Card. Angelo Scola: Lo Stato ad una visione del mondo che poggia sull’idea secolare e senza Dio

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lazzaro2004
00venerdì 7 dicembre 2012 18:31
 18:27
 
 
Ancora fino a qualche decennio fa si faceva riferimento sostanziale ed esplicito a strutture
antropologiche generalmente riconosciute, almeno in senso lato, come dimensioni
costitutive dell’esperienza religiosa: la nascita, il matrimonio, la generazione, l’educazione, la morte.
Che cosa è accaduto quando questo riferimento, identificato nella sua origine religiosa, è stato messo i
n questione e ritenuto inutilizzabile? Si sono andate assolutizzando in politica delle procedure
decisionali che tendono ad autogiustificarsi in maniera incondizionata. Ne è conferma il fatto
che il classico problema del giudizio morale sulle leggi si è andato sempre più trasformando
in un problema di libertà religiosa. Di ferita alla libertà religiosa parla in modo esplicito la Conferenza
episcopale degli Stati Uniti a proposito dell’HHS Mandate, cioè alla riforma sanitaria di Obama che impone
a vari tipi di istituzioni religiose (specialmente ospedali e scuole) di offrire ai propri impiegati polizze
di assicurazione sanitaria che includano contraccettivi, abortivi e procedure di sterilizzazione .
Il presupposto teorico dell’evoluzione sopra richiamata si rifà, nei fatti, al modello francese di laicité
che è parso ai più una risposta adeguata a garantire una piena libertà religiosa, specie per i gruppi
minoritari. Esso si basa sull’idea dell’in-differenza, definita come “neutralità”, delle istituzioni statuali
rispetto al fenomeno religioso e per questo si presenta a prima vista come idoneo a costruire un ambito
favorevole alla libertà religiosa di tutti. Si tratta di una concezione ormai assai diffusa nella cultura giuridica
e politica europea, in cui però, a ben vedere, le categorie di libertà religiosa e della cosiddetta “neutralità”
dello Stato sono andate sempre più sovrapponendosi, finendo così per confondersi. Nei fatti, per vari motivi
ad un tempo di carattere teorico e storico, la laicité alla francese ha finito per diventare un modello
maldisposto verso il fenomeno religioso. Perché? Anzitutto, l’idea stessa di “neutralità” si è rivelata
assai problematica, soprattutto perché essa non è applicabile alla società civile la cui precedenza
lo Stato deve sempre rispettare, limitandosi a governarla e non pretendendo di gestirla.
Ora, rispettare la società civile implica riconoscere un dato obiettivo: oggi nelle società civili occidentali,
soprattutto europee, le divisioni più profonde sono quelle tra cultura secolarista e fenomeno religioso,
e non – come spesso invece erroneamente si pensa – tra credenti di diverse fedi. Misconoscendo questo dato,
la giusta e necessaria aconfessionalità dello Stato ha finito per dissimulare, sotto l’idea di “neutralità”,
il sostegno dello Stato ad una visione del mondo che poggia sull’idea secolare e senza Dio. Ma questa
è una tra le varie visioni culturali (etiche “sostantive”) che abitano la società plurale. In tal modo lo Stato
cosiddetto “neutrale”, lungi dall’essere tale fa propria una specifica cultura, quella secolarista, che attraverso
la legislazione diviene cultura dominante e finisce per esercitare un potere negativo nei confronti
delle altre identità, soprattutto quelle religiose, presenti nelle società civili tendendo ad emarginarle,
se non espellendole dall’ambito pubblico. Lo Stato, sostituendosi alla società civile, scivola, anche
se in maniera preterintenzionale, verso quella posizione fondativa che la laicité intendeva rigettare,
un tempo occupata dal “religioso”. Sotto una parvenza di neutralità e oggettività delle leggi, si cela
e si diffonde – almeno nei fatti – una cultura fortemente connotata da una visione secolarizzata dell’uomo
e del mondo, priva di apertura al trascendente. In una società plurale essa è in se stessa legittima ma
solo come una tra le altre. Se però lo Stato la fa propria finisce inevitabilmente per limitare la libertà religiosa
.

http://www.chiesadimilano.it/

http://www.youtube.com/watch?v=LqVbQzN4yTE&feature=youtu.be
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