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IMPORTANZA DELLA PREGHIERA

Ultimo Aggiornamento: 11/12/2008 04:26
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11/12/2008 02:42

Cari Amici[SM=g1730265] 

Apro questo Forum tratto da: Novena:it....  perche' lo trovo davvero esauriente e ci puo' aiutare a comprendere il perche' si prega e a pregare meglio!
Un grazie speciale  all'autore: Fra' Vincenzo Boschetto...sul quale chiedo con amore fraterno una grande Benedizione del Signore! Amen!
NB: dopo l'Indice.... verranno inseriti tutti gli argomenti trattati...se avete qualcosa su cui vorreste rispondere o chiedere per favore fatelo nella Cartella Discussioni
DVB!
Anam

 
- Importanza della preghiera

Introduzione

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11/12/2008 02:48

- Importanza della preghiera - Introduzione


Perché è importante la preghiera?

È una domanda di tutti gli uomini e di tutti i tempi e, fin dagli inizi, si avvertiva nella preghiera l' "ossigeno" per poter realizzare l'incontro con Dio e ripeterlo più volte.

La preghiera è "respiro" e vita della nostra vita: non si può fare a meno di essa, infatti "l'umanità presente vacilla e soffre, nel colmo del suo potere, perché non ha definito il suo polo spirituale. Manca di religione".

1.

La preghiera per l'umanità si è sempre presentata come un desiderio nostalgico. L'uomo ha bisogno di pregare, perché ha bisogno di Dio, nostalgia della Casa eterna; dice il salmista: "quando vedrò il tuo Volto?".

2
Nelle religioni primitive la preghiera era importante per l'uomo, perché sentiva impotenza e gratitudine.

Infatti, non è l'anima che ha bisogno di pregare, ma l'uomo con tutto il suo essere. Oggi, soprattutto, l'uomo percepisce se stesso come una vocazione da realizzare, come un progetto, una passione, un desiderio di essere di più. Questo progetto l'uomo lo realizza stabilendo, in modo progressivo, un rapporto con quanto lo circonda.

Un primo desiderio dell'uomo, istintivo, immediato, è il possedere i beni materiali di cui ha bisogno per vivere. È la sua dimensione economica.

Ma non basta all'uomo il rapporto con i beni economici, egli ha una necessità ancora più grande che è quella di risolvere in modo adeguato il suo rapporto con gli altri uomini. È la dimensione politica. L'uomo ha bisogno di essere inserito, in maniera soddisfacente, in una serie di gruppi umani, dalla famiglia alla comunità nazionale e internazionale.

Ancora: l'uomo risolve la duplice relazione con le cose e con gli altri a secondo del senso che egli da' a se stesso e a tutta la realtà. È la dimensione culturale.

È impossibile essere uomo, realizzare in modo soddisfacente queste tre dimensioni, senza coltivare un certo stile di interiorità, senza pregare.

Se l'uomo, infatti, non si concede dei tempi di solitudine, se non esige da sé un'autentica interiorità fatta di ricerca e di autocritica, di saggia memoria del passato e di prudente previsione del futuro, di punti fermi e di scelte coraggiose...corre il rischio gravissimo d'intendere male la sua relazione con le cose (divenendo schiavo di esse), la sua forma di convivenza con gli altri (asservendoli) e di non arrivare mai all'intelligenza di se stesso, di non capire il senso della sua vita.

Non per niente i discepoli domandano a Gesù: "Signore, insegnaci a pregare".

La domanda fatta a Gesù, non è posta lì per caso, ma racchiude l'intimo di ogni uomo e donna di ogni tempo che sente l'esigenza di questo ossigeno, che sente l'esigenza di riempire il proprio vuoto esistenziale. Dio, attraverso la preghiera, torna ad essere la risposta agli interrogativi esistenziali.

La preghiera mette a nudo i tuoi limiti, ponendoti in quel rapporto confidenziale e particolare con Dio: in un "faccia a Faccia", in un "cuore a Cuore", nella continua e costante ricerca del Suo Volto.

Sono anche questi i motivi che diamo per la vita religiosa.

Tutti sentono questa necessità di relazione-comunicazione con Dio, perché tutta la persona umana ha questo indirizzo: Dio. E tutti si dirigono verso questo Assoluto. La vita spirituale del cristiano è sostanzialmente unica per la sua natura e per lo scopo che si prefigge, cioè di unire l'anima a Dio affinché viva per la sua gloria.

3

San Tommaso diceva che l' "homo est quodammodo omnia": l'uomo è un nulla, ma che in Dio, è capace di infinito.

Se l'uomo entra in rapporti autentici con Dio e vive profondamente la sua fede, diventa realmente testimone dell'Assoluto, secondo la celeberrima frase di S. Ireneo: "Homo vivens gloria dei" ("l'uomo vivente è gloria di Dio").

I caratteri, poi, distintivi di ogni spiritualità consistono nella scelta dei motivi a cui ispirarsi di preferenza per costituire una sintesi teorica, e insieme pratica, che sia veramente una "formula di vita".

Chi vive in tale comunicazione di vita con Dio, comprende bene perché la sua vita cristiana deve considerarsi vocazione.

Chi vive in questa grazia è consapevole di sapere in CHI si crede, per CHI si lavora e ci si sacrifica.

Comprende molto bene la propria responsabilità nell'agire, sapendo discernere tra il bene e il male,

4

Cioè "cercare, una volta assicurate le necessarie condizioni [...] la Volontà di Dio e, più in concreto, quanto presenta caratteri di bontà, di perfezione, di completezza; quanto, di conseguenza, non può non essere di gradimento a Dio; quanto porta a vivere secondo "il primo di tutti i comandamenti" (Mc 12, 28). [...]

Discernere significa cercare ciò che Dio vuole: il bene, il bello e, naturalmente, il vero. Più in concreto: quanto porta ad amare Dio e il prossimo".

5

Il cristiano, quindi, ha in sé una gioia particolare: quella di compiere nel mondo una missione e di trovarsi in dialogo con Dio.

Con Dio nel cuore si diventa dono per gli altri, solidali con essi: "homo homini Deus", segno e sacramento dell'Amore di Dio, testimone dell'invisibile, fratello. La vita del credente allora diventa sempre più una intima consuetudine di vita con Dio, confidenza in Lui, comunione con Lui.



Note:
1 TEILHARD DE CHARDIN, Science et Christ, du Seuil, Paris 1965, pag. 135.
2 Sal 42,3.
3 Cfr. DE GUIBERT, S.J., En quoi diffèrent réellement les diverses écoles de spiritualité, in Gregorianum, 1938.
4 Cfr Rm 12,1-3.
5 SCHIAVONE PIETRO, Il Discernimento evangelico oggi. "Cercare e trovare la volontà di Dio", ESUR Messina - CIS Roma 1988, pp. 13-15.

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11/12/2008 02:58

- Che cos'è la preghiera - Premessa


Premessa

Diceva santa Teresina: "La preghiera è uno slancio del cuore". Il cuore, questo organo vitale per ognuno di noi, è il punto di partenza per l'incontro tra Dio e l'orante di ogni tempo, razza, popolo e lingua; possiamo paragonarlo alla
"chiave della vita".

Cosa vuole indicare a noi questo organo vitale? come la Bibbia ce lo presenta?

Il termine "cuore" nella Bibbia conosce un uso molteplice e svariato. Può riferirsi a Dio, all'uomo, all'animale; può assumere vari significati; può esprimere vari atteggiamenti interiori di Dio e dell'uomo (collera, gioia, compiacenza, disapprovazione, gelosia e altruismo); in particolare per l'uomo può essere usato come sede della vita dell'anima, della vita emotiva, della vita intellettiva, della vita volitiva e della vita morale-religiosa.

Su tutto l'arco della storia della salvezza, sia in fase di promessa che in fase di realizzazione, il termine cuore può esprimere tanto il dono salvifico di Dio all'uomo quanto la risposta dell'uomo a Dio. Però, in base alla pluralità dei significati che il termine assume ed esprime nel corso della Bibbia, è esatto affermare che il vocabolo in questione tende piuttosto a designare tutta quanta la personalità dell'uomo.

Questo perché il cuore dell'uomo non è soltanto una parte del corpo, la sede e la sorgente della vita fisica del corpo, in quanto è dal cuore che il sangue, apportatore di vita, scorre a irrorare e vivificare tutto l'organismo.

Non è soltanto il luogo dove Dio suscita e opera la fede; nel cuore la fede viene anche conservata nell'ubbidienza e nella pazienza,

6 come pure vi viene conservata la Parola di Dio,

7 l'ascolto della Parola di Dio, il silenzio; c'è un bisogno di imparare a praticare il silenzio del cuore.

8 Il cuore è l'anima, è quello spazio sacro dove parte una spinta propulsiva, in cui - dopo aver chiesto l'aiuto divino con animo accorato e convinti che nulla cadrà nel vuoto - è il "luogo" in cui domandiamo di camminare "sulle vie di Dio", nella fedeltà all'alleanza e nell'osservanza della Toràh e di proseguire il cammino orientato in modo deciso ed esclusivo verso di Lui con il nostro cuore unificato: "Insegnami, JHWH, la tua strada, potrò camminare nella tua verità, donami un cuore unificato che abbia timore del tuo nome".

9 L'espressione di "cuore unificato", che troviamo raramente nella Bibbia, la si ritrova in Ger 32,39: "Darò loro un solo cuore e un solo modo di comportarsi perché mi temano tutti i giorni per il loro bene e per quello dei loro figli dopo di essi".

Qui, alla preghiera del profeta, risponde il Signore promettendo una trasformazione radicale e profonda del popolo, perché si adegui alle esigenze dell'alleanza, senza ricadere in tradimenti e infedeltà.

Dice Dio: "Darò loro un solo cuore", cioè darà un cuore non diviso, non impegnato tra due padroni o amanti, tra Dio e mammona, non spartito tra vari idoli, ma un cuore unico, orientato esclusivamente e unicamente in Dio nell'osservanza fedele alla Parola (Alleanza) con piena adesione interiore.

Possiamo rivivere in questo l'esperienza del profeta Elia che viveva la sua vita dove la Parola di Dio veniva soffocata da una continua turbolenza, dove non c'era una disposizione del cuore per mettersi in ascolto dell'Inaudito. Questo grande uomo ci insegna a vivere nelle cose più banali, nella brezza mattutina, che possiamo riscontrare sul nostro corpo quando ci troviamo in riva al mare.

Allora il nostro cuore, non è vuoto e freddo, ma pieno dell'Amore di Dio per noi e per quanti ci circondano, un' Amore che supera ogni barriera della preghiera.



Note:
6 Rm 6,17; 2 Ts 3,5.
7 Lc 8,15.
8 Cfr. Mt 6,33.
9 Sl 86,11. Traduzione di Enzo Bianchi. Ci sono diverse traduzioni a riguardo. Eccone alcune: La Nova Vulgata: "simplex fac cor meum"; Traduction Oecumenique de la Bible: "unifie mon coeur"; La Bibbia di Gerusalemme: "donami un cuore semplice"; The New Jerusalem Bible: "let my heart's one"; Die Heilige Schrift: "richte mein Herz auf das eine".

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11/12/2008 03:04

Che cos'è la preghiera

1. La preghiera del cristiano è essenzialmente preghiera di Cristo



"Voi chiedete e non ricevete, perché chiedete male".10
 

È un rimprovero quello che abbiamo davanti; dimentichiamo che nella preghiera noi dobbiamo essere uniti alla preghiera di Cristo, perché Lui è la porta stretta: "Io sono la porta...Io sono la via".

Ecco per dove bisogna passare, attraverso di Lui che è la "chiave" di ogni nostra preghiera.

Talvolta anche nella vita religiosa vediamo religiosi che affermano: "sono stato nel rinnovamento dello Spirito (o nei catecumeni) ed ho trovato la spiritualità che mi mancava".

C'è da chiedersi se l'ha trovato veramente o che cosa gli mancava in quella spiritualità in cui ha fatto professione. Queste scappatoie sono tutte strade fuorvianti come certe tecniche o sensazioni di euforia oppure la meditazione trascendentale.
Nella nostra preghiera ci siamo dimenticati di Cristo.

Allora tentiamo di dare una riposta alla nostra prima domanda: preghiamo davvero nel nome di Cristo?

Certo, posso dire che sono attento, fervoroso, generoso, pieno di zelo, non mi stanco mai di pregare...ma tutto questo non basta; anche nella preghiera il cristiano, e quindi coloro che hanno consacrato la loro vita, deve mettere al centro il Cristo.

Questo implica una continua e costante ricerca del Volere di Dio.

Infatti il Cristo ogni volta si ritirava da solo per pregare prima di intraprendere qualche opera buona: "In nessun luogo si trova che egli abbia pregato insieme con gli apostoli: ovunque egli prega da solo. Il disegno di Dio non può essere disturbato da desideri umani e nessuno può essere partecipe dell'intimo pensiero di Cristo.11

Questo insegnamento di Gesù è per noi chiave della vita, chiave che ci apre quella porta necessaria all'incontro col Padre, con il Signore e Creatore; infatti, nella Liturgia Eucaristica, la nostra preghiera si apre e si chiude a questo incontro, grazie al Cristo, con queste parole:

"Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a Te, Dio Padre onnipotente, nell'unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli".12



Note:
10 Gc 4,3.
11 Sant'Ambrogio, Commento al Vangelo di san Luca, 5,43.
12 Messale Romano, Liturgia Eucaristica, Dossologia

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11/12/2008 03:07

Che cos'è la preghiera

2. La novità della preghiera cristiana consiste nell'essere la preghiera stessa di Cristo, comunicata agli uomini.


La prima cosa essenziale è prendere coscienza che la preghiera abita in noi.

È il Signore stesso che ci rivela dove è nascosta: "Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te né troppo lontano da te. Non è nel cielo, perché tu dica: Chi salirà per noi in cielo, per prendercelo e farcelo udire e lo possiamo eseguire? Non è di là dal mare, perché tu dica: Chi attraverserà per noi il mare per prendercelo e farcelo udire e lo possiamo eseguire? Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica".13

L'incontro con Dio si fa preghiera soltanto a partire dalla Parola data all'uomo da Dio. E S. Agostino, nelle sue Confessioni, conferma: "Tardi ti ho amato, bellezza così antica e così nuova, tardi ti ho amato. Tu eri dentro di me, e io fuori. E là ti cercavo...Tu eri con me, ma io non ero con te...".

Dietro a queste parole possiamo leggere la mancanza della preghiera silenziosa, uno spazio dove il Signore ti parla sottovoce, dove nel silenzio il Padre ci presenta, ci comunica il suo Verbo incarnato.

C'è la necessità di vivere il silenzio esteriore perché possa vivere anche quello interiore.

È una realtà a cui non pensiamo, ma è in questa realtà che vi troviamo il soffio stesso di Dio, depositato nel nostro cuore fin dal principio.14

Ora, con la grazia redentrice, questo stesso Spirito è stato effuso abbondantemente nei nostri cuori.15

Grazie allo Spirito che è nostra vita, e grazie a Cristo che è mediatore, troviamo forza per poter entrare in dialogo con la Trinità.

Questo perché, "quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli. E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre!".16

In queste parole troviamo una chiave di lettura della preghiera: ascoltare in se stessi lo Spirito di Dio che prega il Padre che è nei cieli e ci faccia dire di Gesù che egli è il Signore, introducendoci nel più profondo dell'intimità divina:
17

"Infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi".18

Dobbiamo quindi arrivare alla preghiera stessa di Dio, perché Dio è in noi; Egli è già preghiera. Ed è Gesù stesso a rivelarci: "Se uno mi ama, sarà amato dal Padre mio e noi verremo a lui e porremo in lui la nostra preghiera".
19

L'amore...! La nostra tradizione carmelitana ci conduce alla vetta della preghiera attraverso la via dell'amore: "Per avanzare nel cammino della preghiera, l'essenziale non è già nel molto pensare ma nel molto amare".20

Per fare questo bisogna vivere la preghiera del cuore che è un orientare totalmente a Dio l'intimo più profondo del nostro essere, è un mettersi davanti a Dio con semplicità in un profondo interiore, in un silenzio che ama.

È come il rapporto tra una mamma e il suo bambino; ella che ama il suo piccolo, lo ammira in silenzio. Quindi non parole che scaturiscono dalle labbra, ma un grande amore.



Note:
13 Dt 30,11-14.
14 Cfr Gn 2,7.
15 Rm 5,5.
16 Gal 4,4-6.
17 Cfr 1Cor 12,3.
18 Mt 10,20.
19 Gv 14,23.
20 S. TERESA DI GESU', Opere, M. IV, 1,7.

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11/12/2008 03:11

Che cos'è la preghiera

3. Gesù ci ha lasciato la preghiera per eccellenza, il Padre nostro, come modello, ma qua e là ci ha anche dato vere lezioni sulla preghiera


La preghiera si presenta a noi come motivazione evangelica.

Gesù ha parlato molto della preghiera, lo ha fatto con le parole e i fatti.

Gesù stesso dava molto tempo alla preghiera. Attorno a lui erano in molti: folle affamate di istruzioni, malati, poveri, gente che lo assediava venendo da ogni punto della Palestina, ma Egli si sottraeva anche alla carità per la preghiera: "Si ritirò in un luogo deserto e là pregava...".21

Gesù ha anche impartito vere lezioni sulla preghiera.

Per esempio ci ha insegnato a non fare i "parolai" quando preghiamo, ha condannato il verbalismo vuoto: "Pregando non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole...".22

Ci ha insegnato ad essere costanti nella preghiera: "Bisogna pregare sempre, senza scoraggiarsi mai".23

Gesù ha consigliato la preghiera per far fronte alle lotte della vita. Sapeva che certi problemi sono pesanti.

Per la nostra debolezza ha consigliato la preghiera: "Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto...".24

Cristo, però, ha condannato chi si ripiega nella preghiera per sfuggire ai problemi che la vita pone e alle proprie responsabilità. Ha detto, infatti: "Non chiunque dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli".
25

È nel Vangelo che troviamo Gesù che ci consegna un modello di preghiera, il Padre nostro: una traccia per la preghiera, un modello valido per tutti i tempi, per pregare come lui vuole.

Quindi, quasi ogni pagina del vangelo è una lezione sulla preghiera. Ogni incontro di un uomo, di una donna con Cristo, si può dire che sia una lezione di preghiera.

Gesù ha detto che Dio risponde sempre ad una richiesta fatta con fede. Cosa vuol dire?

Pregare non è un semplice momento fatto di atti o parole, ma è un orientare la propria esistenza in Dio, perché "Tutta la nostra vita deve essere così profondamente contemplativa, affinché vediamo tutto ciò che accade quasi con gli occhi di Dio.

La contemplazione nella tradizione carmelitana è veramente un dono gratuito con cui Dio, prendendo l'iniziativa, viene a noi, ci pervade con intensità sempre maggiore con la sua vita e il suo amore e a Lui noi rispondiamo permettendoGli di essere il Signore della nostra vita. È un atteggiamento di apertura a Dio la cui presenza scopriamo dappertutto. C

osì seguiamo l'esempio del profeta Elia che sempre cercava Dio e di Maria che serbava tutte le cose nel suo cuore".26



Note:
21 Mc 1,35.
22 Mt 6,7.
23 Lc 18,1.
24 Mt 7,7.
25 Mt 7,21.
26 Costituzioni, O.N., Roma 1996, pag. 60

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11/12/2008 03:17

- Varietà della preghiera

a. La preghiera liturgica


PREMESSA AL TERMINE LITURGIA

Il termine "liturgia" viene dal greco "leitourghìa".

È una parola composta dal sostantivo èrgon (azione, servizio) e dall'aggettivo lèitos (attinente il popolo); tale aggettivo deriva da lèos (popolo).

Il termine nasce in un ambiente profano. Infatti, nella sua etimologia della lingua greca classica, liturgia sta ad indicare "l'azione o il servizio reso a favore del popolo", ma il termine può essere anche tradotto con "azione o servizio pubblico".

Possiamo dire che il termine liturgia, etimologicamente dice già che si tratta di un'azione; è un'opera e, per essere più precisi, si tratta di un'opera di Dio in favore nostro e di un'opera del popolo che accetta e risponde a Dio che agisce per primo
.

In epoca ellenistica,
27 il termine "liturgia" stava ad indicare il "servizio obbligatorio del lavoro" cui delle comunità, o categorie di persone, dovevano sottostare. Poco tempo dopo acquisisce anche il senso di servizio in genere in modo più ampio, servizio oneroso in riguardo del servo al suo padrone, servizio amichevole e volontario in riguardo ai favori concessi.

Ma tutto ciò sbiadisce fino a perdere il carattere "pubblico", che pure è componente essenziale della parola "LITURGIA".

Nell'A.T. il termine "liturgia" ricorre frequentemente circa 170 volte. Nei "LXX", il termine "liturgia" viene indicato come il "culto che i sacerdoti facevano nel tempio di Gerusalemme". Infatti si aveva il "culto levitino" che era una forma cultuale determinata da un proprio cerimoniale che vi si trovava nei libri della Legge e veniva solamente riservato a una categoria di persone.

I LXX hanno unificato nel termine liturgia due parole ebraiche che fra loro sono sinonimi: sherèt-'abhodàh, ("servizio"). Il primo vuole indicare in modo particolare del servizio: l'atteggiamento interiore; l'altro termine, invece, sta ad indicare principalmente l'azione del servire. Nel N.T. non si ha il termine culto applicato alla liturgia.

Nella tradizione cristiana (IV secolo), il termine designava soltanto la celebrazione eucaristica.




PREGHIERA LITURGICA

È preghiera liturgica quel testo in cui la Chiesa riconosce l'espressione autentica della sua vita, del suo rapporto con Dio, del suo inserimento nel mondo.

In ogni nostra azione liturgica noi non facciamo altro che rinnovare la nostra fede in Cristo morto e risorto finché egli venga: "Annunziamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell'attesa della tua venuta".28

La Chiesa, adempiendo il comando del Signore per mezzo degli apostoli, ne celebra la memoria, ricordando sopratutto la sua passione, la sua risurrezione e l'ascensione al cielo. Nel corso di questa stessa memoria la Chiesa, in modo particolare quella radunata in quel momento e in quel luogo, offre al Padre nello Spirito Santo la vittima immacolata.

Essa desidera che i fedeli non solo offrano il sacrificio di Gesù, ma anche che imparino a offrire se stessi e così portino ogni giorno più a compimento, per mezzo di Cristo Mediatore, la loro unione con Dio e con i fratelli, perché finalmente Dio sia tutto in tutti.

Per preghiera liturgica intendiamo anzitutto la preghiera contenuta nella liturgia, e non solo le preghiere, ma tutta la liturgia che si compone di parole, gesti, segni e simboli.

Le azioni liturgiche nella Chiesa sono tre:

* L'Eucarestia;
* I Sacramenti;
* La Liturgia delle Ore.

Eucaristia:

"La celebrazione della Messa, in quanto azione di Cristo e del popolo di Dio gerarchicamente ordinato, costituisce il centro di tutta la vita cristiana per la chiesa universale, per quella locale, e per i singoli fedeli".
29

L'amministrazione dei Sacramenti:

"I Sacramenti sono ordinati alla santificazione degli uomini, alla edificazione del Corpo di Cristo e, infine, a rendere culto a Dio; in quanto segni, hanno anche una funzione pedagogica. non solo suppongono la fede, ma con le parole e gli elementi rituali la nutrono, la irrobustiscono e la esprimono; perciò vengono chiamati Sacramenti della fede".
30

Liturgia delle Ore:

La Liturgia delle Ore che celebrano i membri riuniti nel nome di Cristo, deve essere celebrata in un determinato modo seguendo un determinato ordine nella preghiera, perché in quel momento la preghiera diventa un legame profondo con Dio e con tutta la Chiesa, un momento di trasformazione, un mezzo per renderci sensibili alla voce dello Spirito Santo che prega in noi e senza interruzione agisce nella Chiesa,
perché l'unità della Chiesa orante viene effettuata dallo Spirito e non vi può essere orazione cristiana senza l'azione dello Spirito.

Quindi la liturgia delle Ore estende alle varie ore del giorno (Ufficio delle Letture, Lodi, Ora Media: Terza - Sesta - Nona, Vespri e Compieta) la lode e il rendimento di grazie, unitamente alla memoria dei misteri della salvezza che ci vengono offerte nel Mistero eucaristico.

Ognuno di noi è chiamato a prendere parte a queste tre grandi azioni liturgiche che la Chiesa in Cristo effettuate per amore e perché tutto il popolo cresca nell'unione con Dio dentro il suo Mistero di forza creatrice, redentrice, santificatrice.



Note:
27 Periodo storico e corrispondente alla cultura greca compreso tra la morte di Alessandro Magno e la conquista dell'Egitto, in cui tale cultura si estese e sviluppò al di fuori della madre patria.
28 Messale Romano, Preghiera Eucaristica, Anamnesi.
29 Messale Romano, Principi e norme, I, 1.
30 CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacrosanctum Concilium, III, 59.

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11/12/2008 03:27

- Varietà della preghiera

b. La preghiera individuale


Sappiamo che la preghiera liturgica della Chiesa è innanzitutto preghiera comunitaria, imitando l'esempio degli Apostoli, che erano assidui e concordi nella preghiera insieme a Maria, la Madre di Gesù.31

Ma per vivere meglio quanto abbiamo detto nella preghiera comunitaria, c'è l'esigenza di uno "stare da solo a solo" con Dio.

La Chiesa ci invita a fare questo anche attraverso gli esercizi pii che la pietà cristiana tramanda, mezzi utili e di grande aiuto alla vita spirituale.

Infatti "La devozione, in senso stretto, significa il far convergere mentre preghiamo le facoltà dell'anima e ciò che facciamo e, per ciò stesso, si oppone alle distrazioni ed alle aridità.

Ma in senso più largo significa un culto accentuato, di cui circondiamo qualche particolare oggetto religioso o sacro. Tale oggetto può essere o qualche mistero particolare della nostra fede, come ad esempio la Santissima Trinità, la Santissima Eucarestia oppure qualche fatto particolare della vita di nostro Signore, come la sua infanzia, la sua Passione ecc.".32

Attenzione, però, spesso la preghiera personale, staccatasi dalla Scrittura e dalla liturgia, si è rifugiata nel devozionismo, scivolando spesso nel banale, ai confini della superstizione e della magia.
 

La preghiera personale deve sempre ispirarsi alla Parola di Dio e alla liturgia, al mistero celebrato dalla Chiesa.


Note:
31 At 1,14.
32 P. GIOVANNI BRENNINGER, Dottrina spirituale del Carmelo, pag. 669-670.

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11/12/2008 03:31

Varietà della preghiera

c. La preghiera vocale e mentale


Cosa intendiamo per preghiera vocale e per preghiera mentale?

È da precisare che non vi è nessuna differenza nella preghiera, ma ognuno di noi, per un cammino di perfezione nella vita spirituale, ha bisogno di tutte e due le forme di preghiera.

Nell'esperienza di santa Teresa d'Avila l'orazione mentale indica una preghiera in cui il rapporto di amicizia con Dio viene particolarmente alimentato nella solitudine, in tempi appropriati, in modo che si possa sviluppare un dialogo amoroso particolarmente consapevole. Questa forma di preghiera - nella quale "non v'è nulla da temere, ma solo da desiderare" - è dunque una specie di paradigma di tutta l'esistenza orante.

Ecco come la santa definì: "La preghiera mentale non è altro che un intimo rapporto di amicizia ("Tratar de amistad"), in un frequente intrattenersi da solo a solo ("estando muchas veces tratando a solas") con Colui dal quale sappiamo di essere amati ("con quien sabemos nos ama")".
33

Gli elementi "necessari" che la santa indica sono:

1. Il "tratto di amicizia": il termine spagnolo indica una consuetudine amorosa tra due persone, che si esprime anche in una certa familiarità di linguaggio, di atteggiamenti, di abitudini;

2. la frequenza di simili incontri ("muchas veces"), secondo le possibilità di ciascuno;


3. l'intimità e l'esclusività del tratto ("a solas"): tra tutte le forme di preghiera quella mentale esige la solitudine o almeno il silenzio.

In pratica la definizione di S. Teresa nasce dalla consapevolezza della proposta che Gesù stesso ci ha fatto: "Se qualcuno mi ama e osserverà i miei comandamenti, il Padre mio lo amerà e noi verremo a Lui e prenderemo dimora presso di Lui".34

Nell'orazione mentale ci si dedica, appunto, all'accoglienza di questi Ospiti divini.
Quando parliamo di preghiera vocale, intendiamo quella che si fa adoperando una formula prestabilita. Nella pedagogia Teresiana, con questo primo grado dell'orazione, facilmente l'anima può convertirsi in un intimo dialogo con Dio nella sua intensità contemplativa.

Sappiamo che, per far riuscire bene il nostro dialogo con Dio, è indispensabile la solitudine del cuore. Un esempio ce lo dà Cristo stesso quando si ritira tutto solo per pregare.

Nell'orazione vocale è necessario che si stia attenti con chi si parla e poi che cosa si chiede.

Riguardo a ciò, santa Teresa era una pessima nemica di preghiere lunghe e di devozioni complicate; ce ne parla lei stessa nel Libro della sua vita: "Che Dio ci guardi da devozioni alla balorda!" (V. 13, 16). Infatti ella pregava con i salmi, il Padre nostro, l'Ave Maria, il Credo di cui amava spesso ripetere: "e il suo regno non avrà fine"35 e poi il Gloria e, in modo particolare, le ultime frasi di questa grande dossologia: "perché Tu solo il Santo".

Ancora, al cap. 25 del Cammino di Perfezione, S. Teresa ci dice quali vantaggi si ricavano dall' orazione vocale ben fatta e come Dio possa elevarci con questo mezzo sino ai favori soprannaturali
.

Infatti, facendo bene l'orazione vocale - dice Teresa - l'anima è rapita alla contemplazione di Dio e, nel meditare il Suo mistero, ascolta Dio che gli parla di vero cuore, manifestandole la sua grandezza.

Note:
33 TERESA DI GESÙ, Libro della vita, 8,5.
34 Gv 14,23.
35 TERESA DI GESÙ, Cammino di perfezione, 22,1.

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11/12/2008 03:34

- Varietà della preghiera

d. La preghiera contemplativa


Le forme superiori di dialogo con Dio appartengono al cammino della mistica.

Esse si caratterizzano dall'azione di Dio mediante il Suo Spirito: nessuno li può raggiungere con le proprie forze, quindi non tutti possono arrivarci, perché sono grazie interiori che Dio concede alle anime in funzione del loro carisma nella Chiesa.

Queste forme di dialogo prendono il nome di CONTEMPLAZIONE che, secondo la mistica, sarebbe un atto vitale ed unitario di conoscenza e di amore. La forma più semplice della contemplazione è la preghiera di quiete o di raccoglimento.

Nel cammino dell'orazione contemplativa, possono sorgere in alcune persone dei fenomeni straordinari. La loro forma di intensità dipende in parte dal carisma e dalla missione che Dio assegna a ciascun' anima nella Chiesa.

In questi fenomeni mistici possiamo distinguere tre elementi principali:

a) La grazia interiore: in questo primo elemento, credo il più importante, Dio agisce nell'anima, quella stessa anima che è radicata nella condizione battesimale di ogni cristiano.

b) Una ripercussione psicologica: in questo secondo elemento, si possono avere dei fenomeni particolari che la santa stessa descrive:

1) Visioni di natura corporale, immaginaria, intellettuale.
2) Locuzioni, cioè parole udite oppure soltanto intese.
3) Fenomeni corporali: sono le estasi.

c) Un effetto morale: con questo terzo elemento avviene una trasformazione interiore dell'anima; infatti prepara alle imprese per Dio e gli effetti di questo terzo elemento sono:

1) Fortezza incrollabile per soffrire e lavorare per Dio e per la Chiesa.
2) La carità traboccante per servire ed amare il prossimo.
3) L'umiltà profonda per conoscere Dio e se stessi.


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11/12/2008 03:37

- Varietà della preghiera

e. La preghiera come vita


"Divin Maestro: che la mia vita sia una preghiera continua; che nulla possa distrarmi da voi: né occupazioni né piacere né sofferenze; che Elisabetta scompaia e rimanga Gesù solo".36

Queste parole ci fanno da introduzione e ci danno il senso di cosa significhi la preghiera come vita.

Infatti, se pregare è incontrare Dio, è aprirsi silenziosamente alla sua presenza che tutto opera, è ovvio che ogni incontro, ogni gesto, ogni presenza può essere un luogo teologico, una trasparenza di Dio...ed allora tutta la vita diventa una esperienza di preghiera. Questo è quanto hanno vissuto i mistici.

Ma bisogna riconoscere la realtà del quotidiano, che spesso si presenta con la doppia faccia della medaglia.

In esso incontriamo gesti di bontà, in cui è facile leggere il Volto di Dio.

Ma il quotidiano è intriso anche di malvagità, di violenza, di paura, di tradimento, di morte, ed allora è facile essere travolti, entrare in questa logica, dimenticare l'amore, la presenza di Dio; svanisce l'atteggiamento di preghiera, si opera come uno svuotamento e Dio inevitabilmente è messo fuori dalla propria vita.

Per evitare tutto questo è necessario che l'atteggiamento di preghiera in certi momenti si espliciti in esercizio di preghiera, in momento dichiarato di stupore silenzioso, di lode, di supplica, di gratitudine, di adorazione del Dio vivente.

È questa preghiera che ci libera dalle incrostazioni delle ambiguità di ogni giorno, ci pone in cuore una presenza nuova che imprime un carattere evangelico alla nostra azione e ci rimette in cammino con una speranza dentro.

Infatti, il/la religioso/a non fugge la vita per mascondersi nell'aureo mondo della preghiera, lasciando agli altri le preoccupazioni della vita.

Se questo dovesse accadere, egli ha già tradito la sua vocazione, perché il nuovo stato fa di lui un privilegiato, un uomo senza pensieri!

La preghiera deve essere aperta e accogliente al grido dei poveri e dei sofferenti sino a diventare gesto concreto di carità e di solidarietà. Pregare non è rimanere sordi alle esigenze dei fratelli, non significa evadere dalla storia e dalla realtà, trasformando la preghiera in puro sentimentalismo. Pregare non è dire parole ed eseguire puramente dei gesti, ma è anche produrre nella vita quotidiana la preghiera che Cristo eleva al Padre.

Come non vi può essere vita di fede senza la preghiera, così nella vita religiosa - in modo particolare - la preghiera è autentica lode solo se la vita per prima è lode, solo se il cuore è specchio della bellezza di Dio.

Il segreto, qui, è l'amore: "Essere radicati e fondati nell'amore, questa, mi sembra, è la condizione per adempiere degnamente il mio ufficio di laudem gloriae".37



Note:
36 ELISABETTA DELLA TRINITA', Scritti, L 45.
37 ELISABETTA DELLA TRINITA', Scritti, Ultimo ritiro, ottavo giorno.

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11/12/2008 03:41

III - LE FORME DELLA PREGHIERA

1) La preghiera di domanda e di intercessione.


Vari sono i modi in cui l'orante si rivolge a Dio per intrattenersi con Lui.

Tra questi emerge la preghiera di domanda e d'intercessione di cui Gesù ne ha fatto uso e ne ha raccomandato; anzi, si può dire che la preghiera nel N.T. è innanzitutto e di solito, preghiera di domanda e d'intercessione.

Questo tipo di preghiera porta in seno un rischio:

se domandassimo nella preghiera a Dio ciò di cui necessitiamo - in genere questo è interpretato così - essere cristiani è una comodità, pregare è una comodità; questo perché ci servirebbe di Dio soltanto per le nostre comodità e soddisfazioni dei nostri bisogni legittimi, e certamente saremmo felici e contenti.

Su questo modo di pregare, la storia ha visto sorgere una propria teologia della preghiera di domanda e d'intercessione; quindi non preghiere devozionali ma fede nel cuore dell'umanità.

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11/12/2008 03:57

III - LE FORME DELLA PREGHIERA

1) La preghiera di domanda e di intercessione.


a. pregare con fede


Il Card. J. Ratzinger, presentando la lettera Orationis Formas della Congregazione della Dottrina della fede su alcuni aspetti della meditazione cristiana, affermava:

"La preghiera senza fede diviene cieca; la fede senza preghiera si disgrega".

In ogni cosa Gesù ha sempre messo davanti la fede. Anche nella preghiera Egli volle mettere come chiave di lettura della preghiera, come condizione dell'esaudimento la fede: "E tutto ciò che chiederete nella preghiera, credendo, lo riceverete"
1.

Ma cosa vuol dire?

Fare una preghiera di domanda non significa
chiedere la pioggia sulle nostre semine senza che fare delle irrigazioni, oppure pregare perché non scenda la grandine sui nostri raccolti senza fare degli impianti antigrandine, etc…

Gesù ci vuole dare una pedagogia alla fede. La fede in Dio è un gran mistero nella vita del credente, ma è sopratutto, una grande forza che supera ogni barriera della vita.

Infatti, "credere è fidarsi di Qualcuno, assentire alla chiamata dello Straniero che invita, rimettere la propria vita nelle mani di un Altro, perché sia Lui ad esserne l'unico, vero Signore" 2.

La riuscita dell'uomo totale, della storia non dipende da noi stessi ma da lui. Sappiamo benissimo quanto siamo limitati.

La preghiera di domanda, forse in disuso, è una preghiera di liberazione, ma una liberazione totale che dipende da Dio. Per altri bisogni, non abbiamo bisogno di Dio.

Dobbiamo pregare ma con responsabilità, la nostra preghiera non potrà essere un caricare le spalle di Dio delle nostre responsabilità.

 Sì, la nostra fede deve poggiare in Lui, perché in Lui possiamo scoprire veramente di quello che abbiamo bisogno; ma una fede responsabile.

Forse allora riusciremo a capire meglio le parole del Signore Gesù quando ci dice: "Tutto quello che domanderete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato"
3
.

Note:

1. Mt 21,22.
2. BRUNO FORTE, Piccola introduzione alla fede, Edizioni Paoline, Cinisello 3. Balsamo 1992, pag. 18.
3. Mc 11,24

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11/12/2008 04:00

III - LE FORME DELLA PREGHIERA

1) La preghiera di domanda e di intercessione.


b. pregare con costanza

Nel quotidiano "La Repubblica" del 4/10/1994 alla pagina 15 veniva riportata questa preghiera di Andrea Mongiardo, un ragazzo di 15 anni malato di cuore fin dalla nascita, che ora vive con il cuore di Nicholas Green: "Gesù ma tu a me ci pensi qualche volta? Secondo me non mi pensi più, di me ti sei dimenticato".

Quante volte diciamo o ci sentiamo dire: "ma prego sempre, ma Dio, è in ferie!".

Uno degli atteggiamenti della preghiera è stato qualificato come "lotta con Dio" ed è un atteggiamento che ogni cristiano deve assumere.

L'intercessione come lotta con Dio lo vediamo chiaramente dai racconti biblici:

la parabola dell'amico importuno 4 e della vedova insistente presso il giudice 5; è Gesù stesso che porta questo paragone per dire che bisogna stufare Dio.

L'intercessione di Abramo 6, la lotta di Giacobbe col Signore7, come anche per Giobbe e Geremia 8, ma anche per Cristo nel momento più cruento della croce che per tre volte, come per dire molte volte, chiese che quel calice passasse; questi sono esempi che danno qualifica alla preghiera come lotta con Dio.

In questa sua lotta, in questa sua insistenza, l'uomo non dispera solamente ma si mette faccia a faccia con Dio, si misura nei suoi disegni, si confronta con le promesse di Dio.

E non urlerà più, non piangerà più perché qualcosa di nuovo è nato in lui, qualcosa sta crescendo dentro di lui: è la potenza della Parola efficace che penetra fino alle proprie midolle 9.

Anche nella esperienza di santa Teresa d'Avila si parla di preghiera "aggressiva" che la santa definisce "pazzie" o "spropositi":

"Insomma, Padre santo, che state nei cieli, vi dev'essere qualcuno che parli per il vostro Figlio, perché Egli non si è mai difeso. Ci siamo noi, figlie, benché sia temerario, essendo quel che siamo… Insomma, che è questo, Signor mio e Dio mio? O date fine al mondo o rimediate a mali tanto gravi, che non vi è cuore che lo sopporti. Vi supplico, Eterno Padre, che non lo sopportiate più Voi! Estinguete questo fuoco, Signore, ché, se volete, potete. Badate che nel mondo c'è ancora vostro Figlio; per rispetto a lui cessino cose tanto brutte, abominevoli e sozze" 10.

Nella preghiera bisogna essere aperti a tutte le variazioni e sfumature del dialogo amichevole con Dio, giungendo alla confidenza santa e perfino all'audacia, l'una innestata e sostenuta dall'altra fino a "straparlare" con Dio,

dice santa Teresa: "Cominciai a discorrere col Signore in maniera sconnessa, come faccio spesso, senza sapere quello che dico. Perché è l'amore che parla, e l'anima è così rapita da non farmi badare alla differenza che c'è tra lei e Dio. Infatti l'amore, di cui si sente circondata da Sua Maestà, la porta a dimenticare se stessa, le fa sembrare di essere in Lui come un solo tutto, indiviso, sicché straparla" 11.

E la perseveranza della fede lascia posto alla fiducia della fede.

La preghiera prende forma e da lotta diventa accettazione della volontà di Dio.
La preghiera di domanda e d'intercessione continua, ma sotto un'altro aspetto: "Non la mia ma la tua volontà sia fatta"
12
.

Cosa vuol dire questo?

La preghiera fatta con insistenza ha un senso anche quando chiediamo a Dio cose impossibili.

Ma questo ci deve servire solamente per dire che bisogna saper accettare la vera preghiera di cui abbiamo bisogno perché una sola è la realtà della preghiera; grandi sono le varietà e le sue manifestazioni.





Note:
4. Lc 11,5-8.
5. Lc 18,1-8.
6. Gen 18,16-33.
7. Gen 32,23-31.
8. Gb 3,3; Ger 20,7.
9. Cfr Eb 4,12.
10.SANTA TERESA DI GESU', Cammino di perfezione, 35,4.
11. SANTA TERESA DI GESU', Libro della Vita, 34,8.
12. Lc 22,42b.

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11/12/2008 04:03

III - LE FORME DELLA PREGHIERA

1) La preghiera di domanda e di intercessione.


c. chiedere al Padre nel nome di Gesù

È chiaro, Gesù lo ha detto: la preghiera che facciamo è da farsi nel suo nome: "Ciò che domanderete al Padre, ve lo darà in nome mio… Domandate e riceverete, e la vostra gioia sarà perfetta"
13; "Se domandate qualcosa nel mio nome, io ve lo concederò" 14.

C'è forse, da rimproverare a noi stessi di non aver attuato quello"in nome mio". C'è la necessità di riscoprire quella "Porta" per potervi passare. Quella porta è Cristo-chiave che consente di aprire la porta della preghiera
15
.

Come possiamo vivere quest'atteggiamento?

Dobbiamo riuscire a far pregare dentro di noi Gesù. San Paolo c'invita ad avere in noi "gli stessi sentimenti che furono di Cristo" 16.
È l'esperienza stessa del Cristo che dobbiamo vivere nel suo rapporto col Padre. Quando Cristo prega entra nel suo intimo, dove risuona la parola-presenza-realtà del Padre: "Tu sei il mio Figlio, il Figlio prediletto; in te mi sono compiaciuto"
17
.

Egli accoglie la realtà del Padre dentro di se facendola risuonare in tutto il suo essere e facendosi fermentare fino a generare la risposta filiale: "Padre, Padre mio, ecco, io vengo per fare la tua volontà"
18.

 Occorre domandarci di continuo se quello che diciamo, cerchiamo e attendiamo nella preghiera, lo facciamo realmente nel nome di Gesù. Vale a dire, in conformità con i suoi comandamenti e secondo la volontà del Padre 19.

La sua preghiera è un entrare in sintonia piena col Padre fino ad essere il riflesso della sua presenza: "Chi vede me vede il Padre"
20, "Io e il Padre siamo una cosa sola" 21, "Io sono nel Padre e il Padre è in me"22 , "Le parole che io dico non le dico da me… le dico come il Padre le ha dette a me", "Il Padre che è in me compie le sue opere" 23
.

Similmente la nostra preghiera vuol essere incontro d'amicizia con Dio che, in Cristo è presente in noi tramite il suo spirito e che dentro di noi grida "Abba Padre" e prega con gemiti inesprimibili.
Santa Teresa d'Avila pregava nel nome di Gesù, perché "Lo posso trattare come un amico, benché sia il Signore"
24
.

Allora, la nostra preghiera allora vuole essere un incontrarci col Signore Gesù presente nel nostro cuore tramite il suo spirito per accogliere la sua realtà-presenza-parola di Figlio, facendola risuonare dentro di noi fino a lasciarci fermentare e ritrovarci all'unisono con Lui, tale che la nostra preghiera sia eco della sua preghiera al Padre, le nostre parole siano eco delle sue, le nostre opere siano le sue.


Se tutto questo non accade è perché chiediamo male; per poter passare bisogna rivolgerci a Cristo nostra Pasqua
25
.

La nostra preghiera deve diventare preghiera di figlio nel Figlio, per dire che quando preghiamo non siamo più noi a pregare ma è Gesù che prega in noi
26
.





Note:
13. Gv 16,23-24; vedi anche Gv 15,16; 16,2; 16,25.
14. Gv 14,14.
15. Cfr Mt 18,18; Ap 1,18.
16. Fil 2,5.
17. Mt 17,5.
18. Eb 10,5-10.
19. Cfr Mt 6,10.
20. Gv 14,9.
21. Gv 10,30.
22. Gv 14,11.
23. Gv 14,10.
24. SANTA TERESA DI GESU', Libro della Vita, 37,5.
25. Cfr 1Cor 5,7.
26. Gal 2,20.

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11/12/2008 04:07

III - LE FORME DELLA PREGHIERA

1) La preghiera di domanda e di intercessione.


D. perdonare prima della preghiera

"Che cosa sarebbe un cristiano che prega soltanto, se non un individuo che ha perso l'identità dell'uomo, illuso di un angelismo di marca non cristiana?"
27 .

"Rimettere in discussione il proprio pregare e le motivazioni che lo sorreggono, se da una parte può causare un senso di vertigine, dall'altra può aiutare a scoprire che essa è come l'amore: la grande occasione della vita, occasione di perdita o di creazione, di liberazione definitiva o di caduta definitiva della schiavitù"
28
.

La preghiera del cristiano deve essere un vissuto in funzione di un incontro con Dio.

Il cristiano non è chiamato a vivere e a pregare, ma è chiamato a pregare vivendo e a vivere pregando.


Santa Teresa d'Avila incentra la sua metodologia della preghiera, non tanto interessandosi del come costruire l'esercizio o l'episodio singolo della preghiera, ma piuttosto preoccupandosi di costruire tutta la vita nella sua quotidiana concretezza. In questo senso la preghiera si trasforma come un continuo avvicinarsi a Dio.

Ma cosa significa avvicinarsi?

Il termine in ebraico vuole indicare l'azione del sacrificare. Quindi, non ci si può avvicinare a Dio se la nostra vita non è messa in discussione, senza sacrificare il nostro "io".


"Un segno per distinguere il vero contemplativo dal semplice produttore di preghiere è quella capacità di comprendere la storia del suo tempo, una speciale sensibilità che gli fa captare per quali cammini oggi si va verso la liberazione.

Il produttore di preghiere, invece, è un conservatore, un pauroso. La preghiera invece di liberarlo lo fa affondare sempre più nel timore, nella diffidenza"29.


La preghiera è esperienza del Dio della vita e dell'amore, è il luogo teologico in cui l'orante rivive il mistero pasquale di morte e risurrezione; ed è in questo mistero che l'uomo scopre di essere libero, ma libero di amare, libero per ridare libertà al suo prossimo.

Se osserviamo i numeri 14 e 15 della nostra Regola, vedremo come la preghiera come luogo teologico e spazio di comunione con Dio, deve condurre al dialogo e alla correzione fraterna.

Il Legislatore, non parla casualmente, ma vuole dare un proprio messaggio del vero e autentico orante.

Desidero anche rilevare, per me e per voi, che sulla preghiera, non serve avere tante belle nozioni su Dio se poi non si cade in ginocchio per attivare l'amore orante.

"La preghiera non consiste nel molto pensare, ma nel molto amare, per cui le vostre preferenze devono essere soltanto in quelle cose che più eccitano all'amore. …

L'amore di Dio non sta nei gusti spirituali, ma nell'essere fermamente risolute e contentarlo in ogni cosa, nel fare ogni sforzo per non offenderlo, nel pregare per l'accrescimento dell'onore e della gloria di suo Figlio…"30.

Possiamo capire da queste parole quanta carità deve esserci in noi se vogliamo vivere Dio nella preghiera e nella vita di ogni giorno, perché chi possiede l'amore può accogliere l'Amore e l'Amore non è venuto per qualcuno ma per tutti perché è Padre e il Padre ama tutti i figli!





Note:

27. ENZO BIANCHI, Il corvo di Elia, Gribaudi, Torino 1972, pag. 95.
28. GREGORIO BATTAGLIA, Preghiera come cammino di libertà, in HOREB, 1, 1997, pag 13.
29. A. PAOLI, Camminando s'apre cammino, Gribaudi, Torino 1977, pag. 206.
30. SANTA TERESA DI GESU' Castello interiore o Mansioni, IV, 1,7.


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11/12/2008 04:09

III - LE FORME DELLA PREGHIERA

1) La preghiera di domanda e di intercessione.


e. pregare con gli altri e per gli altri

La preghiera che Gesù ha insegnato e lasciato a noi come modello di ogni preghiera è fatta al plurale.
Sì, è vero, che molte sue preghiere sono al singolare ma il suo insegnamento è riferito solamente al plurale.

Perché?

È impensabile che raccogliersi in preghiera vuol dire estraniarsi dal mondo e dalla vita.

Incontarsi con Dio non vuol dire isolarsi. 
In Lui è presente la Creazione, la Redenzione, la storia della Chiesa, la vita della nostra Chiesa, quella di oggi e quella di sempre, con tanta voglia che ha di purificarsi, di penetrarsi povera, di testimoniare la santità di Dio.

L'incontro con Dio è l'incontro con la vita è il riconoscersi fratelli, uguali dinnanzi a Dio, perché tutti formati a sua immagine e tutti ricchi dello stesso dono: la Parola di Dio; un Dono che si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi
31.

Questa apertura alla vita ci fa vivere una preghiera inanzitutto comunitaria perché "Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro"
32
, perché tutto possa essere offerto e salire al Padre come rendimento di grazie.

Questo lo possiamo fare meglio quando viviamo insieme sull'esempio della prima comunità cristiana l'unanimità
33
fondata sulla Parola di Dio, sulla comunione fraterna, sulla preghiera e sulll'Eucarestia, centro e vita della vita cristiana e carmelitana.

Questa preghiera comunitaria man mano che cresce non si chiude in noi stessi, nè ci separa dagli altri perché in essa sono presenti le sofferenze e i sacrifici di tutta la Chiesa, perché essa è frutto dell'amore che Cristo ci ha donato.

Un professore di genetica all'Università del Minnesota, raccontava una sua esperienza in un convegno di medici tenuto a Oxford: "il punto più saliente del Convegno, là dove ci sentimmo confratelli di una comunità non soltanto scientifica ma spirituale, fu quando pregammo insieme. La preghiera ci aveva avvicinati l'uno all'altro molto di più della discussione di scienza".

La preghiera ci rende vigilanti l'uno nei confronti dell'altro
. Non si può restare neutrali, sconvolti, meravigliati nell'accorgerci che altri vivono nella calda luce di Dio.


Attenzione, nella mentalità opposta, non troppo rara, vi entra anche il concetto corrente di chiedere preghiere per uso personale; anche qui offriamo a Dio qualcosa per ottenere i favori e la preghiera termina a lui e alle cose che gli domandiamo.

È buon uso comune tra i cristiani pregare vicendevolmente, ma è anche uso fare incessanti preghiere di impetrazione: "Prega per me" o "Una preghiera", formule diventate uso comune da sembrare un'espressione di scaramanzia o di superstizione.

Quando non si usa poi il diminutivo: "Una preghierina", con l'idea sottointesa che la preghiera è grande o piccola a secondo della sua lunghezza o brevità.


E noi che abbiamo consacrato la nostra vita ce lo sentiamo spesso dire: "Prega tu per me, che sei più vicino a Dio, che sei più degno", come se non fossimo tutti figli dello stesso Padre!

Questo può rivelarsi un problema in quanto il "prega per me" può essere anche un fatto egocentrico, un modo per dimenticare i drammi del mondo, i grandi problemi della Chiesa.

La preghiera non ha "clienti",
al quale andiamo spesso soggetti nella nostra società sia politica che religiosa: una sorta di raccomandazioni al superiore.


Così, come nella vita politica qualcuno si raccomanda a un grande politico di spicco per influire sui poteri statali o regionali, oppure nella vita spirituale uno può avere più devozione a sant'Antonio, a Santa Rita o San Pio da Pietrelcina perché sono quelli più forti, più potenti dimenticando che la potenza è in Dio e che i santi sono solo dei servitori che intercedono presso l'eterno Padre.

Con questo modo di dire o fare preghiera nei confronti dell'altro, non voglio escludere una preghiera reciproca o per l'altro.

Al contrario, ognuno dovrebbe impegnarsi alla comunione nella preghiera per realizzare quella comunione di vita tra di noi e con Dio, se non accadesse ciò, rischieremmo una preghiera tipo "accattonaggio spirituale".

"Un religioso non saprà mai trarre profitto dallo spirito del Carmelo se non ricerca e non ama con tutto il cuore, in sé e negli altri, la vita spirituale e l'occupazione interna con Dio, mediante l'esercizio fedele della presenza divina" 34. "Vivere alla presenza di Dio, porsi davanti al suo volto, è una caratteristica che i figli del Carmelo hanno ereditato dal grande Profeta: il nostro trattenimento è nei cieli" 35.

Anche Gesù, restando alla presenza del Padre ha pregato per tutti i credenti: "Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me"
36.

È una preghiera sacerdotale che abbiamo davanti 37, cioè una preghiera che chiama tutti all'amicizia con Dio e a intercedere presso il buon Dio a favore del resto dell'umanità e questo lo possiamo fare tutti, perché grazie a Cristo, Dio ci ha scelto e ci ha costituito popolo sacerdotale.


Note:

31. Gv 1,14.
32. Mt 18,20.
33. Cfr At 4,32.
34. LEZIN DE SAINT SCHOLASTIQUE, O. CARM., La vie du vénérable Père Philippe Thibault, Paris 1673, 254.
35. BEATO TITO BRANDSMA, Bellezza del Carmelo. Appunti storici di mistica carmelitana, Edizione Carmelitane, Roma 1994, pag. 10.
36. Gv 17,20.
37. Cfr Gv 17.

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11/12/2008 04:17

III - LE FORME DELLA PREGHIERA

1) La preghiera di domanda e di intercessione.


f. chiedere in ogni necessità

Mi sembra al mondo di oggi un pericolo la preghiera in ogni necessità, eppure nella preghiera insegnataci da Gesù non riscontriamo che Egli abbia detto "prega per questo, per questo non pregare".

Egli ha invitato più volte a pregare per qualunque necessità, per qualunque cosa avessimo bisogno.
Nella preghiera del Padre Nostro Gesù ci ha insegnato a invocare "Dacci oggi il nostro pane quotidiano"
38.

"Dacci…". Siamo davanti alla preghiera di domanda;

c'è da chiedersi: che cosa dobbiamo chiedere a Dio?

 Il desiderio più frequente anche nella vita cristiana, sono i beni temporali: successo, guarigione… 
Ma, fermiamoci a pensare un attimo; in realtà, tutti i beni che desideriamo avere hanno un rapporto che in qualche modo sono in relazione con il Regno di Dio: "I beni temporali entrano nella storia degli uomini e noi sappiamo che alla realizzazione definitiva del Regno concorrono anche i beni della creazione stessa trasfigurata"
39
.

Dunque c'è una lecità riguardo al desiderio di chiedere i beni temporali e quindi fare tale richiesta nella preghiera.


Dice san Tommaso: "È permesso desiderare i beni temporali, non come intenzione principale per costituirvi il nostro fine, ma come dei sostegni per il nostro cammino vero la beatitudine".


È bello vedere la preghiera sotto questo aspetto e in essa possiamo vedervi la sua potenza infinita: "Tutto quello che domandate nella preghiera abbiate fede già di averlo ottenuto" 40.

Noi possiamo chiedere tutto quello che il nostro cuore desidera, possiamo fare ogni richiesta, ma questa richiesta deve essere accompagnata dalla fede; la nostra richiesta di necessità sarà importante nella misura in cui sappiamo ricercare con fede, attraverso il bene temporale, il Regno di Dio:

"Dimmi o amore dell'anima mia dove vai a pascolare il gregge, dove ti riposi a mezzogiorno perché io non sia come vagabonda dietro i greggi dei tuoi compagni" 41.

In queste parole c'è una richiesta di un segno, una necessità per non sbagliare meta. Che senso avrebbe per la fanciulla inseguire orme che la conducono lontano dall'Amato?

E non è altro quello che diciamo durante la grande preghiera che Gesù stesso ci ha insegnato: "Che il tuo regno venga, che la tua volontà si compia in terra come in cielo".

Il domandare nella necessità, anche sulle cose più semplici e banali della vita di ogni giorno, deve diventare cammino pedagogico verso la ricerca del bene spirituale depositato nell'amore di Dio per potervi leggere il suo disegno di amore per noi.

E piano piano che domandiamo, si fa più vicina la risposta dell'Amato: "Se davvero non lo sai bellissima tra le donne segui le orme dei greggi e i tuoi capretti falli pascolare dove sono gli ovili dei pastori" 42.

Non dimentichiamo che il Pastore è colui che si prende cura delle sue pecorelle, che li guida, li accarezza, non gli fa mancare nulla, pone loro attenzione, le chiama per nome.

In questo cammino pedagogico di ricerca stiamo pure tranquilli che non resteremo soli, c'è il nostro Pastore, l'Amato che non lascia mai la sua Amata vagare per vie fuorvianti: Egli pone attenzione alle sue necessità.
In questo cammino è importante ripetere spesso: "dimmi Amore… dove vai" perché in tutto quello che facciamo possa essere glorificato il Padre
43: "Qualunque cosa chiederete nel mio nome la farò, perché il padre mio sia glorificato" 44
.

Quindi non un semplice chiedere per avere, ma un cammino trasformante che ci porta sempre più all'unione con Dio.

La Chiesa in questo cammino adora colui che è Padre. lo chiama Padre e non soltanto Creatore.

Chi ama Dio Padre lo pone decisamente in rapporto con la propria esistenza.


Note:

38. Mt 6,11. Possiamo tradurre quotidiano con necessario, sufficiente.
39. CHARLES A. BERNARD, La preghiera cristiana, Edizioni LAS, Roma 1976, pag. 24.
40. Mc 11,24.
41. Ct 1,7.
42. Ct 1,8.
43. Cfr 1Pt 4,11.
44. Gv 16,13.

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11/12/2008 04:19

III - LE FORME DELLA PREGHIERA

1) La preghiera di domanda e di intercessione.


g. chiedere lo Spirito

Il cammino della preghiera insegnatoci da Gesù, non ha altro che questo scopo: chiedere la novità dello Spirito, offrire la Sua stessa preghiera: "Il divino Adoratore è in noi, abbiamo perciò la sua preghiera. Offriamola prendendovi parte noi stesse, preghiamo con la sua anima" (Beata Elisabetta della Trinità).

Il nostro pregare non è altro che una continua conversione del cuore e della vita. Un continuo liberarci dalle nostre situazioni di peccato, di appianare le nostre vie, raddrizzare i sentieri.

Quando installiamo un'antenna televisiva, non facciamo altro che metterla sulla lunghezza d'onda del trasmettitore perché possa vedersi e ascoltare meglio quanto trasmettono, così è nella preghiera. Infatti, la preghiera non è altro che un orientare il nostro cuore sulla lunghezza d'onda del cuore di Dio: lo Spirito Santo, perché possiamo ascoltare e vedere meglio quanto lo Spirito comunica.

Questo perché "Lo Spirito Santo ci insegna innanzitutto a riconoscere la natura profonda dei bisogni espressi dalla nostra preghiera: abbiamo fame e sete della giustizia di Dio, desideriamo il suo Regno. Ma il nostro desiderio sarebbe cieco senza l'assistenza dello Spirito"
45.

C'è da domandarci se sappiamo che la preghiera è un dono dello Spirito Santo seminato nei nostri cuori; eppure viene ricordato spesso che siamo figli, "E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del Figlio suo che grida Abbà, Padre"
46.

Ed è lo stesso Spirito che ci suggerisce cosa fare e cosa dire, perché "nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare" 47.

Attraverso il nostro cuore, dentro la nostra libertà, se gli avremo permesso di prendervi dimora, lo Spirito dice "Padre!", ed è lo Spirito che ci sollecita a volgere l'attenzione verso di Lui
48
, ad ascoltarne la voce, ad accoglierne la sua Parola, ad aprirci alla sua azione trasformante.

Nel silenzio esteriore ed interiore, nello spogliamento coraggioso di tutto ciò che è superfluo e ci aliena da noi stessi, impareremo piano piano, grazie allo Spirito Santo, a prendere sul serio la nostra vita e ad impegnarci sinceramente per fare noi stessi dei costruttori del Regno di Dio: "Signore, dammi tutto ciò che mi conduce a te. Signore, prendi tutto ciò che mi distoglie da te. Signore, strappa anche me da me e dammi tutto a te" (Santa Teresa Benedetta della Croce).

Questo non è altro che aprirsi allo Spirito che vive in noi; aprirsi allo Spirito comporta l'ubbidienza a Lui, lasciare che sia Lui ad esprimersi in noi e non noi in Lui.


Spesso nella preghiera ricadiamo in questo, ma quest'attegiamento dipende soltanto dal nostro orgoglio, dalla nostra superbia, dalla nostra poca voglia di farci trasformare da questa Forza rigeneratrice.

Non è un momento di euforia quello che dovremmo vivere, ma il lasciarci muovere dallo Spirito di Dio per le vie del mondo, della nostra storia, della nostra società.

Allora nasce il pane della condivisione, il pane del cammino, il pane del Regno.



Note:

45. CHARLES A. BERNARD, o.c., pag. 48.
46. Gal 4,6.
47. Rm 8,26.
48. Cfr DOMENICO DI S. ALBERTO, Exercitatio, 24: "Coltivare la santa orazione consiste in una vera, totale, attuale attenzione a Dio ".

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11/12/2008 04:22

III - LE FORME DELLA PREGHIERA

2) La preghiera di ringraziamento



Se sfogliassimo la Bibbia, ci accorgeremmo di come il Testo sacro è tutto un ringraziamento a Dio.

Infatti, espressioni di ringraziamento nella Bibbia e per tutto il Salterio ci richiamano a lodare il Signore senza fine:

«Renderò grazie al Signore con tutto il cuore, nel consesso dei giusti e nell'assemblea.
Grandi sono le opere del Signore, le contemplino coloro che le amano"
1.

Sono le parole del salmista, di un orante dalla cui bocca esce una gioiosa fioritura di lode e di ringraziamento; nonostante questo, Gesù nota malinconicamente che il dovere di ringraziare non è tanto comunemente riconosciuto e denuncia:

"Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la voce, dicendo: "Gesù maestro, abbi pietà di noi!". Appena li vide, Gesù disse: "Andate a presentarvi ai sacerdoti". E mentre essi andavano, furono sanati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano.

Ma Gesù osservò: "Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?"»
2
.

Notiamo, chi è che ringrazia? chi fa questo tipo di preghiera?

Il ringraziare è la preghiera dei poveri perché non c'è la fatica dell'apprendimento, non c'è da imparare o da prepararsi, perché dire grazie lo sappiamo fare dal giorno in cui i nostri genitori l'hanno insegnato.

Purtroppo, questa sembra più una prassi tra la gente e accettata da tutti, mentre tra noi e Dio non funziona la logica, accade l'opposto.

Questo perché la nostra fede non è autentica, perché se lo fosse scaturirebbero subito il rendimento di grazie a Dio di cui si riconosce la guarigione: fede, obbedienza e guarigione formano un tutt'uno.


Noi ringraziamo Dio così poco come se non ricevessimo nulla da Lui eppure, spesso nelle nostre Liturgie facciamo o usiamo formule in canto o recitate che esprimono il nostro grazie: chissà con quale intento le diciamo o le cantiamo?

Quanti doni Dio ogni giorno ci fa, doni di cui non siamo mai sazi perché appena ne riceviamo uno, allunghiamo subito la mano per afferrarne un'altro!

È vero che Dio spesso parla di non contraccambiare, ma quello che Lui ci rimprovera è di accorgerci che abbiamo le braccia ricolme e di fermare un momento il vortice del nostro io per riconoscere la sua bontà, eppure il sentimento della gratitudine è fondamentale nel rapporto dell'uomo con Dio, perché permette alla creatura di lodare il suo Creatore (= benedizione), di riconoscere la propria condizione creaturale (= umiltà), di gioire nella certezza dell'amore di Dio (= salvezza), di desiderare di fare la sua volontà (= obbedienza).

Il cristiano, che è elevato per grazia ad un intimo rapporto d'amore filiale con Dio, mostrarGli gratitudine diventa l'espressione più genuina della sua vita interiore e della sua sensibilità spirituale.


Nessuno può dispensarsi dal ringraziare Dio: tantomeno il cristiano!

Il cristiano deve imparare a ringraziare perché è una delle manifestazioni più immediate della "preghiera di semplicità", che poi è anche il modo di avvicinarci di più alla preghiera di Maria.

Per ringraziare, non abbiamo bisogno di andare alla ricerca dei formulari, bastano poche parole semplici e qualche idea sulla bontà di Dio:

"Grazie infinite ti rendo, o Sapienza eterna! Mi hai dato il pascolo amaro, mi hai fatto bere sino alla feccia nel tuo calice, ed ora mi fai gustare le più intime dolcezze del tuo immenso amore, mi apri il tuo cuore, il tuo Cielo e mi anneghi nel mare immenso delle tue delizie…

 Non sono più io che vivo, ma sei tu che vivi in me! Oh, divina trasformazione che si gusta anche in questa vita come caparra della vita divina!" 3.

Gesù ha dato modelli insuperabili: "Padre, ti ringrazio…"
4
e dove ha imparato quest'atteggiamento se non dai suoi genitori terreni, così come abbiamo imparato anche noi, e non è una preghiera che stanca ma riposante, riposa la mente e allarga il cuore; quando la mente è stanca è la preghiera più adatta, perché non assorbe, non pesa.

Prima di morire Gesù istituì l'Eucaristia, cioè il nostro rendere grazie a Dio per mezzo di Cristo, che nella santa Messa unifica e restituisce al Padre tutto il creato: "È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Padre santo, per Gesù Cristo, tuo dilettissimo Figlio"
5
.

Questa preghiera deve portare ogni cristiano ad incarnare nella realtà quotidiana della vita i sentimenti di fedeltà e d'obbedienza al Padre espressi da Gesù.

La preghiera di ringraziamento è la scoperta del mondo di Dio, è Dio che si mette vicino a noi e si mette a camminare con noi e ci dà quello di cui abbiamo bisogno.



Note:

1. Sal 111,1-2
2. Lc 17,12-18
3. Maria Crocifissa Curcio, Diario, 6.11.1925
4. Gv 11,41
5. Messale Romano, Preghiera Eucaristica II

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