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6. La festa dell’incontro


Nella storia della Chiesa la penitenza è stata vissuta in una grande varietà di forme, comunitarie e individuali, che hanno però tutte mantenuto la struttura fondamentale dell’incontro personale fra il peccatore pentito e il Dio vivente attraverso la mediazione del ministero del vescovo o del sacerdote.


Attraverso le parole dell’assoluzione, pronunciate da un uomo peccatore, che però è stato scelto e consacrato per il ministero,

è Cristo stesso che accoglie il peccatore pentito e lo riconcilia col Padre e nel dono dello Spirito Santo lo rinnova come membro vivo della Chiesa.
 

Riconciliati con Dio, veniamo accolti nella comunione vivificante della Trinità e riceviamo in noi la vita nuova della grazia, l’amore che solo Dio può effondere nei nostri cuori:

il sacramento del perdono rinnova, così, il nostro rapporto col Padre, col Figlio e con lo Spirito Santo, nel cui nome ci è data l’assoluzione delle colpe.
 

Come mostra la parabola del Padre e dei due figli, l’incontro della riconciliazione culmina in un banchetto di vivande saporite, cui si partecipa col vestito nuovo, l’anello e i calzari ai piedi (cf. Lc 15,22s): immagini che esprimono tutte la gioia e la bellezza del dono offerto e ricevuto.



Veramente, per usare le parole del Padre della parabola,
 “bisogna far festa e rallegrarsi, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato (Lc 15,24).
 


Come è bello pensare che quel figlio può essere ognuno di noi!