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Le autorità pubbliche sono invitate a fissare e a far rispettare ragionevoli modelli etici per la programmazione, che promuovano i valori umani e religiosi su cui si basa la vita familiare e che scoraggino tutto ciò che le è dannoso; esse dovrebbero, inoltre, promuovere il dialogo fra l'industria televisiva e il pubblico, fornendo strutture e occasioni perché ciò possa avvenire.

 
Gli organismi religiosi, da parte loro, possono rendere un eccellente servizio alle famiglie istruendole sui mezzi di comunicazione sociale e offrendo loro giudizi su films e programmi.
Dove le risorse lo permettono, le organizzazioni ecclesiali di comunicazione sociale possono anche aiutare le famiglie, producendo e trasmettendo programmi per la famiglia o promuovendo questo tipo di programmazione.

 Le Conferenze Episcopali e le Diocesi dovrebbero con forza inserire nel loro programma pastorale per le comunicazioni sociali la «dimensione familiare» della televisione (cfr. Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Aetatis Novae, 21 e 23).
Poiché lavorano per presentare una visione della vita ad un ampio pubblico che comprende bambini e adolescenti, i professionisti della televisione hanno la possibilità di avvalersi del ministero pastorale della Chiesa, che può aiutarli ad apprezzare quei principi etici e religiosi che conferiscono pieno significato alla vita umana e familiare: «programmi pastorali in grado di garantire una formazione permanente, capace di aiutare questi uomini e queste donne - molti dei quali sono sinceramente desiderosi di sapere e di praticare ciò che è giusto in campo etico e morale - ad essere sempre più compenetrati da criteri morali tanto nella loro vita professionale che in quella privata» (ibid., n. 19).

La famiglia, basata sul matrimonio, è una comunione unica di persone, costituita da Dio come «nucleo naturale e fondamentale della società» (Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, art. 16, 3).

La televisione e gli altri mezzi di comunicazione sociale hanno un potere immenso per sostenere e rafforzare tale comunione all'interno della famiglia, così come la solidarietà verso le altre famiglie e lo spirito di servizio verso la società.


Grata per il contributo che la televisione, in quanto mezzo di comunicazione, ha dato e può dare a tale comunione all'interno della famiglia e tra le famiglie, la Chiesa - essa stessa comunione nella verità e nell'amore di Gesù Cristo, Parola di Dio - coglie l'occasione della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali per incoraggiare le famiglie stesse, coloro che lavorano nell'ambito dei mezzi di comunicazione sociale e le autorità pubbliche, a realizzare appieno il nobile mandato di sostenere e rafforzare la prima e più vitale «cellula» della società: la famiglia.


Dal Vaticano, 24 gennaio 1994.