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Quanto costa occuparsi dei genitori anziani?

Ultimo Aggiornamento: 09/07/2013 12:25
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Sesso: Femminile
09/07/2013 12:10

Quanto costa occuparsi dei genitori anziani?
di Cinzia Di Novi *
 
 

Prendersi cura dei genitori anziani significa star loro accanto quotidianamente non solo con amore ma anche con pazienza e fatica: in Italia una persona su quattro fa parte di una «rete informale» e fornisce cure ad amici, vicini ma soprattutto a familiari anziani. Questo è il «welfare all’italiana» che l’Istat descrive nel «Rapporto annuale sulla situazione del Paese».

La solidarietà intragenerazionale coinvolge circa 15 milioni di persone (il 27% della popolazione italiana), il popolo dei caregiver – termine anglosassone utilizzato per definire i donatori di cure – è composto soprattutto da donne, in gran parte sposate, con un livello di istruzione basso o medio basso, non occupate o con una occupazione meno impegnativa in termini di ore.

Cosa succede in quel momento della vita in cui i ruoli si invertono e da figli si diventa «genitori» dei propri genitori prova a raccontarlo Laura Chiassone nel suo primo lungometraggio Tra cinque minuti in scena. Il film, tratto una storia vera, racconta la vita di Gianna, figlia combattuta tra lavoro e cura della madre malata non più autosufficiente.

Una storia che verosimilmente rispecchia il conflitto che molte donne italiane vivono ogni giorno.

L’Europa sta andando incontro ad un progressivo invecchiamento della popolazione e la questione della cura dei familiari anziani è un tema sempre più scottante, anche in Italia che vanta il primo posto come Paese più vecchio del «vecchio continente». L’invecchiamento dei genitori richiede supporto specifico poiché è spesso associato a un progressivo deterioramento dello stato di salute e altrettanto spesso caratterizzato da non autosufficienza e/o malattie cronico – degenerative.

Ma se la popolazione invecchia sempre di più e in futuro ci saranno più anziani che «caregiver», chi si prenderà cura di loro?

Per rispondere a questa domanda, tra le più pressanti per chi oggi si occupa di economia sanitaria cercando di trovare soluzioni per continuare a mantenere sostenibile il nostro sistema, ho deciso di indagare lo stato della situazione nei vari Paesi europei in una ricerca, condotta con un’altra studiosa, Elenka Brenna, finanziata dalla Fondazione Farmafactoring che in collaborazione con l’Associazione Italiana di Economia Sanitaria (Aies) sostiene la ricerca nel settore dell’economia sanitaria in Italia, con particolare enfasi sulla valutazione delle politiche sanitarie.

Nei Paesi del Nord il sistema di welfare prevalente è quello della de-familiarizzazione, nel quale le risposte ai bisogni di cura vengono dal settore pubblico, principalmente attraverso la fornitura di servizi formali e, in via residuale, attraverso il supporto finanziario all’attività dei caregiver informali. I Paesi dell’Europa continentale si collocano in una posizione intermedia in cui le politiche di cura coprono una porzione limitata della popolazione anziana e l’aiuto alle famiglie per far fronte alle responsabilità di cura ed economiche avviene attraverso trasferimenti monetari.

In Germania per esempio il ruolo del caregiver è previsto dalla legge, altri Paesi dell’Europa occidentale hanno introdotto schemi assicurativi che compensano i caregiver per il lavoro che svolgono, come la Finlandia e la Svezia che pongono le cure informali sullo stesso piano di un lavoro tanto da prevedere schemi remunerativi per il caregiver.

Queste forme di supporto offerte dallo Stato sono di grande importanza in quanto, come emerge dalla mia ricerca, in questi Paesi le persone che si prendono cura dei familiari anziani subiscono meno il peso di tale ruolo, con minori conseguenze sullo stato di salute e su tutte quelle sensazioni negative che i caregiver conoscono.

L’Italia invece, come altri paesi dell’Europa Mediterranea, presenta ancora un modello di welfare di cura degli anziani che poggia fondamentalmente sulle spalle della famiglia e in particolare su quelle delle figlie, con una scarsa offerta pubblica di servizi formali di supporto specifico per i caregiver. Come è possibile notare dal grafico qui sotto, che mostra le risorse destinate alla Ltc (Long Term Care) rispetto al Prodotto Interno Lordo (Gdp – Gross Domestic Product), tra i Paesi dell’ Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), sono i Paesi Scandinavi ad avere un sistema più generoso che destina in media circa il 3% del Pil alle cure degli anziani. Il fanalino di coda è rappresentato dai Paesi del Sud, che si assestano intorno allo 0,65% del Pil.

La carenza dei servizi dell’Europa Mediterranea comporta soprattutto per le donne rinunce, sia sul piano professionale sia su quello personale, mettendo in gioco salute fisica e soprattutto psicologica, facendo sentire tutto il peso che chi vive questa situazione conosce bene e che molti hanno descritto su questo blog, ognuno utilizzando parole diverse per raccontare sensazioni e difficoltà condivise da tutti, miste alla gratitudine e la paura per il momento del distacco.

La ricerca, basata su dati Share (Survey of Health, Ageing and Retirement in Europe), ha riguardato 11 stati europei, oltre all’Italia: Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Svizzera. La popolazione target dello studio è composta da 1785 donne raggruppate in tre campioni che rispecchiano la macro-area di residenza (rispettivamente Nord, Centro e Sud Europa) in linea con due elementi ritenuti significativi ai fini della ricerca: i) la tipologia di sistema di welfare e di Long Term Care; ii) il contesto sociale e culturale condizionante i legami familiari all’interno delle tre zone europee.

La salute mentale delle donne è stata misurata attraverso la scala di depressione Euro-D. Si tratta di una scala di valutazione della depressione sviluppata e validata dallo Eurodep Concerted Action Programme. La scala comprende 12 elementi collegati alla salute psicologica: depressione, pessimismo, desiderio di morire, senso di colpa, disturbi nel sonno, mancanza di interessi, irritabilità, mancanza di appetito, stato di affaticamento, mancanza di concentrazione, assenza di divertimento, propensione al pianto.

Dalla ricerca emerge che le donne che forniscono cura agli anziani genitori tendono a essere meno giovani (in media 58 anni vs. 57 delle non caregiver); al Nord e al Centro le donne caregiver sono più spesso nonne mentre al Sud sono più spesso solo «mamme» con figli a carico.

Questo aspetto è particolarmente importante: le donne del Sud-Europa fanno parte della cosiddetta generazione sandwich, vale a dire la generazione di individui impegnati simultaneamente sul duplice fronte delle responsabilità di cura verso i figli giovani e i genitori anziani.

Le donne del Sud-Europa presentano uno svantaggio comparato in termini di reddito e di istruzione che risultano più elevati al Nord e nell’Europa Continentale, dove le donne caregiver mostrano anche livelli decisamente migliori di salute fisica e psicologica. I risultati infatti mostrano la presenza di un gradiente Nord-Sud: il lavoro di cura e di assistenza nei confronti dei genitori avrebbe un effetto negativo sulla salute psicologica in particolare per le donne del Sud-Europa (Italia compresa) che risulta in un aumento di quasi un punto lo score della scala di valutazione della depressione.

In tutti i Paesi considerati la solidarietà intragenerazionale spinge le «figlie» a svolgere gratuitamente il lavoro di cura dei genitori anziani. Tuttavia, nei Paesi del Sud Europa come l’Italia, dove l’assistenza agli anziani è quasi esclusivamente a carico delle famiglie, i caregiver si trovano gravati da una maggiore responsabilità.

Come emerge anche dalle esperienze qui raccontate e dall’indagine condotta le cure giornaliere e continuative rappresentano un peso difficilmente gestibile per chi vive questa situazione spesso dividendosi tra due famiglie, lavoro e burocrazia, senza sentirsi accompagnato dai servizi sociali e sanitari locali.

Per questa ragione sarebbe auspicabile un allineamento alle misure adottate in Paesi del nord e centro Europa, in risposta ad una condizione condivisa da molti e che è destinato inevitabilmente ad accentuarsi nel prossimo futuro.

 

Figura 1: Invecchiamento della Popolazione nei Paesi Ocse: previsioni per il 2050 (Italia e Germania sono seconde al mondo solo a Giappone e Corea, nettamente sopra alla media dei Paesi dell’Ocse)


FONTE:

 http://27esimaora.corriere.it/articolo/quanto-costa-occuparsi-dei-genitori-anziani/

 

 

 
[Modificato da Anam_cara 09/07/2013 12:25]
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