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Strage migranti, don Zerai: blocco navale è fumo negli occhi. Per combattere i trafficanti servono 'canali umanitari'

Ultimo Aggiornamento: 21/04/2015 21:07
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21/04/2015 21:07




 

"L'Europa lo chiama 'Mare Nostrum' ma non se ne occupa e il Mediterraneo si sta trasformando in un cimitero a cielo aperto per migliaia di persone che vengono a cercare la possibilità di ricominciare, di vivere una vita dignitosa". Don Mussie Zerai, responsabile dell’Agenzia Habesha, Ong dedicata all’accoglienza dei migranti africani, commenta così l'ecatombe di migranti che avrebbe coinvolto circa mille persone in un naufragio mortale nel Canale di Sicilia.

Per combattere i trafficanti servono 'canali umanitari'

"Le istituzioni italiane e europee affermano di voler combattere il traffico di esseri umani che è tra le cause principali di queste stragi ricorrenti", aggiunge don Zerai. "Ma come si fa a combatterlo se tutte le vie legali sono chiuse?" "E' proprio perché i paesi europei, cosiddetti 'sviluppati', hanno chiuso le loro porte che i trafficanti hanno la possibilità di offrire a queste persone disperate un'altra possibilità, più rischiosa e più costosa, per accedere alla 'fortezza Europa'. L'unico modo di combattere i trafficanti è creare dei canali umanitari, concedere visti umanitari, facilitare i ricongiungimenti familiari".

Il blocco navale è fumo negli occhi

"Anche parlare di blocco navale - aggiunge don Zerai - significa gettare fumo negli occhi dell'opinione pubblica. Il blocco può fermare il flusso di migranti da una paese come la Libia. Ma una volta chiusta la via dalla Libia si aprirà quella egiziana o tunisina e così via. Se si vuole risolvere il problema bisogna andare alla radice e estirpare le cause di questi flussi migratori. E invece i paesi europei con il processo di Karthoum regalano milioni di euro a quei dittaori che sono la causa di questo esodo".

Responsabilità condivise

"Da quello che sento e quello che vedo c'è tanta ipocrisia nelle dichiarazioni dei leader europei.Tante parole e pochi fatti e poca voglia di prendere in mano la situazione. Finché le cose non cambieranno, accanto alle responsabilità di chi li carica sui barconi vano aggiunte quelle della politica, della finanza europee che non vogliono mettere al centro la vita delle persone".


(Fabio Colagrande)


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