Anam_cara

MEDITIAMO LEGGENDO QOELET

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    00 10/01/2009 20:04



    [19] E chi sa se questi sarà saggio o stolto? Eppure potrà disporre di tutto il mio lavoro, in cui ho speso fatiche e intelligenza sotto il sole. Anche questo è vanità!


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    00 10/01/2009 20:05



    [20] Sono giunto al punto di disperare in cuor mio per tutta la fatica che avevo durato sotto il sole,

    [21] perché chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà poi lasciare i suoi beni a un altro che non vi ha per nulla faticato. Anche questo è vanità e grande sventura


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    00 10/01/2009 20:06



    [22] Allora quale profitto c'è per l'uomo in tutta la sua fatica e in tutto l'affanno del suo cuore con cui si affatica sotto il sole?



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    00 10/01/2009 20:06



    [23] Tutti i suoi giorni non sono che dolori e preoccupazioni penose; il suo cuore non riposa neppure di notte. Anche questo è vanità!


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    00 10/01/2009 20:07



    [24] Non c'è di meglio per l'uomo che mangiare e bere e godersela nelle sue fatiche; ma mi sono accorto che anche questo viene dalle mani di Dio.

    [25] Difatti, chi può mangiare e godere senza di lui?


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    00 10/01/2009 20:07



    [26] Egli concede a chi gli è gradito sapienza, scienza e gioia, mentre al peccatore dà la pena di raccogliere e d'ammassare per colui che è gradito a Dio. Ma anche questo è vanità e un inseguire il vento!



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    00 10/01/2009 20:08



    Capitolo 1, 1- 2,26


    Il primo versetto è il titolo del libro, apposto da un editore finale, mentre i versetti 2-3 sono tesi dell’opera di quest’anonimo pensatore. L’argomento fondamentale è espresso attraverso la dichiarazione del v.2 che raccoglie in unità soggetta l’intero testo: “Tutto è come un soffio di vento: vanità, vanità, tutto è vanità”.

    In altre parole l’autore propone il suo pensiero: il vuoto e la vanità della vita. I cicli della natura e della storia si ripetono costantemente. Non vi è nulla di nuovo. La realtà e la storia sono prive di qualsiasi senso nel loro procedere ineluttabile e rigidamente scontato. In questo movimento sempre monotono e reversibile la curiosità scientifica e la ricerca sapienziale non hanno significato alcuno, è fatica sprecata, poiché “chi accresce il sapere, aumenta il dolore” (vv.9-10).

    Anche l’immortalità nella fama dei posteri è illusione presto infranta.

    L’autore si veste delle spoglie di Salomone, esemplare perfetto di re sapiente, secondo un procedimento caro alla letteratura sapienziale. Da quest’angolo di visuale ideale, l’autore può demolire a ragion veduta l’arco delle illusioni umane.

    Salomone ha potuto assaporare senza inibizioni tutte le esperienze umane (1 Re 10), ma ha scoperto solo che l’ansia di spiegare razionalmente ogni cosa è solo fame di vento (1,12-18). Si è lanciato anche in piaceri raffinati, in frenetiche attività edilizie, su ricchezze incommensurabili, ha ottenuto una fama esaltante. Ma un identico ritornello sigilla ogni piacere ed attività: “Anche questo è vanità” (2,1.11). Si è riaccostato alla sapienza (2,12-16) solo per comprendere che la morte pone inesorabilmente sapiente e stolto sullo stesso piano.  Il riaffiorare dell’illusione del piacere e dell’attività non può che raggiungere lo stesso risultato (2,17-26): la rapina della morte cancella tutto ciò che avviene e le cose per cui lavoriamo saranno godute da altri dopo di noi. Tale è la vanità della vita “sotto il sole”, perché non vi è gioia né soddisfazione per chi vive senza Dio.

    Parrebbe che gli ultimi versetti contengano un barlume di soluzione simile ad un edonistico “carpe diem” (cogli l’attimo) oraziano. In realtà l’autore non propone un sistema d’esistenza ma solo una constatazione: le realtà terrestri non offrono nessuna soddisfazione appagante, ma l’uomo in loro può cogliere quei frammenti di bene semplice e limitato che Dio gli imbandisce innanzi. Questo invito, piuttosto rassegnato pur nel suo minimo ottimismo, sarà ripetuto a più riprese nel testo.


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    00 10/01/2009 20:09



    Capitolo 3, 1-15

    3


    [1] Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo


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    00 10/01/2009 20:10



    [2] C'è un tempo per nascere e un tempo per morire,
    un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.


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    [3] Un tempo per uccidere e un tempo per guarire,
    un tempo per demolire e un tempo per costruire.
     


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    00 10/01/2009 20:11



    [3] Un tempo per uccidere e un tempo per guarire,
    un tempo per demolire e un tempo per costruire.
     


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    00 10/01/2009 20:12



    [5] Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
    un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
     

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    [6] Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
    un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
     



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    [7] Un tempo per stracciare e un tempo per cucire,
    un tempo per tacere e un tempo per parlare.


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    [8] Un tempo per amare e un tempo per odiare,
    un tempo per la guerra e un tempo per la pace.


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    [9] Che vantaggio ha chi si dà da fare con fatica?


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    [10] Ho considerato l'occupazione che Dio ha dato agli uomini, perché si occupino in essa.


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    [11] Egli ha fatto bella ogni cosa a suo tempo, ma egli ha messo la nozione dell'eternità nel loro cuore, senza però che gli uomini possano capire l'opera compiuta da Dio dal principio alla fine.


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    [12] Ho concluso che non c'è nulla di meglio per essi, che godere e agire bene nella loro vita;

    [13] ma che un uomo mangi, beva e goda del suo lavoro è un dono di Dio.


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    [14] Riconosco che qualunque cosa Dio fa è immutabile; non c'è nulla da aggiungere, nulla da togliere. Dio agisce così perché si abbia timore di lui.



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