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2. Chiesa e nuove religioni


Il rapporto fra Chiesa cattolica e nuove religioni non costituisce il tema specifico di questo volume. Il CESNUR lo ha affrontato a più riprese, e io ho cercato di darne una sintesi nella mia lettera pastorale del 6 marzo 1993 Nuova religiosità e nuova evangelizzazione. L’itinerario che il magistero cattolico propone a proposito dei rapporti con le nuove religioni è valido tuttavia, in una certa misura, anche per i rapporti con le massonerie. Possiamo riassumerlo (secondo lo schema seguito anche dalla nota pastorale L’impegno pastorale della Chiesa di fronte ai nuovi movimenti religiosi e alle sette del Segretariato per l’ecumenismo e il dialogo della Conferenza Episcopale Italiana, del 30 maggio 1993) in quattro tappe:

a) la conoscenza: non è possibile giudicare quello che non si conosce; si tratta di temi delicati, in continuo mutamento ed evoluzione, su cui le informazioni non sono sempre precise e per cui è necessario uno sforzo di studio e di ricerca condotto con professionalità;

b) il discernimento: come insegna l’enciclica Veritatis splendor non possiamo accettare di chiamare bene il male - possiamo e dobbiamo discernere gli aspetti positivi e quelli negativi sulla base di criteri oggettivi, con amore per la verità e rifiutando ogni relativismo;

c) la denuncia di quanto nella nostra opera di discernimento è emerso come male, denuncia che per i pastori della Chiesa cattolica è un compito profetico da assumere con coraggio;

d) il dialogo, opzione preferenziale della Chiesa tutte le volte in cui è possibile, fondato sulla consapevolezza che anche movimenti inficiati da gravi errori partono talora da esigenze genuine di spiritualità, e che comunque ogni essere umano - per quanto radicate siano le sue deviazioni e i suoi pregiudizi - è una creatura amata da Dio e redenta da Gesù Cristo, con cui il dialogo è almeno potenzialmente possibile.

Nella mia lettera pastorale ho avuto occasione di fare cenno agli ostacoli e agli inciampi lungo la via del dialogo, menzionando come ostacolo principale la pretesa di alcuni nuovi movimenti religiosi della doppia appartenenza dei loro adepti anche alla Chiesa cattolica, nonostante evidenti incompatibilità di metodi e di dottrine. La pretesa della doppia appartenenza rischia di rendere ambiguo il dialogo e qualche volta purtroppo lo rende impossibile. Proprio la necessità di definire in modo chiaro la differenza fra il dialogo e la doppia appartenenza mi aveva spinto nella lettera pastorale a dedicare un accenno anche alla massoneria.