UN SEME
Lente le nuvole in cielo
Accavallandosi fra loro
Mostravan disegni strani
Eppur affascinanti
A me ch’ero sdraiato
Sull’erba di quel prato.
Gli occhi fissi in alto
A contemplar la vastità infinita
Dei grigi delle nubi
L’una impegnata a correr dietro l’altra.
Leggero il vento a dar loro forza
Per coprir quel ch’era stato
Un cielo azzurro nei suoi vari toni.
Mentre l’erba intorno a me
Dolcemente carezzava la mia pelle
E portava alla mia mente, arida e monotona,
Intense sensazioni
A lenire i miei tormenti.
Leggere gocce
Imperlarono il mio viso.
Lenta la pioggia
E poi furiosa
Ruppe l’incanto.
E il veder le cime scosse
Degli alberi ormai in pianto
Costrinsero il mio essere
A correre dietro i vetri.
L’infuriar della tempesta
Avea fra i miei capelli
Posato un seme.
L’ho messo in un bicchiere.
Un batuffolo bagnato
Gli fece da coperta.
Solo sette giorni
E fu già germoglio.
Come un bambino
In braccio alla sua mamma
Quel germoglio fra le mie dita.
E come dalle braccia
Adagiandolo alla culla,
Si copre il bimbo col lenzuolo,
Così dalle mie dita
Posandolo in un vaso
Ho ricoperto con leggera terra
Quel ch’era solo idea di vita.
Ora è piena estate
E quel vaso è come un bosco.
Non so che fiori sono
So solo che son miei.
Io il padre…Io la madre.
E mio è quel profumo
Misteriosamente nato
In un lontano pomeriggio
Dall’impetuosa furia
E dal fragor d’una tempesta.
Gianni