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“Quale futuro per i cristiani in Medio Oriente?” Card. Sandri dal primo maggio in Iraq: ridare speranza ai cristiani

Ultimo Aggiornamento: 30/04/2015 18:27
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30/04/2015 18:27




 

Certamente, è il primo summit inter-cristiano che si tiene in Occidente. E noi abbiamo scelto di farlo nella città di Bari dove parla la memoria di San Nicola, un Santo fortemente venerato in Oriente, che parla a tutte queste Chiese per dare voce in Occidente a chi soffre dei cristiani in Oriente. Perché spesso il problema è proprio qui, nella nostra quotidianità e normalità della vita abbiamo dimenticato i nostri fratelli d’Oriente che soffrono, non soltanto cattolici, anche ortodossi, delle antiche Chiese cristiane e protestanti. La forza di questo summit è che riunisce tutte quante le Chiese in quell’ecumenismo del sangue, o dei martiri, che oggi è una grande testimonianza per il nostro mondo.

D. – Per il titolo dell’evento, Sant’Egidio ha scelto di porre un interrogativo: “Quale futuro per i cristiani in Medio Oriente?” Cosa serve per togliere questo punto interrogativo e per affermare che esiste un futuro per i cristiani in Medio Oriente?

R. – In primo luogo, serve maggiore solidarietà da parte di noi cristiani occidentali che non soffriamo degli stessi problemi di cui loro soffrono. In secondo luogo, serve che l’islam in genere si ricordi dell’esistenza di queste persone che sono lì da prima dell’islam, perché il cristianesimo è in quelle terre da prima dell’islam e rappresenta ormai da secoli una minoranza che può aprire il mondo islamico a tanti discorsi e soprattutto a un nuovo dialogo con l’Occidente. In terzo luogo, serve che la comunità internazionale realmente si impegni con tutte le forze per trovare le vie di pace in Siria e in Iraq.

it.radiovaticana.va/…/1140541

Credo che il titolo di questa riunione ci dia un po’ il profondo senso della domanda che ci fanno i cristiani: quale futuro per loro in questa area del mondo? Con questo ritmo di persecuzione e di dolore molti si pongono questa domanda: “Ma riusciremo a sopravvivere?”. Saranno i cristiani l’elemento di equilibrio? Pur essendo un piccolo gregge, riusciranno a dare quel sale di cui c’è bisogno in tutti i Paesi del Medio Oriente? Ed ecco la risposta, che per me è certa: potranno rimanere e rimarranno! E saranno un vero tesoro per tutti i nostri fratelli musulmani e di altre religioni, che vivono nel Medio Oriente e in Oriente in generale. Questa riunione di Sant’Egidio a Bari e poi il mio prossimo viaggio in Iraq, li vedo sotto la luce esattamente del futuro, però di un futuro di ricostruzione, di ritorno biblico, perché i cristiani continuino ad essere il sale che può dare un senso di equilibrio, di amicizia, di partecipazione a tutte le comunità del Medio Oriente.

D. – C’è, però, il dovere di mettere materialmente fine alle sofferenze dei cristiani…

R. – Sì, certamente. La Chiesa, innanzitutto, lo ricorda continuamente attraverso la voce di Papa Francesco, attraverso la voce di tutti i nostri fratelli dell’Occidente. Questo è un continuo agire della Chiesa cattolica, un agire non solo con la parola, ma con la solidarietà di fronte a questa catastrofe umanitaria. Vediamo come attraverso Cor Unum, attraverso la Caritas Internationalis, la Chiesa cerchi di agire: parola e azione da parte della Chiesa cattolica, specialmente nell’istanza di Papa Francesco, incessantemente al servizio della denuncia di questi fatti gravissimi. C’è poi la responsabilità delle nazioni, di quelli che possono fare o avere un influsso per fermare questa violenza. Poi c’è il dovere di tutte le altre religioni di educare i fedeli a trovare nella propria fede religiosa uno stimolo al dialogo, alla cooperazione, al servizio per gli altri e non all’odio. E mai, assolutamente mai, che sia questa violenza provocata o giustificata dalla fede religiosa.

it.radiovaticana.va/…/1140533


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