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MASSONERIA E CHIESA CATTOLICA II

Ultimo Aggiornamento: 11/01/2009 03:51
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11/01/2009 03:37

2. La "Dichiarazione di Lichtenau"



Dopo che, con la fusione di quattro logge, il 24 giugno 1717, fu fondata nella capitale britannica la Gran Loggia di Londra e che, con le Costituzioni di Anderson nel 1723, la massoneria si presentò, per così dire, al pubblico, subito si manifestò un dissidio con la Chiesa cattolica. Alla Bolla di Clemente XII dell'anno 1738 seguirono altre numerose (oltre duecento) condanne da parte dell'autorità della Chiesa (e anche di taluni Stati). Era fondata su un errore questa valutazione della massoneria da parte della Chiesa? Le condanne della Chiesa derivano da giudizi sbagliati? Hanno forse solo un significato per il passato e sono oggi superate? La massoneria è così radicalmente cambiata al punto da poter giungere ad un'intesa con la Chiesa? I cattolici possono oggi entrare senza problemi in una loggia? Queste domande non sono certamente nuove, ma dai giorni del Concilio Vaticano II sono state poste con crescente insistenza; da allora si è cercato, anche discutendone fra cattolici e massoni, di chiarire tali questioni.

In verità la maggior parte dei tentativi menzionati e altri simili sono rimasti all'esterno o in superficie, e non hanno portato a un giudizio solido e sicuro. Quindi le opinioni espresse o i documenti redatti in proposito possono valere solo come dimostrazione della buona volontà di sostituire i vecchi contrasti con il dialogo e la comprensione odierni. Su questa linea si trova, in special modo, la Dichiarazione di Lichtenau, che riconosce come del tutto lecita l'appartenenza dei cattolici alla massoneria. Essa fu sottoscritta il 5 luglio 1970 a Lichtenau da nove massoni e tre cattolici (mons. de Toth e i professori Schwarzbauer e Vorgrimler). Quale peso le si deve dare? Il padre Sebott, gesuita, scrive: "La Dichiarazione di Lichtenau dell'anno 1970 ha eliminato una quantità di ostacoli e di equivoci esistenti fra la Chiesa e la massoneria" (5).

Eppure a proposito di questa Dichiarazione sono state scritte parecchie inesattezze. Ad esempio, è stato asserito che i membri cattolici della Commissione che ha sottoscritto la Dichiarazione di Lichtenau sono stati nominati dalla Congregazione per la dottrina della fede. L'allora Prefetto di tale Congregazione, il cardinale Seper, dichiarò, a tale proposito, che la sua Congregazione non ha mai nominato i membri della suddetta Commissione, né ha mai approvato la Dichiarazione di Lichtenau. Certo è che, a suo tempo, quella Dichiarazione pretendeva di indurre Paolo VI a un cambiamento del giudizio della Chiesa sulla massoneria. Scrive uno dei firmatari, Kurt Baresch, massone: " Piena unanimità fu raggiunta nel denominare il documento Dichiarazione di Lichtenau..." e "nel considerarlo come strettamente confidenziale - soltanto per il Papa e i due cardinali König e Seper", o meglio, per la Congregazione per la dottrina della fede (presieduta allora dal cardinale Seper) (6). Si è detto che questo passo corrispondeva a un desiderio di Paolo VI. Infatti egli aveva "fatto capire che sarebbe stato molto contento se, da parte dei massoni, per lo meno dell'area inglese, fosse stata pubblicata, in qualsiasi forma, una dichiarazione. Questa doveva servire come documento per spiegare come mai da parte cattolica la questione venisse di nuovo esaminata e come, su questa base o in ragione di tale dichiarazione, si delineassero nuovi tentativi di soluzione" (7). Ma gli sforzi di colui che veniva chiamato il "Patriarca" della massoneria tedesca, il Gran Maestro Vogel, per ottenere una tale dichiarazione, fallirono a Londra e dovunque. Perciò i massoni decisero di sottoporre al Papa, al posto del desiderato documento, una dichiarazione sottoscritta da massoni e da cattolici. A tal fine venne redatta la Dichiarazione di Lichtenau. Essa non ha mai ricevuto un riconoscimento ufficiale dalla Chiesa.

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