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26 novembre 2011

AGLI OPERATORI SANITARI



«Il calvario di Giovanni Paolo II esempio per affrontare il dolore»


"Custodire e promuovere la vita, in qualunque stadio e in qualsiasi condizione si trovi". È l'esigenza sottolineata da Benedetto XVI, nel corso dell'udienza ai partecipanti alla conferenza internazionale del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari. Il Papa esorta a "riconoscere la dignità e il valore di ogni singolo essere umano, creato a immagine e somiglianza di Dio e chiamato alla vita eterna" e ricorda che "il servizio alla persona malata nel corpo e nello spirito costituisce un costante impegno di attenzione e di evangelizzazione per tutta la comunità ecclesiale". Invita inoltre a "testimoniare l'azione salvifica di Dio, il suo amore per l'uomo e per il mondo, che abbraccia anche le situazioni più dolorose e terribili" tramite "il servizio di accompagnamento, di vicinanza e di cura ai fratelli ammalati, soli, provati spesso da ferite non solo fisiche ma anche spirituali e morali".

Osserva ancora Benedetto XVI: "Il mistero del dolore sembra offuscare il volto di Dio, rendendolo quasi estraneo o, addirittura, additandolo quale responsabile del soffrire umano; ma gli occhi della fede sono capaci di guardare in profondità questo mistero. Dio si è incarnato, si è fatto vicino all'uomo, anche nelle sue situazioni più difficili; non ha eliminato la sofferenza, ma nel Crocifisso risorto, nel figlio di Dio che ha patito fino alla morte e alla morte di croce, Egli rivela che il suo amore scende anche nell'abisso più profondo dell'uomo, per dargli speranza".

Il pontefice ricorda, a tal proposito, che "questa visione del dolore e della sofferenza illuminata dalla morte e dalla risurrezione di Cristo ci è stata testimoniata dal lento calvario che ha segnato la vita del beato Giovanni Paolo II. La fede ferma e sicura ha pervaso la sua debolezza fisica, rendendo la sua malattia, vissuta per amore di Dio e della Chiesa e del mondo, una concreta partecipazione al cammino di Cristo fin sul Calvario".



da L'Avvenire.it