00 22/08/2011 15:33
 

Si chiamava Pino. Non conobbe mai suo padre e sua mamma si prostituiva per vivere.

I ragazzi lo schernivano e lui non aveva abbastanza forza per reagire, così

era diventato lo zimbello dei suoi coetanei.

L'unica sua compagna era una grande tristezza. Si sentiva incapace e infelice,

soprattutto inutile, era come se un cappio al collo lo soffocasse lentamente..

Passavano gli anni e quel cappio continuava a stringerlo.

Pensò di farla finita e liberarsi così di quel laccio che non lo abbandonava.

Il fiume era sotto di lui, bastava lasciarsi cadere in quelle acque scure,

chiudere gli occhi e smettere di respirare.

Un grido lo distolse dal suo gesto. Un bambino chiedeva aiuto, aggrappato

alla sponda del fiume che stava per inghiottirlo.

Come un forsennato Pino corse verso di lui. Ansimava mentre con tutte le sue

forze cercava di non scivolare nella corrente. Si protese finché riusci ad

afferrare il piccolo per la mano e trarlo in salvo.

Cos'era quel sorriso senza parole, e quello sguardo tanto luminoso?

Quell'abbraccio che scioglieva ogni tristezza e lo faceva sentire amato ed importante?

Il bimbo non c'era più, ma con lui era sparito anche quel terribile cappio che

per tanto tempo lo aveva soffocato.

Volse le spalle al fiume e s'incamminò sulla nuova strada che si era aperta

davanti a lui mentre un sorriso di gratitudine gli illuminava il volto.