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Meditazione: LE TENTAZIONI

Ultimo Aggiornamento: 07/01/2009 23:35
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07/01/2009 23:15

LE TENTAZIONI

 

 

Cari fratelli e sorelle, immaginiamo una giovane e affascinante sposa che ama, contraccambiata, il suo sposo; pensiamo ora a lei in un centro commerciale per spese, e pensiamo ad uno che la nota, si invaghisce e la desidera ardentemente tanto da rintracciare dove abita, come si chiama, per cercare di trascinarla a disonorare il letto nuziale e tradire la fiducia del marito; pensiamo allo spasimante che le invia messaggi d’amore e altre attenzioni secondo il suo progetto di conquista.


Questo il fatto, non nuovo soprattutto al giorno d’oggi; ora analizziamolo: la sposa riceve le missive e le attenzioni, magari accompagnate da mazzi di fiori, scoprendo l’intenzione dello spasimante; la sua reazione può risultare piacevole o ripugnante; infine può decidere per il sì o per il no alla proposta.


Come possiamo notare, allo stesso modo Satana vedendo un’anima che ha fede e ama Gesù, le invia tentazioni e suggerimenti con i quali:


a)il peccato viene proposto;

b)alla proposta si prova piacere o dispiacere;

c)si acconsente o si rifiuta.


I gradini per cedere al male, come possiamo notare, sono tre: la tentazione, il piacere, il consenso.


E’ vero che questi tre momenti non sempre è facile distinguerli chiaramente in ogni genere di peccato, ma sono molto evidenti e distinti concretamente nei peccati di chiara gravità.


Rammentiamoci sempre che se anche la tentazione di un peccato ci tormentasse tutta la vita, non potrebbe renderci sgraditi a Dio, l’essenziale è che non ci piaccia e che non acconsentiamo.
Il motivo è che nella tentazione noi non siamo attivi, ma passivi, e siccome non proviamo alcun piacere, non possiamo essere colpevoli.


San Paolo sofferse lungamente le tentazioni della carne e non per questo dispiacque a Dio; anzi, Dio era glorificato nelle tentazioni; la Beata Angela da Foligno provava tentazioni carnali cos’ crudeli che, solo al racconto, si prova compassione per lei.

Anche le tentazioni patite da San Benedetto e da San Francesco, allorché uno si gettò nella neve e l’atro nelle spine per mitigarle, erano terribili, ma non per questo persero la grazia di Dio; anzi, la grazia in essi aumentò.


L’insegnamento che ne ricaviamo è che dobbiamo essere coraggiosi, calmi e pazienti, quando siamo afflitti da tentazioni, e non dichiararci mai vinti finché ci disgustano; teniamo sempre presente la differenza che esiste tra avvertire e acconsentire;
è possibile percepirle pur provando dispiacere, ma invece non è possibile acconsentire senza provare piacere in esse, e il motivo è molto semplice: il piacere è il gradino che precede il consenso.


Noi viviamo una stagione dove siamo bombardati in ogni istante da input fuorvianti, sollecitati con ogni tipo di esca, invito o suggerimento che si pone in attesa sulla soglia della porta della nostra mente, del nostro cuore e della nostra anima cercando di introdursi prepotentemente per portarci al disastro.

Ma finché da parte nostra, con l’aiuto di Gesù, saremo decisi a rifiutare, non è possibile che offendiamo il Padre celeste.


Richiamiamo alla memoria l’esempio iniziale della giovane sposa: il marito non può incolparla delle missive e delle altre attenzioni ricevute, se lei non si è compiaciuta.
Tuttavia dobbiamo tenere presente che tra l’anima e la sposa c’è una differenza: la giovane donna, dopo avere ricevuto la proposta peccaminosa ed adulterina, se lo vuole, può distruggere e gettare nei rifiuti quanto le è stato recapitato e non pensarci più; mentre non è sempre in potere dell’anima non continuare a provare la tentazione, anche se è in suo potere non acconsentire; ecco perché, anche se la tentazione persiste e rimane a lungo, può non nuocerci finché la troviamo disgustosa.


Quanto al piacere che può seguire la tentazione
, poiché abbiamo due parti, un corpo ed un’anima, una esteriore e una interiore, e visto che l’interiore non sempre segue l’esteriore, anzi se ne mantiene indipendente, può capitare spesso che la parte interiore si compiaccia nella tentazione, senza il consenso, anzi contro il gradimento della parte esteriore: è questa la lotta e la guerra descritta da San Paolo, quando dice che la sua carne brama contro il suo spirito, che c’è una legge delle membra e una dello spirito.


Non so quanti di voi si ricordano del braciere con il fuoco coperto sotto la cenere che si usava molti decenni orsono. Ebbene, dopo l’uso, in genere il mattino successivo, si andava a cercare il fuoco.
Si rovistava sotto la cenere e se ne trovava soltanto un poco nel mezzo; tuttavia c’era e con quello si riaccendevano altri carboni spenti.


La stessa cosa avviene della carità, che è la nostra vita spirituale, soffocata da grandi e violente tentazioni: la tentazione stimola il piacere alla parte interiore e può dare l’impressione di coprire tutta l’anima di cenere e ridurre l’amore di Dio allo stremo, perché non si trova più da nessuna parte, meno che al centro del cuore, nascosto in fondo allo spirito; sembra proprio che non ci sia più e si fatica a trovarlo
.


Eppure c’è ed esiste sul serio, perché anche se tutto è torbido nella nostra anima e nel nostro corpo, noi abbiamo fatto il proposito di non acconsentire al peccato; il piacere che provoca il nostro uomo esteriore, dispiace a quello interiore, anche
se circonda ogni lato della nostra volontà, l’importante è che non sia entrato in essa: da ciò appare evidente che si tratta di un piacere involontario,

e quindi non può essere peccato
.


(segue)

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07/01/2009 23:24

Le tentazioni sono permesse da Dio soltanto contro le anime che Egli ha deciso di innalzare al suo meraviglioso e ineguagliabile amore
(chi vive nel peccato o senza Dio perennemente non avverte nulla dal momento che per costoro è normalità);
 
ma non per questo , superata la prova, si ha la certezza di giungervi; infatti è capitato e capiterà che alcuni di quelli che sono rimasti saldi di fronte ai violenti attacchi delle tentazioni, non hanno poi corrisposto al favore di Dio, e così, in seguito, sono caduti nella trappola di tentazioni piccole.
 
Dico questo perché, se dovesse capitarci di essere tormentati da una tentazione molto forte, rammentiamoci che Dio vuole favorirci in modo tutto speciale e renderci più grandi al suo cospetto; ciò nonostante dobbiamo rimanere guardinghi e umili, non illudendoci di potere vincere le piccole tentazioni solo perché abbiamo vinto le grandi, se non restiamo fedeli a Gesù Cristo.


Se dunque ci capita di affrontare una tentazione e anche il piacere che ne consegue, mentre la volontà rifiuta il consenso, sia alla tentazione che al piacere che l’accompagna, non turbiamoci più di tanto, perché Dio non è offeso,
tuttavia facciamo un esame di coscienza meditato, chiediamo aiuto al Signore, e vediamo se il nostro cuore e la nostra volontà spiritualmente pulsano ancora, ossia se siamo fedeli nel rifiutare e consentire a seguire la tentazione e il piacere che ne deriva, poi rechiamoci dal nostro abituale confessore.



Finché nei nostri cuori esiste il movimento del rifiuto, stiamo pure certi che la carità (l’amore), vita delle nostre anime, vive in noi, e Gesù Cristo nostro Salvatore dimora nelle nostre anime anche se relegato per qualche istante in un angolo.



Così con l’esercizio continuo e assiduo della preghiera, dei sacramenti e la riposta fiducia in Gesù, le nostre forze ritorneranno e con esse la nostra vita piena e piacevole
.


*********


Ripensiamo ancora alla giovane sposa della quale abbiamo parlato all’inizio della meditazione.


Lei non può far nulla contro la proposta disonesta che le viene rivolta, giacché, come abbiamo supposto, le giunge suo malgrado.


Ma se, al contrario, con qualche civetteria avesse dato motivo alla proposta, con cenni d’intesa a colui che la corteggia, senza dubbio sarebbe responsabile della proposta quanto il propositore; e anche se ora si comportasse innocentemente, meriterebbe biasimo ugualmente. Infatti può capitare qualche volta che la sola tentazione ci metta in peccato perché ne siamo la causa.



Per esempio, sappiamo che un certo tipo di svago o un certo tipo di conversazione ci conduce alla collera, all’ira o al limite alla bestemmia e alla maldicenza e capiamo che ci sono trampolino a quei peccati: noi pecchiamo tutte le volte che dedichiamo il nostro tempo a queste cose e siamo colpevoli di tutte le tentazioni che ci capiteranno.

 

Ossia, quando il piacere che deriva dalla tentazione può essere evitato, accettarlo è sempre peccato nella misura in cui il piacere che ci troviamo e il consenso che gli diamo è più o meno pieno, persistente nel tempo o solo di breve durata.



Rifacendosi sempre alla giovane sposa,
per lei è sempre cosa deplorevole, se non soltanto ascolta la disonesta proposta che le viene avanzata, ma, dopo averle prestato orecchio, vi prende piacere e vi ferma sopra il proprio cuore provandone felicità;


benché lei non abbia intenzione di acconsentire all’atto materiale, ciò nondimeno acconsente all’adesione spirituale del suo intimo, al godimento di avere suscitato qualcosa; perciò è sempre disonesto aderire col cuore o con il corpo a un proposito contro l’onestà.



Quando dunque saremo tentati a qualche peccato, pensiamo se abbiamo dato volontariamente motivo alla tentazione,
in tal caso la tentazione è già peccato, per il pericolo nel quale ci siamo gettati.
Questo va detto per quando potevamo facilmente evitare l’occasione e l’avevamo prevista, o almeno avremmo dovuto prevederla.



Ma se non abbiamo offerto alcun appiglio alla tentazione, in nessun modo può esserci imputato il peccato
. Invece quando il piacere che segue la tentazione, poteva essere evitato, e non si è fatto, in qualche modo il peccato è sempre presente secondo che vi siamo soffermati poco o molto, e secondo il motivo che ha dato origine al piacere che vi abbiamo provato.
La sposa anche se non ha dato occasione al corteggiamento e tuttavia prende piacere in esso, è ugualmente da biasimare se il piacere che ne trae consiste proprio nell’essere corteggiata.



Facciamo un altro esempio. Ad un concerto scopre che il suo corteggiatore suona Divinamente uno strumento musicale e lei ne gode, non perché le fa la corte, ma per l’arte e la dolcezza del suo strumento, non c’è peccato; sarebbe però molto saggio per lei non rimanere troppo a lungo su quel piacere, per timore di passare dal piacere della musica a quello del suonatore.



Così pure, se qualcuno ci proponesse qualche stratagemma pieno di inventiva e di astuzia, per vendicarci di un avversario che ci ha provocato danno, e noi non godiamo e non acconsentiamo alla vendetta proposta, ma ci compiacciamo nell’originalità della trovata, non commettiamo peccato, anche se è opportuno che non ci perdiamo troppo tempo a trovarla una bella invenzione; è meglio farci una risata e rifiutare all’istante poiché potremmo anche finire col provare un certo piacere nel pensare alla vendetta in sé o addirittura attuarla.



Qualche volta si può rimanere sorpresi da qualche sensazione piacevole che segue immediatamente la tentazione, prima ancora che ce ne siamo accorti; per lo più si tratta soltanto di un leggerissimo peccato veniale
, che però potrebbe diventare più grave se, dopo che abbiamo preso coscienza del pericolo, per negligenza ci fermiamo un poco a contrattare col piacere, per sapere se dobbiamo accettarlo o se dobbiamo respingerlo.



Tuttavia, quando volontariamente e deliberatamente abbiamo deciso di godere di tale piacere, anche soltanto questo proposito è già di per sé grave peccato, se l’oggetto del nostro piacere è chiaramente cattivo.


************


Appena avvertiamo in noi qualche tentazione grave, comportiamoci come i bambini quando scorgono un grosso cane che abbaia forte; si precipitano immediatamente fra le braccia confortevoli della mamma o del papà, ma se per un fortuito caso non possono, iniziano a strillare chiamandoli in aiuto.



Allo stesso modo, similmente, ricorriamo a Dio, nostro Padre, chiedendogli la sua misericordia e il suo soccorso; è il rimedio che ci ha insegnato Gesù:"Pregate per non cadere in tentazione".



Tuttavia se la tentazione persiste e si accresce, abbracciamo la santa Croce col nostro spirito, proprio come se vedessimo realmente davanti a noi Gesù crocifisso; protestiamo che non cederemo alla tentazione e chiediamogli aiuto contro la stessa; finché la tentazione rimarrà, insistiamo nel proposito ferreo che non cederemo
.



(segue)

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07/01/2009 23:35

Mentre facciamo queste promesse e insistiamo nel negare il nostro consenso, non soffermiamoci sulla tentazione, rivolgiamo lo sguardo soltanto Gesù; se dovessimo osservare la tentazione, soprattutto nei momenti di maggiore intensità, il nostro coraggio, la determinazione potrebbe anche vacillare e condurci al peccato.


Piuttosto distraiamo il nostro spirito con qualche buona e lodevole azione, riflessione e meditazione, tali occupazioni entreranno nei nostri cuori, li riempiranno e così diminuiranno le perverse e diaboliche suggestioni del maligno.



Inoltre, un buon rimedio contro tutte le tentazioni, grandi e piccole, è quello di aprire il cuore e dire tutto quanto ci tormenta a chi ha la nostra responsabilità spirituale: le tentazioni, le reazioni e gli effetti.



Infatti, la prima condizione che il maligno impone all’anima che vuole sedurre, è il silenzio (esattamente come consigliano quegli uomini che tentano di sedurre le donne, per prima cosa impongono loro di non farne parola).



Al contrario, è diverso il modo di agire di Dio, nelle sue ispirazioni ci chiede di farlo sapere all’istante e sempre al responsabile spirituale.



Nondimeno, dopo tutto ciò, è possibile che la tentazione si ostini a tormentarci e a perseguitarci, allora ci resta soltanto di ostinarci, a nostra volta, nel rifiutare di acconsentire
.


Non solo, poiché il maligno è il nostro nemico e la tentazione è la sua espressione più subdola, evitiamo nella maniera più assoluta di discutere con lui senza degnarlo di una sola parola, tranne la frase con la quale Gesù lo fece stare zitto:"Va indietro, Satana, tu adorerai il Signore tuo Dio e solo lui servirai!".


************



Abbiamo imparato a combattere le grandi tentazioni con coraggio, ma che dire delle piccole, cioè quelle quotidiane?


Le prime sono grandi, le seconde sono molte
. I leoni e i serpenti sono fuor di dubbio più pericolosi delle mosche e delle zanzare, ma, quanto farci esercitare la pazienza, questi insetti con la loro importunità e la noia che ci arrecano, la superano di molto.



E' facile non diventare assassini, ma molto più difficile è evitare le piccole collere che trovano continuamente occasione
.
E’ abbastanza facile impedirsi le occhiate, innamorarsi o fare innamorare, procurare emozioni e piccoli piaceri, dire e ascoltare parole di civetteria.

E’ raro che sia necessario mettere in guardia il marito o la moglie da un modo di agire spregiudicato che costituisca pericolo per il corpo; ma non lo è altrettanto quando si tratta di pericolo per il cuore.
 

E’ abbastanza facile non profanare il letto matrimoniale, ma non altrettanto non compromettere l’amore coniugale.
 

E’ facile non rubare i beni altrui, non altrettanto non corteggiarli e non desiderarli.

E’ facile non fare falsa testimonianza in tribunale, non altrettanto non mentire in conversazione.


E’ facile non ubriacarsi, non altrettanto mantenersi sobri.


E’ facile non desiderare la morte altrui, non altrettanto non desiderargli qualche accidente.


E’ facile non disonorare, non altrettanto non nutrire sentimenti di disprezzo
.


E’ facile non parlare male di una persona che ci sta davanti, non altrettanto fare della maldicenza quando questa non c’é.


E così via..



Possiamo concludere che le piccole tentazioni di sospetto, di gelosia, di invidia, di antipatia, di stranezza, di vanità, di doppiezza, di affettazione, di astuzia, di pensieri indecenti, di mormorazione, sono abituali anche per coloro che sono già più incamminati nella fede e più risoluti.

 

Ecco perché, fratelli sorelle, è necessario che ci prepariamo con grande cura e diligenza a questo combattimento. Siamone certi che tutte le vittorie che riporteremo contro questi piccoli nemici, saranno tante pietre preziose incastonate nella corona di gloria che Dio padre ci prepara in Paradiso.


Ecco perché in attesa di lottare con fiducia e con valore contro le grandi tentazioni, nel frattempo difendiamoci bene da questi piccoli e deboli attacchi punzecchianti
.



***********


Concludendo, è vero che le tentazioni, come mosche e zanzare, ci volano davanti agli occhi e ci pungono ora sulla guancia, ora sul naso, sulle braccia e sulle gambe, e non ci è dato di liberarci completamente dal loro fastidio;
la migliore resistenza che si possa loro opporre è di non innervosirci e, come per gli insetti, aiutiamoci con i mezzi a nostra disposizione.



Ricorriamo a Dio con ferma decisione ed esse non ci nuoceranno
.
 

Disprezziamo questi attacchi del maligno, non degniamoli nemmeno di un pensiero, anzi lasciamoli pure ronzare intorno alle nostre orecchie finché ne avranno voglia, che volino pure qua e là intorno a noi, come le mosche e le zanzare, se poi dovessero pungerci o posarsi un istante nel nostro cuore, cacciamole, ridiamoci su e basta!



Non cerchiamo di combatterli o a rispondere loro, soccomberemmo;
compiamo, invece, atti contrari, quelli che vogliamo, ma soprattutto, è bene ricordarlo ancora, rinnoviamo il nostro amore a Dio.

 

Non intestardiamoci a voler opporre alle tentazioni che proviamo, la virtù opposta: questo sarebbe accettare il confronto (possibile solo per le anime grandi ed elevate).
 


Per la verità, se ci avventuriamo in un confronto del genere, dopo avere compiuto un atto della virtù opposta, se abbiamo avuto il tempo di inquadrare il germe della tentazione, torniamo semplicemente col nostro cuore a fianco di Gesù Cristo crocifisso con un atto d’amore
.


E’ il mezzo migliore per vincere Satana, tanto nelle piccole come nelle grandi tentazioni: l’amore di Dio contiene in sé tutta la perfezione di tutte le virtù, per questo è il rimedio migliore contro tutti i vizi.



Se in tutte le tentazioni prendiamo l’abitudine di ricorrere per principio a questo rimedio, non saremo più obbligati ad indagare ed esaminare di quale tentazione si tratti, ma con tutta semplicità, quando ci sentiremo turbati, faremo ricorso al rimedio sicuro
che, oltretutto, è così temibile per il maligno, il quale quando si accorge che le sue tentazioni ci spingono all’amore di Dio, smette di tentarci.
 


Piuttosto ogni tanto diamo uno sguardo alla nostra anima per vedere quali sono le passioni che più vi spadroneggiano; una volta scoperte, impostiamo la nostra vita in modo esattamente contraria nei pensieri, nelle parole e nelle azioni
.


Amen,alleluia,amen.




http://www.adonaj.net/old/meditazioni/tentazioni3

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