Talvolta, nel sentire comune, è facile accostare l’idea della tutela dell’anziano fragile a quella del bambino bisognoso di cure. Ma l’anziano fragile non è un bambino, anche se talora può necessitare di una assistenza continua.
«La persona anziana non ricade mai nell’infanzia – sottolinea Boris Cyrulnik, neuropsichiatra francese responsabile all’ospedale di Toulon delle ricerche sul fenomeno della «resilienza» (i meccanismi biologici e psicologici che intervengono nel ricostituire un equilibrio alterato da una condizione di grave difficoltà) – le persone anziane rispondono meglio alle proprie rappresentazioni che alla realtà che le circonda. Il mondo non è più attorno a loro ma vive dentro di loro, nella loro memoria» (Boris Cyrulnik, Di carne e d’anima, saggi Frassinelli).
Prendiamo, ad esempio, il caso di Agata, 87 anni, professoressa di lettere in pensione, madre di cinque figlie. Da un po’ di tempo non riconosce facilmente gli oggetti – posate, bicchieri, e a mano a mano, anche la scuola dove ha insegnato per anni, la voce delle figlie al telefono, fino ad avere delle incertezze sul nome delle figlie, a scambiare il viso di una figlia per quello dell’altra, o a confondere una figlia con la donna che l’assiste per alcune ore al giorno – ma se la nipotina, studentessa delle medie, apre un discorso, in sua presenza, sul rapporto, talora difficile, tra alunni ed insegnanti, Agata esclama pronta: «Io li amavo i miei alunni! Avrei fatto qualsiasi cosa per loro!».
Il tema dell’assistenza dell’anziano con problemi di fragilità fisica e mentale sta assumendo sempre più i caratteri di una emergenza sociale per l’innalzarsi dell’età media della popolazione, l’aumento delle cronicità, l’aspetto economico (l’incremento della spesa pubblica) e quello sociale (l’aumento della povertà, i carichi di cura della rete parentale, l’equità fra le generazioni).
Il dibattito attuale tende a privilegiare alcune dimensioni del problema (gli aspetti medici – economici – manageriali), mentre minore attenzione è rivolta a un tema che in realtà è cruciale: come rispettare l’«umanità» e i «diritti esistenziali» profondi delle persone fragili e delle loro famiglie mentre si organizza l’assistenza in loro favore.
Qualora si opti per un approccio integrato alla persona nei termini di unità bio-psico-sociale, l’anziano diviene un soggetto «incarnato» portatore di esperienze, aspettative, motivazioni, valori, e i professionisti della cura e i vari caregiver devono saper ascoltare, comunicare, alimentando anche la dimensione affettiva e simbolica della relazione, evitando il più possibile di porsi in una posizione di dominio.
L’anziano – nella maggior parte dei casi privato o indebolito del suo ruolo sociale – può trovare nelle relazioni un nuovo slancio verso la vita. In questo caso la rete delle relazioni sociali costituisce una vera e propria «rete di fronteggiamento» in cui le relazioni si intrecciano in un’azione condivisa di «care» (la finalità comune della cura).
Le Medical Humanities (una specifica formazione basata sulle storie: storie che spiegano e che curano) integrano la conoscenza scientifica del corpo con la conoscenza umanistica delle esperienze del malato, partendo dal concetto che la salute non è solo un benessere fisico ma anche uno stato psicologico e sociale. La narrazione appare più efficace dell’approccio classico nell’individuazione e gestione di quelle forme di sofferenza al limite tra patologia e salute (non ancora patologie ma non più salute), particolarmente frequenti con l’avanzare dell’età.
Intende allargare lo sguardo al campo delle humanities e delle buone pratiche relazionali il 5° Convegno internazionale sulla Qualità del Welfare “La tutela degli Anziani: buone pratiche per umanizzare l’assistenza” (Palacongressi di Rimini 18 e 19 ottobre 2013) – due sessioni plenarie e 16 workshop di approfondimento, con esperti italiani e stranieri, e la partecipazione straordinaria di Miguel Benasayag, autore di L’epoca delle passioni tristi – organizzato dal Centro Studi Erickson di Trento in collaborazione con vari enti, università, associazioni, ordini professionali, con la direzione scientifica del professore Pierpaolo Donati (Università di Bologna) e del professore Fabio Folgheraiter (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano).
I partecipanti – dirigenti e coordinatori di Servizi, assistenti sociali, geriatri, infermieri, altri operatori sanitari, psicologi, educatori professionali, volontari e familiari esperti – potranno conoscere e analizzare le esperienze più innovative e significative a livello nazionale e internazionale relative al sostegno degli anziani fragili, alla costruzione e al mantenimento di una relazione di cura efficace e positiva per tutte le parti coinvolte, al sostegno delle potenzialità latenti dell’anziano, al senso del vivere, alla delicatezza della protezione giuridica; inoltre potranno fruire di un ampio spazio di riflessione professionale, nella prospettiva di migliorare la qualità organizzativa e il clima umano dei servizi sociali e sanitari sia in ambito residenziale che territoriale.
«L’originalità del Convegno è la capacità di tenere assieme la componente scientifica con quella professionale – sottolinea il professor Folgheraiter nella presentazione del Convegno –. Un discorso di altissimo livello accademico ma calato nella realtà più viva del quotidiano».
http://www.lastampa.it/2013/09/30/scienza/galassiamente/la-tutela-dellanziano-fragile-un-convegno-a-rimini-dcKBl7XQtedDkN4L4htmSO/pagina.html