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Appendice V

Mons. JOSEF STIMPFLE,
Quaderni di Cristianità, anno II, n. 4, primavera 1986
(
presentazione editoriale)

La Chiesa cattolica e la massoneria.

La commissione per il dialogo ha chiarito la decisiva questione


Sulla rivista Stimmen der Zeit padre Reinhold Sebott S.J. ha scritto un articolo dal titolo La scomunica della Chiesa contro i massoni è abolita (1).
Poiché alcune affermazioni di questo articolo sono errate, si rende necessaria una rettifica.


Da quando la Gran Loggia di Londra fu fondata attraverso l’unione di quattro logge nella capitale britannica, il 24 giugno 1717, e da quando la massoneria apparve pubblicamente con la Costituzione di Anderson nel 1723, vi sono stati contrasti con la Chiesa cattolica.
Alla bolla di Clemente XII del 1738 seguirono numerose altre condanne da parte dell’autorità statale ed ecclesiastica.
Ora, questa valutazione della massoneria fatta dalla Chiesa era basata su un errore?
Le condanne ecclesiastiche sono state giudizi sbagliati?
Avevano forse un significato solo in passato e oggi, quindi, sono superate? La massoneria ha avuto mutamenti così fondamentali da permettere che Chiesa e massoneria possano giungere a un accordo, e i cattolici possano aderire senza problemi a una loggia?
Le domande non sono certamente nuove.
Tuttavia, a partire dal Concilio Vaticano II sono state riproposte con crescente urgenza.
Da allora non poco è stato intrapreso fra cattolici e massoni con l’intenzione di chiarire queste questioni.

Tentativi inutili 


La maggior parte dei tentativi, però, si è interrotta all’inizio oppure si è limitata a elementi superficiali.
Essi, quindi, non hanno portato a un giudizio solido e sicuro.
I pareri espressi in proposito o i documenti approvati possono valere solamente come dimostrazioni della buona volontà di far sì che al posto dei vecchi contrasti vi sia spazio per il dialogo attuale e per l’intesa.
Su questa linea sta soprattutto la Dichiarazione di Lichtenau, che afferma essere assolutamente senza problemi l’appartenenza di cattolici alla massoneria. Essa fu sottoscritta a Lichtenau il 5 luglio 1970 da nove massoni e da tre cattolici, monsignor de Toth e i professori Schwarzbauer e Vorgrimler.
Quale valore le si deve attribuire?
Padre Sebott scrive: "La Dichiarazione di Lichtenau del 1970 mise da parte una serie di ostacoli e di equivoci che esistevano fra la Chiesa e la massoneria" (2).

La commissione per il dialogo, nominata dalla Conferenza Episcopale Tedesca, non avrebbe potuto accettare la Dichiarazione di Lichtenau? Padre Sebott deplora che nel testo sui massoni della Conferenza Episcopale Tedesca la Dichiarazione di Lichtenau non sia menzionata.


La Dichiarazione ha però dato adito ad alcuni errori.
Si afferma così che i membri della commissione che sottoscrissero la Dichiarazione di Lichtenau furono nominati dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. L’allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, cardinale Seper, ha dichiarato al riguardo che la sua Congregazione non ha né nominato i membri della suddetta commissione, né ha approvato la Dichiarazione di Lichtenau.

È certo che questa dichiarazione intendeva indurre a suo tempo Papa Paolo VI a modificare il giudizio della Chiesa sulla massoneria.
 

"Si raggiunse piena unanimità sul fatto di denominare il documento Dichiarazione di Lichtenau [...] e di considerarlo strettamente confidenziale, riservato solamente al Papa e ai due cardinali König e Seper, cioè alla Congregazione per la Dottrina della Fede, allora guidata dal cardinale Seper" (3), scrive Kurt Baresch, uno dei sottoscrittori. Ciò sarebbe in relazione con un desiderio di Paolo VI, perché questi "avrebbe fatto capire che sarebbe stato molto felice se da parte dei massoni, per lo meno di quelli della linea inglese, fosse pubblicata in una qualunque forma una dichiarazione alla quale ci si potesse riferire per fondare un nuovo esame della questione e per fornire i presupposti affinché, su questa base o in seguito a una tale dichiarazione, si delineassero nuovi tentativi di soluzione" (4).
 
Tuttavia i tentativi del "patriarca" della massoneria tedesca, il Gran Maestro dottor Vogel, di giungere a una tale dichiarazione fallirono a Londra e ovunque.

In seguito a ciò, invece del documento desiderato i massoni decisero di sottoporre al Papa una dichiarazione con firme di massoni e di cattolici.
A questo scopo venne elaborata la Dichiarazione di Lichtenau.
Essa non ha mai ottenuto un riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa.


La Dichiarazione di Lichtenau era fin dall’inizio a disposizione della commissione per il dialogo, la quale ha condotto i colloqui con i massoni per conto della Chiesa nell’area di lingua tedesca.
A conferma, proprio il principale autore della Dichiarazione di Lichtenau fu membro di parte massonica della commissione per il dialogo — in tutto, alla commissione tedesca per il dialogo furono chiamati tre firmatari della Dichiarazione.
Nelle sedute comuni della commissione egli riconobbe e indicò molto francamente le debolezze di questa dichiarazione.


Essa non è servita per nulla a rispondere alla questione posta.
Alla base della Dichiarazione non vi fu un’analisi vera e propria delle questioni, come avvenne poi nella commissione tedesca per il dialogo.

Quindi, la dichiarazione non poté offrire alcuna base solida per un giudizio sul rapporto della Chiesa cattolica con la massoneria.


Lo stesso vale per gli incontri e per le riunioni fra il 1976 e il 1980, in cui "cattolici e massoni ebbero l’occasione di conoscersi meglio" (5).

E quando, infine, padre Sebott dice, a proposito di due trasmissioni radiofoniche, che "promisero bene anche le due interviste sui massoni trasmesse dalla radio vaticana il 27 gennaio 1980 e il 2 marzo 1980" (6), pure questa affermazione deve essere rettificata.


I programmi trasmessi dalla radio vaticana — i quali, anche se con una diversa argomentazione, sostenevano un’ammissibilità di cattolici nella massoneria, soprattutto facendo riferimento a una lettera del cardinale Seper del 19 luglio 1974 — poterono essere falsamente interpretati come presa di posizione ecclesiastica ufficiale, poiché furono trasmessi alla radio vaticana.
Questo fatto ha indotto il cardinale Seper a una rettifica.

Al cardinale fu anche chiesto da parte della commissione per il dialogo che cosa pensasse di quelle trasmissioni.
Egli ha contraddetto totalmente il loro contenuto.

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