulazioni di leggi che hanno incidenza sui costumi di vita, il discorso cambia. Se i cattolici restano zitti e cortesi la società diventerà selvaggia più della giungla più nera. Quanti cattolici hanno votato a favore del divorzio perché non si può imporre l’indissolubilità a tutti? Una delicatezza fuori luogo che ha portato a una svalutazione del matrimonio e ha aperto la strada all’aborto e al resto.


Ora c’è chi vuole imporre ai minori teorie “gender” fin dalle scuole primarie. I genitori, cristiani o no, devono protestare perché a loro compete questo aspetto formativo. In materia di educazione, di vita, di famiglia, di libertà di religione occorre reagire politicamente perché non siamo in un salotto ma stiamo determinando le condizioni di vita dei nostri figli. Occorre pregare, parlar chiaro e agire con efficacia.

Di Giuseppe Corigliano

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