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CHIESA e MASSONERIA

Ultimo Aggiornamento: 11/01/2009 03:32
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Sesso: Femminile
11/01/2009 03:26

6. Veri e falsi problemi: "dialogo" e "doppia appartenenza" in atmosfera di relativismo


 

Rebus sic stantibus, qual è il senso delle querimonie levate continuamente da massoni e da massonofili contro la precisazione giuridica e magisteriale? Ha qualche fondamento l’accusa rivolta alla Chiesa e ai cattolici fedeli, sempre implicita e spesso anche esplicita, di chiusura al dialogo?

L’espressione "stravolgimento compiuto in modo morbido e senza essere avvertito" induce a ricordare che, dopo la pubblicazione dell’enciclica Ecclesiam suam, nel 1964, da parte di Papa Paolo VI, "dialogo" è diventato — com’è stato acutamente e adeguatamente mostrato da Plinio Corrêa de Oliveira in particolare per quanto attiene al dialogo con i socialcomunisti — una "parola-talismano", cioè uno strumento per condurre in porto un’opera di "trasbordo ideologico inavvertito" dell’interlocutore cattolico verso posizioni terze, comunque utili all’interlocutore non cattolico, quando addirittura non proprie dello stesso interlocutore non cattolico (45).

Questo stratagemma — che trae la sua forza da abusi e da manipolazioni del documento magisteriale, reiteratamente colpiti in posteriori interventi, anche recentissimi — non inquina ogni dialogo né inficia il valore del dialogo in sé, sì che talora questo si può svolgere correttamente, come prova quello di cui sono stati protagonisti vescovi tedeschi ed esponenti massonici dello stesso paese per ben cinque anni.

Ma la conclusione di quel dialogo corretto, cioè l’incompatibilità dell’appartenenza di cattolici ad associazioni massoniche anche dichiaratamente non avverse alla Chiesa cattolica, non è evidentemente piaciuta a chi aveva diversa aspettativa e che quindi continua pateticamente ad auspicare, quando non a reclamare, un "sedersi attorno a un tavolo", che fa ormai parte del passato, del déjà vu, e che potrà essere ripreso esclusivamente a fronte di fatti concludenti non verificatisi — che si sappia — dal 1980 a oggi.

Ergo, da questo atteggiamento si può evincere — senza fare il processo alle intenzioni di nessuno — che, almeno per chi continua a richiederlo, talora a reclamarlo, dopo che si è concluso, ma non come gradiva, il dialogo non è, come l’uomo della strada pensa, inteso come chiarificazione che definisce caratteri e limiti, talora drastici, di convivenza, di confluenza e di collaborazione, ma come un fidanzamento che si deve obbligatoriamente concludere in una caro, in "una carne sola", possibilmente con regolari sponsali. In altre parole, appare evidente che quanto si chiede da massoni e da massonofili sotto il nome di dialogo è semplicemente la doppia appartenenza, e questo la Chiesa cattolica nega in dottrina e quindi in diritto.

In termini "logici" e non "sociologici" — per riprendere una distinzione fatta precedentemente — Papa san Pio X nota che "[...] bisogna respingere l’opinione di certi antichi secondo cui non ha nessuna importanza per la verità della fede che si pensi in questo oppure in quel modo a proposito di Dio, perché l’errore relativo alla natura delle cose genera una falsa conoscenza di Dio; così devono essere santamente e inviolabilmente conservati i princìpi della filosofia posti dall’Aquinate, con i quali [...] si ottiene una tale scienza delle cose create che si accorda in modo mirabile con la fede". Infatti, "[...] una volta privata la verità cattolica di questo potente presidio, invano per difenderla si chiederà aiuto a quella filosofia i cui princìpi o sono comuni con gli errori del materialismo, del monismo, del panteismo, del socialismo e dei vari modernismi, oppure non si oppongono certamente a essi" (46).

Perciò, contro il naturalismo e i suoi corollari, ci si deve attenere a quello che Papa Pio XI chiama "un certo Vangelo naturale" (47); quindi, sono negate tutte le composizioni dottrinali del tipo "catto" e tutte quelle pratiche del tipo "clerico"; dunque, non vi è spazio per i catto-massoni o per i clerico-massoni, come neppure per i catto-islamici o per i catto-induisti, per fare soltanto un fuggevole riferimento a deformazioni del dialogo interreligioso.

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