00 07/09/2011 00:13
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Il pianto che rende forti  (prima parte)

Ha pianto mons. Menichelli incontrando martedì 6 settembre 120
detenuti della Casa Circondariale di Ancona. Da pastore,
ha presentato loro la croce di Cristo -- "Segno della verità di ciò
che siamo e di libertà autentica" -- al quale ognuno si è accostato
per una preghiera silenziosa, un bacio, un proposito di vita nuova.
Al termine, l'Arcivescovo si è intrattenuto con le guardie carcerarie,
ringraziandole per il loro pesante servizio e invitandole alla magnanimità.
Poco dopo, in una Cattedrale gremita, ha concelebrato con il Card. Tettamanzi.
L'Eucaristia? "È l'antidoto potente contro la solitudine dell'uomo in cammino,
dell'uomo stanco e deluso, dell'uomo che cerca un compagno di viaggio
quando scendono le tenebre e si fa sera". Così il card. Dionigi Tettamanzi,
arcivescovo di Milano, ha definito l'Eucaristia, a conclusione della giornata
di 6 settembre in cui al Congresso di Ancona si approfondiva il tema della fragilità.
"Non sono soltanto i malati a sperimentare non poche volte la solitudine,
l'indifferenza e l'estraneità, ma anche i medici, gli operatori sanitari
e i pastori d'anime", ha detto il cardinale sottolineando che tutte queste
figure "non si rassegnano agli attuali imperativi dell'efficienza biotecnologica,
della produttività aziendale, della impermeabilità dei rapporti tra chi cura
e chi viene curato e della marginalizzazione della dimensione spirituale
della vita del sofferente".


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