00 09/09/2011 20:17
(segue)

E allora?”
“La nave non è tornata. Si pensa che tornerà fra nove anni standard. E’ già stata avvistata.., sta ritornando a velocità normale. L’ultimo messaggio che abbiamo ricevuto indicava che dobbiamo essere molto cauti nell’usare questa nuova fonte di energia.”
“E’ evidente. Ed è anche probabile che qualcuno abbia avuto la mano pesante, sui comandi di quella nave. Avreste dovuto mandare una nave-cervello, e senza fragili umani mobili a bordo.”
“Ma può anche darsi che abbiamo sbagliato ad applicare i dati dei Corviki,” continuò Breslaw, pensieroso. “Il fattore VC ha una potenzialità distruttiva tremenda. Dobbiamo assicurarci di non avere sbagliato, di non avere scatenato emissioni incontrollabili, che potrebbero avere ripercussioni cosmiche.” E la guardò preoccupato e speranzoso.
Helva si augurò che non dovessero ridurre la potenza di quel reattore. Il volo intergalattico! La nave che aveva compiuto il collaudo scaraventata a nove anni di distanza dallo spazio conosciuto!
“Vi sono molto grata per la vostra fiducia, signori,” disse, dopo una pausa. “Ma mi chiedo se non avete pensato a me proprio perché ho saldato il mio debito; perché, se andassi distrutta, voi non ci rimettereste niente.”
Solo Parollan apprezzò quella battuta e rise, divertito.
“Non è il caso di scherzare, Helva,” protestò Railly. “Lei è la meno sacrificabile di tutte le nostre navi. E il suo sospetto è offensivo!”
“In questo caso,” ribatté Helva “lei è un ricattatore!”
“Cosa?” urlò Railly.
“Lo sa benissimo, Comandante Railly, che io avrei voluto quel motore non appena ne avessi conoscìuta l’esistenza. E sa che sono disposta a restare al servizio dei Mondi Centrali, per averlo!”
Parollan si calmò di colpo e la fissò.
“E’ questo che volevi, eh?” chiese Helva, con voce gelida, rivolgendosi a lui.
“Francamente, è questo che volevamo,” ammise Raillv, quando si accorse che Parollan non avrebbe risposto. “E non ha molto tempo per decidere.”
“Perché?”
L’espressione di Railly cambiò, e Helva si senti infuriare. Non era così che i Mondi Centrali dovevano trattare le navi cervello! Lei doveva chiamare la Doppia M o la SDMI! Doveva mettersi in contatto con Broley! E che i Mondi Centrali si arrangiassero!
“I Mondi Centrali sono legati dalle direttive federali, Helva. E lei è legata dai suoi obblighi ai Mondi Centrali fino a quando arriveranno gli accrediti. Dopodiché, le direttive cambiano, e cambiano i contratti-tipo, le clausole, tutto il resto. E tutte le organizzazioni ci starebbero addosso, ci impedirebbero di compiere quello che intendiamo fare. Lei ha dimostrato di essere formidabile. Il Servizio ha bisogno di lei. In cambio, le offriamo la possibilità di essere la prima nave-cervello con un motore VC.”
“Mi scusi. Non sapevo che le condizioni contrattuali cambiano quando una nave ha saldato il debito,” fece HeIva. “Ma non può dare la colpa a me, se non ho compreso tutti i fattori di una discussione che, a quanto aveva detto lei stesso, doveva essere puramente accademica. E a quanto ha detto il comandante Breslaw, io corro anche il rischio di trasformarmi in una nova...”
“Protesto!” Breslaw scattò in piedi. “La teoria è valida, e lei lo sa. E’ stata collaudata...”
“E il risultato l’ha spaventato tanto da spingerla a controllare se i dati sono stati usati erroneamente. Sono affezionata alla mia pelle, signori, e preferisco tenerla intera.”
“Il suo guscio è di titanio puro,” si accalorò Breslaw. “Non può venire danneggiato...”
“Dalla potenza di un sole che mi esplode a bordo?” scattò Helva. “Ho già provato il calore d’una nova, Breslaw. E il guscio di titanio non mi ha difeso dalla pazzia di un uomo.”
Breslaw si afflosciò sul divano, sconfitto. Degli altri tre, solo Parolian era rimasto calmo: ma era infinitamente amareggiato. Per un attimo, Helva aveva visto nei suoi occhi un’espressione di sofferenza quale aveva visto una volta soltanto... negli occhi di Jennan morente.
Fu Parollan a rompere il silenzio, con voce stanca e pesante.
“Nessuno cerca di nasconderti il pericolo, Helva. E ti converrebbe estendere il vecchio contratto, invece di redigerne uno nuovo. Controlla i tuoi archivi, se non ti fidi di me. Possiamo cambiare molte delle vecchie clausole, ma non potremmo cambiare quelle nuove. Sii tanto gentile da ascoltarci fino in fondo, e poi rispondi: ci basta un sì o un no...”
Sembrava completamente indifferente alla sua decisione, adesso, ed Helva si chiese perché. Dobrinon si schiarì la voce, e si accostò alla colonna.
“La missione a Beta Corvi ha molti scopi, Helva; e tutti richiedono capacità ed esperienza. Lei è l’unica che può compierla. Cercherò di spiegarmi, per quanto riguarda la mia competenza. Sono convinto che potremo condizionare i futuri osservatori a sopportare senza danni il disorientamento psicologico del trasferimento nell’ambiente Corviki. E poi... io e Parollan siamo certi che lei potrebbe tranquillizzarci circa l’integrazione.., o la disintegrazione delle personalità di Prane Liston, di Kurla Ster, di Chadress e di Ansra Colmer nell’ambiente Corviki: e lei potrebbe in questo modo liberarsi dal senso di colpa che I’affligge in seguito al risultato di quella prima missione. Lei è la più qualificata, forse l’unica persona adatta per quella missione, poiché è la sola che può riconoscere gli immigrati.” Dobrinon sorrise debolmente, quando pronunciò quella parola. “Davo Fillanaser si è offerto di tornare su Beta Corvi. Ma, francamente, il suo profilo psichico indica un grave trauma. Sono certo che anche lui... immigrerebbe.”
“E’ tremendo,” disse Helva. Non le piaceva pensare al corpo inerte di Davo Fillanaser, vuoto per sempre, disteso su un divano. Ma se Prane e Kurla e Chadress erano felici di essere diventati Corviki... Helva scacciò quel pensiero terribile e tentatore. “Bene, è chiaro che avremo bisogno dell’aiuto dei Corviki per controllare l’uso dei loro isotopi stabilizzati senza correre il rischio di fare saltare tutta la galassia. Devo presumere che avete controllato anche il mio profilo psichico... e siete certi che io ritornerò?”
“Sì!” La risposta di Dobrinon fu pronta e sicura.
“Anche dopo l’esperienza di Borealis?”
“Pensiamo che l’esperienza di Beta Corvi le sia stata d’aiuto, in questa occasione.”
“Benissimo. Veniamo ai particolari pratici. Comandante Breslaw, il fattore VC verrà installato nel mio motore prima che io torni a Beta Corvi?”
“Sì, sarebbe necessario. Come potrebbero i Corviki, se no, valutare l’esattezza dell’applicazione dei loro dati?”
“E il costo dell’installazione?”
Breslaw sbirciò nervosamente Railly. Railly chinò la testa.
“Non possiamo calcolarlo esattamente. La nave sperimentale è stata modificata: gli schermi sono stati rinforzati, i rivestimenti raddoppiati, lo scafo è stato ricoperto con una nuova lega. Più o meno, la spesa si aggira sui cinquecentomila crediti galattici.”
Helva notò che Railly aveva il buon gusto di mostrarsi sconvolto, ma quella cifra, non la spaventava. Aveva già saldato un debito più pesante, lei.
“Questo se facessi subito il contratto?”
“Sì.”
“E circa il doppio se il vecchio contratto scade eh?”
“Più o meno.” Breslaw chiuse il fascicolo, sconsolato. Il suo pessimismo esasperò Helva.
“Ma se estende il vecchio contratto, Helva,” intervene dolcemente Railly, “possiamo inserire tutte le condizioni che lei vorrà.”
“Non insista, Railly. Non ho ancora finito di riflettere.”
Non era vero: lei aveva già deciso. Parollan le aveva combinato una bella trappola; ed era sicura che lui sapeva benissimo quale effetto le avrebbe fatto sentir descrivere da Breslaw la nuova fonte d’energia. Ed era stato lui, indubbiamente, a consigliare a Dobrinon l’accenno al complesso di colpa per il risultato della prima missione a Beta Corvi. Benissimo, gliel’avrebbe fatto vedere lei a quell’egoista furbo presuntuoso machiavellico... Si interruppe di colpo e lo fissò.
Parollan sembrava distrutto. Non c’era più nulla, in lui, dell’individuo abile e sicuro. Eppure doveva avere capito che aveva vinto! O adesso si era pentito? Certo, aveva un’aria così disperata...
Era proprio il momento di compatire Niall Parollan! Helva si disse che doveva pensare ad altro: quelli avevano bisogno di lei, e dovevano accettare le sue condizioni.
“E allora statemi bene a sentire,” dichiarò, in tono asciutto. “Non ho intenzione di ipotecare la mia anima per venticinque anni, per ripagare un debito di cinquecentomila crediti se poi i Corviki ci dicono che il reattore va modificato e la sua potenza va ridotta! Dunque: l’estensione del vecchio contratto non sarà valida se il motore VC non può essere sfruttato. Pagherò il costo delle modificazioni della nave, ma il resto dovrete considerarlo nel vostro passivo.”
Railly e Braslaw si consultarono frettolosamente; finalmente Railly si lasciò convincere.
“D’accordo.”
“Secondo: potrò decidere secondo il mio giudizio circa l’opportunità di stabilire un contatto con gli immigranti umani di Corvi, senza che voi possiate affibiarmi una penale per non avere compiuto tutte le fasi della missione.”
“Credo che Dobrinon non avrà obiezioni.”
“Terzo: il problema del braccio...”
“Lei ha dimostrato di cavarsela meglio senza un braccio!” l’interruppe Railly, pieno di buona volontà.
Parollan emise un suono inarticolato.
“Voleva dire qualcosa, Supervisore?”
“Posso finire?” scattò acida Helva. “Parollan sa benissimo che continuo a chiedere un compagno permanente. Non mi piace agire da sola. Lo detesto!”
“Non sarebbe opportuno,” s’intromise ansioso Dobrinon.
“Non accetterò la missione senza un braccio di mia scelta!” gridò decisa Helva.
“Sono d’accordo, Railly,” continuò Dobrinon. “Il trasferimento Corviki ha gravi conseguenze psichiche. Io e Parollan pensavamo...”
Ma quando l’ammiraglio guardò Niall per ottenere una conferma, non ottenne risposta e continuò, in fretta: “Helva ha bisogno di un compagno forte e comprensivo, che l’aiuti a sopportare il trauma di questa esperienza.”
“E a questo punto la discussione si conclude, se non accettate le mie condizioni, Railly. Mi sembrano ragionevoli, come ammettono i suoi esperti.”
Railly annuì: ma il suo sorriso era scomparso.
“Bene. La mia ultima condizione è fondata sul successo del fattore VC. Mi avete affibbiato un debito di cinquecentomila crediti. Accettabile. Ma se tutto va bene, sarò in grado di spostarmi a velocità incredibilmente superiore all’abituale. Non credo che la vecchia scala degli stipendi e dei premi sarebbe adatta alla mia nuova velocità.”
Railly cominciò a protestare.
“Calma!” l’interruppe Helva. “Devo tenere presente un’altra cosa. Se i Corviki suggeriscono altre modificazioni, dovrò addossarmi anche quelle spese. No, Railly, sono certa che la Doppia M e la SDMI riterranno che è necessario modificare la tabella dei compensi, per adeguarla alla mia nuova efficienza.”
“Sarebbe la nave più veloce della galassia,” commentò Breslaw.
“Ma da che parte sta, lei?” scattò Railly.
“In questo caso, dalla parte di Helva,” ribatté Breslaw, senza lasciarsi intimidire.
“Chiedo solo un aumento ragionevole: un terzo in più. Non è eccessivo, per una leale dipendente dei Mondi Centrali. Sono sicura che sareste ancora voi a guadagnarci. So bene in che modo agite.”
“In che modo agisco io?” fece indignato Railly, girandosi verso Parollan.
“Parollan dirige la sua sezione seguendo gli ordini che gli dà lei, Railly,” fece Helva. E subito si pentì. Non era stato Railly a combinare quell’intrigo, era stato Parollan, l’avrebbe giurato, anche se adesso sembrava così pentito... Le faceva pena. L’odiava. E aveva bisogno di lui. E adesso Io avrebbe avuto.
“Allora, Railly? Accetta le mie condizioni, o no? Prendere o lasciare.”
Dobrinon e Breslaw cominciarono a parlare contemporaneamente, e Helva non ebbe bisogno di udire il grugnito di Railly per sapere che l’aveva spuntata. Railly sapeva perdere. Dettò le clausole al calcolatore della Base, poi si voltò, impassibile.
“Mi avevano avvertito che lei sarebbe stata un osso duro, Helva,” disse, sbirciando Parollan. “Ma in una cosa ha ragione: saremo ancora noi a guadagnarci. Perché adesso lei dovrà lavorare parecchio, mia cara.”
“E’ giusto,” rispose lei, serenamente.
“Adesso, Breslaw ha bisogno che lei vada al molo della manutenzione, per poterle installare il fattore VC. Manterrà l’attrezzatura standard fino a quando i Corviki avranno approvato il nuovo motore. E sì, è compreso nei cinqucentomila. E Dobrinon ha molti dati da comunicarle, circa l’analisi dei traumi causati dal trasferimento negli involucri corvikiani.”
“Ma deve lavorarci sopra anche Niall,” disse Dobrinon, cercando di indurre Parollan a distogliersi dal suo silenzio. “Ci ha dato molti suggerimenti utili, e ci ha aiutati a pervenire alle conclusioni preliminari...”
“Si, sì, Parollan è veramente prezioso,” brontolò Rai!lv. “Dunque, ora ci rimane da discutere la faccenda del braccio. Direi...”
“Un momento!” l’interruppe Helva. “Ho detto chiaro e tondo che andrò a Beta Corvi solo con un compagno di mia scelta. Non sto a discutere se poi quell’uomo rimarrà con me, dopo la missione.”
Railly si girò, guardingo.
“Sì, e noi abbiamo accettato. Ma lei ha detto che voleva un braccio permanente.”
“Sicuro. Ma a Beta Corvi non ci vado se non ci viene anche Parollan.”
lgnorò le proteste esplosive di Railly e le esclamazioni sbalordite e le congratulazioni vibranti di Dobrinon e di Breslaw. Tutta la sua attenzione era concentrata su Niall. L’ometto si voltò, cercando con lo sguardo il punto della colonna che corrispondeva alla testa di lei.
“Non è il momento di scherzare, Helva.”
“Non sto scherzando, ragazzo mio.”
“Santo cielo, Parollan, Helva è un genio!” gridò felice Dobrinon. “E ha chiamato il suo bluff.”
“Sicuro,” fece Railly con voce gelida. “Un po’ di attività pratica le farà bene, Parollan.”
Bruscamente, i tre se ne andarono. Niall Parollan restò, turbato e stordito, senza reagire.
“Stavi scherzando, Helva,” disse, con voce sommessa.
“Perché? Sei più esperto di tutti i piloti in servizio. Conosci bene gli aspetti del problema Corviki, e senza dubbio hai studiato le equazioni di Breslaw prima di...”
“Certo!” Esplose Parollan, rinunciando a controllarsi. “Credi che ti avrei permesso di affrontare una cosa del genere senza controllare tutto? Ma sono stato io a combinare questa farsa! Io! Non Railly. Sono stato io a convincerlo, a convincere Breslaw e Dobrinon!”
“L’avevo capito!”
“E tu non potevi rifiutare, Helva, perché sapevo benissimo come manovrarti. E ti ho manovrata, Dio mi perdoni!”
“Sei il supervisore meno scrupoloso di tutto il Servizio,” ribatté lei, allegramente. “E mi hai proprio giocato un brutto scherzo.”
“Non mi ascolti, stupida strega placcata di latta? Non capisci che cosa ti ho fatto? Ti ho indotta a restare nel Servizio!”
“No. Sono io che ho deciso di restare. Alle mie condizioni.”
Niall la fissò, furiosamente, disperatamente.
“Alle tue condizioni! Questa è bella!” e rise, una risata rauca, ironica.
“Spiegami cosa c’è di tanto divertente, Niall. Voglio riderne anch’io.”
Lui la guardò con gli occhi pieni di lacrime, stringendo i pugni.
“Sono stato io a combinare tutto, Helva, perché non potevo tollerare che tu te ne andassi. Oh, sì, ti avevo affidato tutte le missioni che potevano aiutarti a saldare in fretta il tuo debito. Ma poi mi sono accorto che il pensiero di perderti era insopportabile. E ho escogitato questo trucco per trattenerti. Ma quando ho visto che tu c’eri cascata, mi sono reso conto di essermi comportato in un modo ignobile. Ma non potevo più rimediare. E poi tu... tu mi hai chiesto come compagno!” La sua risata era un grido d’angoscia.
“Questo non mi fa cambiare idea, Parollan,” rispose lei, con forza. “Ti voglio come compagno con lo stesso egoismo con cui tu mi vuoi in servizio. Mi hai reso possibile fare accettare le mie condizioni: e io ti voglio come braccio proprio perché sei furbo, tortuoso, esigente, spregevole e privo di scrupoli. Perché sai come manovrarmi. Non sei gran che, come aspetto... ma ci sai fare. Sono sicura che riuscirai a riportarmi indietro sana e salva da qualunque missione. Anche da Beta Corvi!”
“Ti fidi di me?” Era un urlo che gli usciva dalle viscere. “Sei una sciocca! Ti fidi di me? Non capisci che io so tutto, di te? Ho persino fatto eseguire un’estrapolazione cromosomica, e adesso so che aspetto hai! E conosco la parola-chiave che hanno inserito nel tuo portello meno di sette giorni fa! Ti fidi di me? Ma sono l’ultima persona al mondo di cui puoi fidarti!”
Helva era sbalordita da quella confessione. Parollan aveva una fissazione per lei? Aveva voglia di cantare alleluia, e di urlare per la rabbia. Il desiderio irrazionale di vedere il volto del ‘cervello’ era piuttosto comune, tra i piloti in quanto fra le due unità di una nave si stabiliva un legame emotivo. Di solito, il desiderio era frustrato dal fatto che il pilota non conosceva la parola-chiave. Ma Niall la conosceva... E lei doveva guarirlo da quella fissazione, in un modo o nell’altro.
“Ecco perché non posso essere il tuo braccio,” disse Niall, con voce spezzata. “E non dirmi che queste fissazioni sono comuni e possono venire guarite. Conosco la parola-chiave. E un giorno non resisterò alla tentazione, dovrò aprire la bara in cui ti hanno chiusa, dovrò vedere la tua bellissima faccia, toccare il tuo sorriso meraviglioso, e abbracciarti...”
Lui aveva abbracciato la colonna, la guancia posata contro il metallo freddo. Una mano scivolò lentamente verso lo sportello. Eppure il suo viso era sereno, quasi felice, gli occhi chiusi, come se già la stringesse a lui...
“E allora pronuncia la parola chiave!” gridò lei, appassionatamente. “Apri il pannello, spezza il guscio, guarda la mia faccia e abbraccia il mio corpo deforme. Per me è meglio morire fra le tue braccia che restare senza di te!”
Con un grido inarticolato, lui balzò indietro, il viso contorto in una smorfia terribile.
“Se non lo hai fatto ora, Niall, non lo farai più,” disse Helva, dolcemente, cercando di scacciare il desiderio inatteso che per un attimo l’aveva spinta verso la follia.
“Dio, Helva, no!”
Niall corse nell’ascensore, e premette il pulsante. Saltò dall’ascensore prima ancora che toccasse terra, e sparì nella Torre.
‘E io posso solo aspettare,’ pensò amaramente Helva. ‘Deve essere lui a decidere. Deve tornare da me solo quando sarà certo di potersi fidare di se stesso...’
Helva attese, con il portello spalancato, l’ascensore a terra.
Lui le aveva detto che era bellissima. Quando aveva fatto fare l’estrapolazione dei cromosomi? Prima di Beta Corvi? O a Borealis? Dio, aveva messo le mani sulla cartella clinica? No, sarebbe inorridito... Ma il suo viso era bellissimo, l’aveva detto lui. E questo le faceva piacere. Non avrebbe usato quell’aggettivo alla leggera: lei doveva essergli sembrata bellissima, se le aveva detto così.
L’idea di essere bellissima era rassicurante e nello stesso tempo inquietante. Gli ingusciati erano condizionati a non pensare al proprio aspetto e non vedevano mai riproduzioni delle loro immagini... che erano tenute segrete.
Ma non c’era niente di sacro per una persona decisa. Niall era riuscito a scoprire la nuova parola-chiave che solo RailIy avrebbe dovuto conoscere.
Lei era bellissima. L’aveva detto Niall. Ma dov’era Niall?
Un canale si aprì.
“Sì?”
“Che simpatico benvenuto,” rispose una voce familiare. Ma non era la voce di Niall.
“Chi è?”
“Questo cambiamento di tono è offensivo, mia cara.”
“Oh, ciao, Broley. Aspettavo... un’altra chiamata. Ma sono sempre felice di sentire la tua voce.” Non era buona politica irritare un ingusciato cittadino, soprattutto Broley, e soprattutto in quel momento. Aveva bisogno di lui.
“Sembravi così contenta! E mi auguro che non aspettassi una chiamata da un mio rivale?”
“Rivale?”
“Sì, sì.” Helva si scosse. Broley non sarebbe stato così affabile se non avesse voluto qualcosa. “Ho saputo che hai saldato il debito.”
“Immaginavo che l’avresti scoperto.”
“Ah! Non avrai mica preso già un impegno?”
“Mi dispiace, Broley. Ho esteso il mio contratto con i Mondi Centrali.”
“Cosa?” Broley era sbalordito. “E io che ti credevo così furba! Ma io ho già quattro industriali e due pianeti in coda, ansiosi di pagarti una cifra favolosa se tu accetti di lavorare per loro per sei mesi! Helva, sono senza parole!”
“Tu, Broley, senza parole?” chiese Helva, ridacchiando. “Non si direbbe.”
“Ti sei fatta imbrogliare da Parollan, eh?” ribatté pronto Broley.
Helva doveva aspettarselo. Broley era molto acuto: non per niente, mandava avanti un’immensa metropoli, e aveva una quantità di informatori a sua disposizione. E poi, andava matto per i pettegolezzi.
“Parollan è il mio Supervisore,” gli rispose, cautamente. “Ma ho fatto cambiare parecchie clausole del contratto.”
“Allora ti sei accordata?”
“Sì. Ma spero di risalire alla tua stima comunicandotì che, se le mie condizioni non verranno soddisfatte, il contratto è nullo.”
“Così va meglio. Ti dispiace dirmi quali sono le condizioni?”
“Seccato, Broley?”
“Helva, sai benissimo che mi prendo a cuore il tuo interesse. Sei una delle persone più simpatiche che conosco. Allora, posso sapere le condizioni?”
Helva incominciò a enumerarle.
“Il Fattore VC!” urlò subito Broley. “Ma sei impazzita, Helva? Dirò agli industriali e ai pianeti di avere un po’ di pazienza, mia cara. Vedrai che finirai per lavorare per uno di loro.” Broley sembrava molto sicuro di sé.
“Il VC è così rischioso?”
“Oh, mia cara Helva, non ti hanno detto la verità. Non hai saputo che fine ha fatto la prima nave?”
“Mi hanno detto che è a nove anni di distanza. Ma una persona ingusciata è in grado di manovrare i circuiti delicati meglio d’una persona mobile...”
“Storie!” l’interruppe Broley. “Comunque, scusami un momento, hanno bisogno di me.”
Helva fu contenta che li avessero interrotti. Si chiese se Broley avrebbe accettato di cercare Niall. Ma avrebbe voluto sapere tutto. E probabilmente non l’avrebbe capita. Broley era convinto che gli ingusciati dovessero essere autonomi e autosufficienti.
In quel momento, Broley ritornò in linea.
“Bene, può darsi che non sia stato Parollan a convincerti a restare in servizio, ma in questo momento sta festeggiando qualcosa!” Broley era acidamente soddisfatto.
“Ha provocato uno scontro fra quindici veicoli a cuscino d’aria più tre camion, e ha abbattuto due antenne trasmittenti. Non so come non ci abbia lasciato la pelle, comunque non aveva neanche un graffio, né lui né le tre femmine che aveva a bordo. Per fortuna, anche quelli delle altre macchine se la sono cavata con la paura, ma lui s’è beccato una multa di mille crediti per il guaio che ha combinato. E ha avuto la faccia tosta di ridere. Se non fosse un Supervisore così influente, lo avrebbero messo al fresco per qualche mese. Ed è tutta colpa tua! Adesso è al ‘Vanishing Point’, e mi toccherà mandare dei poliziotti in quel locale per garantire l’ordine! Se quello crede di poterne combinare un’altra e di cavarsela, si sbaglia. Non voglio che la mia città vada in rovina per le bravate di Parollan!”
E, dopo essersi sfogato, Broley tolse la comunicazione.
Parollan stava cercando di uccidersi? Si chiese Helva. Capiva benissimo la visita al ‘Vanishing Point’: quel locale era famoso per gli svaghi che offriva. Molti pianeti avevano locali del genere, soprattutto nelle città dotate di spazioporto, e quasi tutti i piloti li frequentavano regolarmente. Ma era sconvolgente pensare Niall in quel posto. Helva rimpianse di non poter dormire. Doveva esserci un modo per non pensare, per sfuggire ai pensieri insopportabili. La sua mente ritornava sempre al ‘Vanishing Point’ e alla sua reputazione scandalosa.
“Due famiglie, di eguale dignità...” incominciò Helva, con voce risoluta che echeggiò nelle cabine vuote. Chissà se Prane Liston l’avrebbe capita...
Un canale si aprì, non fu una sorpresa di sentire la voce di Broley. Ma adesso lui era perplesso, non irritato.
“Sei stata tu a far congedare Parollan perché ti aveva imbrogliata?”
“No, io no.
“Stavo solo chiedendo. Non capisco perché si comporta in quel modo. Non è più il Parollan che conoscevo io.”
“E che cosa fa?” chiese Helva, senza riflettere.
“Sembra che abbia perduto la testa, adesso. E’ andato dal gioielliere del ‘Vanishing Point’, ha regalato un gioiello a ciascuna delle ragazze, ‘come ricordo’, ha detto. Poi è andato a casa. Da solo, e questa è grossa. E non riuscirai mai a indovinare quello che sta facendo in questo momento.”
“Dimmelo!”
“Ha chiamato un rigattiere e gli sta vendendo tutto: mobili, quadri, nastri. Ha speso una fortuna per quella collezione, e adesso la sta svendendo. Ha venduto la sua aeromacchina. E sta vendendo anche il suo guardaroba.”
Helva cercò di reprimere la speranza che quella notizia faceva nascere in lei. Era un rifiuto simbolico della parte dell’esistenza che voleva lasciarsi alle spalle? Perché? Niall sapeva che i piloti tenevano una casa nei pressi di qualche porto. Perché vendeva tutto? A meno che... Helva rifiutò di considerare quella possibilità.
“Non sai per caso,” stava dicendo Broley, “se lui e Railly hanno litigato di nuovo?”
“Non ho avuto nessuna comunicazione con il Cencom per tutta la notte.”
“Ricordati di me, vero, appena sai qualcosa?”
“Certo, Broley, mi ricorderò di te.”
Possibile che le ragazze e la bevuta e il ‘Vanishing Point’ e i regali facessero parte d’un addio al celibato?
Helva si recitò ‘Cesare e Cleopatra’ fino all’alba: poi arrivarono i tecnici che dovevano condurla alla Manutenzione. In quel momento il Cencom chiamò: era Railly, furibondo.
“Che cosa è venuto in mente a Parollan di dare le dimissioni?” urlò. “Cosa mi sta combinando, Helva? Mi faccia parlare con lui! Subito!”
“Non è a bordo.”
“Non è a bordo? E dov’è?”
“Non lo so.”
“E immagino non sappia neanche che Parollan mi ha lasciato sul tavolo la lettera di dimissioni, per rovinarmi la giornata! E’ impazzito! Se voi due credete di estorcere ancora qualcosa d’altro dal Servizio dopo la commedia di ieri...’
La rabbia di Railly si spense. “Senta, Helva,” ricominciò, in tono paziente. “Cos’è successo, dopo che noi ce ne siamo andati? Credevo che fosse tutto sistemato. Parollan era il braccio che lei voleva, no? E allora, cos’è successo?”
“Un abbinamento è formato dal consenso di entrambe le parti in causa” disse Helva, lentamente. C’era una sfumatura minacciosa, nella voce di Railly... e quella affermazione sbalorditiva! Lei e Niall avrebbero fatto la commedia di comune accordo, il giorno prima, secondo lui!
Era per quello che Niall s’era dimesso: per evitare che Railly lo costringesse ad accettare la missione. Ecco perchè aveva venduto tutto: per realizzare il denaro necessario per andarsene da Regulus e sottrarsi all’autorità di Railly. Era difficile pensare con chiarezza, e lei doveva mantenersi lucida, per aiutare Niall. Se voleva andarsene, non poteva ostacolarlo...
“Lo so benissimo,” ribatté acido Railly. “E con questo?”
“Niall non era disposto a dare il suo consenso.”
“Mi ascolti, Helva. Basta con queste sciocchezze. Niall Parollan è entrato nella carriera amministrativa, dodici anni fa, perché non aveva la statura minima necessaria per diventare pilota. E quasi ne moriva di dispiacere. Non mi racconti che adesso, quando era riuscito ad indurre una nave a imporlo come pilota, ha cambiato idea e ha tagliato la corda. Bene, Helva: o Parollan farà questa missione a Beta Corvi, o se ne pentirà per tutta la vita.”
Helva cercò di riflettere. Railly avrebbe fatto presto a scoprire che Niall aveva venduto tutto, e avrebbe capito il perché... una serie di rumori, attorno a lei. Guardò all’esterno, e vide una squadra di uomini che si stava mettendo in posizione. Railly voleva impedirle di decollare!
“Broley!” gridò, non appena riuscì a stabilire il contatto. “Devi avvertire Parollan. Railly gli dà la caccia.”
“Davvero?” Broley era entusiasta. “Parollan, in questo momento, è diretto verso Io spazioporto. Ha comprato un biglietto sottobanco dal rigattiere. L’ho appena saputo.”
E a che ora è la partenza?”
“Alle nove, ma...”
“Avvisa Parollan che Railly è deciso a fermarlo. Ha messo le sentinelle attorno a me, e io non posso muovermi. E adesso bloccherà lo spazioporto.”
“Ma, Helva! Parollan è un supervisore...”
“Non lo è più! Ti ricordi? Si è dimesso. Ecco perché RailIy vuole bloccarlo su Regulus.”
“Ma se Parollan si è dimesso, Railly non ha più autorità su di lui.”
“Broley, non essere ingenuo! Il mio contratto non è valido se Parollan non viene con me a Beta Corvi!”
“Railly lo bloccherà,” ammise Broley. Poi capì il significato delle parole di Helva. “Hai cercato di imbrogliare Parollan perché diventasse il tuo braccio?” E incominciò a ridere come un pazzo. “Mia cara figliola! Sei favolosa, assolutamente favolosa. Ma quell’uomo è uno stallone! Non accetterebbe mai il celibato... Santo cielo, magari sì! Stanotte ha mandato via quelle ragazze!”
“Ascoltami, Broley. Avvisa subito Niall che Railly vuole costringerlo ad adempiere le condizioni del contratto.”
“Calma, mia cara. E se Parollan rimane disperso, il contratto è nullo?”
“Si, si!”
“E tu sarai libera di ascoltare i miei protetti?”
Helva s’era aspettata quel ricatto. “Si.”
“RailIy è un nemico pericoloso, Helva.”
“Non può costringermi a far niente, senza Parollan. Se ci si prova, mi rivolgerò alla Doppia M e alla SDMI.”
“A quelli!” fece Broley, sprezzante.
“Possono essermi utili.”
“Ma i miei protetti... li ascolterai?”
“Sì, te l’ho promesso. E adesso avvisa Parollan. E poi dimentica dove l’hai trovato.”
“E’ a bordo di un taxi, ma come posso ricordarmi quale, con tutto quello che ho da pensare? Devo mandare avanti una città, io!” Broley chiuse la comunicazione, ridacchiando.
‘Accettare il celibato...’ aveva detto Broley. Ma Niall le aveva detto che lei era bellissima... e c’era tanto desiderio nella sua voce. La notte in cui era venuto a tenerle compagnia, dopo il suo ritorno da Beta Corvi.., doveva essere già ossessionato di lei. Ecco perché le aveva suggerito di prendere il corpo vuoto di Kurla! E lei, come aveva potuto essere così stupida da non capire?
Il suo corpo non poteva funzionare come un corpo, ed era abitato da un’anima troppo umana. E il corpo di Kurla era solo carne, bellissimo, morbido... e privo d’anima.
Lei avrebbe potuto diventare tangibile, avrebbe potuto conoscere l’esperienza del dono supremo di sé... Forse, se il corpo di Kurla era ancora libero...
No! NO! Respinse con decisione quel pensiero devastatore. Broley avrebbe mantenuto la sua promessa. Avrebbe avvisato Niall. E poi toccava a Niall decidere. Poteva stare alla macchia finché Railly sbolliva. Aveva parecchio denaro, poteva mettersi al sicuro. Railly era un nemico pericoloso: Broley aveva ragione, in questo. Ma una nave-cervello che non voleva muoversi non si muoveva, e basta. Se Railly avesse catturato Niall, lei doveva solo rifiutarsi di lasciarlo salire. Non voleva un braccio riluttante.
Riluttante? Uhm, sì, quella era la parola chiave. Era ridicolo: il primo compagno che lei voleva veramente, dopo la morte di Jennan, era riluttante.
“Broley?”
“Che c’è, ancora?”
“L’hai avvisato?”
“Te l’avevo promesso. L’ho avvisato. E gli ho anche detto quello che pensavo del suo comportamento e dei fastidi che mi ha procurato stanotte.”
Oh, no! Pensò Helva. Una predica di Broley? A Niall? Nello stato d’animo in cui si trovava?
“E adesso dov’è Parollan?”
“Non posso dirtelo perché non lo so.”
“Devi pure averne un’idea.”
“Neanche l’ombra. Comunque, sarai la prima a saperlo, se scoprirò qualcosa. E controllati il livello dell’acido, mia cara!” Broley tolse la comunicazione.
Doveva mettersi in contatto con Niall. Avrebbe lavorato con un altro braccio, purché lui accettasse di continuare a farle da supervisore. Non poteva permettergli di sacrificare tutto per lei.
Guardò ansiosamente attorno a sé. Quell’area del campo era piena di piccole navi che andavano e venivano. Railly stava organizzando una caccia all’uomo in grande stile. Se Broley non voleva aiutarla, come avrebbe fatto a trovare Niall?
Bene, c’era un’altra soluzione. Era chiaro che lo scopo di Railly era mandare a buon fine la missione a Beta Corvi. E allora...
Prima che lei potesse aprire un canale, arrivò un segnale dalla Torre. In tono secco e ufficiale, Railly le disse di attivare lo schermo. E sullo schermo apparve lo stesso Railly, con gli occhi vitrei, seduto dietro una scrivania sovraccarica: dietro di lui stava un aiutante.
C’erano altri due uomini con lui: il più anziano aveva la faccia triste e l’uniforme verde e oro della SDMI. L’altro era più giovane, e aveva gli occhi acuti e sospettosi.
“Il capitano Amiking della SDMI e il signor Rocco della Doppia M sono venuti qui in seguito ad un esposto presentato a suo favore, XH-Ottocentotrentaquattro,” fece la voce di Railly, tetra come la sua espressione.
“Sì, il nostro informatore ci avverte che lei, Helva, dopo la sua ultima missione ha sufficiente credito per sdebitarsi,” intervenne dolcemente Rocco, senza aspettare che Railly finisse.
“Gli accrediti della Federazione sono ancora in sospeso,” rispose Helva: era più prudente essere sincera, soprattutto per attenuare la rabbia di Railly.
“Gli accrediti sono arrivati, ma...” attaccò Railly.
“Allora l’obbligazione finanziaria in cui era incorsa all’origine la XH-Ottocentotrentaquattro è soddisfatta?” chiese Amiking, in tono cortese.
“Sì, tuttavia...”
“Gli uomini del Servizio raccolti attorno a Helva sono quindi lì per proteggerla dagli importuni che aspirano ad assumerla?” chiese Rocco.
Railly strinse le labbra e lo fissò freddamente.
“Altrimenti sembra una intimidazione morale, perchè Helva non può andarsene senza arrostirli: cosa che una nave-cervello non può fare. Quegli uomini devono venire ritirati. Immediatamente.”
“Questa è una base del Servizio, signor Rocco...”
“Immediatamente, Comandante Railly, o il capitano Amiking ed io dovremo sospettare che si tratti di coercizione.” L’agente della Doppia M ebbe un sorriso indolente, ma la sua voce era fredda e dura.
Railly latrò un ordine al suo aiutante, che si affrettò a parlottare nel comunicatore. Quasi immediatamente gli uomini che circondavano Helva incominciarono a ritirarsi.
“Se ne sono andati, Helva?”
“Sì, signor Rocco. Ma voglio farle sapere che io ho esteso il mio contratto con i Mondi Centrali.”
“L’ho saputo,” rispose Rocco, volgendosi cortesemente verso di lei. “E questo rendeva superflua quella scorta. Ma ho anche saputo che una delle condizioni richieste specificamente da lei non può essere esaudita per circostanze indipendenti dalla sua volontà. Perciò, il contratto non è valido...”
“Il contratto è valido fino a quando i Mondi Centrali non falliranno di esaudire quella condizione!” scattò Railly, sparando un pugno sul tavolo.
“Ma non possono esaudirla,” ribatté tranquillo Rocco. “Niall Parollan era il braccio scelto da lei, esatto, Helva?”
“Sì, ma...”
“Si è dimesso dal Servizio e non è più disponibile...”
“Niall Parollan sarà a bordo della XH-Ottocentotrentaquattro prima del tramonto!” urlò Railly, balzando in piedi. “E la missione avrà subito inizio.”
“Se lei riuscirà a trovare Niall Parollan,” lo corresse Rocco.
“Signori, tutto questo è ridicolo!” esclamò Helva, alzando la voce per farsi ascoltare. “Sì, volevo Niall Parollan come compagno. Mi dispiace che non abbia potuto accontentarmi, e che si sia dimesso dal Servizio per dimostrare la sua riluttanza. Ma non voglio costringerlo ad accettare un incarico oneroso. Preferisco discutere l’assegnazione di un altro braccio.”
“E perché, doppiogiochista dalla mente contorta, martire placcata di latta?” ruggì una voce rauca dal corridoio della nave. “Vuoi prenderti un altro braccio?”
Niall Parollan stava accanto al portello della sala motori, con addosso una tuta da meccanico sporca e strappata, la faccia piena di graffi e di macchie.
“Non cerchi d’imbrogliarmi, Helva: quello è Parollan!” urlò Railly dallo schermo.
“Sì, e adesso voglio discutere con lui, Railly!” gridò Helva. Tolse la comunicazione, chiuse il portello, attivò lo schermo protettivo dello scafo. Poi si avventò contro Parollan. “E perché non posso farlo? Mi hai forse lasciato un’altra alternativa, ubriacone, donnaiolo di un tappo? Come posso convincere Railly a richiamare i suoi segugi e a lasciarti libero, se no?”
“Libero? Chi è libero? Basta che io ti lasci sola un momento e sei subito pronta a rivenderti agli schiavisti! Sei la più stupìda, la più miope, la più cretina...”
“Cretina?” sibilò Helva, indignata. “Pensa a te stesso: hai rinunciato a sette anni di carriera perché ti piace troppo andare a caccia di gonnelle e quindi non sei disposto a venire in missione con me! Mi hai costretta a ipotecare la mia anima per la seconda volta in due giorni...”
“Ma da Railly ci sono Rocco e Amiking, no? Dovevano tirare giù dal letto Railly per obbligarlo a lasciarti libera. E poi, quel pettegolo di Broley mi dice che mi stanno dando la caccia e...”
S’interruppe, digrignando i denti, ed Helva pensò che la predica di Broley doveva essere stata veramente velenosa. “Adesso Rocco e Amiking sono da Railly, no?” chiese poi Niall, con minore veemenza.
“Sì.” Helva adeguò il proprio tono al tono di lui, troppo felice di averlo a bordo per continuare il litigio. “E tu dovrai dare una buona spiegazione a Railly in fretta e furia, perché sta arrivando una squadra di guastatori. E anche Railly conosce la mia parola-chiave.”
Niall non ebbe bisogno di quell’avvertimento, perché senti i guastatori che martellavano contro lo scafo.
“Stupida, avresti potuto sistemare tutto...” mormorò, più disperato che incollerito.
“Solo la missione a Beta Corvi, Niall. E’ quello che vuole Railly.”
Niall rialzò di scatto la testa.
“Non credo che sia semplice neanche per Railly.”
“Se il fattore VC funziona, per me sarà un grosso vantaggio,” disse Helva. “Se non funziona, allora io sono libera, e sarai libero anche tu.”
“Libero?” ripeté sottovoce Niall, ma c’era uno strano sogghigno sul suo viso stanco. Tese una mano e accarezzò dolcemente il pannello della colonna di titanio. “Non sono più libero di te, Helva. Ma ti giuro che ho fatto di tutto per sottrarti allo sporco contratto che ti avevo combinato.”
“Piantala, Parollan. Se non riusciremo a estinguere un debito di cinquecentomila crediti in meno di dieci anni, non siamo la coppia che io credo che siamo!”
Niall la fissò, gli occhi spalancati per la sorpresa e la speranza.
“Sai? Hai ragione. Assolutamente ragione.”
“Certo che ho ragione. E adesso buttati sul comunicatore e convinci Railly a richiamare i suoi guastatori!”
Niall era già alla ‘console’, dimentico che Helva poteva dargli la comunicazione più in fretta di quanto poteva fare lui stesso.
“Cosa diavolo succede lì, Railly? Accidenti, un braccio non può lasciare sola la sua nave in una Base del Servizio, senza trovarla assediata? Credevo che la missione a Beta Corvi avesse la priorità assoluta! Dove sono le istruzioni? Dove sono i modelli di Breslaw? E ho bisogno dei nastri di Dobrinon. Come diavolo possiamo partire fra cinque giorni se lei non scuote un po’ quei poltroni dei tecnici ?”
“Parollan,” incominciò Railly, esasperato. “Lei è in arresto. Lei è multato. Lei è...”
“Mi sono dimesso, non si ricorda, Railly?” ruggi Nial. “Lei non ha autorità di arrestarmi, nè di multarmi, e neppure di darmi ordini. Sono un cittadino dei Mondi Centrali, compagno mobile di Helva-Ottocentotrentaquattro. Helva s’è impegnata a compiere una missione, con l’intesa che avrebbe avuto il predetto compagno, cioè Niall Parollan. Senza indicazioni di gradi nè di qualifiche. E, se le interessa, io le ho presentato le dimissioni PRIMA che arrivassero gli accrediti federali, quindi PRIMA che il contratto diventasse effettivo. E adesso, se vuole trascinare questa nave in tribunale per stabilire chi ha torto e chi ha ragione, si accomodi. Ma se vuole che questa nave decolli per Beta Corvi per sistemare la sua nuova amatissima fonte di energia, sarà meglio che incominci a darsi da fare!”
Helva avrebbe dovuto immaginarlo che Niall non avrebbe dato spiegazioni e non si sarebbe umiliato. E forse quel modo offensivo era il più adatto, per trattare con RailIy, per giunta, la presenza di Rocco e di Amiking costringeva in pratica RailIy ad accettare il fatto compiuto.
“Si dia da fare anche lei, Parollan!” ruggì Railly con voce soffocata. “E dovrà lavorare come non ha mai lavorato nessuno...”
“Naturalmente.”
E un giorno,” gracidò Railly, “un giorno, Parollan, a furia di fare il furbo si fregherà con le sue stesse mani!”
“Niente profezie, Railly: voglio solo i nastri e i modelli. Lieto di avervi rivisti, Rocco, capitano... Passo e chiudo.”
Mentre lo schermo si spegneva, Niall si girò verso Helva, con un’aria stranamente indifesa.
“Darebbe la sua pensione per la felicità, quello, se sapesse che questa volta mi sono fregato da solo, eh, Helva?”
Il suo tono era sommesso e rassegnato, ma il suo sogghigno era pungente. E il suo sguardo possessivo, orgoglioso, affettuoso, intensamente vivo, diede a Helva una vertigine di gioia.
Avevano superato insieme la crisi, in fondo, pensò lei. Potevano affrontare qualunque cosa. Si conoscevano bene. Ciascuno conosceva la forza e le debolezze dell’altro. Sarebbe stata una missione tutta fuochi d’artificio, piena di litigi e di trionfi. Helva avrebbe voluto protrarre quell’attimo ardente. Una felicità tanto intensa era così rara, così fragile.
Il Cencom chiamò.
“Ah, signor Parollan? Voglio dire... XH... no, NH-834?” balbettò una voce nervosa.
“Qui Parollan,” disse lui, senza distogliere lo sguardo dalla colonna.
“Signore, non possiamo consegnarle quello che ha chiesto, perché l’ascensore...”
Helva tolse la comunicazione, staccò il campo protettivo, abbassò l’ascensore e aprì il portello.
“Cielo, che modo di assumere il comando. Guardami!”
Niall sembrò accorgersi solo in quel momento della sua tuta sudicia.
“Sarei più pulito se mi avessero trascinato qui a forza.”
Cominciò a togliersi gli abiti mentre si dirigeva verso la cabina del pilota.
“Ordinami qualche vestito al quartiermastro della Base, Helva. Sanno le mie misure...”
Continuò a impartire istruzioni mentre si lavava, mentre indossava la tuta prontamente consegnata, mentre mangiava rapidamente un boccone. L’ascensore e i circuiti del comunicatore non avevano un momento di riposo. Nella cabina principale vennero sistemati tavoli per ospitare i modelli di Breslaw e i nastri inviati da Dobrinon. Niall mandò a prendere tutti i filmati della nave esploratrice. Era instancabile, eppure la notte precedente non aveva dormito...
“Ehi, Helva,” disse all’improvviso socchiudendo gli occhi. “Accendi qualche lampada. Non ci vedo quasi più.”
“Non mi ero accorta che fosse così tardi.” Helva scrutò nel crepuscolo.
In quel momento, lo squillo dolce d’una tromba, alla base della Torre, suonò il silenzio. Era la fine della giornata... e un requiem. Le note volarono sulla pista enorme, verso il lontano cimitero dei Caduti in Servizio. Aveva udito quella musica una volta sola: ed era stato un requiem, pensò Helva. Ogni giorno muore, poi viene la notte con la sua tristezza e poi.., un altro giorno. Il silenzio era il segnale di una fine e di un principio.
‘Addio, Jennan. Benvenuto, Niall.’
L’ultima nota si spense nello spazio scuro e nel suo cuore... E in quel momento scorse gli occhi di Niall che la fissavano, attenti.
“E’ una tradizione così sentimentale,” mormorò Helva. “Suonare il silenzio al tramonto.”
“E a te piace,” disse lui, inaspettatamente con voce rauca. “Avresti le lacrime agli occhi.., se potessi.”
“Sì,” ammise lei. “Le avrei.., se potessi.”
“E’ bene che io sia una carogna: controbilancio il tuo cuoricino tenero.., compagna,” disse lui. “Helva!
Non cambiare mai!”
E fu come se lui si fosse messo a cantare.








******* F I N E *******






[Modificato da auroraageno 09/09/2011 20:19]