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Noi tocchiamo effettivamente il corpo di Cristo nei poveri. E’ il Cristo affamato che nutriamo in essi, il Cristo nudo che rivestiamo di indumenti, il Cristo senza tetto che ospitiamo.
Non esiste solo la fame di pane, o il bisogno dell’ignudo di essere rivestito o del senza tetto di avere una casa fatta di mattoni. Anche i ricchi hanno fame di amore, di attenzioni, di benevolenza, di qualcuno da poter chiamare proprio caro.


Gesù Cristo ha detto che agli occhi del suo Padre noi siamo molto più importanti dell’erba, degli uccelli e dei fiori della terra; perciò, se egli si prende già cura di queste cose, quanto più si prenderà cura della sua vita in noi. Egli non può ingannarci, perché la vita è il dono più grande fatto da Dio agli esseri umani. Dal momento che l’uomo è creato a immagine di Dio, appartiene a lui e noi non abbiamo alcun diritto di distruggerlo.


Siamo ben coscienti che quanto stiamo facendo è una goccia d’acqua nell’oceano. Ma credo che, se quella goccia non fosse nell’oceano, questo sarebbe più piccolo e ne sentirebbe la mancanza. Non sono d’accordo con i metodi grandiosi di fare le cose, quel che a noi importa è l’individuo. Per poter amare una persona, dobbiamo entrare in stretto contatto con lei. Se aspettiamo finché ne potremo contattare molte, finiremo per perderci nei numeri, né saremo mai in grado di mostrare quell’amore e quel rispetto per la persona. Io credo nel contatto da persona a persona; per me ogni persona è Cristo, e siccome c’è un solo Gesù, quella persona in quel dato momento è l’unica persona al mondo.


Impegnamoci sempre più affinché ogni Sorella, ogni Fratello e ogni collaboratore cresca nella somiglianza di Cristo e affinché possa vivere la propria vita di compassione e di bontà nel mondo attuale. Il vostro amore per Cristo deve essere grande. Mantenete sempre accesa la sua luce nel vostro cuore, perché lui solo è la via che dobbiamo percorrere, lui la vita che dobbiamo vivere, lui l’amore che dobbiamo amare.


Corriamo sempre il pericolo di diventare semplicemente delle assistenti sociali o di lavorare per amore del lavoro; e corriamo questo pericolo quando dimentichiamo chi è colui per il quale lavoriamo. Le nostre attività sono solo un’espressione del nostro amore per Cristo. I nostri cuori hanno bisogno di essere ripieni di amore per lui, e dal momento che dobbiamo esprimere quell’amore nell’azione, i più poveri tra i poveri sono naturalmente il mezzo per esprimere il nostro amore per Dio… Un signore indù diceva che tanto essi quanto noi stiamo compiendo un’opera di assistenza sociale e che la differenza tra loro e noi sta nel fatto che essi lo fanno per qualcosa, mentre noi lo facciamo per Qualcuno.
Questa bella esperienza che noi facciamo servendo, dobbiamo comunicarla a coloro che non l’hanno fatta. Si tratta di una delle grandi ricompense del nostro lavoro.


Se vi sono persone che si sentono chiamate da Dio a cambiare le strutture della società, ciò costituisce una faccenda tra loro e Dio. Dobbiamo servirlo, qualunque sia la via per cui ci chiama a farlo. Io sono chiamata ad aiutare gli individui, ad amare ogni persona povera, non a occuparmi di istituzioni. Non sono in grado di giudicare.


Non ho bisogno di pubblicità. No, no, non ne ho bisogno. Le opere di Dio vanno fatte nel modo suo caratteristico; e lui possiede le sue vie e i suoi mezzi per far conoscere il nostro lavoro. Guardate quel che è successo nel mondo e come le Sorelle sono state accettate in luoghi, dove nessuno aveva mai saputo niente di loro. Esse sono state accettate dove molti altri trovano difficile vivere o rimanere. Io penso che Dio stesso provi in tal modo che questa è una sua opera.


Siate gentili e misericordiose. Nessuno venga a voi senza andarsene via migliore e più contento. Siate l’espressione vivente della gentilezza di Dio; gentilezza sul vostro viso, gentilezza nei vostri occhi, gentilezza nel vostro sorriso, gentilezza nel vostro caldo modo di salutare. Nei bassifondi noi siamo la luce della gentilezza di Dio per i poveri. Regalate sempre un sorriso gioioso ai bambini, ai poveri, a tutti coloro che soffrono e sono soli. Date loro non solo le vostre cure, ma anche il vostro cuore.
Le nostre labbra devono sempre avere un sorriso per ogni bambino che aiutiamo, per ognuno cui offriamo la nostra compagnia o una medicina. Sbaglieremmo veramente a offrire solo le nostre cure: dobbiamo offrire il nostro cuore a tutti. Le istituzioni governative svolgono molte attività nel campo dell’assistenza. Noi dobbiamo offrire qualcos’altro: l’amore di Cristo.


Dovremmo parlare di meno; un luogo dove si predica non è ancora un luogo di incontro. Che dobbiamo fare allora? Prendete la scopa e pulite la casa di qualcuno. Ciò dice abbastanza.
Tutte noi siamo solo strumenti di lui, che fanno la loro piccola parte e passano oltre.




(continua)