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Angelus di Papa Francesco. XX Domenica (anno C) (Luca 12,49-53)"In questo momento, penso con ammirazione soprattutto ai numerosi sacerdoti e religiosi

Ultimo Aggiornamento: 14/08/2016 13:07
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14/08/2016 13:07

Angelus di Papa Francesco. XX Domenica (anno C) (Luca 12,49-53)"In questo momento, penso con ammirazione soprattutto ai numerosi sacerdoti e religiosi e laici che, in tutto il mondo, si dedicano all’annuncio del Vangelo con grande amore e fedeltà, non di rado anche a costo della vita"
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
il Vangelo di questa domenica (Lc 12,49-53) fa parte degli insegnamenti di Gesù rivolti ai discepoli lungo la sua salita verso Gerusalemme, dove l’attende la morte di croce. Per indicare lo scopo della sua missione, Egli si serve di tre immagini: il fuoco, il battesimo e la divisione. Oggi desidero parlare della prima immagine, quella del fuoco.

Gesù la esprime con queste parole: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!» (v.49). Il fuoco di cui Gesù parla è il fuoco dello Spirito Santo, presenza viva e operante in noi dal giorno del nostro Battesimo. Esso, il fuoco, è una forza creatrice che purifica e rinnova, brucia ogni umana miseria, ogni egoismo, ogni peccato, ci trasforma dal di dentro, ci rigenera e ci rende capaci di amare.

Gesù desidera che lo Spirito Santo divampi come fuoco nel nostro cuore, perché è solo partendo dal cuore - attenzione a questo - che l’incendio dell’amore divino potrà svilupparsi e far progredire il Regno di Dio. Non parte dalla testa, parte dal cuore. Se ci apriamo completamente all’azione dello Spirito Santo, Egli ci donerà l’audacia e il fervore per annunciare a tutti Gesù e il suo consolante messaggio di misericordia e di salvezza, navigando in mare aperto. Senza paura. Ma il fuoco comincia nel cuore.
Nell’adempimento della sua missione nel mondo, la Chiesa, cioè tutti noi, ha bisogno dell’aiuto dello Spirito Santo per non lasciarsi frenare dalla paura e dal calcolo, per non abituarsi a camminare entro i confini sicuri.

Invece il coraggio apostolico che lo Spirito Santo accende in noi come un fuoco ci aiuta a superare i muri e le barriere, ci rende creativi e ci sprona a metterci in movimento per camminare anche su strade inesplorate o scomode, offrendo speranza a quanti incontriamo. Con questo fuoco dello Spirito Santo siamo chiamati a diventare sempre più comunità di persone guidate e trasformate dallo Spirito Santo, piene di comprensione, dal cuore dilatato e dal volto gioioso. Più che mai c’è bisogno - più che mai oggi, c'è bisogno - di sacerdoti, di consacrati e di fedeli laici, con lo sguardo attento dell’apostolo, per commuoversi e sostare dinanzi ai disagi e alle povertà materiali e spirituali, caratterizzando così il cammino dell’evangelizzazione e della missione con il ritmo sanante della prossimità.

In questo momento, penso con ammirazione soprattutto ai numerosi sacerdoti e religiosi e laici che, in tutto il mondo, si dedicano all’annuncio del Vangelo con grande amore e fedeltà, non di rado anche a costo della vita. La loro esemplare testimonianza ci ricorda che la Chiesa non ha bisogno di burocrati e di diligenti funzionari, ma di missionari appassionati, divorati dall’ardore di portare a tutti la consolante parola di Gesù e la sua grazia.

Chiediamo alla Vergine Maria di pregare con noi e per noi il Padre celeste, affinché effonda su tutti i credenti lo Spirito Santo, fuoco divino che riscalda i cuori e ci aiuta ad essere solidali con le gioie e le sofferenze dei nostri fratelli. Ci sostenga nel nostro cammino l’esempio di San Massimiliano Kolbe, martire della carità, di cui oggi ricorre la festa: egli ci insegni a vivere il fuoco di amore per Dio e per il prossimo.

w2.vatican.va/content/vatican/it.html

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