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Norme come pilastri 


In una trasmissione sul rapporto "massoneria e Chiesa", organizzata il 4 agosto 1981 esclusivamente secondo gli intendimenti dei massoni e trasmessa in diverse lingue da Deutschen Welle di Colonia, emerge nuovamente il fondamento relativistico della massoneria:
"Per la massoneria, con la sua pretesa di tolleranza, non vi può essere nessuna concezione del mondo o religione che pretenda alla esclusiva obbligatorietà e verità.
Ciò è esattamente quanto fa la Chiesa cattolica rivendicando la proclamazione autentica della Rivelazione. Il conflitto fra le due parti sembra essere addirittura programmato.

Da una parte vi è la Chiesa con un sistema di dogmi ordinato, dall’altra la loggia che, uno dei pochi raggruppamenti che nel corso della sua storia non ha elaborato nessun dogma, intende le religioni come sistemi concorrenti e contesta la possibilità di un ritrovamento della verità oggettiva" (46).



Cristo si è definito "la via, la verità e la vita" (Gv. 14, 6) e ai suoi discepoli ha promesso "lo Spirito di verità", che sarà loro di aiuto fino alla fine del tempo per guidarli verso la verità intera
(cfr. Gv. 14, 16-17; 16, 13).

Dall’apostolo Paolo sappiamo che essere cristiani significa "giungere alla conoscenza della verità" (1 Tim. 2, 4).

L’oppositore di Dio, Satana, è chiamato "padre della menzogna" (Gv. 8, 44).

La lotta di Satana contro Dio è una lotta contro la verità.

La verità è il fondamento della vita cristiana, anche quando è scomoda e porta al pentimento e alla conversione. Questa conoscenza può essere espressa nel modo seguente:
"Non solo l’adorare e l’amare Dio, bensì anche tutte le altre azioni spirituali decisive dell’uomo, tutto quel desiderare e sperare, amare e gioire — pieno di significato e umano — si basano sul fondamento della verità, la quale da sola può costituire il fondamento della vita sulla roccia.
Senza verità tutte le fondamentali azioni spirituali della persona finiscono in un nulla vuoto e illimitato e sono private del loro significato più intimo.

Anzi, ancora di più, non basandosi sulla verità, tutti i giudizi e i dogmi — per la loro erroneità — e tutto l’amore e le azioni morali — per la loro inadeguatezza nei confronti della verità — rappresentano decisamente dei mali.

In ogni atto del giudizio presupponiamo la verità, anche quando giudichiamo che non vi sia alcuna verità. Non si può negare la pretesa di verità essenzialmente propria del giudizio, in quanto il valore di ogni giudizio dipende dall’esaudimento di una tale pretesa di verità tramite la corrispondenza del giudizio con la realtà. Se questa verità non esistesse, allora, come disse Heinrich von Kleist dopo aver letto Kant, sarebbe "raggiunta la nostra massima e unica meta", ossia una "verità valida anche oltre la tomba", quindi "non avremmo più alcuna meta""
(47).


L’opinione secondo cui si dovrebbe negare l’esistenza della verità oggettiva in nome della dignità umana è frutto di un equivoco.
Gesù parla della verità che "farà liberi" (Gv. 8, 32).

Libertà e dignità sono dello stesso genere.
Senza libertà viene a mancare qualcosa di essenziale per la piena dignità umana. Ciò rende ancora una volta più comprensibile che la verità oggettiva, ossia data da Dio e vincolante per tutti, non può essere mai rivolta contro la dignità umana.

Nella verità vi è la salvezza dell’uomo, la quale è altrettanto totale quanto la verità.
Perciò la verità non è mai rivolta contro l’uomo e la sua dignità, anzi promuove e difende questa dignità anche contro l’intervento di diversi manipolatori.

Proprio la verità oggettiva è l’unico criterio che aiuta a distinguere tra una benevola influenza e un infido lavaggio del cervello.

"Questo perché solo chi possiede già criteri è in grado di criticare. La critica presuppone criteri, non li crea"
(48).

Questo vale anche per la morale.

Norme oggettive sono come pilastri nel fiume del tempo.

L’uomo senza norme è privo di orientamento.