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"SCORCI" - Riflessioni quotidiane di Davide Rondoni

Ultimo Aggiornamento: 01/07/2013 15:10
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20/05/2013 10:48



Un incerto sorriso


Qui ora è tutto buio. Giovanni il Battista prega a labbra quasi ferme. La prigione dove lo hanno gettato a Macheronte è senz'aria. Ci sono i respiri morti di tanti condannati. Gente che ha lasciato qui sputi, pozze di vomito, escrementi. Mentre lo portavano nella sua cella, ha visto nelle altre mucchi d'ombra addossati alle pareti. Il viso di uno si è sollevato come un ratto bianco sulla spalla mentre era accasciato, ha ringhiato una bestemmia.
Ora il profeta mormora con le labbra secche.
Il Tetrarca ieri è sceso a vederlo. Giovanni ha visto la sua faccia appoggiarsi alle grate mentre un soldato alzava una fiaccola. Gli era sembrato un grande frutto morto, gonfio. Aveva lasciato cadere un ghigno: «Giovanni… Giovanni… Dicevi tante cose giuste per il tuo popolo… Hai voluto esagerare… Un po' di riposo qui ti farà bene…». Ed era svanito nel volgersi della fiamma e nel risuonare di passi in quei cunicoli. Dopo il viso di Erode ne appare tra le sbarre un altro. È di un uomo anziano, una cicatrice gli traversa l'occhio sinistro. Si sofferma un istante. È Cuza, il vecchio amministratore. Sua moglie Giovanna gli ha parlato spesso del profeta del Giordano e di Gesù. Lo guarda. E senza che il Tetrarca possa sentire bisbiglia: «Giovanni, mia moglie prega per te». Sorride, incerto. Poi svanisce.



Davide Rondoni


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21/05/2013 08:25



Il ballo e il delirio


I fianchi di Salomè, oro nel buio. «I tuoi seni sono due cerbiatti…».
Erode ricorda a lampi le parole del Cantico. La veste trasparente ornata di piccole medaglie dorate trema come una fiamma sorridente davanti agli occhi annebbiati dei commensali. Sono una ventina, piegati sul fianco sui tappeti. Erode al centro guarda la ragazzina figlia della moglie. Sa muoversi, eh, sa muoversi. «I tuoi denti bianchi come pecore appena tosate che escono dal fiume… Le labbra nastro di porpora…». La luce dai pesanti candelabri spezza in mille ombre i suoi gesti. Gli ospiti del Tetrarca vengono da Cipro e dall'Egitto. Importanti soci negli affari delle miniere, degli unguenti e delle sete. Si mescola il fumo delle loro pipe agli incensi. La ragazzetta balla, occhi chiusi. Sa che lo deve fare. E sa come farlo. La madre inflessibile: «Vai, balla». Lei l'ha guardata con il viso indurito per l'emozione e la superbia. Non vuole fare brutta figura. «Le labbra nastro di porpora…». Nel buio Giovanni ha le labbra crepate, sta boccheggiando per la sete. Le preghiere gli stanno sfuggendo di mente. Da ieri non gli danno acqua. Ormai due giorni interi. Gli sembra di sentire il rumore delle acque del Giordano. Il suo petto magro è traversato da colpi di tosse. Il fruscio delle onde aumenta nel suo delirio.


Davide Rondoni


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22/05/2013 09:53



Quell'istante


«Ragazza!» la chiama con voce impastata, appena si spegne l'applauso lento e greve dei suoi ospiti. Salomé freme al centro della stanza, cerbiatto nero. L'oro dei monili trema sui fianchi snelli per il suo respiro eccitato.
Tiene gli occhi sul Tetrarca. Sa di vincere. Lui cerca le parole.
«In premio alla tua danza di grande bellezza, potrai chiedere quello che vuoi». Poi dopo un attimo tenuto in sospeso per fare effetto sui suoi ospiti e su di lei, prosegue «Fosse pure la metà del regno».
Pronuncia queste parole fissando le pupille nerissime di lei, ardenti sotto la fronte dove tremano i riccioli scuri.
I commensali alzano grida e bicchieri. E ridono. Sanno bene cosa significa quella promessa. Lei fissa un istante lo sguardo liquido e luminoso di Erode. Si stanno intendendo. Ma lei vuole vincere fino in fondo. Fa un segno, gentile quasi un inchino, chiede di attendere un istante. E svanisce nella stanza di là dove la madre è con le ospiti, le consorti dei commensali e altre della corte. Erode si irrigidisce. Il suo sorriso ebbro si spegne. Nulla è più temibile che l'alleanza di due donne contro un uomo. Ma quando Salomè torna, ha ripreso la maschera del sovrano bonario.
«Dunque, mia giovane danzante?».


Davide Rondoni


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24/05/2013 09:16



Il silenzio e il sibilo



Erode sa che affogando nei capelli e nell'ipsilon dolce del suo ventre si prenderà gioco dei secoli che gli si stanno avventando addosso con i loro fiati morti. Per questo ha deciso con quelle risoluzioni rapide che gli uomini prendono quando sono preda della passione di stupire Salomé e i presenti. Sono decisioni confuse ma non per questo meno dure. La passione, si sa, oscura la mente ed è da compatire chi ne è preda. Ma è una oscurità che copre l'orizzonte, non annulla i procedimenti della volontà. Le scelte in tali momenti sono decisioni vere e proprie, al termine di argomentazioni interiori sottili e tortuose. Quando il vassoio con la testa del profeta dagli occhi mezzo aperti, i capelli impiastrati entra nella sala, si fa silenzio.
Il servo porta la cesta a Salomé che è seduta ai piedi di Erode. La lascia davanti alle gambe. E subito lei le ritira abbracciandosele.
Il tetrarca, le sfiora i capelli. Poi duro: «Portala a far vedere a tua madre». Ma quella che appare di nuovo solo come una ragazzina smarrita si volta e fa «no, no» con il capo. Allora Erode le stringe i capelli nel pugno e sibila al suo orecchio fine e ingioiellato: «Non ti piace il mio regalo? Mi è costato parecchio, ora devi essere gentile con me. Dillo a quella cagna di là. O farete la stessa fine. Va'».

Davide Rondoni


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25/05/2013 10:48



Così come sono



«L'avete visto anche l'altro giorno, no? Con quel soldato romano, il centurione. Dio dei cieli, un invasore, che chissà da quale regione arriva a premere il calcagno sul nostro popolo… E lui cosa fa? Lo ascolta, addirittura vuole andare a casa sua, e poi gli guarisce il servo, l'amante o cosa era quel giovinetto ammalato». «Aveva aiutato la costruzione della Sinagoga, non era poi così malvagio. E forse non è bene la guarigione?», dice pigramente Andrea. Giacomo passa da bere al ragazzo che continua ad agitarsi nella stanzetta. Fuori calano le tenebre. Gesù è sparito da un'ora, cerca luoghi isolati per raccogliersi e sfuggire alla folla che lo preme. Ammalati di ogni genere che lo toccano, gridano il suo nome.
Ieri Pietro gli ha preso un braccio, vedeva il suo capo pendere di stanchezza in mezzo all'assedio della folla. «Maestro, devi mangiare...». E il Nazareno lo aveva guardato come un bambino sperduto. «Sì, bene la guarigione, bene! Certo!» prosegue sarcastico il ragazzo. «Ma poteva risparmiarsi di dire che in quel soldato ha visto più fede di tutti in Israele. Più fede di tutti! Come si fa a dire una cosa del genere di uno sporco soldato bastardo romano! Gli scribi e i farisei presenti sono diventati di pietra…».
«Sono diventati come sono, delle statue» dice Pietro tra i denti.


Davide Rondoni


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27/05/2013 10:39



Quelli che poi scompaiono


«Sono provocazioni che allontanano» insiste il ragazzo. Andrea fa un gesto come a cacciare mosche. Si alza, esce. Giacomo guarda il ragazzo che sta ancora in piedi. «Ma hai sentito cosa ha detto quel centurione?» gli chiede. «Avrà fatto qualche salamelecco…». Giacomo lo interrompe: «Ha detto: non sono degno che tu venga nella mia casa». Il discepolo ha il viso duro. «E poi ha detto: ma se tu, Gesù, dici anche solo una parola, il ragazzo guarirà». Il giovane tace. Giacomo lo fissa. Due puledri che fremono. «A lui interessa la fede delle persone, non cosa pensano i farisei». Il ragazzo per un poco sostiene lo sguardo di Giacomo, poi si volta violentemente. Sono tanti così. La giovinezza quando è in cerca di qualcosa che non sa diventa bellissima. Per un po' ascoltano, seguono, poi scompaiono. Alcuni sono finiti tra i rivoltosi. Erode è implacabile. Si vedono prigionieri marciare, occhi bassi, picchiati come bestie. La gente mormora che la banda del Nazareno ha il sopravvento su quella del Battista. I discepoli hanno spesso il cuore che trema. Cosa sta iniziando davvero... Fuori la sera accende fuochi in cielo e nelle case. Dopo la visita a Gerusalemme e gli scontri con Farisei e Sadducei c'è tensione nel gruppo. Qualcuno se ne è andato, altri lo faranno. Gesù è pensoso in queste ore.


Davide Rondoni


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28/05/2013 14:43



Le pene e i segni


Nei giorni scorsi era successa una cosa inaspettata. Una folla aveva seguito Gesù fino sopra una collina. L'aria era ferma. La sera stava arrivando ma quelli non se ne andavano. E Gesù era salito, alcuni lo avevano seguito fino a lassù, mentre molti avevano deciso di aspettare che scendesse. I suoi discepoli erano giunti più vicino a lui e si erano seduti. Gesù guardava il panorama. Sembrava più pensoso del solito, come se in cuore gli premesse qualcosa che non sapeva come dire. Continuando a guardare un punto indefinito cominciò con un filo di voce: «Beati i poveri nello spirito, perché è loro il regno dei cieli ….». I suoi si strinsero. Si vedeva il lago di Tiberiade da lì. Erano i dodici che aveva scelto. Oltre a Simone detto Pietro, Andrea, Giacomo, Giovanni, c'erano Filippo, un altro Giacomo figlio di Alfeo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Simone Zelota, Giuda Taddeo di Giacomo e Giuda Iscariota. «Beati quelli che soffrono… saranno consolati». Gesù sembrava soffrire delle pene che aveva toccato. Come a non poterne più di storpi, piagati. Ad Andrea vennero le lacrime. «Beati…» Pietro e Giacomo si guardavano. Molti della folla restavano distanti. Aspettavano che ridiscendesse per compiere i segni prodigiosi. Altri si avvicinavano, con i visi in alto come cerbiatti, animali persi.


Davide Rondoni


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29/05/2013 14:35



Un fiume in piena


Fu a quel punto che Gesù si alzò in piedi, trascinato dalla intensità del discorso che sgorgava dalle sue viscere. Pietro gli diede il braccio per aiutarlo. «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini perché vedano le vostre opere buone e rendano grazie al Padre vostro che è nei cieli».
Giacomo ricorda e vede le prime stelle. Il lago trema laggiù. Quella sera Gesù era un fiume in piena. Quando si era alzato in piedi parte della gente si era avvicinata. Parlò a lungo, la sua voce risuonava nell'aria ferma. Fu duro. «Amate i vostri nemici!» gridò a un certo punto. Fece un passo, scendendo lungo il dorso sabbioso. E: «Guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione! Guai a voi che siete sazi ora, perché avrete fame! Guai a voi che ora ridete perché sarete afflitti e piangerete!». La folla iniziava a mormorare. Andrea ricorda di aver visto alcuni alzarsi e andarsene. Nell'aria ferma la sua voce arrivava come una frustata. «Benedite coloro che vi maledicono! Se amate coloro che vi amano, che merito ne avete? A chi ti colpisce su una guancia, offri anche l'altra. Fate del bene senza speranza di riceverne, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo, benevolo con gli ingrati e con i malvagi. Siate misericordiosi, com'è misericordioso il Padre vostro…».


Davide Rondoni


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30/05/2013 07:52



Pupille agghiaccianti


Hanno attraversato il lago, sono nella regione dei Geraseni. Verso la zona dei sepolcri. Una luce livida scende dal sole bianco del mattino. Avanzano silenziosi. Tutto abbandonato in un colore crudo. D'improvviso da dietro uno tumulo esce un uomo. È completamente nudo. Agita le braccia. Pietre nelle mani. I discepoli con Gesù si arrestano, Pietro copre con il suo corpo la figura del maestro. Ma quello usa le pietre per battersi il petto dove già ha i segni di lividi e chiazze di sangue. Il corpo tumefatto è lurido, incrostato. Le gambe bianche di polvere fino al ginocchio. Poi prende a urlare rompendo il silenzio: «Cos'hai in comune con me, tu, figlio dell'Altissimo? sei venuto a disturarmi?». L'uomo impolverato e ferito si avvicina circospetto, strascicandosi. Faccia graffiata e barba nera lunga. Calvo, i capelli cresciuti solo ai lati spettinati. Digrigna, spalanca la bocca senza dire nulla. E viene ad accoccolarsi quasi ai piedi di Gesù, a meno di un metro. In un pugno ha ancora una pietra. Due occhi marrone con velature grigie e verdastre mostrano una follia intera e chiusa. «Come ti chiami?» dice Gesù. Quello senza guardarlo, prende a spulciarsi la pelle della spalla. Poi dopo qualche istante lo fissa negli occhi con pupille agghiaccianti: «Mi chiamo Legione, qui siamo in molti».


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31/05/2013 10:24



La presa allentata



Gesù vede in lontananza su un altura a picco sul lago un branco di porci. Alcuni ragazzi stanno in giro fuori dai paesi con quelle mandrie. L'uomo Legione alza lo sguardo su di lui e con voce rotta dice: «Mandaci da quei porci, possiamo entrare in loro». Pietro tiene la mano sulla spada, pronto a ogni evenienza. Andrea e Giacomo stanno di lato, guardano senza capire bene. Gesù chiude gli occhi e mormora qualcosa. L'uomo si rovescia per terra, inizia a tremare, si rotola nella polvere gridando. Con la faccia sul terreno sbava e gorgoglia parole. Una poltiglia di polvere bestemmie e saliva. Come un poeta che cerca le parole. Intanto un movimento attraversa il branco di porci sull'altura. Un grugnito si alza lugubre, scomposto. Le bestie iniziano a correre, il lago è diventato oro e fuoco nelle loro pupille, l'aria brucia le setole, il grugnito si sparge violento nell'aria. Saltano giù dal balzo nell'acqua, con gridi fortissimi, schiume. Tre, cinque. Una ventina. I mandriani hanno assistito impotenti alla scena. Si sono viste le figure correre dietro ai porci verso il vuoto. Le grida. Poi scendono dall'altura, magri con le loro aste, spariscono nella luce livida. L'uomo nudo resta a terra, tramortito. Le braccia aperte, la pietra nella mano insanguinata che allenta la presa.


Davide Rondoni


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01/06/2013 10:59



«Va' in pace»


Gesù si sta facendo strada faticosamente, la casa di Giairo non è distante.
Appena passata la strettoia tra le case Gesù si ferma di colpo.
I discepoli si bloccano, la folla ondeggia. «Chi mi ha toccato?» chiede. Pietro lo guarda. Sono ore che la gente si accalca per una sua occhiata, una carezza, uno sfioramento «L'emoroissa …» bisbiglia qualcuno all'orecchio di Andrea. E dal groviglio di gambe e corpi emerge la donna tutta coperta di vesti nere, fasciata e sudicia. Emerge come un animale antico, con un mugolio rovinoso, il viso e la testa coperti dal telo nero orrido. Risale dalla polvere, alza e rotea lentamente il busto verso Gesù, mentre inizia ad aprirsi le vesti con le mani magre, macchiate di terra e sangue. Emana un fetore greve. Sangue morto. «Sono stata io … Sono diciotto anni …» dice la donna ridendo e piangendo impercettibilmente. Con un movimento lentissimo ora tira, strappa le fasce dalle braccia, dal petto. Il viso liberato si mostra pallidissimo e magro, i capelli ai lati come serpi, gli occhi in quella magrezza stanno diventando immensi. Gesù le prende una mano. «La fede ti ha salvata. Va' in pace». Un'amica o forse una parente bassa e grossa l'abbraccia, fanno una loro piccola festa di grida sommesse. Andrea le guarda. Il volto di Gesù si abbassa, sembra esausto.



Davide Rondoni


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03/06/2013 10:24



Pretesa di un segno



Le mani di due farisei tormentavano nervosamente il bordo dei mantelli. Uno di loro, con voce ossequiosa, chiese allora: «Maestro, tu dici che il Regno di Dio è tra noi, che tu lo porti. Bene, vorremmo che tu ci facessi vedere un segno». E si rivolse ai suoi compagni che facevano gesti di compiacimento. La folla stava muta, col fiato sospeso. Giacomo toccò il braccio di Pietro. Gesù si guardò intorno. Nei suoi occhi Andrea vide venire la notte divorante di stelle. Poi alzò la voce: «Una generazione perversa e traditrice pretende un segno! Ma non le sarà dato nessun segno, se non quello di Giona. Come Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del grande pesce così io Figlio dell'uomo resterò tre giorni e tre notti nel cuore della terra! I peccatori di Ninive si alzeranno dalle tombe a giudicare questa generazione, la condanneranno! Loro si convertirono alla predicazione di Giona. E qui, qui c'è più di Giona! La regina di Saba si alzerà a giudicare questa generazione. E la condannerà! Lei venne da lontano per ascoltare la sapienza di Salomone. E qui, c'è ben più di Salomone!». Anche ora mentre camminano Pietro risente che silenzio si era creato allora. Le fronti di molti erano aggrottate come di chi cerca se davvero ha capito bene.


Davide Rondoni


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04/06/2013 10:19



E fece segno



Un funerale povero, disperato. Quando la desolazione passa la sua mano rugosa sui volti della povera gente qui non c'è nulla da fare, solo piangere e battere le pietre nel silenzio. E sperare di confondersi col niente. La madre del ragazzino era una vedova. E ora quest'altro dolore più cane mordeva sul suo petto già magro di pianti. Gesù con i suoi discepoli era arrivato come un manipolo di figure controsole. Nessuno badava al loro passaggio. Di Rabbi' che giravano se ne vedevano talora anche da quelle parti. Questo era un Rabbi' strano, non girava con i consueti cinque discepoli, come tutti gli altri. Erano di più. Il tristissimo corteo funebre non era interessato però al passaggio, finché non furono loro ad avvicinarsi.
Il corteo era formato da una folla di donne piangenti intorno alla lettiga, molti uomini e ragazzi dietro di loro.
Uno dei discepoli, quando Gesù lo chiese, fece segno al corteo di sostare. Le donne piangenti obbedirono, intimorite dal gruppo di uomini giovani che si era avvicinato. Poi si fece largo Gesù e chiese chi fosse la madre.
Il ragazzo giaceva sulla barella avvolto nel sudario. Si mosse la figura di una donna nascosta in un velo nero.


Davide Rondoni


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05/06/2013 11:48



Qualcosa d'inaudito


La donna fece qualche passo, lenta, verso Gesù. Il velo sugli occhi. E lui fissando quell'essere privo di volto, chiuso in un dolore senza scampo disse: «Donna, non piangere». Andrea lo guardò. Aveva negli occhi la dolcezza della neve dell'Ermon. Luce nuda di dolore e di gioia.
Lei rimase muta, come una che non capisce, col capo leggermente piegato da un lato, come se non riuscisse a sostenerlo. Aveva sentito? Tutti i presenti lo guardarono. Così si guarda un folle. Poteva lei smettere di piangere?
Ma lui fece dei gesti calmi, come di uno che pieghi le coperte al risveglio, una mattina di festa. Fece abbassare la lettiga con il ragazzo morto. E aprì le bende che coprivano il viso. Si chinò a baciare lievemente la fronte del ragazzo. Poteva essere suo figlio. E dopo lo prese per mano e il ragazzo si sollevò sulla lettiga con il viso di un capretto ritornato dalle fessure delle rocce. Alcune donne caddero in ginocchio, gli anziani e gli uomini afferrarono le braccia dei discepoli. La madre allora alzò il velo dal viso e con occhi neri, tormentosi e felici si avventò sul figlio. Sembrò ritornare da qualcosa di peggio della morte. Poi tenendo stretto il suo ragazzo tra le braccia, alzò come una pantera la testa verso quell'uomo strano. Si dissero qualcosa che nessuno poté sentire.


Davide Rondoni


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06/06/2013 15:08



E stese le mani


«C'è un ragazzetto qui, ha cinque pani e due pesci».
Giacomo si volta e sorride sconsolato.
Viene dato il segno di farlo avanzare. È un ragazzino magro, con due grandi occhi nocciola. Avrà dieci anni. Quando lo si fa avvicinare a Gesù, guarda tutti concentrato. Non dice niente. Le donne del seguito gli sorridono, una gli passa la mano sui capelli. Tiene il suo cesto stretto, come se avesse paura che qualcuno glielo porti via.
Gesù si fa dire il suo nome. «Klemi», risponde quello, rapido. «Posso avere i tuoi pesci e il pane?» Il ragazzetto dopo un istante di indecisione allenta le braccia. Fa solo «sì» con la testa, e i suoi grandi occhi si illuminano. Ha il corpo magro, dev'essere uno svelto. La madre quando lo ha lasciato andare coi due discepoli ha detto solo: «Fai quello che ti diranno».
Gesù prende il cesto dalle sue mani. E dice di sedersi anche lui lì, con i dodici. Lui si guarda intorno un po' indeciso. Ma Pietro gli mette una mano sulla spalla. «Stai pure» dice.
Filippo e Taddeo hanno messo i cinque pani e i due pesci su un panno sopra una pietra. Gesù stende le mani su quella mensa improvvisata sotto le prime stelle. Mormora a occhi socchiusi una benedizione antica. Il ragazzino gli guarda la bocca.
Gesù finita la benedizione gli dà un occhiata di intesa e sorride.



Davide Rondoni


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08/06/2013 10:41



Si fa silenzio



«Siete venuti perché avete visto il pane».
Gesù guarda in terra, non solleva il viso verso gli interlocutori.
La sinagoga di Cafarnao non è grande, s'è riempita in fretta.
C'è tensione. Un sacco di gente è arrivata in città nelle prime ore del mattino, dopo aver percorso tutta la riva del lago. Ancora stupefatti da ieri. Ci sono anche molti abitanti che aspettavano che tornasse lo strano Nazareno. «Vi siete saziati, continua Gesù e gira lo sguardo intorno sul viso dei presenti. Ora procuratevi non il cibo che finisce, ma quello che dura per la vita eterna. Il nato tra gli uomini ve lo darà. Perché su di lui Dio ha messo il suo sigillo». Si fa silenzio. Nemmeno lo scalpiccio di un passo né un colpo di tosse. Un odore greve, di corpi, di terra battuta e paglia riempie la sala della sinagoga. Uno degli anziani, dopo essersi guardato attorno, prende la parola: «Dicci, cosa dobbiamo fare per compiere le opere che Dio vuole?». «Credere in colui che Dio ha mandato». Giacomo guarda per un istante Pietro. Il viso del pescatore è teso. Ci sono anche alcuni suoi ex-compagni di lavoro. Qualcuno lo ha salutato con rispetto. Qualcun altro lo guarda chiedendosi con chi sia finito, aveva belle barche, una famiglia … Ma Pietro guarda Gesù, non lo ha mai visto così teso, sembra fuori di sé.


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11/06/2013 09:35



Come supplica forte


Matteo pensa: «Così si procura un sacco di guai». Guarda Andrea. Sanno che toccare il tema del pane dal cielo, la manna di Mosè, significa attaccare il cuore del Libro. Ed è in quel momento che Andrea sente quel che non aveva mai immaginato di sentir dire.
«I vostri padri hanno mangiato il pane disceso dal cielo nel deserto, e sono morti. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo…».
Ha gli occhi accesi. Ma la voce si è fatta meno ripida, sembra quasi che stia rivolgendo una specie di supplica. «E il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo…».
I sacerdoti e gli scribi si alzano di scatto. Uno di loro afferra il proprio bastone con durezza, si rivolge agli altri: «Vuol darci la sua carne da mangiare?». Si alzano risate, offese. Un uomo accanto ad Andrea sbraita come un forsennato. Gesù, con un volto stranamente rasserenato dice scandendo le parole, forte e in un grande abbandono: «Se non mangiate la mia carne e non bevete il mio sangue non avrete in voi la vita…». Le ultime parole sono quasi coperte dalle offese. Andrea guarda il Nazareno che ha il viso sereno e stravolto. Ha detto quel che gli si rompeva dentro. Un sorriso lieve come di partoriente, di uno ormai dentro al gorgo della battaglia. Bartolomeo seduto piega il suo corpo possente, si prende la testa tra le mani.


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12/06/2013 11:15



Inaudita preghiera



No, la vecchia non ha mai sentito una preghiera così. L'uomo ha finito di recitarla. «Padre nostro…». E gli altri immobili intorno. La donna riprende a battere piano nel mortaio. Quelle parole sono belle, uniscono il cielo e la terra. Alza per un attimo gli occhi al chiaro d'autunno. Un padre in cielo… Il Dio degli eserciti e dei profeti. Il Dio del diluvio e dell'annegamento del Faraone. Il Dio impronunciabile. Perduto nei caratteri delle parole. Il Re. Un padre? La vecchia sputa un altro seme. Suo padre era un pecoraio. Lo rivede ancora ogni tanto, in qualche travèggola, quei barbagli o mezzi sogni che le vengono prima di cadere finalmente nell'ultima parte del sonno. A volte quasi non lo riconosce, lui è ancora giovane, bello. Compare da chissà dove. Dal tremendo Scheol? Lei non sa, si confonde in quei pensieri. Chi sa se lui vede la sua bambina. Chi sa se la riconosce ora che è così invecchiata. «Padre», mormora in quei momenti, le labbra secche…
Dal gruppo degli uomini sotto l'albero vengono delle risate, si sono avvicinati dei bambini. Qualcuno dei discepoli fa un po' lo scemo con i piccoli. Forse anche lui è un padre e ha lasciato i propri bambini a casa. Che alla sera lo cercano. Padre nostro. E si sentono un po' perduti e un po' no. E chiedono forse alla madre:


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13/06/2013 11:28



Come il sospiro


Aveva abbassato la testa. Pietro ricorda di aver visto Giacomo sul punto di andare via, per l'impaccio. Poi Gesù aveva rialzato il viso e aveva chiesto: «E voi, voi chi dite che io sia ?».
Pietro ricorda bene lo sguardo di Gesù in quel momento. Mai visto niente del genere. Tristissimo e luminoso. Come nessuna fuga di nubi sul lago, o sole morente dietro le montagne. Gli occhi di uno che sta per perdersi e supplica qualcosa dai suoi amici. E sentì nel petto e in mente schiantarsi qualcosa, una grande onda. Lo aveva visto resuscitare ragazzini, toccare i capelli sulla fronte a malati sudici, a indemoniati finalmente quietati. Lo aveva visto come falco scagliarsi contro le parole morte di Sacerdoti. E visto piangere e ridere. E seguito con lo sguardo mentre saliva, solo come un bambino, a pregare lontano da tutti. E allora lui con lo slancio di quando gettava la rete dalla barca all'acqua nel sole aveva detto: «Tu, tu sei il Cristo, il figlio di Dio. Tu, Gesù, sei …» E lui subito si voltò. Pietro vide che gli stava chiedendo qualcosa senza parole, inimmaginabile. Gli aveva poi mormorato qualcosa sulla provenienza della sua rivelazione. Come il sospiro di uno che si consegna. Come se non ne potesse più di stare da solo con quella cosa addosso e ora potesse dividerla. Con lui, Pietro.


Davide Rondoni



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14/06/2013 11:50



Paura di niente


«Verrai con noi?» dice Gesù.
Lei finisce di disporre i panni sulle pietre. Ha le maniche tirate su, le braccia e il viso, lievemente sudati, si illuminano del bagliore del fuoco. Per lei in molti devono aver sbandato. E invocato l'antico Cantico «un nastro di porpora le tue labbra …». Dicevano di lei: ha sette demoni. Quando arrivano in qualche posto gli uomini sulle porte delle botteghe la guardano nel seguito come se passasse un vento di niente. Lei alza la testa, fa uno scatto del viso in avanti, come una cerva, una lupa tra i rami, indicando la casa presso il cui muro è seduto Gesù e dove stanno i discepoli, già addormentati. «Questi, dice con un sorriso, senza di noi non vanno da nessuna parte. E non perché laviamo le loro tuniche, no … Lo pensano. Ma il fatto è un altro: è la paura.»
Gesù la guarda con un moto di curiosità negli occhi.
Lei mentre rientra con il cesto sosta un istante: «Tutti hanno paura di qualcosa. Dei demoni, dei sacerdoti, della tua fine dei tempi. O anche solo di morire. Noi donne, sai, a volte abbiamo già conosciuto così tanto dolore, così tanta felicità e poi così tanta morte addosso che no, non abbiamo più paura di niente». E poi guardando qualcosa chissà dove: «Di niente …».
Gli si avvicina con le labbra ai capelli: «Vedrai, noi ci saremo sempre con te».


Davide Rondoni


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