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STRANO POTERE


Quale strano potere
è il tuo… amico mio.
Sol che mi parli vedo cadere
ogni velo… e resto solo io.

Per parlarti di me
son costretta a guardarmi…
è come aprire uno scrigno che
custodisce tesori… e fantasmi.

Ecco vedi… questi sono
gli azzurri turchesi,
il celeste perdono
che a piene mani io spesi…

Questi i rubini del mio sangue vermiglio,
ardente calore profuso senza risparmio…
pagati ciascuno con passione e scompiglio
di un’anima amante che tutta si dona.

Questi i verdi smeraldi
che fanno sognare…
mirando traguardi
cui non posso arrivare.

E gli opali cangianti…
li vedi e li ammiri…
sono i pensieri vaganti
tra il pianto e i sospiri.

Guardo i caldi topazi
dalla luce dorata…
rivedo gli occhi mai sazi
di chi mi ha divorata.

E queste le perle… oh, quante perle!
Ognuna una lacrima, ciascuna un dolore…
innocenza derisa, fiducia tradita…
per riscattar queste perle
non basterebbe una vita.

Desiderio di bene,
di pace e di gioia…
aspirando a giustizia…
bah… è ora che muoia.

Ma vi sono anche i diamanti…
come brillano… ora li vedo,
sono prove proclamanti
quanta forza porti un credo.

Affondo ancora la mia mano
in questo scrigno di tesori
non l’ho aperto certo invano…
ora tacciono i miei intimi clamori.

Ascolta dunque amico mio,
tu che sempre mi sollevi il velo,
questo zaffiro mi richiama a Dio…
il mio scrigno si riempirà di cielo.




Aurora Ageno
15 luglio 2000