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I RACCONTI DI VAGABONDO

Ultimo Aggiornamento: 06/01/2009 02:12
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Post: 5.367
Sesso: Femminile
06/01/2009 01:54

L'Incidente (Racconti Romani)
Da: Soprannome MSN°_Vagabondo_°  (Messaggio originale)Inviato: 20/07/2005 0.17
L'incidente

 
Riccardo Santini, settant'anni suonati,  era seduto davanti al vetro della finestra,
su cui la pioggia creava e disfaceva continuamente bizzarri ricami.
 
Fissava gli alberi antistanti piegati dal vento, assorto nei ricordi del  passato che in una persona anziana,
essendo il presente molto aleatorio ed il futuro sempre più breve ed incerto, sono la fetta maggiore di una torta,
spesso troppo amara.

 *****

Il suo pensiero corse alla notte dell'incidente, diversi anni prima, quando si trovò al classico bivio,
dove una scelta può condizionare il nostro e l'altrui destino, spesso senza  appello.
 
E lui, quella volta, al bivio, ci era arrivato nel  senso  letterale della parola.
 
Alla guida del Tir dell'azienda di trasporti dove lavorava,
stava tornando da uno dei  massacranti viaggi a cui si sottoponeva per cercare di dimenticare
una piaga familiare che già da un paio d'anni, come un fiume in piena  lo aveva travolto
e sballottato tra i flutti  dei suoi fallimenti di padre e  di uomo.

Eppure, sino a  due anni prima, Riccardo aveva una moglie e due figli stupendi.
 
Laura, 24 anni, bella ed intelligente, aveva dato quasi tutti gli esami Universitari
e già assaporava un grande futuro, Giorgio, 19 anni, invece, diplomato al Liceo Classico,
si era già iscritto all'Università, quando comparve il solito alieno della droga
che avanzando impietoso, mangiò Giorgio ed avvelenò tutta la famiglia
senza speranza di salvezza.

Una storia come tante, che non fa più notizia e nemmeno coinvolge più emotivamente,
ma  che devasta le persone che la vivono fino a farle diventare tanti zombie dal passo incerto
e senza più un grammo di vita nell'anima.

Ed oltre ad essere cambiato suo figlio Giorgio, era cambiata Silvia, sua moglie,
che da allegra e dinamica era diventata una larva in preda alla depressione,
era cambiata Laura, che legata da un amore sviscerato per suo fratello,
aveva lasciato Università,  ragazzo e amici, dannandosi dietro a lui, per guarirlo.

E soprattutto era cambiato Riccardo stesso, che per lenire la piaga  della sua impotenza,
si era celato meschinamente dietro ad una maschera di intransigenza verso Giorgio
che una sera, dopo un litigio era scappato di casa, seguito qualche giorno dopo da sua sorella Laura
che si sbatté porta alle spalle, disgustata da quel padre che invece li amava più della propria vita,
ma che non sapeva affrontare quella cosa, troppo grande per chiunque.

A quel pensiero, le lacrime presero ancora una volta a sgorgare, copiose e cocenti,
fino ad appannargli completamente la vista, non facendogli scorgere l'utilitaria
spuntata alla sua destra, che investita in pieno dal Tir,  dopo un paio di testa coda
si adagiò in un fosso dall'altra parte della strada.

Frenò e disperato scese di corsa; dall'auto non proveniva alcun segno di vita,
mentre Riccardo non aveva il coraggio di avvicinarsi,
conscio di  essere colpevole di quell'incidente orrendo.

Un pensiero vile si fece largo nella sua mente: era l'una di notte
e la strada provinciale che stava percorrendo era deserta.
 
Nessuno aveva visto nulla ed il Tir non aveva riportato grandi danni.
Gli sarebbe bastato rimettere in moto e lasciarsi alle spalle quell'istante di follia.
Nessuno mai sarebbe risalito a lui….ma che stava facendo?

No, basta essere vigliacchi, ora era tempo di prendersi le proprie responsabilità.
Lo doveva agli occupanti di quella macchina, lo doveva a Silvia sua moglie, 
e soprattutto lo doveva ai suoi figli Laura e Giorgio,
di cui non sapeva più nulla, ormai da troppo tempo.

Chiamò il 113 e si precipitò verso l'auto distrutta
certo di dover assistere ad una scena raccapricciante,
quando vide venire verso di se, nell'oscurità
le sagome delle due vittime dell'incidente, miracolosamente illese.

*****

Aveva smesso di piovere.
 
Accarezzò i suoi due nipotini che paghi delle coccole, tornarono a giocare,
saltellando con la  gioia di passeri felici.

Che strano il destino, se avesse ceduto alla vigliaccheria, ora forse, tutto sarebbe stato diverso
e due persone, reduci da una terribile guerra del nostro tempo, non avrebbero mai trovato,
per timore e per orgoglio, il coraggio di tornare: in quell'auto incidentata,
c'erano infatti Giorgio e Laura, oggi sposati, un figlio a testa e rispettivamente,
un professore di lettere ed un ottimo avvocato,
ma che senza l'incidente, forse non avrebbe mai più visto.

Sua moglie Silvia, portò la pipa a Riccardo che l'accese,
fumando finalmente insieme alla sua anima il calumet della pace.

Vagabondo 
[Modificato da Anam_cara 06/01/2009 02:00]
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