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Udienza del mercoledì

«Potere e ricchezza, l'inganno degli idoli»

Non sono la ricchezza, il potere, il successo o la materia a salvare l’uomo. Al di là di questi idoli vi è solo morte. Mentre la vita vera viene solo dal Signore che «guida i suoi fedeli». Di fronte a cinquantamila pellegrini giunti in piazza san Pietro da tutto il mondo Benedetto XVI ha commentato il salmo 134 e pronuncia una catechesi che ha profonde ricadute sull’esperienza quotidiana dell’uomo. Così la prima udienza generale di ottobre – che è anche la prima da quando è iniziato il Sinodo dei vescovi – assume un significato particolare. Anche perché durante i saluti nelle varie lingue Papa Ratzinger ha ricordato Giovanni Paolo II a sei mesi dalla morte. E in risposta all’abbraccio di 8.500 fedeli giunti dalla diocesi di Terni-Narni-Amelia, ha citato l’eredità spirituale di due grandi santi umbri come Benedetto e Francesco.




UDIENZA GENERALE


Mercoledì, 5 ottobre 2005


 

Salmo 134, 13-21
Dio solo è grande ed eterno
Vespri - Venerdì 3a settimana

1. Il Salmo 134, un canto dalla tonalità pasquale, ci è offerto dalla liturgia dei Vespri in due brani distinti. Quello che ora abbiamo ascoltato comprende la seconda parte (cfr vv. 13-21), suggellata dall’alleluia, l’esclamazione di lode al Signore che aveva aperto il Salmo.

Dopo aver commemorato nella prima parte dell’inno l’evento dell’Esodo, cuore della celebrazione pasquale di Israele, ora il Salmista confronta in modo incisivo due diverse visioni religiose. Da un lato, si leva la figura del Dio vivente e personale che è al centro della fede autentica (cfr vv. 13-14). La sua è una presenza efficace e salvifica; il Signore non è una realtà immobile e assente, ma una persona viva che «guida» i suoi fedeli, «muovendosi a pietà» di loro, sostenendoli con la sua potenza e il suo amore.

2. Dall’altro lato, ecco emergere l’idolatria (cfr vv. 15-18), espressione di una religiosità deviata e ingannevole. Infatti, l’idolo altro non è che un’«opera delle mani dell’uomo», un prodotto dei desideri umani; è quindi impotente a superare i limiti creaturali. Esso ha, sì, una forma umana con bocca, occhi, orecchi, gola, ma è inerte, senza vita, come accade appunto a una statua inanimata (cfr Sal 113B,4-8).

Il destino di chi adora queste realtà morte è di diventare simile ad esse, impotente, fragile, inerte. In questi versetti è limpidamente rappresentata l’eterna tentazione dell’uomo di cercare salvezza nell’«opera delle sue mani», ponendo speranza nella ricchezza, nel potere, nel successo, nella materia. Purtroppo a lui accade quello che già descriveva in modo efficace il profeta Isaia: «Si pasce di cenere, ha un cuore illuso che lo travia; egli non sa liberarsene e dire: “Ciò che tengo in mano non è forse falso?”» (Is 44,20).

3. Il Salmo 134, dopo questa meditazione sulla vera e sulla falsa religione, sulla fede genuina nel Signore dell’universo e della storia e sull’idolatria, si conclude con una benedizione liturgica (cfr vv. 19-21), che mette in scena una serie di figure presenti nel culto praticato nel tempio di Sion (cfr Sal 113B,9-13).

Da tutta la comunità raccolta nel tempio sale a Dio creatore dell’universo e salvatore del suo popolo una benedizione corale, espressa nella diversità delle voci e nell’umiltà della fede.

La liturgia è il luogo privilegiato per l’ascolto della Parola divina, che rende presenti gli atti salvifici del Signore, ma è pure l’ambito nel quale sale la preghiera comunitaria che celebra l’amore divino. Dio e uomo s’incontrano in un abbraccio di salvezza, che trova il suo compimento proprio nella celebrazione liturgica.

4. Commentando i versetti di questo Salmo riguardanti gli idoli e la somiglianza che assumono con loro quanti confidano in essi (cfr Sal 134,15-18), sant'Agostino fa osservare: «In effetti - credetelo, fratelli - si incide in loro una certa somiglianza con i loro idoli: non certo nel loro corpo, ma nel loro uomo interiore. Essi hanno orecchi, ma non odono quanto Dio loro grida: “Chi ha orecchi per intendere, intenda”. Hanno occhi ma non vedono: hanno cioè gli occhi del corpo, ma non l'occhio della fede». E allo stesso modo, «hanno narici ma non percepiscono odori. Non sono in grado di percepire quell'odore di cui l'Apostolo dice: Siamo il buon odore di Cristo in ogni luogo (cfr 2Cor 2,15). Che vantaggio è per loro avere le narici, se con esse non riescono a respirare il soave profumo di Cristo?».

È vero, riconosce Agostino, permangono ancora persone legate all'idolatria; «ogni giorno c'è però della gente che, convinta dai miracoli di Cristo Signore, abbraccia la fede. Ogni giorno si aprono occhi ai ciechi e orecchi ai sordi, cominciano a respirare narici prima bloccate, si sciolgono le lingue dei muti, si consolidano gli arti dei paralitici, si raddrizzano i piedi agli storpi. Da tutte queste pietre escono fuori figli d'Abramo (cfr Mt 3,9). Si dica pure, quindi, a tutti costoro: “Casa d'Israele, benedici il Signore”… Benedite il Signore, voi popoli in genere! Questo significa “Casa d'Israele”. Beneditelo, voi o presuli della Chiesa! Questo significa “Casa di Aronne”. Beneditelo, voi ministri! Questo significa “Casa di Levi”. E delle altre nazioni che dire? “Voi che temete il Signore, benedite il Signore”» (Esposizione sul Salmo 134, 24-25: Nuova Biblioteca Agostiniana, XXVIII, Roma 1977, pp. 375.377).

Appropriamoci di questo invito e benediciamo, lodiamo e adoriamo il Signore, il Dio vivo e vero.



Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i numerosi fedeli della diocesi di Terni-Narni-Amelia, accompagnati dal Vescovo Mons. Vincenzo Paglia.

Voi provenite dalla terra di S. Benedetto e di S. Francesco: anch’essi fecero questo pellegrinaggio. E si può dire che dall’Umbria a Roma il loro esempio è giunto ovunque. Dopo molti secoli la loro testimonianza di amore e di pace è ancora attuale: l’Italia, l’Europa, il mondo ne hanno bisogno. Vi esorto ad ascoltare il Vangelo e a testimoniarlo nella vostra vita come hanno fatto questi due grandi Santi.

Saluto poi i fedeli della diocesi di San Marino-Montefeltro, qui convenuti con il loro Pastore, Mons. Luigi Negri. Cari amici,  vi invito ad esprimere nelle vostre comunità cristiane una dedizione evangelica fedele e generosa.

Il mio affettuoso pensiero va ora ai partecipanti alla “Festa dello sportivo”, promossa dalla Conferenza Episcopale Laziale. Questa manifestazione susciti in tutti voi un grande amore per quei valori che, come la sana pratica sportiva, contribuiscono a costruire una società dove regnino il rispetto reciproco e l’accoglienza fraterna.

Il mio pensiero si rivolge infine ai malati, agli sposi novelli e ai giovani, in particolare ai rappresentanti dei gruppi giovanili di Adorazione Eucaristica, giunti a Roma da varie Nazioni per un convegno sull’Eucarestia.

Il luminoso esempio di san Francesco d’Assisi, di cui abbiamo celebrato ieri la memoria, solleciti voi, cari giovani, a porre l’Eucarestia al centro della vostra vita personale e comunitaria, imparando a vivere della forza spirituale che da essa scaturisce. Aiuti voi, cari ammalati, ad affrontare la sofferenza con coraggio, trovando in Cristo crocifisso serenità e conforto. Conduca voi, cari sposi novelli, a un amore profondo verso Dio e tra di voi, nella quotidiana esperienza della gioia che scaturisce dalla reciproca donazione aperta alla vita.