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3. I comunicatori cristiani trasmetteranno una speranza credibile se essi per primi la sperimenteranno nella propria vita, e ciò accadrà soltanto se saranno uomini e donne di preghiera.
Rafforzata dallo Spirito Santo, la preghiera ci permette di essere «pronti sempre a rispondere a chiunque» ci «domandi ragione della speranza che è in» noi (1 Pt 3, 15).

 E' così che il comunicatore cristiano impara a presentare il messaggio di speranza agli uomini e alle donne del nostro tempo con la forza della verità.

 
4. Non si deve mai dimenticare che la comunicazione trasmessa attraverso i mezzi di comunicazione sociale non è un esercizio utilitaristico volto semplicemente a sollecitare, persuadere o vendere.
Ancor meno, essa è un veicolo per l'ideologia.

 
I mezzi di comunicazione sociale possono a volte ridurre gli esseri umani a unità di consumo o a gruppi di interesse in competizione fra loro, o manipolare telespettatori, lettori e ascoltatori come mere cifre dalle quali si attendono dei vantaggi, siano essi legati a un sostegno di tipo politico o alla vendita di prodotti; sono queste cose a distruggere la comunità.

 
La comunicazione ha il compito di unire le persone e di arricchire la loro vita, non di isolarle e di sfruttarle.
I mezzi di comunicazione sociale, utilizzati i maniera corretta, possono contribuire a creare e a mantenere una comunità umana basata sulla giustizia e sulla carità, e, nella misura in cui lo fanno, divengono segni di speranza.