| | | OFFLINE | Post: 3.514 | Sesso: Femminile | |
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04/08/2011 20:48 | |
Almeno un poeta ci sia
per ogni monastero:
qualcuno che canti
le follie di Dio.
La città non conosce più canti
le strade stridono di rumore:
e anche là dove ancora
pare sopravviva il silenzio
è solo muta assenza.
Ma in qualche parte
tu devi esserci, Signore.
***
Oh, non credete per quanto segnato
io sia di mania divina,
non abbia amato le vostre scorribande estive
e le spensierate sere e i canti;
e non goda di pianure vaste
e del mare, e di selve
e di tramonti...
Mai la mia cella si muti in prigione,
so di andare per spazi inesplorati,
geloso quale un fanciullo
a custodire il segreto
che la festa non finisca male.
***
Non è dire e disdire se canto
la tenebrosa luce che sei:
Alterità che incombi
dentro la parte più fonda di noi.
Anche il poeta che più ami dice
che tuo mantello è la tenebra
tua casa una tenda di nubi profonde
sopra acque oscure:
e librato sulle ali del vento
ti vede apparire e sparire
tra folgori e tuoni:
oh, le bufere! - Ma pure le albe
silenziose e le notti serene
sono tue messaggere, quanto
le umili gocce di rugiada.
***
Mio male non è l'orrendo drago
che pure mi addenta e si avvinghia
su per il corpo come
il Serpente sull'albero della vita.
Mio male è sapermi impotente
a dire il tuo dramma, mio Dio,
di fronte allo stesso male:
il tuo patire della nostra pena
di saperci così infelici.
O di non cantare con degni canti
la festa che fai quando
un bimbo è felice
e un disperato torna a sperare...
***
Ma se la morte avrà i miei occhi
già ti veda, Dio, nella luce
più soave e giusta
veda il bene ovunque si celi
e vestigia di bellezze
pur dove l'orrore impera
veda la realtà incorporea delle cose...
Se la morte avrà i miei occhi
la visione dunque continuerà;
e se ognuno vedrà di te
quanto in vita ho bramato
allora avrò occhi di zaffiro...
***
Quando finirò di contraddirmi?
Potrà mai la mente
cessar d'esplorarti,
e tu di sorprendere?
***
Ma se devo pensarti quale non sei
meglio che ti dimentichi,
mio Signore!
***
Meglio che ti dimentichi
e canti la pena dei fratelli
le loro solitudini:
un gesto di pietà
per mille canti!
E tu non avrai da perdonarmi
di avere cantato.
***
Anche se in fondo ai mari
e nei più alti cieli
si mormora di te,
so che non hai altra casa:
sei il mio inevitabile Ospite
sconosciuto e muto.
E ci accomuna
la disperazione di amare.
Pure se santità significhi
dimore inaccessibili
qui è la tua casa
pure se brama di te ci consuma
al solo pensare che tu possa
apparire, moriamo.
Non passato né futuro tu hai
ma in te ogni esistenza riassumi
e gli spazi stellari e gli evi...
Quanto inganna il pensarti lontano:
spazio illusorio alla mia
e tua autonomia:
tu non puoi che celarti qui
nel presente, non puoi
che essere in urto
né puoi sfuggire alla sorte
della tua amata immagine.
***
Più sono minati i giorni
più natura erompe
e mi apre allo spazio
in misura di quanto
lei si avvicina;
né preoccupazione di te
mi neghi alla gioia
delle cose:
Tu Altro sei,
e il fiume è un fiume
e gli alberi sono alberi
e questi paesaggi
e il mare...
***
Anima mia, non pensare
male di Lui: gli è impossibile
fare altro.
E - vedrai! -
il Male non vincerà.
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