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Da: Iashper - CAVALLI, COLONELLI e CAVALIERI

Ultimo Aggiornamento: 03/01/2009 19:57
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Post: 5.367
Sesso: Femminile
03/01/2009 19:57

Ultima parte

" I cavalli, senza perdere una boccata , dicono buonasera con la coda
al sole che tramonta " .
Questo scritto di anonimo campeggiava in primo piano in un riquadro
della club-house . Rimasi affascinato dall'immagine, in quanto
veramente significativa della realtà, quando i cavalli stanno liberi
in paddock, serenamente beati e persi nel graduale mutamento
dei colori della natura. Il Colonnello si soffermava spesso con me
in quella stanza a raccontarmi storie di tutti i generi riguardanti
le sue esperienze con il mondo dei nitriti . Probabilmente, qualche
sana invenzione ogni tanto coloriva i suoi racconti di vita vissuta,
ma avevo la netta sensazione che la realtà superasse di gran lunga
la giustificata fantasia, lo capivo dai suoi occhi, da quello sguardo
che a volte sembrava quasi bloccarsi, non nel tentativo di inventare,
ma in quello di ricordare al meglio i minimi particolari, come un
autista che guida nella nebbia cerca con gli occhi i pochi punti di
riferimento indispensabili per continuare la marcia nel modo
più sereno possibile.
Ebbi la conferma di questo quando un giorno arrivò al circolo ippico
un cavallo olandese a dir poco particolare: il proprietario del
circolo, classico commerciante, poco tempo aveva da dedicare alla
tecnica, per lui i cavalli andavano montati immediatamente per
saggiarne le qualità, e noi allievi eravamo le cavie più idonee
a tale scopo. Quel giorno toccò a lei. Il commerciante le disse di
provare quel cavallo, le aggiunse che il soggetto era ottimo, che lui
stesso lo aveva fatto " girare alla corda " per una buona mezz'ora
e che avrebbe potuto montarlo anche un bambino. Il Colonnello
non commentò, si limitava a osservare dal centro del maneggio, in fondo
lui lì era solo l'istruttore e non era compito suo intromettersi
a priori più di tanto in decisioni del proprietario, confidando
naturalmente nella coscienza del proprietario stesso.
La coscienza dei commercianti è particolare, a volte sembrano
non possedere un'anima, in realtà ciò si spiega unicamente con
la loro ignoranza e la loro fretta di vendere o piazzare un cavallo,
senza badare a particolari che di solito sono importantissimi.
Era uno splendido grigio pomellato di sei anni, ben muscolato, dallo
sguardo vivo, attento, apparentemente sereno, non traumatizzato
da precedenti avventure negative. Dopo il consueto affiatamento
reciproco al passo, e dopo circa 15 minuti di trotto regolare,
il momento del galoppo fu rivelatorio: le fece fare una decina di giri
di pista senza che lei riuscisse in qualche modo a rallentarne la corsa.
Andava con lui, galoppava con lui in perfetto assetto, ma completamente
passiva, in balìa dell'animale. In quel momento mi resi conto
di quanto fossero state esatte le parole del Colonnello circa
l'importanza di " essere insieme " al cavallo in qualsiasi frangente:
lei lo era, e questo era già un bene, ma non aveva l'esperienza
per indurlo a ragionare, si limitava a non innervosirlo di più
con movimenti o gesti inconsulti, non sarebbe però mai riuscita
a fermarlo in breve tempo, e quando la fatica fisica si fosse
fatta sentire... sarebbe probabilmente caduta. Aiutata da tutti noi,
che a terra formammo una specie di sbarramento sempre più stretto
in modo da ridurre al cavallo lo spazio di galoppo e costringerlo
a circoli sempre meno ampi, a un certo punto si fermarono. Lei era
esausta, il cavallo no: non si calma un cavallo del genere facendolo
galoppare all'infinito, si calma con l'esperienza, si calma con il
corretto uso delle mani e soprattutto delle gambe. Quando il
proprietario del circolo invitò un altro allievo a montare il cavallo,
sostenendo che ormai fosse più che stanco, il Colonnello disse no.
Mentre si faceva " dare gamba " dal sottoscritto per salire in sella,
udì il commerciante sussurrare: " ecco, ci prova il più furbo! "
Io non so in che modo avvenne, apparentemente non notavo nessun
gesto particolare da parte del cavaliere che potesse in qualche modo
giustificare l'improvviso cambiamento, ricordo solo che dopo un giro
di galoppo non proprio ortodosso... il soggetto sembrava essere diventato
un cavallo a dondolo, galoppava " sul posto ", cadenzatissimo,
decisamente " agli ordini " e " nella mano ", col collo arrotondato
senza esagerazione. Mantenendo quello stesso ritmo, il binomio
puntò un oxer di circa un metro e venti di altezza, con una larghezza
più limitata: far compiere un ostacolo simile a un cavallo
appena arrivato, e soprattutto dopo il biglietto da visita con cui
si era presentato, non è proprio quella che si può definire una
garanzia di successo. Il grigio arrivò cadenzato fino ai classici
sei metri dall'ostacolo, poi prese l'iniziativa senza che il cavaliere
lo invitasse ulteriormente con movimenti inutili: sembrava un cavallo
in libertà, senza nessuno sopra, e in libertà saltò, sereno, leggero.
I due si ricevettero dall'ostacolo in perfetto sincronismo, secondo
la più classica scuola caprilliana: dopo il salto, il cavallo diede
due sgroppate potentissime in pieno galoppo, come quelle che Iashper
tira attualmente a me, il Colonnello gli permise due giri di galoppo
forsennato, come a premiare la sua felicità dirompente, poi lo rallentò
in un attimo. Di nuovo mi sfuggì il modo con cui ottenne quel
rallentamento, di nuovo non avevo notato nulla, lessi però sul volto
del cavaliere, quando smontò, i segni della fatica.
Il grande segreto dell'equitazione è riuscire a ottenere le cose
che agli altri sembrano miracoli... senza che nessuno possa notare
un visibile sforzo fisico. In più di vent'anni io non l'ho ancora
imparato del tutto, o meglio, posso ottenerlo con un cavallo che
decido di montare tutti i giorni, ma non certo con il primo arrivato,
soprattutto se ha il carattere di quel grigio.
" Come seeeeee... Come quandooooo... "
Quel giorno non prendevo parte alla lezione, stavo osservando
dalla tribunetta, come ai primi tempi. Mi sentivo felice,
era una giornata calda di Luglio, il cielo era un posacenere,
il temporale stava per regalarmi uno di quei classici momenti
che adoro e che mi rendono stranamente fortissimo interiormente.
Come sempre, il " come se " era rivolto a chi galoppava,
il " come quando " a chi trottava, e mai alle amazzoni.
Mi chiedevo quando sarebbe giunto per me il momento del
" come quando ", più che ansioso ero curioso. Mi rispondevo
che forse non me lo aveva mai detto perchè il mio trotto
era ancora troppo rudimentale per i suoi gusti, e quindi
non mi riteneva ancora pronto al perfezionamento.
Ma alla fine della lezione mi disse di sellare il grigio.
Andai in scuderia e lo preparai, immaginando volesse montarlo.
Una volta giunto col cavallo al centro del maneggio, mi disse:
" Allora ? Aspetti che si inchini lui per aiutarti a salire?
Questo non è il cavallo di Mario Luraschi! "
Avevo capito bene, dovevo montarlo proprio io.
" Non temere - aggiunse -, oggi farai solo trotto ".
E rideva.
" Trotti di pancia - mi diceva-, il movimento del trotto
non deve essere sollecitato dalla pancia, sarebbe innaturale:
petto in fuori e spalle aperte non devono dar luogo a " spinte "
del ventre .
" Cosa dovrei fare ? ", - chiesi - , perplesso per quella sorta
di neologismo equestre.
" Come quando , Mario . "
E rideva .
Il temporale giocava col cocchio dei fulmini che galoppavano
fendendo la cenere, il boato dell'orco rimbombava sulle pareti
del Santuario, ormai era una sequenza, una raffica di suoni
luminosi che spesso sovrastavano la voce del Colonnello.
Il cavallo sembrava sul punto di schizzar via ad ogni botto,
ma non lo fece mai, e il motivo era uno soltanto: ero troppo
felice per pensare, per temere una sua reazione, io stavo
trottando col temporale. Nel temporale!
In un attimo di pace udii la sua voce imperiosa sostituirsi
quasi con pari efficacia a quella del tuono: " Non trottare
di pancia! "
" Lo so, Colonnello : come quando... ma non so cosa sia
questo quando! "
" L'esatto contrario del come se - mi rispose -.
E rideva .
Si stava trasformando in un rebus,anche se, riflettendo
sulle sue ultime parole, ebbi come un lampo che si unì
a quello che il temporale saettò nell'aria di piombo
in quel preciso istante.
" Non può essere - pensai - , sarebbe assurdo !
O forse... no ? "
Accantonando quello che mi sembrava un pensiero
esagerato, cercai di modificare in qualche modo il mio
trotto, mi sentivo vagamente ridicolo, in cuor mio
mi accorgevo che stavo solo procedendo per tentativi e,
osservandomi ad ogni passaggio nel grande specchio posizionato
in un angolo del Santuario, l'immagine riflessa confermava
le mie impressioni. Se non fosse stato per quel magnifico,
magico, benedetto temporale, sarei caduto in uno sconforto
figlio della mia totale impotenza a recepire il messaggio
del Colonnello.
Di colpo esclamò, ma sentii solo l'inizio della sua
spiegazione, il seguito fu coperto ancora una volta
dalla voce della natura, ben più possente della sua.
" Come quando te lo... "
E rideva.
" Me lo...? " - urlai -
Attese qualche attimo, fece due passi verso la fiancata
sinistra del Santuario, sporse il capo al di fuori, scrutò
il cielo; dopo aver lasciato sfogare l'ultimo rimprovero
di Dio, o l'ultima potentissima felicità dello stesso, a seconda
dei punti di vista che la fantasia umana crea per dare spesso
una spiegazione più romantica e speranzosa al senso
degli eventi naturali, urlò:
" Come quando te lo prendi in quel posto! "
Rideva, ma con più garbo, quasi con una punta di soggezione,
forse leggermente preoccupato di avermi offeso.
Fermai il cavallo, gli chiesi due passi indietro, quindi,
con il leggero arretramento della gamba esterna e con un
leggerissimo impulso della redine interna, lo invitai
al galoppo. Mi stupii della perfezione con cui ottenni
l'obbediente risposta dell'animale, mi spiegai la cosa
unicamente col fatto che in quel momento agii senza
chiedermi se vi sarei riuscito. Dopo due giri in pista,
tagliai verso il Colonnello, mi misi al trotto, feci tre
circoli intorno a lui che mi osservava senza parlare, poi
mi fermai. Smontai di sella.
" E allora? " - domandò -
" E allora... mi faccia vedere come si fa "  - gli risposi -.
Ormai intuivo che con quell'uomo avrei potuto permettermi
una certa confidenza, il rispetto e l'amicizia che stavano
nascendo erano naturali, da ambo le parti.
" Io ora la osserverò mentre se lo prende in culo,
poi deciderò se continuare o cambiare sport. "
Ridevo.
 
Feci più di mille ore di lezione con il Colonnello S.,
con lei lo seguimmo in Sardegna, a Capo Coda Cavallo
( San Teodoro , Nuoro ), e in altri stage che spesso
organizzava. I segreti, piccoli e grandi, che imparai,
non hanno prezzo. In Sardegna si montava 5 ore al giorno:
tre al mattino, di apprendimento sugli ostacoli e sul
lavoro in piano, due al pomeriggio, di passeggiate più
o meno rilassanti, a seconda dei momenti e della nostra
ancora limitata esperienza. Montavamo unicamente
anglo-arabi-sardi che la domenica correvano nell'ippodromo
di Kilivani. Il nostro compito era quello di rasserenarli
e di abituarli a capire che il salto di un ostacolo
va affrontato con un'andatura ben diversa da quella cui
erano abituati sulle piste. Il nostro compito! Oddio...
... dovrei dire il nostro tentativo! Correva l'anno
1987, fu tempo di felicità impagabile, di cadute storiche,
fu tempo di sudore e polvere, di sano odore di cavallo
sulla nosra pelle, di mangiate indescrivibili.
Mi ripeteva sempre: " Non lasciarti mai irretire dai
commercianti o da quelli che ti propongono di comprare
il cavallo che fa per te, non avere fretta di andare
ai concorsi. Ci andrai quando lo dirò io. "
E ancora: " Continua così, e diventerai uno dei migliori. "
Non ero tipo da esaltarmi, anche se ovviamente quelle parole
qualche brivido me lo procuravano, ma in ogni caso
era una persona molto previdente, e si premurò di aggiungere,
specificando: " Diventerai uno dei migliori in questo circolo ".
Non avrebbe avuto bisogno di aggiungerlo, per me era già
un trionfo.
Quando le nostre strade si divisero, prendemmo l'abitudine
di andarlo a trovare ogni anno, a Natale, con un regalo.
Dal balcone della sua casa ai piedi della collina mi indicava
spesso il suo sogno: una grande villa in direzione di Superga,
con un grande parco. " Avessi i soldini, Mario ! "
E mi guardava come attendendo una risposta, ma una cosa
avevo imparato nell'ambiente equino: mai investire soldi.
L'equitazione è un'arte, non paga . Solo l'equitazione
unita al commercio-cavalli può pagare, e lui era un puro,
io anche. Non avrebbe funzionato.
In seguito lo incontravamo spesso ai concorsi ippici, a volte
in giuria. Da circa due anni, causa anche la mia quasi totale
assenza dalle competizioni per una serie di problemi al
cavallo, l'ho perso di vista.
Dovrebbe avere circa 75-76 anni.

Ad ogni tramonto, soprattutto estivo, quando i colori
sono ammirabili in tutte le loro sfumature più suggestive,
quando il sole cala molto lentamente, come per lasciarsi
apprezzare il più possibile nella mano di fuoco innocente
che sembra stendere sulla terra, guardo sempre i cavalli
nei paddock, i loro mantelli lucidissimi, le loro mascelle
in continuo movimento tra i fili d'erba, le loro code
che salutano il finire di un altro giorno.
" I cavalli, senza perdere una boccata, dicono buonasera
con la coda al sole che tramonta " .







GRAZIE CARISSIMO IASH!Anam

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