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"Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi" (Gv 8,32) " 27a

Ultimo Aggiornamento: 03/12/2013 22:43
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Città: MILANO
Età: 70
Sesso: Maschile
03/12/2013 22:42

Adolescenti. Questi sconosciuti. Quello che i genitori spesso non sanno, dei propri figli.
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Città: MILANO
Età: 70
Sesso: Maschile
03/12/2013 22:43

La scoperta di video scioccanti sui social network.
L’incontro di padri e madri con gli esperti dell’eta’ piu’ difficile.

C’è un elemento bellissimo nella parola destino:
l’idea di viaggio. Destino viene dal verbo destinare: mandare a un indirizzo preciso, indirizzare, fàr arrivare a una meta. Il giovane ha un destino nel senso che deve ritornare al luogo che è il suo: deve diventare se stesso, ri-conoscersi. Trovare la strada, rivedere la sua isola, riprendere il suo regno.
Allora educare può avere un senso! Allora educare, dirigere e destinare sono tre verbi che vogliono dire la stessa cosa! Meraviglia: tu adulto educhi il giovane perché vuoi dirigerlo a trovare la strada, la sua natura, sé, il suo ruolo, ciò per cui è destinato! Educare-dirigere-destinare. La vita diventa, per il giovane, immediatamente dotata di senso: ha una meta. La vita è un viaggio, è un ritorno, e lui è di nuovo l’homo viator. (…) È questa forse l’idea che abbiamo perduto. Noi oggi ci preoccupiamo solo dei diritti individuali, dello sviluppo della personalità del nostro bambino: l’individuo è sovrano e non ha nulla sopra di sé, non esiste l’idea di società. […]
Ora torniamo al piccolo, microscopico problema dell’orario di rientro serale e proviamo a rispondere alledomande sull'ineluttabile: perché riteniamo ineluttabile che un figlio quindicenne torni alle cinque del mattino? Se noi non siamo in grado di proporre-imporre con convinzione un orario di rientro, è per due ragioni: a) non crediamo tanto a noi come persone e alla nostra visione del mondo; b) non crediamo al destino di nostro figlio. […] Vediamo più da vicino cosa vuol dire che un ragazzo di quindici anni torni a casa alle cinque del mattino. Se pensiamo che sia innocuo e irrilevante, secondo me siamo in mala fede. Riusciamo benissimo a immaginare a possibili notti di sballo di un adolescente, tra musiche assordanti da discoteca, bevande più o meno alcoliche, fumo più o meno dannoso: trattasi pur sempre di mandare allo sfascio il cervello. Ma lasciamo perdere come il ragazzo usa la notte, anzi, immaginiamo pure che la usi in modo innocente; è come userà il giorno che ci preoccupa! Come o quanto sarà in grado di usare la mente. Tornare tardi vuoi dire non dormire o quindi, il giorno dopo, non essere in grado di vivere una giornata normalmente desta e produttiva. È un fatto fisico e meccanico: nessuno è Superman. Dunque, c’è un lato implicito molto importante nella nostra scelta: permettendo a nostro figlio di tornare così tardi, noi di fatto permettiamo che lui il giorno dopo, sia che dorma tutto il tempo sia che sonnecchi sui libri o al lavoro, non usi al meglio la sua mente. Noi permettiamo che il giorno dopo per lui sia una giornata persa. Oppure non la riteniamo persa? Qui sta il punto, secondo me. Credo che ognuno di noi dovrebbe chiedersi quale giornata ritiene persa e quale no, e persa in relazione a che cosa.
Ecco dunque, che, dietro l’innocuo esempio dell’ora di rientro, sta il senso della nostra vita, ovvero la domanda per eccellenza: quale senso ha per noi la vita, c’è un destino o vaghiamo a caso nel buio?
Se noi non abbiamo una visione religiosa della vita, dormire tutto il giorno non ci sembrerà tempo perso. Se noi abbiamo una visione religiosa, invece sì. Se noi crediamo che ci sia un’Itaca da raggiungere, allora ci deve importare moltissimo rimanere al meglio dello nostre facoltà, fisiche, mentali e morali.Quindi, ogni volta che nostro figlio ci chiede a che ora rientrare, noi ci giochiamo il senso della vita. E lui lo sa. Ma noi siamo la persona che siamo, le cose in cui abbiamo creduto e noi stessi saremo la nostra proposta, che ci detterà gli eventuali divieti o le parziali restrizioni. Ci verrà naturale dirigere i figli secondo la nostra idea e quindi verso un certo luogo preciso, che ci è molto chiaro: il luogo che piace a noi, e che ci piace non per capriccio, ma perché è fatto della nostra stessa sostanza, che direi contiene il perché della nostra vita. E se il perché della nostra vita non prevede che si torni alle cinque del mattino e si dorma tutto il giorno, allora dovremo vietare questo a nostro figlio. In nome della persona che siamo. Tutto qui, credo che non dovremmo fare altro. Solo accettare che nostro figlio, nonostante tutto quello in cui crediamo noi e che con forza gli abbiamo proposto, è davvero un mistero. E tocca a lui scoprirlo. Noi, semplicemente, crediamo che lo scoprirà meglio se gli avremo dato qualche indicazione precisa. Ad esempio un orario di rientro…

http://www.istitutomontini.it/jmontini/en/le-nostre-iniziative/11-eventi/98-don-paolo-qeducare-gli-adolescentiq.html
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