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 Ma allo stesso tempo, deve realizzarsi oggigiorno anche una proclamazione nei mezzi di comunicazione sociale e attraverso di essi.
“La Chiesa si sentirebbe colpevole davanti al Suo Signore, se non utilizzasse questi potenti mezzi” (Papa Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, 45).

 
Non è esagerato insistere sull’impatto dei mezzi di comunicazione sociale nel mondo di oggi.
L’avvento della società dell’informazione è una vera  e propria rivoluzione culturale, che rende i mezzi di comunicazione sociale “il primo areopago del tempo moderno” (Redemptoris Missio, 37), nel quale l’interscambio di idee e valori è costante.

Attraverso i mezzi di comunicazione sociale
, la gente entra in contatto con persone ed eventi, formandosi una propria opinione sul mondo in cui vive e configurando un proprio modo di intendere il significato della vita.

 
Per molti l’esperienza vitale è, in buona parte, un’esperienza di comunicazione sociale (cfr. Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Aetatis Novae, 2).
La proclamazione di Cristo deve essere parte di questa esperienza.

Naturalmente, nell’annunciare Cristo, la Chiesa deve usare con vigore ed abilità i propri mezzi di comunicazione sociale (libri, giornali e periodici, radio, televisione, ed altri mezzi).

 
 I comunicatori cattolici devono essere intrepidi e creativi per sviluppare nuovi mezzi di comunicazione sociale e nuovi metodi di proclamazione.
Ma, per quanto possibile, la Chiesa deve approfittare al massimo delle opportunità che le si offrono di essere presente anche nei “media” secolari.

I mezzi di comunicazione sociale stanno già contribuendo all’arricchimento spirituale in molti modi; per esempio con i numerosi programmi che raggiungono il pubblico di tutto il mondo grazie alle trasmissioni via satellite, durante l’Anno del Grande Giubileo.

In altri casi, tuttavia, essi mettono in mostra l’indifferenza, perfino l’ostilità che esiste in alcuni settori della cultura secolare verso Cristo e il suo messaggio.
È necessaria una sorta di “esame di coscienza” da parte dei mezzi di comunicazione sociale, che conduca ad una maggiore coscienza critica circa la tendenza ad una mancanza di rispetto per la religiosità e le convinzioni morali della gente.

Una forma di proclamazione implicita del Signore può aversi attraverso produzioni che richiamano l’attenzione sulle autentiche necessità dell’uomo, ed in particolare quelle dei deboli, dei disabili e degli emarginati.

Ma oltre all’annuncio implicito, i comunicatori cristiani devono  cercare il modo di parlare apertamente di Gesù crocifisso e risorto, del suo trionfo sul peccato e sulla morte, in un modo adatto al mezzo utilizzato e alle capacità del pubblico.