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MISSIONE SPERANZA

Ultimo Aggiornamento: 01/07/2015 12:53
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01/07/2015 12:53




 

Lissone, fratel Fabio Mussi e Boko Haram: lotta all’orrore in Camerun
Fratel Fabio Mussi, lissonese, è in prima linea accanto a profughi e sfollati nell’estremo nord del Camerun dove combatte i terroristi islamici con l’arma dell’istruzione. Lavora per la diocesi di Yagoua come responsabile Caritas da sei anni e in quest’ultimo periodo si trova ad aiutare la popolazione che fugge dai miliziani di Boko Haram. L’intervista

Fratel Fabio Mussi è in prima linea accanto a profughi e sfollati nell’estremo nord del Camerun dove combatte i terroristi islamici con l’arma dell’istruzione. Lavora per la diocesi di Yagoua come responsabile Caritas da sei anni e in quest’ultimo periodo si trova ad aiutare la popolazione che fugge dai miliziani di Boko Haram.

Rientrato in Italia per pochi giorni, ha lasciato il Camerun in piena crisi. Com’è ora la situazione?
È peggiorata. Gli attacchi sono aumentati c’è un’ondata di rifugiati dalla Nigeria oltre a quelli che vivono sul confine. Abbiamo tanti problemi nell’accoglienza noi diamo una prima assistenza, il governo non ci permette di aiutarli perché devono essere portati al grande campo profughi allestito dallo Stato che si trova a 250 km e che ospita 150mila persone. In questo modo possono tenerli sotto controllo, noi abbiamo proposto di suddividerlo in altri campi, così che l’intervento dei gruppi umanitari sia più semplice, ma la risposta è stata negativa.

In quanti siete e come operate?
Ci sono circa trecento persone che lavorano per Caritas, tra insegnanti, personale sanitario e operatori agricoli. Sono attive anche diverse equipe mobili, composte da personale del posto, che lavorano per la Caritas della diocesi di Yagoua, che operano secondo i bisogni, dal sostegno alimentare a quello sanitario. Il grosso problema è legato alla mancanza di acqua e di istruzione. Gli aiuti alimentari sono dati in base alle risorse che abbiamo, noi ci occupiamo della regione di Fotokol, nel punto più a nord del Camerun, un luogo “caldo” del conflitto e anche dove c’è il più grosso valico verso la Nigeria.

Visto che gli sfollati e rifugiati sono quasi 80mila come vi comportate? C’è una gerarchia negli aiuti?
Abbiamo deciso di aiutare prima i bambini, i malati e gli anziani perché occorre fare una “selezione” non si riesce ad aiutare tutti. Grazie al Pime che ha lanciato una campagna per il sostegno degli sfollati e dei profughi siamo riusciti a distribuire cibo a tanti, garantendo due razioni mensili che consegniamo ogni quindici giorni grazie anche alla raccolta fatta proprio a Lissone durante la quaresima dal gruppo missionario e da altre associazioni, come Natalia Ginzburg. Al giorno spendiamo circa 1000 euro per 12mila persone.

Tra i vostri interventi uno fondamentale è legato all’aspetto sanitario e all’istruzione. Come vi siete organizzati?
Siamo riusciti a creare un’equipe con infermieri e un medico che si occupa dei bambini perché i maggiori centri sanitari sono tutti chiusi, così come le scuole. Ci sono seimila alunni assegnati in altre scuole noi cerchiamo di aiutare pagando l’iscrizione e il materiale didattico perché i bambini sono sempre più attirati dalle milizie di Boko Haram, soldi facili e armi li attirano, si sono già registrati più di 1500 casi di bambini arruolati.

Ma il problema Boko Haram è sentito anche nelle grandi città o solo nelle zone di confine?
I giovani che vivono in città giocano con le parole, Boko Halal contro Boko Haram. Ovvero la scuola (il libro) è cosa buona (halal) non è peccato (haram). I ragazzi stanno sensibilizzando i coetanei perché devono studiare non imbracciare fucili. L’unico obiettivo di questa popolazione è sopravvivere, per questo subiscono tutto. In Nigeria si è creata un’unità di auto difesa composta da gruppi armati contro le milizie ma non si può risolvere così il conflitto. Il Camerun si è trovato impreparato, non hanno dato il giusto peso a questa situazione, anzi è stata sottovalutata, dal mio punto di vista, perché pensavo riguardasse solo la Nigeria.

Non ha paura a lavorare e spostarsi in questo clima di conflitto?
Da sempre giro con la scorta, non sono mai solo. La nostra presenza è di grande aiuto per il Governo per questo possiamo continuare a dare il nostro contributo. In pochi anni siamo riusciti a mettere in campo un protocollo sanitario di base per i bambini, quella che un tempo da noi era la medicina scolastica. Da due anni abbiamo a disposizione anche aiuti dentistici, grazie a un’ambulanza donata proprio da Lissone l’abbiamo attrezzata come fosse lo studio di un dentista con un’infermiere e abbiamo già fatto 1800 interventi. L’ultimo cantiere, in corso, è la creazione di pozzi, riusciamo a farne un centinaio l’anno. Ci hanno chiesto 32 perforazioni, ne abbiamo fatte 17 e contiamo di farle tutte entro la fine dell’anno.

www.ilcittadinomb.it/…/lissone-fratel-…


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