Il Papa ai catechisti: siate creativi, non abbiate paura di annunciare il Vangelo

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lazzaro2004
00venerdì 27 settembre 2013 21:24
lazzaro2004
00venerdì 27 settembre 2013 21:26
Papa Francesco ha incontrato oggi pomeriggio i partecipanti al Congresso Internazionale sulla Catechesi organizzato nell'Aula Paolo VI, in Vaticano, nell’ambito dell’Anno delle Fede. Il Santo Padre nel suo discorso ha sottolineato che “la catechesi è un pilastro per l’educazione della fede”. “Ci vogliono buoni catechisti!” ha esclamato, ringraziando i presenti per questo servizio “alla Chiesa e nella Chiesa”. “Anche se a volte può essere difficile – ha proseguito - si lavora tanto, ci si impegna e non si vedono i risultati voluti, educare nella fede è bello! Ma è forse la migliore eredità che noi possiamo dare: la fede! Educare nella fede” perché cresca. “Aiutare i bambini, i ragazzi, i giovani, gli adulti a conoscere e ad amare sempre di più il Signore è una delle avventure educative più belle, si costruisce la Chiesa! ‘Essere’ catechisti! Non lavorare da catechisti, eh! – ha osservato - Questo non serve! Io lavoro da catechista perché mi piace insegnare… Ma se tu non sei catechista, non serve! Non sarai fecondo! Non sarai feconda! Catechista è una vocazione: ‘essere catechista’, quella è la vocazione; non lavorare da catechista. Badate bene, non ho detto ‘fare’ i catechisti, ma ‘esserlo’, perché coinvolge la vita. Si guida all’incontro con Gesù con le parole e con la vita, con la testimonianza”.

Il Papa invita a ricordare quello che Benedetto XVI ha detto: “La Chiesa non cresce per proselitismo. Cresce per attrazione”. “E quello che attrae – ha precisato Papa Francesco - è la testimonianza. Essere catechista significa dare testimonianza della fede; essere coerente nella propria vita. E questo non è facile. Non è facile! Noi aiutiamo, noi guidiamo all’incontro con Gesù con le parole e con la vita, con la testimonianza”.

Quindi ha ricordato quello che San Francesco di Assisi diceva ai suoi frati: “Predicate sempre il Vangelo e se fosse necessario anche con le parole”. Ma prima viene la testimonianza: “che la gente veda nella nostra vita il Vangelo, possa leggere il Vangelo. Ed ‘essere’ catechisti chiede amore, amore sempre più forte a Cristo, amore al suo popolo santo. E questo amore non si compra nei negozi; non si compra qui a Roma, neppure. Questo amore viene da Cristo! E’ un regalo di Cristo! E’ un regalo di Cristo! E se viene da Cristo parte da Cristo e noi dobbiamo ripartire da Cristo, da questo amore che lui ci dà. Che cosa significa questo ripartire da Cristo per un catechista, per voi, anche per me, perché anch’io sono catechista? Cosa significa?”.

Il Papa risponde con tre cose: “uno, due e tre, come facevano i vecchi gesuiti… uno, due e tre! Prima di tutto ripartire da Cristo significa avere familiarità con Lui. Ma avere questa familiarità con Gesù: Gesù lo raccomanda con insistenza ai discepoli nell’Ultima Cena, quando si avvia a vivere il dono più alto di amore, il sacrificio della Croce. Gesù utilizza l’immagine della vite e dei tralci e dice: rimanete nel mio amore, rimanete attaccati a me, come il tralcio è attaccato alla vite. Se siamo uniti a Lui possiamo portare frutto, e questa è la familiarità con Cristo. Rimanere in Gesù! E’ un rimanere attaccato a Lui, dentro di Lui, con Lui, parlando con Lui: ma, rimanere in Gesù”.

“La prima cosa, per un discepolo – ha proseguito - è stare con il Maestro, ascoltarlo, imparare da Lui. E questo vale sempre, è un cammino che dura tutta la vita”. Quindi, ricorda che tante volte nella diocesi di Buenos Aires aveva visto alla fine dei corsi nel seminario catechistico, i catechisti che uscivano: “Ho il titolo di catechista!”. “Quello non serve, non hai niente: hai fatto una piccola stradina, eh! Chi ti aiuterà? Questo vale sempre! Non è un titolo, è un atteggiamento: stare con Lui e dura tutta la vita! E’ uno stare alla presenza del Signore, lasciarsi guardare da Lui. Io vi domando: ‘Come voi state alla presenza del Signore?’. Quando vai dal Signore, guardi il Tabernacolo, cosa fate? Senza parole… ‘Ma, io dico, dico, penso, medito, sento…’. Molto bene! Ma tu ti lasci guardare dal Signore? Lasciarci guardare dal Signore! Lui ci guarda e questa è una maniera di pregare. Ti lasci guardare dal Signore? ‘Ma come si fa?’. Guardi il Tabernacolo e lasciati guardare… E’ semplice! ‘E’ un po’ noioso, mi addormento…’. Addormentati! Addormentati! Lui ti guarderà lo stesso. Lui ti guarderà lo stesso. Ma sei sicuro che Lui ti guarda! E questo è molto più importante che il titolo di catechista: è parte del’essere catechista. Questo scalda il cuore, tiene acceso il fuoco dell’amicizia col Signore, ti fa sentire che Lui veramente ti guarda, ti è vicino e ti vuole bene”....


http://it.radiovaticana.va/news/2013/09/27/il_papa_ai_catechisti:_siate_creativi,_non_abbiate_paura_di_andare/it1-732424
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