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«Noi eravamo crocifissi, sei stato tu che hai strappati i nostri chiodi».
I suoi amici gli hanno detto:
«L’amore ha vinto, le mura sono cadute».
Dei dottori gli hanno detto:
«Voi avete permesso ai medici di fare ciò che non avrebbero mai potuto fare da soli».
Ed infatti, come avrebbero potuto curare delle persone terrorizzate che si nascondevano per il timore di essere rinchiuse a vita in quelle autentiche prigioni che erano i lebbrosari del passato?
Queste parole erano una vittoria ed una ricompensa per Raoul e Madeleine, ma non erano un'autorizzazione a riposarsi, perché avevano visto troppi dolori e troppe ingiustizie nel corso dei loro viaggi.
Per tutta la sua vita, Raoul Follereau ha creato delle opere originali, ha condotto delle campagne audaci per lottare contro queste «autentiche lebbre che sono la miseria, la fame, l'egoismo, il fanatismo, la viltà, l'odio...»: l'Ora dei poveri, il Natale del Padre de Foucauld, lo Sciopero dell'egoismo, la Giornata mondiale dei lebbrosi, Un giorno di guerra per la pace.
«Noi abbiamo imparato, al servizio dei lebbrosi, come attaccare, combattere e vincere queste lebbre. Perché non potremmo un giorno ispirare altre lotte che abbiano le dimensioni della sofferenza universale?»
Pensava appunto a questa «battaglia contro la lebbra e contro tutte le lebbre» quando scriveva nel suo testamento alla gioventù:
«Il tesoro che vi lascio è il bene che non ho fatto, che avrei voluto fare e che voi farete dopo di me».
Coloro che hanno avuto il privilegio di conoscere Raoul Follereau non dimenticheranno mai l'allegria, la gioia che emanava dalla sua persona.

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