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Il senso dell'andare



«E torneranno indietro senza sapere che dire, o senza ricordare. Perché non è sempre chiaro quale sia lo scopo di un viaggio». Nel suo romanzo Le voci sotto, Giulia Massini, una voce molto forte e originale nella giovane narrativa italiana, sottolinea questo aspetto del viaggio, sconfitta ed errore. Nel contesto si riferisce a una generazione per la quale andarsene può significare droghe pesanti o inutili tentativi di evasione dal quotidiano, in assoluto indica un rischio del viaggio. Viaggio, un tema su cui più volte mi sono soffermato in queste Avventure. Finora ho sottolineato la sua necessità: che significa uscire, cercare oltre l'orizzonte e altrove, andare incontro al mistero, aprirsi all'infinito. Qui Giulia Massini scolpisce una condizione negativa di fallimento, l'esito di troppi viaggi non necessari e non sinceri: andare per andare può essere motivato in un momento di disperazione, ma in assoluto è stupido. Si va per e verso qualcosa, anche se ignoto. L'andare per andare non rivela curiosità ma pura insoddisfazione, inquietudine pigra, rifiuto accidioso. Senza progetto, senza meta, senza un sogno. Perché, come scrive con ben celata sapienza l'autrice, non è sempre chiaro quale sia lo scopo di un viaggio. E senza scopo non ha senso partire, come non ha senso restare. Lo scopo è il senso, il senso è lo scopo.



Roberto Mussapi