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Il Papa ha poi citato un aneddoto personale: «Mi viene un ricordo di una signora nata in famiglia atea, lei atea, non agnostica. Una brava donna, professionista, sposata, con figli, ma senza religione. Una delle figlie incontrò Gesù Cristo, si è convertita. La mamma ha rispettato la scelta: “Io non ci credo ma tu vai avanti”. Sono passati gli anni, la figlia, cattolica militante, la mamma anziana, più di ottant’anni, si ammala, ma rimane lucida. Il giorno prima della morte, mentra la figlia la accompagnava, la curava, la madre ha fatto una domanda: ma dimmi cosa senti quando preghi? E la figlia, rispettando la mamma, ha detto: parlo con Dio, il Signore… e così è cominciata una conversazione su questo tema, leggera, tranquilla. Alla fine la mamma ha detto: “Ma tu sei felice con questo che hai trovato nella religione?”. “Sì – ha risposto la figlia – perché io credo che Gesù ci ama”. “Quante volte avrei di sentire lo stesso”, ha detto la mamma. “E la figlia ha preso coraggio e ha detto: “Tu hai voglia di questo?”. “Sì, ma è troppo tardi”. “Ma no, tu vuoi che io ti battezzi?” E la mamma ha detto di sì. La figlia non poteva chiamare un prete – ha proseguito il papa – perché la mamma si sarebbe spaventata. La figlia allora l’ha battezzata, la madre dopo due ore è entrata in coma ed è morta. Questi sono i miracoli! La figlia mai ha fatto proselitismo. Poi è venuta da me a dirmi cosa era successo, aveva paura di quello che aveva fatto. “Ho fatto male?”, ha chiesto, “No hai fatto bene, hai fatto entrare tua mamma nel paradiso!”, ho risposto. Il proselitismo non è paziente: fai questo, ti bussano alla porta… No: amicizia, seminare nell’amicizia. E’ una vera penitenza. La Chiesa – ha detto ancora il Papa – è una madre dal cuore aperto, che ci invita a volte a rallentare il passo, a rinunciare alle urgenze per accompagnare chi è rimasto al bordo della strada. E’ bello aiutare tutti, anche chi fa più fatica nel vivere la propria fede».

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