"Sconosciuto e' qualcuno
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nello spirito del R.n.S.

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Da: Iashper - CAVALLI, COLONELLI e CAVALIERI

Ultimo Aggiornamento: 03/01/2009 19:57
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03/01/2009 19:35

Da: Iashper  (Messaggio originale)Inviato: 02/12/2003 5.25
Cavalli , colonnelli e cavalieri



Parte prima


Raggiungevo il maneggio a piedi , partendo dal lungomare in tenuta personalissima ,
che nulla aveva a che vedere con quello che dovrebbe essere un abbigliamento
da equitazione . Nacque così il mio avvicinamento al mondo dei nitriti , senza
nessuna passione particolare , se non quella di dimostrare a tutti quei damerini
che le facevano il filo quanto in fondo potesse essere facile per me salire su una di quelle
strane bestie e condurle dove volessi . Mi accorsi in brevissimo tempo che non era
esattamente così , quindi il mio approccio con il cavallo fu innaturale , in sella ero
il classico Paperino incazzoso e isterico che vuole ottenere tutto subito e si stupisce
di non riuscirci . Correva l'anno 1981 quando decisi di affrontare quella scommessa
con me stesso , senza voglia dentro , senza nessun sentimento particolare se non
la gelosia . Una sera decisi che non mi stava più bene aspettarla nel dehor di quel
vecchio e storico bar ligure , consueto luogo di raduno delle compagnie estive per
stabilire di volta in volta le mete delle serate . La discoteca non faceva per me , e
trovare una ragazza che condividesse la mia passione per la pesca era quasi un'impresa
impossibile , per cui mi limitavo a condividere la compagnia del gruppo fino
al momento della scelta della meta . Ogni meta non mi andava bene , fatta eccezione
per quando si decideva di scendere in spiaggia a cantare e suonar la chitarra : sì ,
quella scelta mi piaceva sempre , le ragazze mi sembravano più ragazze sulla
spiaggia notturna , lontano dall'artificio della disco-dance . E poi avevo la mia
inseparabile canna da pesca , che mi permetteva di sfoggiare con superbia la mia
innata voglia di solitudine pur trovandomi in piacevole compagnia . Mi piaceva
ascoltare i loro canti , le note delle chitarre , ma dopo un po' mi assaliva il desiderio
di continuare ad ascoltarli appartandomi , e vivere la mia solitudine che solitudine
non era , ma forse solo un selvaggio e primordiale senso di egoismo : godere
della presenza degli amici , sapere che erano lì a due passi , ma usare la loro
presenza senza più farmene partecipe attivo , amavo troppo sentire le loro voci
arrivarmi alle orecchie rarefatte , ovattate dal dolce rumore del mare .
Scelsi molto presto , nella mia vita , di essere un selvaggio , e più avanti nel tempo
il mio approccio al pianeta dei cavalli mi diede modo di mettere la cornice
mancante a questo quadro stupendo rappresentato dal mio modo di vivere .
Raggiungevo il maneggio a piedi , partendo dal lungomare : era il classico maneggino
senza pretese , uno dei tanti in cui non si può dire che si pratichi l'equitazione
nel vero senso della parola , ma a me andava benissimo , io non avevo certo
intenzione di apprendere quella che in seguito scoprii nel suo valore di arte , 
volevo solo dimostrare a lei , e di riflesso agli altri , che il suo Principe Azzurro
non avrei potuto essere che io . Un Principe che si presentava al maneggio
in calzoncini corti e scarpe da ginnastica , guardando con una certa sufficienza
i damerini con tanto di pantaloni elasticizzati e stivali di cuoio . Dopo la prima volta ,
letteralmente scorticato nelle gambe dal contatto con i " quartieri " della sella e il
pelo del cavallo , optai per i jeans e apposite ginocchiere da calciatore , ma montare
a cavallo con i jeans ( soprattutto per un neofita ) è quasi come farlo a gambe nude :
la tela dei jeans è micidiale durante lo sfregamento con i fianchi dell'animale , 
e le ginocchiere sortivano solo l'effetto di allontanare le mie cosce dal contatto
col quadrupede . Mi rassegnai quindi a comprare i pantaloni da equitazione e
un paio di stivali di gomma , i quali , per quanto aderenti possano essere , non
garantiscono mai l'aderenza al polpaccio degli stivali di cuoio , fattore molto
importante in equitazione . Sembravo un pescatore di rane del vercellese  .
Ma tant'è... a me che doveva importare ? Io stavo percorrendo i miei primi metri
su un cavallo a puro scopo dimostrativo , e il mio orgoglio era così smodato che
ancora non mi accorgevo che il mio destino stava ineluttabilmente cambiando ,
da quel lontano giorno dell'agosto 1981 . Trattenendo a stento le smorfie di dolore
causatomi dalle piaghe alle gambe e soprattutto all'interno delle ginocchia , muovevo
i miei primi passi con Rossese , o meglio , li muoveva lui , io ci stavo seduto sopra
con il rigido assetto di un palo della luce . E intanto guardavo lei , amando in silenzio
i suoi movimenti in sintonia con l'animale , la sensualità che si sprigionava
da quell'armonioso contatto , senza accorgermi che già stavo respirando , a tratti , il futuro .
        ( continua )
[Modificato da Anam_cara 03/01/2009 19:38]
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03/01/2009 19:42

Parte seconda

I compagni di tante serate allo storico bar ligure si erano ormai rassegnati a non vedermi più . Arrivavo quando loro erano ormai partiti da tempo , una volta stabilita la meta della nuova serata . Era estate , e dal maneggio tornavamo spesso molto tardi . Restavo lì , da solo , dopo averla accompagnata a casa , pervaso da una sensazione di forza , da una sicurezza che prima non avevo : poco importava che mi interessasse ben poco il suo mondo , e che avessi iniziato a frequentarlo per vincere i pensieri che mi passavano per la testa mentre io stavo nel dehor del bar e lei al maneggio in compagnia dei suoi amici ; l'unica cosa importante consisteva nel fatto che ora ero entrato nella sua vita in maniera diversa , e questo la sorprese . I cavalli ci unirono , e ogni qualvolta avevamo modo di vederci a Torino , facevo di tutto per farle frequentare anche in Piemonte i posti che tanto amava . Montava a cavallo e io con lei , ma ancora sempre per farle piacere più che per passione personale . Ma nei quattro anni in cui ancora vivevamo ognuno nella propria città , io cominciai a praticare solitariamente la mia selvaggia forma di equitazione , frequentando i centri ippici più disparati , quasi sempre sbagliati , come accade sovente alle matricole : ecco che quindi mi si aprivano le porte dei maneggini improvvisati , gestiti da personaggi quantomeno singolari , che nulla avevano da spartire con in quadrupedi , se non il fatto che quei poveri ronzini rappresentavano il loro mezzo di sopravvivenza , e in qualche caso anche di arricchimento a spese degli ingenui . Sì , questo lo avevo capito subito , pur non essendo certo un uomo di cavalli : non c'è bisogno di esserlo per riconoscere i signori dagli speculatori , ma in fondo mi andava bene così , quasi per continuare ad essere fedele al modo innaturale con cui mi avvicinai al mondo dei nitriti . Conobbi così i vari Triz , Norik , Luna , Pedro , Nerina , Dressure , Biancofuoco , Lastango , Granit , Crisby , e tanti altri i cui nomi conservo scritti su un sasso che raccolsi un giorno sulla spiaggia , un sasso biancastro dalla vaga forma di cuore . Tutti cavalli senza infamia e senza lode , poveri animali privi di un qualsiasi rudimento di educazione equestre , incarogniti dai vizi , quelli che allora definii i " cavalli dei poveri " . Ancora non mi interessava l'Equitazione : io montavo , tutto qua , e litigavo con loro , e cadevo , e risalivo , e mi arrabattavo confezionando ecchimosi . Andavo a cavallo , come si dice , senza arte nè parte , prigioniero della più selvaggia libertà . Non volevo saperne delle scuole , non per superbia , semplicemente perchè mi rendevo conto di non amare l'arte equestre , ma solo lei : i cavalli erano il mezzo per sentirla vicina , e benchè lei mi avesse sempre decantato quella che era l'autentica Equitazione , e confidato più volte quello che realmente fosse il suo sogno , ossia frequentare un giorno i veri centri ippici , io ero ancora lontano anni-luce da quell'idea , mi bastava respirare l'aria marginale di quel nuovo mondo e la mia sciocca felicità toccava vette fino a poco prima inaccessibili . Sì , non mi importava nulla della disciplina equestre , ma quanto cominciavo ad amare quei cavalli dei poveri ! In me qualcosa stava già cambiando : da quel primo giorno in sella a Rossese , sul quale stavo seduto unicamente per compiacere lei e per sfidare goffamente i suoi amici , stava ora cambiando in me un atteggiamento di base importantissimo : io iniziavo ad amare i cavalli !

Lo conobbi nel 1985 , a Villarbasse , provincia di Torino . Enrico ed io stavamo osservando con curiosità un grassone che si accingeva a salire a cavallo da destra . Non è necessariamente significativo di incapacità , ma il fatto è abbastanza singolare nell'ambiente e fa presupporre almeno una superficialità che potrebbe anche rivelarsi pericolosa , dal momento che quasi tutti i cavalli sono abituati a vedere quel " rito " svolgersi sul loro fianco sinistro . Il tale comunque montò in sella in qualche modo , ma gli occhi e le orecchie di quel cavallo la dicevano lunga su quale potesse essere la sua opinione in merito . Si accodò al resto del gruppo e la comitiva partì . Dopo circa dieci minuti vedemmo tornare il cavallo scosso , il cavaliere sarebbe poi arrivato a piedi di lì a poco . L'animale trotterellava felice , libero dal gravoso peso , dirigendosi verso Gimo , l'uomo di scuderia , forse attratto dalla balla di fieno che questi teneva fra le mani . Gimo era altissimo , quasi due metri , con gesto meccanico lasciò cadere il fieno e alzò le lunghissime braccia per rallentare o fermare la marcia del cavallo , ma il cavallo non sembrava dell'idea di arrestarsi . Pensammo che avrebbe scartato lo stalliere all'ultimo momento , come era naturale aspettarsi , infatti lo stesso Gimo non si scompose più di tanto , avvezzo com'era a certe scene . Non lo scartò : Gimo abbassò di colpo le braccia e portò le mani a coprirsi la testa , e il cavallo lo saltò ! Non ho mai più visto in vent'anni una cosa simile ! E credo che non la rivedrò mai più !

 Enrico mi disse : " è il nostro cavallo , Mario ! "

" Tu sei pazzo ! - gli risposi - , un cavallo che compie un gesto del genere non è un saltatore , è un fuori di testa ! " 

Enrico svolgeva in quel maneggio compiti di guida equestre : non aveva in sella quello che si può definire un assetto tecnicamente impeccabile , ma aveva coraggio da vendere . " Lascia fare a me - mi disse - , conosco questo film : di quel cavallo vorranno disfarsi perchè nessuno , tra la gente che vuole farsi una passeggiata serena , può permettersi di montare una bestia simile . Lo svenderanno " . Non feci in tempo a fermarlo , era già diretto verso la scuderia per fare la sua offerta , era già troppo lontano per sentire le mie parole che dicevano : " sì , ma... se lo compri... chi cavolo lo monta ? "

Così conobbi Kendall , il cavallo dei poveri per antonomasia , il re delle impennate a candela , tanto bravo e dolce senza sella quanto bastardo una volta che ci mettevi il sedere sopra . Lo comprò Enrico , a 800.000 lire . Lo mantenemmo insieme , da buoni amici , dividendo spese di accudimento e mascalcia . Lo montammo entrambi , senza mai riuscire a cambiargli il carattere : odiava le passeggiate , e in maneggio bisognava portarlo a piedi o ci arrivava dritto a candela su due gambe .

 Però saltava ! Dio , se saltava !

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03/01/2009 19:46

Parte terza
 


... Come se ! Come quando ! La voce rimbombava imperiosa all'interno del maneggio coperto , e i cavalieri cercavano di assecondarla variando all'istante l'assetto che tenevano in sella . L'uomo aveva all'incirca 55 anni , altezza media , gambe arcuate , pantaloni con sbuffo tipici della scuola militare . Due occhi che sembravano spilli . Ogni tanto lanciava un'occhiata verso la tribunetta di legno dove stavo seduto a osservare la lezione , con lei e diversi altri , come se volesse tener sotto controllo tutto , non solo gli allievi in sella . Già , perchè per lui equitazione non era solo il movimento del binomio , ma tutto ciò che si svolgeva sotto il " santuario " coperto . Prestava orecchio a ogni commento , e dove il suo udito non riusciva ad arrivare nel caso che le parole venissero pronunciate con lievi sussurri , arrivava la sua vista , pronta a cogliere le espressioni o la mimica che le accompagnavano . Mi faceva un po' di paura , profano com'ero di quale fosse il catechismo di un vero centro ippico , con tanto di istruttore qualificato e non il solito scappato da casa che si improvvisava tale nei vari maneggini che ero abituato a frequentare .
Avevo deciso di portarla lì , perchè mi avevano parlato molto bene di quell'uomo che si dedicava con passione e tecnica a cavalli ed allievi , ma non mi sentivo a mio agio in quell'ambiente , sentivo tutt'intorno come un alone che mi intimidiva e avevo la netta impressione di essere osservato , quasi scandagliato in ogni mio più piccolo pensiero .

" Come seeeeeeeeee ! Come quandooooooooo! " Trasalii , ora stava urlando e gli allievi si arrabattavano in sella come potevano , silenziosissimi e paonazzi in volto come se avessero visto il diavolo . Strano , notai chiaramente che il " come se " era rivolto a coloro che galoppavano , e il " come quando " a coloro che trottavano . Forse era solo un caso , ma per tutta la durata della lezione fu sempre così . Decisi di accantonare per il momento l'eventuale risposta alla mia curiosità di capire cosa intendesse dire , anche perchè lei ne sapeva quanto me e gli altri seduti sulla tribunetta avevano un aspetto così serio che mi veniva da ridere alla sola idea di domandare : non sarebbe certo stato un riso di scherno , ma come dire... di imbarazzo . Non vi capita mai ? A me sì : quando sono particolarmente stupito o intimidito da una situazione , rido . E lì , in quel momento , non era proprio il caso , Caronte stava là in mezzo pronto a squadrarti con quegli spilli a raggi x , e io non avevo nessuna intenzione di diventare un nuovo membro dell'Ade . Seguii la lezione in religioso silenzio sino alla fine , e ogni qualvolta lanciava il suo grido di battaglia , mi soffiavo il naso chinando la testa , come a soffocare la smorfia di riso nel fazzoletto .

" Gianni ! Come seeeeeeee ! Alberto ! Come quandoooooooo ! " E Gianni ed Alberto , uno al galoppo e l'altro al trotto , si modificavano in sella , veramente si poteva assistere a una metamorfosi radicale di assetto e movimenti , ma non riuscivo ancora a capire se nel complesso migliorassero o peggiorassero . Mi sembrava solo di essere finito in un manicomio .

Notai un altro particolare : quelle parole le rivolgeva solo ai cavalieri , e non alle amazzoni . Caso ? Forse sì , avrei comunque avuto modo di appurarlo in seguito se lei avesse deciso di fare un primo tesserino di dieci lezioni presso quel circolo . La lezione finì . Alcuni di coloro che avevano assistito insieme a noi sulla tribuna , scesero e lo raggiunsero al centro del maneggio coperto : " Colonnello... dovrei chiederle..." " Colonnello... come mai... "     "Colonnello... il mio cavallo... " Intanto Gianni e Alberto lo salutarono con riverenza e raggiunsero l'uscita tenendo i cavalli rigorosamente al passo , bianchi in volto come lenzuoli ( anche i cavalli  ) . Le chiesi se intendesse conoscerlo , e lei , timida ma raggiante , rispose di sì .

 -Che sfiga ! ,- pensai . Ero impacciatissimo , lo ero più io di lei , io che in teoria avrei dovuto essere tranquillissimo , poichè le lezioni avrebbe dovuto prenderle lei , ma il pensiero di compiere quei trenta metri scarsi che mi separavano dalla figura seduta sulla barriera di un ostacolo al centro del maneggio , mi trasmetteva una certa agitazione . Quasi quasi gli faccio il saluto militare , le dissi , così... giusto per rompere il ghiaccio con un gesto simpatico . Le scappò da ridere e lui ci vide ! Pensai di essere spacciato !  - Dio , no ! Sta venendo qui lui ! Hai ghignato nel tempio ! Insolente donna ! E adesso ? -  A ogni passo che lo avvicinava a noi , mi sentivo sempre più Fracchia e già immaginavo che sarebbe iniziata quel giorno una mia patologica balbuzie che forse avrebbe contraddistinto in maniera irreparabile la mia vita futura . Ormai pochi metri ci dividevano da " occhi a spillo " , e stavo disperatamente raccogliendo la concentrazione necessaria per presentargli con parole non troppo stupide la sua nuova allieva . Non fu necessario : giunto davanti a noi , le fece il baciamano e le disse : " Buon giorno , signorina ( signora ? ) , ho saputo che intende frequentare un corso di dieci lezioni . Benvenuta " . E mi guardò , indirizzandomi un gesto di saluto , ma senza proferire parola !

- E che sono io , una merdaccia ? - , pensai . Già mi stava sul culo , e tornai con la mente ai damerini del maneggino ligure che lei frequentava , e al fatto che proprio a causa loro mi decisi a montare a cavallo . Un lampo mi attraversò la mente , vestito da diavoletto impertinente : - E se decidessi di prendere lezioni pure io da questo qui ? Così... giusto per sfizio , per fargli vedere chi sono ! -

Intanto si era acceso spontaneamente un discorso tra lui e lei , come se si conoscessero da sempre ! Non ne potevo più ! Avevo 28 anni ed ero geloso di uno di 55 ! Parlavano di cavalli , di dressage , di salto , sembrava che a lei fossero spuntate le ali ! Ancora un po' e avrebbe raggiunto la luna senza bisogno dello Shuttle ! Ero lì lì per dirgli : - Colonnello , ma a me un salutino... non so... non pretendo proprio il buon giorno ma almeno , che so , un... come se , o un... come quando ! Le posso assicurare che , anche senza cavallo , tenterei di modificare i miei movimenti , potrei fare delle capriole , o muovermi a scatti mimando una marionetta , o fare delle flessioni sulle braccia . - Avevo perso di colpo il mio imbarazzo , il disappunto per la sua scarsa considerazione nei miei confronti stava per far esplodere l'istrione che è in me , poi la guardai mentre parlava con lui di equitazione , guardai i suoi occhi di ragazza che avevano raggiunto finalmente il sogno che fino a quel giorno avevano sempre e solo rincorso perdendosi nella limitatezza del maneggino ligure , e guardando il suo entusiasmo ero felice . Mi limitai a dire : - Colonnello , credo che forse prenderò lezioni anch'io . -

Lui mi guardò e mi rispose : " Lei ha già montato a cavallo ? "

Gli risposi evasivamente , dicendogli quella che in fondo era la verità , ossia che avevo montato da autodidatta , più che altro per star vicino alla mia ragazza sia quando ci trovavamo insieme che quando eravamo lontani .

" Bene , se ne parlerà " - rispose - E aggiunse : " Qualche giorno fa vi ho già visti qui e ho avuto modo di osservare la sua ragazza mentre montava un cavallo nel campo esterno : questa ragazza la voglio in sella subito , alle mie lezioni " .

Per la seconda volta mi sentii una merdaccia . Lei invece già stava librandosi nell'aria . Ingoiai il rospo , felicissimo per l'apprezzamento a lei , e al momento dei saluti pensai bene di buttargli , anzichè un buon giorno , un... " COME QUANDO , Colonnello ! "   Era più forte di me , un numero dovevo farmelo ! Lui mi strinse la mano con uno strano sorriso beffardo , ma buono , molto buono .
 

Conobbi così il Colonnello S.

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03/01/2009 19:50

Parte quarta

Iniziò l'avventura . Circa tre volte la settimana , nei periodi
in cui lei era a Torino , la nostra meta pomeridiana era il
santuario del Colonnello S . Per un po' di tempo mi limitai
ad assistere alle lezioni , cercando di memorizzare e di mettere
in pratica altrove e autonomamente le nozioni che capitalizzavo .
Non era una grande idea : da soli , a cavallo , non si impara nulla ,
si ha l'errata convinzione di imparare , questo sì , e si riesce
a fare anche bella figura di fronte agli occhi degli spettatori
profani dei maneggini improvvisati , ma a quel punto
è necessario domandarsi in fretta , e con logica , se si monta
a cavallo per vanità e per " ingannare " se stessi e i profani ,
o perchè si ha veramente il desiderio di imparare .
Moltissimi scelgono la prima strada , ma da quando cominciai
ad accompagnare lei dal colonnello mi accorsi che stavo
preferendo la seconda . Un bel giorno , alla fine di una lezione ,
gli dissi : - vorrei prendere lezioni da Lei , osservare
è piacevole , ma alla fine anche noioso . -
Non mi rispose subito , lasciò trascorrere diversi minuti che
impiegò nell'osservarmi , direi proprio nello squadrarmi da capo
a piedi . Non saprei dire se mi sentissi imbarazzato o seccato ,
forse entrambe le cose . Poi ruppe il silenzio esclamando :
- Le gambe !  Lei ha delle belle gambe , giovanotto ! -
Gesù Santo ! - pensai - , questo mi squadra per tre minuti in silenzio
per poi uscirsene con questa risposta ?
Le gambe potranno e dovranno essere la sua arma - proseguì - ,
lei ha una grande fortuna : il salto-ostacoli non è ippica , che esige
la statura limitata dei fantini , in equitazione un cavaliere alto
e dalle lunghe leve è avvantaggiato , può " fasciare " il fianco
dell'animale e chiuderlo come in un corridoio . Qui non dobbiamo
sgaloppazzare come pazzi verso il traguardo , qui dobbiamo indurre
il cavallo a ragionare , ad affrontare ogni ostacolo con ritmo cadenzato ,
perchè le barriere non sono siepi , sono fatte di legno , e il legno
fa male se non si usa la testa , fa male ai cavalli e può far male a noi .
Un attimo - gli dissi - , chi ha mai detto che io intenda saltare ? Vorrei
soltanto migliorare il mio assetto di base , che per il momento
è unicamente frutto di mie esperienze personali .
Appunto - rispose - , a me non interessa ciò che lei deciderà in futuro
di fare , ma chiunque voglia prendere lezioni di equitazione deve imparare
a saltare , se poi non intenderà scegliere la via dell'agonismo... questa
sarà una decisione sua . Che senso avrebbe l'imparare a trottare
e galoppare con un discreto assetto se poi si cade alla prima sgroppata
di un cavallo ? Perchè proprio questo le succederebbe : una sgroppata
potente non è molto dissimile dal momento in cui un cavallo inarca
le reni durante la parabola di un salto . Se desidera avere la speranza
di potere un bel giorno fare una passeggiata sicura su un cavallo , lei
deve essere pronto ad affrontare qualsiasi gesto dell'animale , come
potrebbe essere il saltare un fosso o un tronco d'albero , soprattutto
se ciò avviene non volutamente da parte del cavaliere , ma per uno
spavento cui può far seguito un'improvvisa fuga da parte del cavallo .
Ero rovinato ! Io... saltare ? In realtà saltavo già per conto mio con
Kendall , ma erano saltini , con la solita " barriera a terra " tre metri
prima dell'ostacolino , giusto per arrivare al trotto fino a quella barriera
e fare solo un tempo di galoppo tra essa e l'ostacolo .
Gli chiesi se proprio non fosse possibile farne a meno , sostenendo
la possibilità che in fondo , a questo mondo , esistono anche cavalli " normali " ,
pigri , che magari non si sognano neppure lontanamente di scappare
allegramente per le campagne  in cerca di fossi o tronchi da saltare !
La risposta fu uno sguardo di delusione , seguito
da queste parole : - io glielo auguro , giovanotto , ma sappia
che qualsiasi cavallo , anche il più pigro o il più vecchio ,
a meno che non voglia montare un paralitico , può " prenderle la mano " : se lei
si accontenta di vivere questa possibile esperienza cercando di rimanere
goffamente in sella abbarbicandosi indecorosamente alle redini o al collo
dell'animale , senza un minimo di padronanza ma al contrario
completamente inerme e succubo della situazione... come tanti
che si svegliano al mattino e decidono di colpo di andare a cavallo...
allora non prenda lezioni da me . -
Non avevo molta scelta , o meglio , l'avevo , mi sarebbe bastato
dirgli che la pensavo diversamente , ma il fatto era che mi accorsi
di non pensarla affatto diversamente , dopo quella spiegazione .
Quindi... saltiamo ! Chi se ne frega ? In fondo il maneggio coperto
ha un bel fondo di sabbia , e pure il campo esterno è in sabbia ,
sempre meglio che cadere sull'asfalto o sugli sterrati di campagna .
Poi... il salto non sarebbe di certo arrivato dopo poche lezioni ,
un po' avevo ormai cominciato a capire la mentalità del Colonnello ,
avrei dovuto passare prima l'esame del " come se , come quando " .
Per circa un mese e mezzo il colonnello mi lasciò trottare e galoppare
con gli altri allievi senza dirmi o chiedermi nulla di particolare , il fatto
mi sembrava strano , impossibile che il mio assetto da autodidatta
potesse in qualche modo accontentarlo . Mi sentivo quasi
non considerato : a tutti parlava , anche a lei , li correggeva ,
li redarguiva , a volte bruscamente , io sembravo un corpo estraneo ,
e cominciavo a deprimermi . Ogni tanto faceva saltare a tutti qualche
piccolo ostacolo , anche per rompere la monotonia della solita routine ,
a me no : io continuavo a trottare e galoppare in pista come un cretino .
Un giorno ero sul punto di chiedergli se avessi potuto provare a saltare
una crocetta di S.Andrea , ma fui " salvato " da un allievo arrivato
da poco , anche se ben più esperto di me , in quanto avevo avuto
l'occasione di vederlo saltare da solo nel campo esterno . Il ragazzo
gli domandò : - Colonnello , posso fare il " muro " ? - 
La risposta mi fece ridere a tal punto che per poco non caddi
di sella ! Certo - disse il colonnello - , se hai la cazzuola !
Non gli domandai se avessi potuto fare la crocetta , decisi di rimandare
la domanda a tempi più propizi .
In compenso... un giorno il colonnello mi rivolse finalmente la parola
mentre stavo galoppando , e mi disse : - Mario... come se ! -
Tutto ringalluzzito , mi sforzai di fare come facevano gli altri quando
se lo sentivano ripetere , modificavo in maniera abnorme il mio assetto
in sella nella speranza di soddisfare quella sua esigenza . Facevo una
fatica incredibile , anche perchè non avevo la minima idea di cosa
dovessi fare . Con la coda dell'occhio lo scorgevo ridere , la cosa
mi infastidiva e mi rassicurava al tempo stesso . Dopo circa 10 minuti
di " contorsioni " al galoppo , mi chiamò al centro del Santuario e mi
disse : - sei ancora vergine o hai già intinto il pennello ? -
Questo è pazzo - pensai - , mi sono imbattuto in un pazzo !
- In che senso , scusi ? -
- Non so . Tu conosci molti sensi ? -
Ero lì per lì per smontare e mandarlo a cagare .
- Come se , Mario ! Come se stessi facendo l'amore ! Capisci ?
 Non mi interessa sapere con chi , se con la ragazza che è con te
o con altre , ma devi galoppare " come se " !
Il ritmo del tuo galoppo deve essere lo stesso , devi scivolare
sulla sella dall'indietro all'avanti , leggermente seduto , senza
pesare sull'animale , con dolcezza , come se... -
Lo ascoltavo , quasi eccitato , il modo in cui me lo diceva
era pacato , e c'era tanto amore nel suo sguardo , amore per
l'arte , amore per ciò in cui credeva come Vangelo , amore
per il momento creativo , perchè per lui veramente il movimento
del galoppo era erotismo allo stato puro . Non so perchè nè come ,
ma lo capii perfettamente , e sentii che quell'uomo mi avrebbe dato
moltissimo .
- Come se ! Non dimenticarlo ogni volta che galoppi . Non cavalcare .
Monta ! Lascia cavalcare i cow-boys ! Da me non imparerai a " andare
a cavallo " , da me imparerai a " montare a cavallo " , le due cose
sono estremamente diverse : la prima è alla portata di tutti , la seconda
è l' EQUITAZIONE ! -
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03/01/2009 19:57

Ultima parte

" I cavalli, senza perdere una boccata , dicono buonasera con la coda
al sole che tramonta " .
Questo scritto di anonimo campeggiava in primo piano in un riquadro
della club-house . Rimasi affascinato dall'immagine, in quanto
veramente significativa della realtà, quando i cavalli stanno liberi
in paddock, serenamente beati e persi nel graduale mutamento
dei colori della natura. Il Colonnello si soffermava spesso con me
in quella stanza a raccontarmi storie di tutti i generi riguardanti
le sue esperienze con il mondo dei nitriti . Probabilmente, qualche
sana invenzione ogni tanto coloriva i suoi racconti di vita vissuta,
ma avevo la netta sensazione che la realtà superasse di gran lunga
la giustificata fantasia, lo capivo dai suoi occhi, da quello sguardo
che a volte sembrava quasi bloccarsi, non nel tentativo di inventare,
ma in quello di ricordare al meglio i minimi particolari, come un
autista che guida nella nebbia cerca con gli occhi i pochi punti di
riferimento indispensabili per continuare la marcia nel modo
più sereno possibile.
Ebbi la conferma di questo quando un giorno arrivò al circolo ippico
un cavallo olandese a dir poco particolare: il proprietario del
circolo, classico commerciante, poco tempo aveva da dedicare alla
tecnica, per lui i cavalli andavano montati immediatamente per
saggiarne le qualità, e noi allievi eravamo le cavie più idonee
a tale scopo. Quel giorno toccò a lei. Il commerciante le disse di
provare quel cavallo, le aggiunse che il soggetto era ottimo, che lui
stesso lo aveva fatto " girare alla corda " per una buona mezz'ora
e che avrebbe potuto montarlo anche un bambino. Il Colonnello
non commentò, si limitava a osservare dal centro del maneggio, in fondo
lui lì era solo l'istruttore e non era compito suo intromettersi
a priori più di tanto in decisioni del proprietario, confidando
naturalmente nella coscienza del proprietario stesso.
La coscienza dei commercianti è particolare, a volte sembrano
non possedere un'anima, in realtà ciò si spiega unicamente con
la loro ignoranza e la loro fretta di vendere o piazzare un cavallo,
senza badare a particolari che di solito sono importantissimi.
Era uno splendido grigio pomellato di sei anni, ben muscolato, dallo
sguardo vivo, attento, apparentemente sereno, non traumatizzato
da precedenti avventure negative. Dopo il consueto affiatamento
reciproco al passo, e dopo circa 15 minuti di trotto regolare,
il momento del galoppo fu rivelatorio: le fece fare una decina di giri
di pista senza che lei riuscisse in qualche modo a rallentarne la corsa.
Andava con lui, galoppava con lui in perfetto assetto, ma completamente
passiva, in balìa dell'animale. In quel momento mi resi conto
di quanto fossero state esatte le parole del Colonnello circa
l'importanza di " essere insieme " al cavallo in qualsiasi frangente:
lei lo era, e questo era già un bene, ma non aveva l'esperienza
per indurlo a ragionare, si limitava a non innervosirlo di più
con movimenti o gesti inconsulti, non sarebbe però mai riuscita
a fermarlo in breve tempo, e quando la fatica fisica si fosse
fatta sentire... sarebbe probabilmente caduta. Aiutata da tutti noi,
che a terra formammo una specie di sbarramento sempre più stretto
in modo da ridurre al cavallo lo spazio di galoppo e costringerlo
a circoli sempre meno ampi, a un certo punto si fermarono. Lei era
esausta, il cavallo no: non si calma un cavallo del genere facendolo
galoppare all'infinito, si calma con l'esperienza, si calma con il
corretto uso delle mani e soprattutto delle gambe. Quando il
proprietario del circolo invitò un altro allievo a montare il cavallo,
sostenendo che ormai fosse più che stanco, il Colonnello disse no.
Mentre si faceva " dare gamba " dal sottoscritto per salire in sella,
udì il commerciante sussurrare: " ecco, ci prova il più furbo! "
Io non so in che modo avvenne, apparentemente non notavo nessun
gesto particolare da parte del cavaliere che potesse in qualche modo
giustificare l'improvviso cambiamento, ricordo solo che dopo un giro
di galoppo non proprio ortodosso... il soggetto sembrava essere diventato
un cavallo a dondolo, galoppava " sul posto ", cadenzatissimo,
decisamente " agli ordini " e " nella mano ", col collo arrotondato
senza esagerazione. Mantenendo quello stesso ritmo, il binomio
puntò un oxer di circa un metro e venti di altezza, con una larghezza
più limitata: far compiere un ostacolo simile a un cavallo
appena arrivato, e soprattutto dopo il biglietto da visita con cui
si era presentato, non è proprio quella che si può definire una
garanzia di successo. Il grigio arrivò cadenzato fino ai classici
sei metri dall'ostacolo, poi prese l'iniziativa senza che il cavaliere
lo invitasse ulteriormente con movimenti inutili: sembrava un cavallo
in libertà, senza nessuno sopra, e in libertà saltò, sereno, leggero.
I due si ricevettero dall'ostacolo in perfetto sincronismo, secondo
la più classica scuola caprilliana: dopo il salto, il cavallo diede
due sgroppate potentissime in pieno galoppo, come quelle che Iashper
tira attualmente a me, il Colonnello gli permise due giri di galoppo
forsennato, come a premiare la sua felicità dirompente, poi lo rallentò
in un attimo. Di nuovo mi sfuggì il modo con cui ottenne quel
rallentamento, di nuovo non avevo notato nulla, lessi però sul volto
del cavaliere, quando smontò, i segni della fatica.
Il grande segreto dell'equitazione è riuscire a ottenere le cose
che agli altri sembrano miracoli... senza che nessuno possa notare
un visibile sforzo fisico. In più di vent'anni io non l'ho ancora
imparato del tutto, o meglio, posso ottenerlo con un cavallo che
decido di montare tutti i giorni, ma non certo con il primo arrivato,
soprattutto se ha il carattere di quel grigio.
" Come seeeeee... Come quandooooo... "
Quel giorno non prendevo parte alla lezione, stavo osservando
dalla tribunetta, come ai primi tempi. Mi sentivo felice,
era una giornata calda di Luglio, il cielo era un posacenere,
il temporale stava per regalarmi uno di quei classici momenti
che adoro e che mi rendono stranamente fortissimo interiormente.
Come sempre, il " come se " era rivolto a chi galoppava,
il " come quando " a chi trottava, e mai alle amazzoni.
Mi chiedevo quando sarebbe giunto per me il momento del
" come quando ", più che ansioso ero curioso. Mi rispondevo
che forse non me lo aveva mai detto perchè il mio trotto
era ancora troppo rudimentale per i suoi gusti, e quindi
non mi riteneva ancora pronto al perfezionamento.
Ma alla fine della lezione mi disse di sellare il grigio.
Andai in scuderia e lo preparai, immaginando volesse montarlo.
Una volta giunto col cavallo al centro del maneggio, mi disse:
" Allora ? Aspetti che si inchini lui per aiutarti a salire?
Questo non è il cavallo di Mario Luraschi! "
Avevo capito bene, dovevo montarlo proprio io.
" Non temere - aggiunse -, oggi farai solo trotto ".
E rideva.
" Trotti di pancia - mi diceva-, il movimento del trotto
non deve essere sollecitato dalla pancia, sarebbe innaturale:
petto in fuori e spalle aperte non devono dar luogo a " spinte "
del ventre .
" Cosa dovrei fare ? ", - chiesi - , perplesso per quella sorta
di neologismo equestre.
" Come quando , Mario . "
E rideva .
Il temporale giocava col cocchio dei fulmini che galoppavano
fendendo la cenere, il boato dell'orco rimbombava sulle pareti
del Santuario, ormai era una sequenza, una raffica di suoni
luminosi che spesso sovrastavano la voce del Colonnello.
Il cavallo sembrava sul punto di schizzar via ad ogni botto,
ma non lo fece mai, e il motivo era uno soltanto: ero troppo
felice per pensare, per temere una sua reazione, io stavo
trottando col temporale. Nel temporale!
In un attimo di pace udii la sua voce imperiosa sostituirsi
quasi con pari efficacia a quella del tuono: " Non trottare
di pancia! "
" Lo so, Colonnello : come quando... ma non so cosa sia
questo quando! "
" L'esatto contrario del come se - mi rispose -.
E rideva .
Si stava trasformando in un rebus,anche se, riflettendo
sulle sue ultime parole, ebbi come un lampo che si unì
a quello che il temporale saettò nell'aria di piombo
in quel preciso istante.
" Non può essere - pensai - , sarebbe assurdo !
O forse... no ? "
Accantonando quello che mi sembrava un pensiero
esagerato, cercai di modificare in qualche modo il mio
trotto, mi sentivo vagamente ridicolo, in cuor mio
mi accorgevo che stavo solo procedendo per tentativi e,
osservandomi ad ogni passaggio nel grande specchio posizionato
in un angolo del Santuario, l'immagine riflessa confermava
le mie impressioni. Se non fosse stato per quel magnifico,
magico, benedetto temporale, sarei caduto in uno sconforto
figlio della mia totale impotenza a recepire il messaggio
del Colonnello.
Di colpo esclamò, ma sentii solo l'inizio della sua
spiegazione, il seguito fu coperto ancora una volta
dalla voce della natura, ben più possente della sua.
" Come quando te lo... "
E rideva.
" Me lo...? " - urlai -
Attese qualche attimo, fece due passi verso la fiancata
sinistra del Santuario, sporse il capo al di fuori, scrutò
il cielo; dopo aver lasciato sfogare l'ultimo rimprovero
di Dio, o l'ultima potentissima felicità dello stesso, a seconda
dei punti di vista che la fantasia umana crea per dare spesso
una spiegazione più romantica e speranzosa al senso
degli eventi naturali, urlò:
" Come quando te lo prendi in quel posto! "
Rideva, ma con più garbo, quasi con una punta di soggezione,
forse leggermente preoccupato di avermi offeso.
Fermai il cavallo, gli chiesi due passi indietro, quindi,
con il leggero arretramento della gamba esterna e con un
leggerissimo impulso della redine interna, lo invitai
al galoppo. Mi stupii della perfezione con cui ottenni
l'obbediente risposta dell'animale, mi spiegai la cosa
unicamente col fatto che in quel momento agii senza
chiedermi se vi sarei riuscito. Dopo due giri in pista,
tagliai verso il Colonnello, mi misi al trotto, feci tre
circoli intorno a lui che mi osservava senza parlare, poi
mi fermai. Smontai di sella.
" E allora? " - domandò -
" E allora... mi faccia vedere come si fa "  - gli risposi -.
Ormai intuivo che con quell'uomo avrei potuto permettermi
una certa confidenza, il rispetto e l'amicizia che stavano
nascendo erano naturali, da ambo le parti.
" Io ora la osserverò mentre se lo prende in culo,
poi deciderò se continuare o cambiare sport. "
Ridevo.
 
Feci più di mille ore di lezione con il Colonnello S.,
con lei lo seguimmo in Sardegna, a Capo Coda Cavallo
( San Teodoro , Nuoro ), e in altri stage che spesso
organizzava. I segreti, piccoli e grandi, che imparai,
non hanno prezzo. In Sardegna si montava 5 ore al giorno:
tre al mattino, di apprendimento sugli ostacoli e sul
lavoro in piano, due al pomeriggio, di passeggiate più
o meno rilassanti, a seconda dei momenti e della nostra
ancora limitata esperienza. Montavamo unicamente
anglo-arabi-sardi che la domenica correvano nell'ippodromo
di Kilivani. Il nostro compito era quello di rasserenarli
e di abituarli a capire che il salto di un ostacolo
va affrontato con un'andatura ben diversa da quella cui
erano abituati sulle piste. Il nostro compito! Oddio...
... dovrei dire il nostro tentativo! Correva l'anno
1987, fu tempo di felicità impagabile, di cadute storiche,
fu tempo di sudore e polvere, di sano odore di cavallo
sulla nosra pelle, di mangiate indescrivibili.
Mi ripeteva sempre: " Non lasciarti mai irretire dai
commercianti o da quelli che ti propongono di comprare
il cavallo che fa per te, non avere fretta di andare
ai concorsi. Ci andrai quando lo dirò io. "
E ancora: " Continua così, e diventerai uno dei migliori. "
Non ero tipo da esaltarmi, anche se ovviamente quelle parole
qualche brivido me lo procuravano, ma in ogni caso
era una persona molto previdente, e si premurò di aggiungere,
specificando: " Diventerai uno dei migliori in questo circolo ".
Non avrebbe avuto bisogno di aggiungerlo, per me era già
un trionfo.
Quando le nostre strade si divisero, prendemmo l'abitudine
di andarlo a trovare ogni anno, a Natale, con un regalo.
Dal balcone della sua casa ai piedi della collina mi indicava
spesso il suo sogno: una grande villa in direzione di Superga,
con un grande parco. " Avessi i soldini, Mario ! "
E mi guardava come attendendo una risposta, ma una cosa
avevo imparato nell'ambiente equino: mai investire soldi.
L'equitazione è un'arte, non paga . Solo l'equitazione
unita al commercio-cavalli può pagare, e lui era un puro,
io anche. Non avrebbe funzionato.
In seguito lo incontravamo spesso ai concorsi ippici, a volte
in giuria. Da circa due anni, causa anche la mia quasi totale
assenza dalle competizioni per una serie di problemi al
cavallo, l'ho perso di vista.
Dovrebbe avere circa 75-76 anni.

Ad ogni tramonto, soprattutto estivo, quando i colori
sono ammirabili in tutte le loro sfumature più suggestive,
quando il sole cala molto lentamente, come per lasciarsi
apprezzare il più possibile nella mano di fuoco innocente
che sembra stendere sulla terra, guardo sempre i cavalli
nei paddock, i loro mantelli lucidissimi, le loro mascelle
in continuo movimento tra i fili d'erba, le loro code
che salutano il finire di un altro giorno.
" I cavalli, senza perdere una boccata, dicono buonasera
con la coda al sole che tramonta " .







GRAZIE CARISSIMO IASH!Anam

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