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In questo messaggio, desidero in particolare sottolineare le responsabilità dei genitori, degli uomini e delle donne dell'industria televisiva, le responsabilità delle pubbliche autorità e di coloro che adempiono ai loro doveri pastorali e educativi all'interno della Chiesa.

Nelle loro mani sta il potere di rendere la televisione un mezzo sempre più efficace per aiutare le famiglie a svolgere il proprio ruolo che è quello di costituire una forza di rinnovamento morale e sociale.

Dio ha investito i genitori della grave responsabilità di aiutare i figli a «cercare la verità ed a vivere in conformità ad essa, a cercare il bene e a promuoverlo» (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 1991, n. 3).

Essi hanno quindi il dovere di portare i loro figli ad apprezzare «tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato» (Fil 4,8).

Quindi, oltre ad essere spettatori in grado di discernere per se stessi, i genitori dovrebbero attivamente contribuire a formare nei propri figli abitudini nel vedere la televisione che portino a un sano sviluppo umano, morale e religioso.
 
I genitori dovrebbero anticipatamente informare i propri figli sul contenuto dei programmi e fare, di conseguenza, la scelta consapevole per il bene della famiglia se guardare o non guardare.
A questo proposito possono essere di aiuto sia le recensioni ed i giudizi forniti da organismi religiosi e da altri gruppi responsabili, sia adeguati programmi educativi proposti dai mezzi di comunicazione sociale.

 I genitori dovrebbero anche discutere della televisione con i propri figli, mettendoli in grado di regolare la quantità e la qualità dei programmi che guardano e di percepire e giudicare i valori etici che stanno alla base di determinati programmi, poiché la famiglia è «il veicolo privilegiato per la trasmissione di quei valori religiosi e culturali che aiutano la persona ad acquisire la propria identità» (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 1994, n. 2).

Formare le abitudini dei figli, a volte può semplicemente voler dire spegnere il televisore perché ci sono cose migliori da fare.
 o perché la considerazione verso altri membri della famiglia lo richiede o perché la visione indiscriminata della televisione può essere dannosa.
I genitori che si servono abitualmente ed a lungo della televisione come di una specie di bambinaia elettronica, abdicano al loro ruolo di primari educatori dei propri figli.
 
Tale dipendenza dalla televisione può privare i membri della famiglia dell'opportunità di interagire l'uno con l'altro attraverso la conversazione, le attività e la preghiera comuni.
I genitori saggi sono inoltre consapevoli del fatto che anche i buoni programmi debbono essere integrati da altre fonti di informazione, intrattenimento, educazione e cultura.
Per garantire che l'industria televisiva tuteli i diritti delle famiglie, i genitori dovrebbero esprimere le loro legittime preoccupazioni ai produttori e ai responsabili dei mezzi di comunicazione sociale.
A volte, sarà utile unirsi ad altri, formando associazioni che rappresentino i loro interessi, in relazione ai mezzi di comunicazione, ai finanziatori, agli «sponsors» e alle autorità pubbliche

Coloro che lavorano per la televisione - «managers» e funzionari, produttori e direttori, autori e ricercatori, giornalisti, personaggi dello schermo e tecnici - tutti hanno gravi responsabilità morali verso le famiglie, che costituiscono la gran parte del loro pubblico

Nella loro vita professionale e personale, coloro che lavorano nell'ambito televisivo dovrebbero porre ogni impegno nei confronti della famiglia in quanto fondamentale comunità sociale di vita, amore e solidarietà.