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Ari Folman - "contro tutte le guerre che sono stupide"

Ultimo Aggiornamento: 08/01/2009 01:18
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08/01/2009 01:18

186° video - Ari Folman - "contro tutte le guerre che sono stupide"
 

Ari Folman - "contro tutte le guerre che sono stupide" 
 ANSA 2009-01-06 19:13
IN SALA UN CARTOON-CHOC SU SABRA E CHATILA
di Francesco Gallo
 ROMA - Al Festival di Cannes 2008, nonostante
 fosse un film di animazione 'Valzer con Bashir'
del regista israeliano Ari Folman fu fino
 all'ultimo nella rosa dei candidati alla
Palma d'oro. E non a caso. La capacità
 di raccontare una tragedia come quella
di Sabra e Chatila del giugno del 1982,
con rigore e poesia colpì tutti. E ora il film,
 tra l'altro candidato da Israele al premio
Oscar come miglior film straniero, arriva
venerdì nelle sale italiane distribuito da
 Lucky Red in 20 copie con tutta la carica
dell'attualità degli scontri nella striscia di Gaza.
Il film parte in sordina, al tavolo di un bar,
ma si chiude poi con finale choc: immagini
crude e vere delle vittime di quella tragedia.
Nel bar c'é un vecchio amico che racconta
al regista Ari un terrificante incubo ricorrente
in cui si trova alle calcagna ventisei cani furiosi.
 Ogni notte, lo stesso sogno. I due uomini
capiscono che c'é un nesso con la missione
 dell'esercito israeliano durante la pri
ma guerra in Libano a cui hanno partecipato
 entrambi. Ari è sorpreso da quanto poco
ricorda di quel periodo, e decide così di
 esplorare il mistero rintracciando
 e intervistando vecchi amici e commilitoni
in giro per il mondo. "Il mio è un film contro
la guerra, contro tutte le guerre che sono stupide
e anche sulla memoria perduta di molti soldati
 che, come me, sono stati colpiti da uno stress
 post-traumatico" aveva detto l'anno scorso
a Cannes Ari Folman che domani sarà a Roma
per presentare il film. Dentro questa sorta
di docu d'animazione ci sono infatti tante
 cose: il tema della memoria che salva dal dolore,
quello dell'assurdità della guerra, quello
dell'autobiografia e il racconto di una pagina
 di storia che vide vittime oltre tremila rifugiati
 palestinesi a Beirut Ovest. Tutto parte dalla
 biografia del regista che a 17 anni si arruola
 nell'armata israeliana durante la prima guerra
 libanese. "'E' soprattutto una storia personale
questa - conferma a Cannes Folman -. Mi sono
 ritrovato a non avere nessun ricordo di quel
 periodo, né di quello che accadde Beirut Ovest".
 Per questo il regista è andato prima in analisi
per quattro anni, e poi, proprio come si vede
nel suo documentario, alla ricerca di quei suoi
 commilitoni che potessero riportargli la memoria,
dirgli qualcosa di ciò che era accaduto. "In Francia
e in Europa c'é un'idea sbagliata sul nostro Paese.
 Noi siamo liberi: qualcuno forse non ci crederà,
 ma Israele è un Paese aperto" così Folman difese
sulla Croisette il suo documentario da chi lo
 accusava di raccontare la strage di Sabra e Chatila
dando la colpa alla sola milizia cristiana e trascurando
 le responsabilità dell'esercito israeliano. "
La responsabilità del massacro non è delle truppe
 israeliane - disse -. E' una cosa ben conosciuta.
E' vero però che i cristiani avevano un legame
con noi, ma io non volevo fare un'inchiesta.
 Non mi interessava la cronologia del massacro,
ma fare solo un film contro la guerra dove i soldati
sono solo mossi come delle pedine dai loro capi".
 Sull'utilizzo delle choccanti foto d'archivio di quella
 strage nel finale, spiegò a Cannes Folman:"E' perché
 non volevo che il pubblico in sala vedesse questo film
 contro la guerra e pensasse che in fondo era il solito film
come tanti. Volevo invece che si vedesse e si capisse
 davvero che quel massacro ha avuto davvero luogo".  

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