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Anam_cara

IMPORTANZA DELLA PREGHIERA

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    Anam_cara
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    00 11/12/2008 04:24
    III - LE FORME DELLA PREGHIERA

    3) La preghiera di lode



    La nostra vocazione è di lodare Dio, e di lodarlo per l'eternità. Dio ha voluto fare di noi un popolo che lo lodi, il popolo che "…si è acquistato a lode della sua gloria" 6.

    Così è per il carmelitano: "Così, tu sei religioso per cantare, per lodare, per magnificare e per esaltare Dio, sommo Re…; avvézzati a praticare questa regola, e credi a me, che l'anima tua sarà tutta intenta in Dio, tutta lieta, tutta consolata.

    Anzi, tanto si compiacerà in questo santo esercizio, e tanto sentirà gusto di Dio, che leverà se medesima dal mondo, dai sensi, e si unirà a Dio in tal maniera che il corpo parrà più morto che vivo"
    7.


    C'è da chiedersi: Dio ha bisogno della lode da parte nostra?

    Dio non va in cerca d'elogi e acclamazioni da parte di qualcuno e tantomeno da parte nostra.

    Egli c'invita a lodarlo per renderci attenti e centrati sulla sua pienezza divina come alla sorgente che può dissetare la nostra sete e arricchire la nostra miseria:

    "Grande è il Signore e degno di ogni lode, la sua grandezza non si può misurare. Una generazione narra all'altra le tue opere, proclamano lo splendore della tua gloria… Diffondono il ricordo della tua bontà immensa, acclamano la tua giustizia … Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature 8.

    La preghiera di lode differisce da qualunque altra perché va direttamente a Dio lodandolo per se stesso, perché è Dio, il Dio che si è reso "gratuitamente" nostro.

    A differenza della preghiera di ringraziamento, ove rivolgiamo il nostro grazie a Dio per i suoi doni e per le meraviglie da lui compiute nei nostri confronti, la preghiera di lode è quando ringraziamo Dio per lui stesso, come diciamo nel Gloria: "Ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa!".


    La preghiera di lode esige però una conversione vera e un rinnovamento profondo della nostra vita. Occorre sciogliere le nostre durezze di cuore. Occorre spegnere tutte le nostre "luci" per far brillare l'unica vera Luce: quella di Dio.

    In questo abbiamo l'esempio di Maria ove la sua lode è evidenziata grandemente dall'evangelista Luca nel Magnificat, un inno di lode tutto centrato su Dio secondo il filone tipico della preghiera biblica
    .


    Questa preghiera innalzata da Maria, esprime molto bene le caratteristiche della preghiera di lode.

    "La lode non esprime tanto un'emozione, un'esuberanza o una gioia della vita; essa è fondamentalmente una decisione: decido che qui e ora voglio lodare Dio.

    E la gioia che sgorga dalla lode non è un sentimento o un'emozione: è piuttosto il senso dell'armonia, della pace, del giusto rapporto con Dio" 9.

    La lode è l'espressione di chi ha trovato Dio e lo celebra come il compimento della massima esperienza della propria vita, secondo il detto di Sant'Agostino: "il nostro cuore è fatto per te e non troverà pace finché non riposerà in te".

    Come carmelitani siamo chiamati all'imitazione di Maria, donna della lode; Ella ci insegna ad affidare il cammino della nostra vita a Dio: perché Colui al quale "nulla è impossibile" è anche Colui che ci ama!


    Maria c'insegna a lodare Dio non solo per gli eventi straordinari ma anche per le meraviglie e i "miracoli" che ci sono offerti nella vita d'ogni giorno e questo accade ogni giorno: "Miracolo non è tanto il pesco che fiorisce in pieno inverno, sotto la neve, bensì la pianta che si carica regolarmente di fiori in primavera.

    Il contemplativo è capace di meravigliarsi non per l'eccezionale, ma per il prodigio costituito da ciò che è familiare…" 10.

    Chi vuole vivere l'esperienza della lode come Maria, deve"conservare il fiat sulle labbra e l'alleluia nel cuore"!

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    Anam_cara
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    00 11/12/2008 04:26
    III - LE FORME DELLA PREGHIERA

    4) La preghiera del cuore



    Preghiera del cuore!

    Preghiera centrata sul cuore! Preghiera profonda! Sono tutte espressioni che oggi vanno di moda insieme ai suoi molteplici libri di spiritualità che ne parlano diffusamente.


    In particolare questo lo riscontriamo nella preghiera orientale sia nell'ambito cristiano 11 che non cristiano, come lo yoga, lo zen, la meditazione trascendentale.

    Purtroppo la metodologia della preghiera orientale non ha mai trovato una giusta e corretta fusione con la preghiera cristiana.


    Questo perché spesso ci si ferma alla parte tecnica o forzatamente appiccicate alla preghiera cristiana senza penetrare nel "cuore" della preghiera cristiana.

    Come va intesa la preghiera del cuore?

    Tanti sono i libri che ne parlano e purtroppo tanti di questi libri non hanno un influsso di matrice cristiana.

    Il lettore poco esperto, rischia di smarrirsi in tecniche di una preghiera astratta e disincarnata alla ricerca di un "centro" che è più psicologico che reale, di un "io" intimo e profondo dove l' "io" e Dio finiscono per confondersi (esempio: DIO basta togliere la D e rimane IO).


    Alle pagine 7-8, abbiamo accennato al significato del "cuore" e abbiamo cercato di capire che la parola cuore esprime l'io più intimo e personale dell'uomo.

    Si prega come si ama!

    Si è Chiesa da come partecipiamo alla Santa Messa! (etc.).

    "La preghiera del cuore è scendere nella profondità di noi stessi per incontrarvi Dio, rimanendo a lungo alla sua presenza, amandolo"12; ed è la preghiera fruttuosa perché "Dio si dà maggiormente all'anima che più progredisce nell'amore" 13.

    "Questa preghiera è chiamata "di Gesù" o "a Gesù", a seconda che si intenda l'invocazione del nome di Gesù o l'invocazione rivolta a Gesù.

    È chiamata pure "preghiera del cuore" perché dal cuore nasce ed in esso deve riposare, unita al battito cardiaco.

    Si identifica con quell'ideale della preghiera continua che risale alla espressione del Signore: "bisogna pregare sempre senza stancarsi"" (P. Jesùs Castellano, o.c.d.).

    La preghiera che Dio ci chiede di fare è la preghiera del cuore, che si può anche definire preghiera interiore.

     Dio non guarda le apparenze ma guarda il cuore 14; per questo Gesù, citando il profeta Isaia (29,3), rimprovera apertamente ed aspramente il suo popolo: "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me" 15.

    La crisi della nostra preghiera sta nel fatto che le nostre menti possono essere colme d'idee su Dio mentre i cuori rimangono lontano da Lui: "

    Vi sono persone che sono talmente attaccate alla preghiera vocale e ne fanno tanta e tanto precipitata che credono sentirsi obbligate ad una norma di quantità ogni giorno, una norma da liquidare il più presto possibile…

    Voi guardatevi dal fare così perché sarebbe perdere un gran tesoro" 16.

    Quindi, "non preoccupatevi del numero delle preghiere da recitare ma solo che la vostra preghiera scaturisca viva dal cuore come acqua sorgiva" (Teofane il recluso), perché "la preghiera è un andare con tutta semplicità da Colui che si ama, è uno stare accanto a lui come un bambino tra le braccia della mamma, è un abbandono del cuore" (Beata Elisabetta della Trinità).

    Per questo Gesù dice: "Tu quando preghi entra nella tua camera chiudi la porta e prega il Padre tuo nel segreto"
    17
    .

    Penso che ai tempi di Gesù le abitazioni non avevano camere personali e tantomeno con le porte; evidentemente Egli indicava la porta della "stanza segreta" del cuore.

    Il Carmelo, questa stanza segreta l'ha sempre intesa e raffigurata nella Cella vista come un luogo appartato, di un luogo che racchiude il mistero: "…Altri, imitando l'esempio del santo uomo e solitario profeta Elia, vivevano come eremiti nel monte Carmelo, che si eleva presso la città di Porfiria (attuale Accon) e Haifa, vicino alla fonte detta di Elia, non lontano dal monastero della beata vergine Margherita. Vivevano in solitudine, ciascuno per proprio conto, in grotte simili ad alveari, ove, come api, mellificavano il divin miele della dolcezza spirituale"
    18
    .

    La cella è un luogo che si trasforma in "azione orante"
    19. Infatti, l'orazione è un rapporto di alleanza, concluso da Dio nella profondità del nostro essere 20
    : il cuore.

    Da questa esperienza dei primi eremiti noi ricaviamo il dimorare 21, che indica il fermarsi-restare permanentemente in un determinato luogo, e in quel luogo avviene un incontro.

    Infatti, "La dinamica fondamentale della Regola è il movimento dialogico-mistico del radunarsi nell'Amore, il convenire nell'Uno, nel Mezzo. La fraternità carmelitana non è costituita da un circolo di fratelli che condividono assieme, ma dal semplice fatto che ciascun fratello cammina verso il centro vuoto in mezzo alle celle" 22.

    Questa dinamica fondamentale indica la crescita dell'uomo nella sua totalità, ossia, L'uomo in relazione nelle sue tre dimensioni:

    a) dimensione interiore: verso l'interno di se stesso, perché è composto di un corpo, di un cuore, di una mente nell'unità di una sola persona;

    b) dimensione orizzontale: con la natura, il retroterra del suo corpo: cioè l'universo intero;

    c) dimensione verticale: relazione infine con la Sorgente della vita, che lo anima e da sempre anima l'universo e l'umanità. Sorgente che i credenti chiamano Dio.

    In questa crescita l'uomo continua a ripetere "Rabbì, dove abiti?"
    23
    , cioè, fa una continua richiesta di un "dimorare alla formazione del Maestro", un continuo Giubileo della vita quotidiana.

    È un insistente e appassionato desiderio, insegna l'evangelista Giovanni, di decifrare la propria storia e la propria esistenza quotidiana, come risposta all'iniziativa divina, scrutandone il mistero, cioé leggere per quanto è possibile la gloria nascosta che è rivelata sotto i segni della storia, perché tale è il mistero del disegno divino, che viene attendandosi nel tempo degli uomini e che al tempo stesso rivela, nascondendo, la sua presenza per gli uomini.





    Note:

    11. Cfr Racconti di un pellegrino russo
    12. A. GASPARINO, La preghiera del cuore, Torino 1989, pag. 45.
    13. SAN GIOVANNI DELLA CROCE, Salita al Monte Carmelo, 11, 5,4.
    14. Cfr 1 Sam 16,7.
    15. Mc 7,6.
    16. SANTA TERESA DI GESU', Cammino di perfezione, XXXI, 13.
    17. Mt 6,6.
    18. IACOBUS DE VITRY, Historia Orientalis, cc. 51 e 52.
    19. Cfr Mt 6,6. Cfr. anche il cap. 10 della Regola carmelitana.
    20. Cfr. Ger 31,33.
    21. Cfr. REGOLA, 1.
    22. K.WAAIJMAN - H. BLOMMESTIJN, The Carmelite Rule as a Model of Mistical
    ----Transformation, in The Land of Carmel, I.C. Roma 1991, traduzione di E. MONARI, -----Roma 1992, pag. 40.
    23. Gv 1,38.

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