«La verità vi farà liberi» (Gv 8,32), ha detto Gesù; e tutta la verità ha il suo fondamento in Dio, che è anche la fonte della nostra libertà e della nostra capacità creativa.
Nell'adempiere alle proprie responsabilità, l'industria televisiva dovrebbe sviluppare e osservare un codice etico che includa l'impegno a soddisfare le necessità delle famiglie e a promuovere valori a sostegno della vita familiare
Anche i Consigli, formati sia da membri dell'industria televisiva sia da rappresentanti dei fruitori dei mezzi di comunicazione di massa, sono un modo auspicabile per rendere la televisione più reattiva ai bisogni e ai valori degli utenti.
I canali della televisione, siano essi gestiti dall'industria televisiva pubblica o privata, sono uno strumento pubblico al servizio del bene comune; essi non sono solamente un «terreno» privato per interessi commerciali o uno strumento di potere o di propaganda per determinati gruppi sociali, economici o politici; essi esistono per servire il benessere della società nella sua totalità.
In quanto «cellula» fondamentale della società, la famiglia merita quindi di essere assistita e difesa con appropriate misure da parte dello Stato e delle altre istituzioni (cfr. Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 1994, n. 5).
Ciò sottolinea la responsabilità che incombe sulle autorità pubbliche nei confronti della televisione.
Riconoscendo l'importanza di un libero scambio di idee e di informazioni, la Chiesa sostiene la libertà di parola e di stampa (cfr. Gaudium et Spes, n. 59).
Allo stesso tempo, insiste sul fatto che «deve essere rispettato il diritto di ciascuno, delle famiglie e della società, alla «privacy», alla pubblica decenza e alla protezione dei valori fondamentali della vita» (Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Pornografia e violenza nei mezzi di comunicazione: una risposta pastorale, n. 21).