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Messa in Coena Domini. Il Papa lava i piedi a 12 disabili: l’eredità di Gesù è essere …

Ultimo Aggiornamento: 17/04/2014 23:20
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17/04/2014 23:17

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Gesù si è fatto servitore e l’eredità che ci lascia è quella di “essere servitori gli uni degli altri” nell’amore. E’ il cuore dell’omelia di Papa Francesco che nel pomeriggio ha presieduto nella chiesa del Centro riabilitativo “Santa Maria della Provvidenza” della Fondazione don Gnocchi, a Roma, la Messa in Coena Domini che dà inizio al Triduo Pasquale. Papa Francesco ha compiuto il rito della lavanda dei piedi a 12 disabili, di diversa età, etnia e confessione religiosa, in rappresentanza di tutti i pazienti assistiti nei 29 Centri operativi in Italia. A partecipare al rito, gli ospiti del Centro “Santa Maria della Provvidenza” assieme a familiari, operatori e volontari. Tra l'interno e l'esterno della chiesa erano presenti circa 500 persone. Hanno concelebrato con il Santo Padre, il presidente della Fondazione Don Gnocchi, mons. Angelo Bazzari e il cappellano del Centro, don Pasquale Schiavulli. Il servizio di Debora Donnini:

Nell’Ultima Cena Gesù fa un gesto di congedo e, ricorda il Papa nell’omelia pronunciata a braccio, ci lascia un’eredità:

“Lui è Dio e si è fatto servo, servitore nostro. E questa è l’eredità: anche voi dovete essere servitori gli uni degli altri. E Lui ha fatto questa strada per amore: anche voi dovete amarvi ed essere servitori e nell’amore. Questa è l’eredità che ci lascia Gesù”.

Papa Francesco sottolinea che il gesto di lavare i piedi è un gesto simbolico: “lo facevano gli schiavi, i servi ai commensali, alla gente che veniva a pranzo”, perché a quel tempo “le strade erano tutte di terra e quando entravano in casa era necessario lavarsi i piedi”. Tutta l’omelia ruota, dunque, attorno alla riflessione su Gesù che fa “un servizio di schiavo” e lascia questo come eredità:

“E per questo, la Chiesa, al giorno d’oggi, che si commemora l’Ultima Cena, quando Gesù ha istituito l’Eucaristia, anche fa, nella cerimonia, questo gesto di lavare i piedi, che ci ricorda che noi dobbiamo essere servi gli uni degli altri”.

Il Papa esorta, dunque, tutti nel proprio cuore a pensare agli altri e all’amore “che Gesù ci dice che dobbiamo avere per gli altri”, e – aggiunge – “pensiamo anche come possiamo servirle meglio, le altre persone. Perché così Gesù ha voluto da noi”.

Quindi il Papa si è inginocchiato davanti a ciascuno dei 12 disabili, ha lavato, asciugato e baciato i loro piedi come fece Gesù ai suoi discepoli. Grande commozione e raccoglimento alla Messa scandita dai canti del coro composto da ospiti e volontari del Centro. I 12 a cui il Papa ha lavato i piedi sono persone con disabilità diverse, alcuni temporanee altri croniche; età e provenienza differenti. Con i suoi 16 anni il più giovane di loro è Osvaldinho, originario di Capo Verde, costretto su una sedie a rotelle dopo un tuffo in mare, la scorsa estate. I più anziani Pietro e Angelica, 86 anni. Poi c’è Walter affetto da sindrome di down. E ancora Giordana, originaria dell’Etiopia, affetta da tetra paresi spastica, Stefano e Daria con problemi di spasticità e paresi, e Orietta colpita da encefalite in tenera età così come Samuele segnato dalla poliomelite a tre anni e che al centro “Santa Maria della Pace” ha trovato non solo cure, ma anche formazione professionale, un lavoro e persino una sposa. E Marco, 19 anni, a cui nell’ottobre scorso è stata diagnostica una neoplasia cerebrale. Gianluca operato più volte per meningiomi. E Hamed, 75 anni, musulmano, originario della Libia, che in seguito ad un incidente stradale ha riportato seri danni neurologici. Un quadro, dunque, della sofferenza del mondo dove però risplende la luce dell’amore.

E Papa Francesco è stato accolto alla Fondazione don Carlo Gnocchi da una folla festosa di pazienti, operatori e famigliari dei malati, che erano li sin dalle prime ore del pomeriggio ad attendere il suo arrivo. A conclusione della Messa, Papa Francesco ha salutato uno ad uno gli ospiti del Centro e ha rivolto loro parole di incoraggiamento. Ringrazio tutti voi per l'accoglienza, ha detto, la buona volonta', la pazienza, la fede, la testimonianza e la vostra speranza. Il Signore risorto, vi visiti, vi consoli e sia in mezzo a voi. Ma ascoltiamo il servizio di Marina Tomarro:

E’ un abbraccio tra la grande gioia di vedere il Papa e il dolore della malattia o della solitudine, che a volte tocca chi vive da tanto nella fondazione don Gnocchi. L’incontro con il Pontefice racchiude tante sfumature di sentimenti, dove però prevale la luce della carità, la gioia di servire con e per amore i fratelli più piccoli. Così come si può. “Sono 40 anni che vivo e conosco questo istituto - racconta Samuele una delle 12 persone scelte per ricevere la lavanda dei piedi dal Pontefice - prima da paziente e poi da operatore. Qui dentro ho vissuto momenti belli e altri meno. Ma quello che ho provato oggi è qualcosa che non si può descrivere”. E per qualcuno di loro Francesco è già il secondo Papa che ha incontrato. Come per Giordana, affetta da tetraparesi spastica che nel 2000 potè salutare il futuro santo Giovanni Paolo II. ”Questi due momenti, sono stati per me un dono di Dio, un invito a non arrendermi, e a dare una mano a non perdere la speranza ai miei fratelli di sofferenza”.
Il Papa ha abbracciato e salutato tanti malati, qualche lacrima è scesa, ma le sue parole hanno lasciato al don Gnocchi una scia luminosa di speranza che non sarà dimenticata.
 

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