00 28/06/2011 16:55


Inutile anche il cantare?


Né che tu riesca a dire quanto
di te s'involi nell'oscurità

e torni a dire, a ridire in attesa di capirti

avanti ancora d'essere capito

se pure mai
ciò sia accaduto.

E' la ragione del mio cantarti
Verbo, unica sostanza...

cantato dunque
senza speranza?



Esagono


I

Se appena uno sguardo rivolgo verso di te
già il dove mi rimane impervio
e ugualmente ignoto il punto
donde parmi avvertire il richiamo.

E se la mente non più che l'intento
riveli di chiedere chi sei
ecco montare sul mondo la tenebra
e farsi Notte altissima:

e anche il giorno si fa notte
e non un rottame che galleggi

sull'oceano.


II

Se invece sei tu che mi guardi
subito sfoderi dall'occhio una luce
uguale a spada acutissima
e sempre più luce effondi e ferisci:

luce che denuda i corpi
luce che mette in fuga le ombre
luce che ti passa da parte a parte
e ti inghiotte dentro il suo mare:

no, non ci sono per te mai tenebre
e più chiara è la notte del giorno...


III

Tu sempre più muto:

silenzio che più si addensa
più esplode:

e ti parlo, ti parlo
e mi pento

e balbetto
e sussurro sillabe
a me stesso ignote:

ma so che odi e ascolti
e ti muovi
a pietà:

allora
anch'io mi acquieto
e faccio silenzio.


IV

E sempre più remoto stai
nel tuo maniero,
unico segno
il tuo silenzio:

silenzio più alto
del silenzio astrale...

- ma non è il tuo silenzio
che più mi affligge,

è il mio non tacere,

o Silenzio!


V

Già per avere osato dire
perdono ti chiedo:

anche se sarò recidivo

e vedrò le parole cadere
come foglie.

***

Rabbrividite parole
ancor prima di raggiungere un suono:

frantumi
sul pavimento del tempio:

e non un frammento
almeno di vetro

che riluca.



VI

Tu non sei il fiume
ma ti nascondi nel fiume,

non sei la foresta
ma sei nascosto nella foresta,

non sei il vento
sei il vento del vento:

e senza, non c'è tempo,

perciò viviamo

e saremo eterni.