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L'ho ripetuto spesso, ma lo sottolineo oggi aggiungendovi questo corollario: la fiducia non può essere soltanto opera dei responsabili politici, essa deve nascere nella coscienza dei popoli.
Dopo aver già trattato il problema della pace («Giornata Mondiale 1983») vorrei, quest'anno, continuare con voi questa breve riflessione sull'opera di giustizia che realizza la pace, o sulla strategia della fiducia come compimento della giustizia in vista della pace.

 
So che per voi, operatori delle comunicazioni sociali, le masse non sono moltitudini anonime.
Esse rappresentano una continua sfida a ricongiungere e raggiungere ciascuno nel proprio contesto di vita, al suo personale livello di comprensione e di sensibilità, grazie a tecnologie sempre più avanzate e a strategie di comunicazione sempre più efficaci.

Quale invito potrebbe risuonare nelle vostre coscienze: trasmettere la strategia della fiducia attraverso la strategia della comunicazione, al servizio della giustizia e della pace!

 
La vostra strategia della comunicazione è, in gran parte, una strategia dell'informazione allo scopo di contribuire all'edificazione di questa società del sapere nella quale siamo impegnati qualsiasi cosa avvenga.
Consentitemi di ricordare quanto ho già affermato a questo proposito: la pace del mondo dipende da una migliore conoscenza degli uomini e delle comunità; l'informazione qualificata dell'opinione pubblica ha un'influenza diretta sulla promozione della giustizia e della pace (cfr. «Messaggio per la Giornata della Pace 1982», nn. 6, 8).

 
Il vostro compito sembra andare al di là delle possibilità umane: informare per formare, mentre la valanga delle notizie vi porta, in modo talvolta pericoloso, ai quattro angoli della terra, senza darvi il tempo di ponderare ciascun caso o ciascun avvenimento.
E pertanto, gli utenti dipendono da voi per comprendere i danni del terrore e le speranze della fiducia.