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2. Penso anzitutto al fondamento spirituale della fraternità e della solidarietà, perché questo significato cristiano non è estraneo alla primaria realtà umana di tali concetti.

La Chiesa non considera la fraternità e la solidarietà come valori esclusivamente suoi.

Viceversa, abbiamo sempre presente il modo in cui Gesù ha lodato il buon Samaritano, che ha riconosciuto un fratello nell'uomo ferito, meglio che il sacerdote e il levita (cfr. Lc 10,29-37).

Similmente l'apostolo Paolo invita a non disprezzare i doni degli altri, ma a rallegrarsi dell'opera dello Spirito in ciascuno dei nostri fratelli (cfr. 1Cor 12,14-30).

La fraternità e la solidarietà sono fondamentali e urgenti: dovrebbero oggi contrassegnare i popoli e le culture.


La scoperta, nella gioia, di rapporti felici tra popoli e tra culture non sarebbe la più bella «festa» offerta dalle comunicazioni di massa, il loro «spettacolo» più riuscito nella migliore accezione di questi termini?

Dato che oggi le comunicazioni di massa si sviluppano vertiginosamente, i legami che esse instaurano tra popoli e culture rappresentano il loro apporto più prezioso.


Ma io so che voi stessi, i comunicatori, avete coscienza, degli effetti perversi che rischiano di snaturare questi rapporti tra popoli e tra culture.

L'esaltazione di sè, il disprezzo o il rifiuto di coloro che sono diversi possono aggravare le tensioni o le divisioni.

Generando violenza, tali atteggiamenti distorcono e distruggono la vera comunicazione, rendendo impossibile ogni relazione fraterna.