Credo nell’evoluzione, ma allo stesso tempo credo che solo un’infinita intelligenza possa averla messa in atto.
La successiva considerazione è che una tale intelligenza non potrebbe essere tale se avesse dato l’avvio al susseguirsi di universi, dalla nascita alla morte, senza un fine specifico.
Se così non fosse, tutto il creato apparirebbe come un immane vuoto senza scopo, il che urterebbe contro ogni razionalità.
D’altra parte, questa intelligenza, ovvero Dio, non può esser in alcun modo definita o razionalizzata secondo il nostro metro, perché sarebbe come negarla, e noi non possiamo che accogliere ed elaborare le incomplete intuizioni che la nostra povera mente è progressivamente in grado di percepire.
Le religioni sono nate da queste progressive intuizioni ma anche con gli inevitabili errori di percorso determinati dall’imperfezione umana verso la conoscenza del divino.
Il problema è come rendere razionale ciò che è considerata “Parola di Dio” e che non sempre apparirebbe tale leggendo alcuni passi biblici che ci sono pervenuti dalla tradizione e dalla scrittura di uomini.
Io osserverei che le ispirazioni divine sono quelle rivolte alla spiritualità e pervenuteci soprattutto attraverso i profeti e i comandamenti dei quali neppure un ateo potrebbe disconoscerne il giusto valore universale.
In ogni caso, queste ispirazioni non avrebbero potute essere accolte e comprese se non nei limiti della conoscenza e del sentire umano delle varie epoche.
Nell’Antico Testamento c’è l’attesa messianica e la costante presenza divina che segue sì l’evoluzione di quel popolo, ma che non avrebbe potuto interferire nelle vicende strettamente umane senza ledere il principio del libero arbitrio che lei stessa aveva determinato, compresa quindi l’errata convinzione che Dio potesse approvare o comandare ad altri uomini il genocidio biblico delle Sue creature.
Gesù ci ha mostrato il vero volto di Dio, che è della vita e non della morte per delega.
Dio non può schierarsi con nessun esercito, il crederlo è solo un’errata convinzione umana, quando talvolta non costituisce addirittura il “pretesto” per giustificarne le azioni.
E’ vero che Gesù non espresse condanna per i tanti fatti di sangue di cui anche il popolo ebreo si era macchiato, ma potrebbe essere verosimile che non l’abbia fatto solo per rispetto di quella libertà che ha contrassegnato la storia degli uomini che dovevano autonomamente comprendere e trovare il loro equilibrio.
I Suoi insegnamenti vertevano proprio su questo e, se ben compresi e fatti propri, non potevano non portare autonomamente alla comprensione degli errori del passato e, quindi, permettere un altro passo nel percorso evolutivo dell’umanità.
Quando si dice “Parola di Dio” non possiamo non tenere conto di tutto questo e, quindi, intendere la Sua Parola come progressiva ispirazione che porta ad una sempre maggiore maturità del “sentire umano e non certo come comandi che ne abbiano giustificato tutte le scelte.