00 13/07/2011 11:30





No, in misura massima e modo alcuno
a noi è dato raggiungerti:
sei tu che devi scendere e perderti
tu, pastore di costellazioni.

Tua natura non è la divina Indifferenza,
anche se presunzione che altera la mente
e fede inquina e devia, è credere
che umana colpa per quanto orrenda

ti possa offendere.

Tua natura è di essere Amore
inesauribile fonte
di ogni amore:

Amore che te rovina
e noi redime...


***


Io sento i tuoi passi inseguirmi
di deserto in deserto, passi
infaticati e discreti
per non impaurire:

Tu, divino Inquieto
che rompe gl'incanti
e distrugge le paci
e non concede tregue...


***


E come peccato non te ma noi
- solo noi! - ferisce a morte
e tua pietà scatena, così

non vi è contrizione che valga
- pure se a cuori che piangono
ancor di più con noi tu piangi
d'un pianto che lava la terra -
e solo grazia ci salva!

A noi chiedi appena
volontà d'essere salvati:

il miracolo
di lasciarci amare.







Lo so, dovrei impormi il silenzio
bandire ogni accento

spegnere anche il più tenue
bisbiglio mentale

cancellare perfino il ricordo
di questi alfabeti, e là

tutto l'Io si dissolva dove
il Silenzio genera:

ti avrei raggiunto, allora,
e saremo insieme...






Ieri, all'ora nona



Ieri all'ora nona mi dissero:
il Drago è certo, insediato nel centro
del ventre come un re sul trono.
E calmo risposi: bene! Mettiamoci
in orbita: prendiamo finalmente
la giusta misura davanti alle cose;
con serenità facciamo l'elenco:
e l'elenco è veramente breve.

Appena udibile, nel silenzio,
il fruscio delle nostre passioncelle
del quotidiano, uguale
a un crepitare di foglie
sull'erba disseccata.







Ti sento, Verbo, risonare dalle punte dei rami
dagli aghi dei pini, dall'assordante
silenzio della grande pineta
- cattedrale che più ami - appena
velata di nebbia come
da diffusa nube d'incenso il tempio.

Subito muore il rumore dei passi
come sordi rintocchi:
segni di vita o di morte?
Non è tutto un vivere e insieme
un morire? Ciò che più conta
non è questo, non è questo:
conta solo che siamo eterni,
che dureremo, che sopravvivremo...

Non so come, non so dove, ma tutto
perdurerà: di vita in vita,
e ancora da morte a vita
come onde sulle balze
di un fiume senza fine.

Morte necessaria come la vita,
morte come interstizio
tra le vocali e le consonanti del Verbo,
morte, impulso a sempre nuove forme.







La sentenza che ora tu sai
nulla di nuovo aggiunge a quanto
già doveva esserti noto da sempre:
tutto è scritto. Di nuovo
è appena un fatto di calendario.

Eppure è l'evento che tutto muta
e di altra natura
si fanno le cose e i giorni.

Subito senti il tempo franarti
tra le mani: l'ultimo
tempo, quando
non vedrai più questi colori
e il sole, né con gli amici
ti troverai a sera...

Dunque, per quanto ancora?