Parole di Luce: Riflessione sul Vangelo della Domenica

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auroraageno
00giovedì 4 dicembre 2008 19:37
Ripartire dalla «buona notizia» di Dio (non sapevo dove inserirlo...)

Il Vangelo

Ripartire dalla «buona notizia» di Dio

II Domenica di Avvento Anno B


Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. Come sta scritto nel profeta Isaìa: «Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri», vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. [...] Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».


Inizio del vangelo di Gesù Cristo. Inizio della buona notizia. A partire da che cosa ricominciare a vivere, a progettare? Da una buona notizia. Non ricominciare mai da pessimismo, non dai problemi, neppure dall'illusorio primato della realtà che sembra dominare nel mondo. Ricominciare da una cattiva notizia è solo intelligenza apparente, priva di sapienza di vangelo. Ricominciare dalle buone notizie di Dio: e subito, fin dalle prime parole, Marco mostra come fare per accorgersene e per accoglierle. Tutta l'esperienza dell'uomo spirituale è riassunta in questi pochi versetti. Il primo passo porta a Isaia e Giovanni e potrebbe definirsi così: cercare profeti. Come Isaia, profeta è uno che «apre strade» anche nel deserto, tracce di speranza anche là dove sembrava impossibile; che non si mimetizza nè si lascia omologare dal pensiero dominante. I profeti creatori di strade e liberi come nessuno: ascoltarli è diventare come loro. La seconda caratteristica di ogni profeta è di essere in attesa, insoddisfatto di ciò che ha, cuore affaticato dal richiamo di cose lontane. Isaia e Giovanni annunciano un Altro (viene uno più grande) hanno il loro centro altrove: in un desiderio, un orizzonte, una persona. Annunciano che la vita non è statica ma estatica, uscire da sé, vivere incamminati. Come un profeta, ogni uomo spirituale è costantemente in viaggio, alla ricerca di ciò che ancora non ha, la sua casa è oltre: allora è pronto per nascite ed inizi. In terzo luogo, profeta è colui che ri-orienta la vita: predicava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Il peccato è l'esperienza di chi non riesce a raggiungere la propria meta ed ha perso la strada. Il perdono è Dio che indica di nuovo il punto di arrivo e fa ripartire, carovana che si rimette in viaggio all'alba, vento per la nave che salpa. Perdono è un nuovo inizio, un nuovo mare, un nuovo giorno. Il peccato perdonato non esiste più, annullato, cancellato, azzerato. Ed è il bene che revoca il male. Il bene vale di più: buona notizia di Gesù Cristo. Il Vangelo è Dio che viene portando amore, e tutto ciò che è non-amore è non-Dio. Dio viene e sa parlare al cuore, e lo insegna ai suoi profeti: parlate al cuore di Gerusalemme, ditele che è finita la notte (Isaia). È «il più forte», dice Giovanni, proprio perché è l'unico che parla al cuore, teneramente e possentemente toccando il centro dell'umano.


(Letture: Isaia 40,1-5.9-11; Salmo 84; 2 Pietro 3,8-14; Marco 1,1-8)



di Ermes Ronchi


auroraageno
00venerdì 12 dicembre 2008 10:39
Il Vangelo - III domenica di Avvento Anno B



Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». (...).


Venne un uomo mandato da Dio.... per dare testimonianza alla luce. Ecco cos'è un profeta: testimone della luce e non dell'ombra; annunciatore del bene non dello sfascio o del degrado del mondo; sentinella del positivo non dei difetti o dei peccati che assediano ogni epoca e ogni vita; testimone che ogni Adamo ha conservato in sé, sotto la tunica di pelle, una tunica di bellezza che il Messia, nei giorni più veri, riporterà alla vista e alla gioia di tutti. Come Giovanni, io voglio testimoniare un Dio di luce, un Dio solare e felice, che ha fatto risplendere la vita (2 Tm 1,10), ha dato splendore e bellezza all'esistenza, ha immesso e continua a seminare frammenti di sole dentro le vene oscure della storia. Io testimonio non obblighi o divieti, ma il fascino della luce; profeta non della legge ma della grazia, non della verità ma della bontà immensa che penetra l'universo, di un Dio liberatore, che va in cerca dei prigionieri per rimetterli nel sole. Con i miei peccati e le mie ombre, con tutte le cose che sbaglio e non capisco, con la mia fragilità e i miei errori, nonostante tutto, io posso essere testimone che «Dio è luce e in lui non vi sono tenebre» (I Gv 1,5); che il mondo si regge su di un principio di luce, un principio di bene e di bellezza, che è da sempre, più antico, più profondo, più originale del male. C'è una primogenitura della luce, nella Bibbia e nell'uomo: «in principio Dio disse: sia la luce». Il mondo non poggia sul male o sul peccato, non si regge neppure su di un moralismo rigoroso e sterile, ma sulla primogenitura del bene che discende dal cuore di luce di Dio. Tu, chi sei? Chiedono a Giovanni ed egli per tre volte risponde: io non sono. Maschere che cadono: io non sono ciò che gli altri credono di me, io non sono il mio ruolo e nemmeno il mio peccato. Io sono voce, un Altro è la parola; io sono voce, trasparenza di qualcosa che viene da oltre, eco di significati che sono da prima di me, che saranno dopo di me. Giovanni ha trovato la sua identità, ma in un Altro. Solo Dio svela quello che io sono in profondità: il mio segreto è oltre me. La sua venuta non mortifica ma incrementa la mia persona. A Natale Dio entra e l'uomo diventa un «nido di sole» (Turoldo). Venne un uomo mandato da Dio: ognuno è quest'uomo mandato, ognuno voce e sillaba della Parola, testimone che Dio c'è, che Dio è luce. E il tuo cuore ti dirà che tu sei fatto per la luce.



(Letture: Isaia 61,1-2.10-11; Luca 1; 1 Tessalonicesi 5,16-24; Giovanni 1,6-8.19-28)




a cura di Ermes Ronchi

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