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MASSONERIA E CHIESA CATTOLICA IV (Appendici)

Ultimo Aggiornamento: 11/01/2009 23:24
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11/01/2009 20:24

 
APPENDICI

Appendice I


Lettera Apostolica "In eminenti", di Papa Clemente Vescovo, servo dei servi di Dio

A tutti i fedeli, salute e Apostolica Benedizione.

Posti per volere della Clemenza Divina, benché indegni, nell’eminente Sede dell’Apostolato, onde adempiere al debito della Pastorale provvidenza affidato a Noi, con assidua diligenza e con premura, per quanto Ci è concesso dal Cielo, abbiamo rivolto il pensiero a quelle cose per mezzo delle quali — chiuso l’adito agli errori ed ai vizi — si conservi principalmente l’integrità della Religione Ortodossa, e in questi tempi difficilissimi vengano allontanati da tutto il mondo Cattolico i pericoli dei disordini.


Già per la stessa pubblica fama Ci è noto che si estendono in ogni direzione, e di giorno in giorno si avvalorano, alcune Società, Unioni, Riunioni, Adunanze, Conventicole o Aggregazioni comunemente chiamate dei Liberi muratori o des Francs Maçons, o con altre denominazioni chiamate a seconda della varietà delle lingue, nelle quali con stretta e segreta alleanza, secondo loro Leggi e Statuti, si uniscono tra di loro uomini di qualunque religione e setta, contenti di una certa affettata apparenza di naturale onestà. Tali Società, con stretto giuramento preso sulle Sacre Scritture, e con esagerazione di gravi pene, sono obbligate a mantenere un inviolabile silenzio intorno alle cose che esse compiono segretamente.

Ma essendo natura del delitto manifestarsi da se stesso e generare il rumore che lo denuncia, ne deriva che le predette Società o Conventicole hanno prodotto tale sospetto nelle menti dei fedeli, secondo il quale per gli uomini onesti e prudenti l’iscriversi a quelle Aggregazioni è lo stesso che macchiarsi dell’infamia di malvagità e di perversione: se non operassero iniquamente, non odierebbero tanto decisamente la luce. Tale fama è cresciuta in modo così considerevole, che dette Società sono già state proscritte dai Prìncipi secolari in molti Paesi come nemiche dei Regni, e sono state provvidamente eliminate.


Noi pertanto, meditando sui gravissimi danni che per lo più tali Società o Conventicole recano non solo alla tranquillità della temporale Repubblica, ma anche alla salute spirituale delle anime, in quanto non si accordano in alcun modo né con le Leggi Civili né con quelle Canoniche; ammaestrati dalle Divine parole di vigilare giorno e notte, come servo fedele e prudente preposto alla famiglia del Signore, affinché questa razza di uomini non saccheggi la casa come ladri, né come le volpi rovini la Vigna; affinché, cioè, non corrompa i cuori dei semplici né ferisca occultamente gl’innocenti; allo scopo di chiudere la strada che, se aperta, potrebbe impunemente consentire dei delitti; per altri giusti e razionali motivi a Noi noti, con il consiglio di alcuni Venerabili Nostri Fratelli Cardinali della Santa Romana Chiesa, a ancora motu proprio, con sicura scienza, matura deliberazione e con la pienezza della Nostra Apostolica potestà, decretiamo doversi condannare e proibire, come con la presente Nostra Costituzione, da valere in perpetuo, condanniamo e proibiamo le predette Società, Unioni, Riunioni, Adunanze, Aggregazioni o Conventicole dei Liberi Muratori o des Francs Maçons, o con qualunque altro nome chiamate.

Pertanto, severamente, ed in virtù di santa obbedienza, comandiamo a tutti ed ai singoli fedeli di qualunque stato, grado, condizione, ordine, dignità o preminenza, sia Laici, sia Chierici, tanto Secolari quanto Regolari, ancorché degni di speciale ed individuale menzione e citazione, che nessuno ardisca o presuma sotto qualunque pretesto o apparenza di istituire, propagare o favorire le predette Società dei Liberi Muratori o Francs Maçons o altrimenti denominate; di ospitarle o nasconderle nelle proprie case o altrove; di iscriversi ed aggregarsi ad esse; di procurare loro mezzi, facoltà o possibilità di convocarsi in qualche luogo; di somministrare loro qualche cosa od anche di prestare in qualunque modo consiglio, aiuto o favore, palesemente o in segreto, direttamente o indirettamente, in proprio o per altri, nonché di esortare, indurre, provocare o persuadere altri ad iscriversi o ad intervenire a simili Società, Unioni, Riunioni, Adunanze, Aggregazioni o Conventicole, sotto pena di scomunica per tutti i contravventori, come sopra, da incorrersi ipso facto, e senza alcuna dichiarazione, dalla quale nessuno possa essere assolto, se non in punto di morte, da altri all’infuori del Romano Pontefice pro tempore.


Vogliamo inoltre e comandiamo che tanto i Vescovi, i Prelati Superiori e gli altri Ordinari dei luoghi, quanto gl’Inquisitori dell’eretica malvagità deputati in qualsiasi luogo, procedano e facciano inquisizione contro i trasgressori di qualunque stato, grado, condizione, ordine dignità o preminenza, e che reprimano e puniscano i medesimi con le stesse pene con le quali colpiscono i sospetti di eresia.
Pertanto concediamo e attribuiamo libera facoltà ad essi, e a ciascuno di essi, di procedere e di inquisire contro i suddetti trasgressori, e di imprigionarli e punirli con le debite pene, invocando anche, se sarà necessario, l’aiuto del braccio secolare.


Vogliamo poi che alle copie della presente, ancorché stampate, sottoscritte di mano di qualche pubblico Notaio e munite di sigillo di persona costituita in dignità Ecclesiastica, sia prestata la stessa fede che si presterebbe alla Lettera se fosse esibita o mostrata nell’originale.


A nessuno dunque, assolutamente, sia permesso violare, o con temerario ardimento contraddire questa pagina della Nostra dichiarazione, condanna, comandamento, proibizione ed interdizione.
Se qualcuno osasse tanto, sappia che incorrerà nello sdegno di Dio Onnipotente e dei Santi Apostoli Pietro e Paolo.

Clemente P.P. XII

***

Traduzione del testo integralmente trascritto da Papa Benedetto XIV nella bolla Providas Romanorum, del 18-3-1751, in Tutte le encicliche e i principali documenti pontifici emanati dal 1740. 250 anni di storia visti dalla Santa Sede, vol. I, Benedetto XIV (1740-1758), a cura di Ugo Bellocchi, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1993, pp. 289-291.

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Appendice II

Cristianità, 110-111 (1984)

"Humanum genus"
 

Lettera enciclica del Sommo Pontefice Leone XIII


Sulla massoneria

Venerabili Fratelli

Salute e Apostolica Benedizione.

[1.] Il genere umano — dopo che, per la gelosia del Demonio, si è sventuratamente ribellato a Dio creatore e largitore dei doni soprannaturali — si è diviso in due campi diversi e opposti, dei quali uno combatte senza posa in difesa della verità e della virtù, l'altro per quanto è contrario alla virtù e alla verità. Il primo è il regno di Dio sulla terra, ossia la vera Chiesa di Gesù Cristo, e quanti a essa vogliono aderire di cuore e come conviene alla loro salvezza, devono servire Dio e il suo Figlio Unigenito con tutta la mente e con totale volontà; l'altro è il regno di Satana, sotto il cui giogo e sotto la cui potestà si trovano quanti, seguendo i funesti esempi del loro capo e dei progenitori, rifiutano di ubbidire alla legge divina ed eterna e intraprendono molte opere senza curarsi di Dio e molte contro Dio. Questi due regni, come due città che sulla base di leggi opposte tendono a opposti fini, acutamente ha visto e descritto Agostino, e con penetrante sintesi ha compendiato il principio generatore di entrambi in queste parole: "Due amori hanno generato due città: quella terrena, l'amore di sé fino al disprezzo di Dio; quella celeste, l'amore di Dio fino al disprezzo di sé" (1).


In tutto il corso dei secoli l'una ha lottato contro l'altra con diverso genere sia di armi che di tecniche di combattimento, anche se non sempre con il medesimo ardore e impeto. Ma ai giorni nostri quanti si schierano nel campo dei malvagi sembrano cospirare con grande veemenza e tutti insieme mirare a uno sforzo comune, per istigazione e con l'aiuto di quella associazione largamente diffusa e saldamente costituita, detta massoneria. Infatti, senza assolutamente dissimulare i loro propositi, si levano con estrema audacia contro la maestà di Dio; pubblicamente e a viso aperto tramano la rovina della santa Chiesa, con il proposito di spogliare completamente, se fosse possibile, i popoli cristiani dei benefici recati da Gesù Cristo Salvatore.


Noi, gemendo per questi mali, per un impulso di carità che sollecita l'anima, siamo spinti a innalzare spesso a Dio questo grido:
"Ecco, i tuoi nemici strepitano e quelli che ti odiano alzano la testa. Contro il tuo popolo ordiscono congiura malvagia, tramano contro i tuoi santi. Hanno detto: "Venite, disperdiamoli tra le nazioni"" (2).


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11/01/2009 20:37


[2.] Di fronte a un rischio tanto incombente, di fronte a un attacco così spietato e tenace contro il cristianesimo, è Nostro dovere denunciare il pericolo, indicare gli avversari, resistere per quanto possiamo alle loro trame e tattiche, affinché non periscano eternamente coloro la cui salvezza ci è stata affidata, e non solo permanga saldo e integro il regno di Gesù Cristo che abbiamo ricevuto da custodire, ma attraverso nuovi e continui incrementi si dilati in ogni parte della terra.


[3.] I romani Pontefici, Nostri Predecessori, vigilando con sollecitudine per la salvezza del popolo cristiano, prontamente riconobbero chi fosse e cosa volesse questo così capitale nemico nel momento stesso in cui cominciava a emergere dalle tenebre della occulta congiura; essi, prevedendo con il pensiero l'avvenire, dato quasi il segnale ammonirono governanti e popoli a non lasciarsi cogliere dalle trame e dalle insidie predisposte al fine di ingannare.


Il primo avviso del pericolo fu dato da Clemente XII nell'anno 1738 (3); la sua costituzione fu confermata e rinnovata da Benedetto XIV (4). Pio VII seguì le orme di entrambi (5): poi Leone XII con la costituzione apostolica Quo graviora (6), abbracciando su questo punto gli atti e i decreti dei precedenti Pontefici, li ratificò e li suggellò con irrevocabile sanzione. Nello stesso senso si espressero Pio VIII (7), Gregorio XVI (8) e più volte Pio IX (9).


[4.] Invero, una volta che — sulla base di precise indicazioni di fatti, istruzioni di processi, pubblicazioni di sue leggi, riti, annali, oltre che di testimonianze di adepti — furono conosciuti lo scopo fondamentale e lo spirito della setta massonica, questa Sede Apostolica denunciò e disse apertamente che la setta dei massoni, costituita contro ogni legge umana e divina, era dannosa non meno per il cristianesimo che per la società civile: e minacciate le pene alle quali la Chiesa suole ricorrere con maggiore gravità nei confronti dei colpevoli, proibì a tutti tassativamente di iscriversi a tale associazione. I settari, irati per questo fatto, e pensando di potere sfuggire e ridurre la forza di quelle sentenze in parte con il disprezzo e in parte con calunniose menzogne, accusarono i sommi Pontefici che avevano preso quei provvedimenti o di avere proceduto ingiustamente, oppure di avere ecceduto nel procedere. In tale modo essi tentarono di eludere l'autorità e il peso delle costituzioni apostoliche di Clemente XII di Benedetto XIV e parimenti di Pio VII e di Pio IX. Peraltro, all'interno di quella stessa associazione non mancarono coloro che, benché loro malgrado, riconobbero che, tenendo conto della dottrina e della disciplina cattolica, quanto era stato fatto dai romani Pontefici era stato fatto legittimamente. A questo riguardo, si mostrarono esplicitamente in accordo con i Pontefici non pochi sovrani e capi di Stato, i quali ebbero cura o di denunciare alla Sede Apostolica l'associazione massonica, oppure di condannarla di loro iniziativa con la promulgazione di leggi apposite, come in Olanda, in Austria, in Svizzera, in Spagna, in Baviera, nella Savoia e in altre parti d'Italia.


[5.] Però, quello che anzitutto importa è il fatto che il corso degli avvenimenti ha comprovato la prudenza dei Nostri Predecessori.
Infatti le loro provvide e paterne sollecitudini non sempre e non ovunque ebbero gli esiti desiderati: e questo o a causa della simulazione e della astuzia degli uomini che facevano parte di quella realtà nociva, oppure a causa della sconsiderata superficialità degli altri, che pure avrebbero avuto il più grande interesse a vigilare con diligenza.
Per questo motivo, nello spazio di un secolo e mezzo, la setta massonica si è rapidamente avviata a incrementi superiori a ogni aspettativa; essa, infiltrandosi con l'audacia e con l'inganno in tutti gli ordini dello Stato, ha incominciato a essere tanto potente da sembrare quasi dominare negli Stati. Da questa tanto rapida e tremenda propagazione è derivata per la Chiesa, per l'autorità dei governanti e per la salute pubblica quella rovina che i Nostri Predecessori con molto anticipo avevano previsto.
Si è infatti giunti a tale estremo che per il futuro si deve grandemente temere non per la Chiesa, che è posta su fondamenta troppo salde perché possa essere abbattuta da forze umane, ma per gli Stati, nei quali hanno una influenza eccessiva la setta della quale parliamo, oppure altre sette non dissimili, che si propongono come sue collaboratrici e sue satelliti.


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11/01/2009 20:46


[6.] Per queste ragioni, appena accedemmo al governo della Chiesa, vedemmo e comprendemmo pienamente che occorreva resistere, per quanto possibile, a un così grande male, opponendovi la Nostra autorità.

Invero, cogliendo più volte la occasione opportuna, abbiamo trattato alcuni fondamentali princìpi dottrinali sui quali sembrava che la perversità delle opinioni massoniche avesse avuto la maggiore influenza.

Così, nella Nostra lettera enciclica Quod Apostolici muneris abbiamo cercato di confutare i mostruosi errori dei socialisti e dei comunisti; in seguito, nella lettera enciclica Diuturnum ci siamo impegnati a difendere e a porre in luce il vero e genuino concetto di società domestica, la cui fonte e la cui origine si trova nel matrimonio; oltre a queste, nella enciclica Diuturnum abbiamo esposto la essenza del potere politico secondo i princìpi della saggezza cristiana, mirabilmente coerente con l'ordine naturale e con la salvezza dei popoli e dei governanti.
Ora dunque, seguendo l'esempio dei Nostri Predecessori, abbiamo stabilito di dedicare la Nostra attenzione direttamente alla associazione massonica stessa, al complesso della sua dottrina, ai suoi piani, al suo modo di sentire e di operare, affinché ne sia sempre meglio messa in luce la forza malefica, e questo valga a tenere lontano le occasioni di contagio di tale funesta peste.



[7.]
Varie sono le sette che, sebbene diverse di nome, di rito, di forma e di origine, tuttavia, per una certa comunanza di intenti e affinità di princìpi fondamentali, concordano in sostanza con la setta massonica, che funge da centro dal quale muovono e al quale fanno capo tutte quante.
 
E per quanto esse ora sembrino non volere affatto occultarsi nelle tenebre, e tengano le loro adunanze alla luce del sole e davanti agli occhi dei cittadini e pubblichino i loro periodici, nondimeno, se si considera a fondo la realtà, mantengono la natura e le pratiche di società clandestine. Invero in esse vi sono molti elementi simili a segreti, dei quali è fatto obbligo di tenere all'oscuro con singolare cura non solo gli estranei ma anche molti dei loro stessi adepti: per esempio, gli autentici e ultimi loro intendimenti, le gerarchie supreme delle sette, certe riunioni riservate e segrete: e parimenti le decisioni prese, e le modalità e i mezzi per portarle a compimento.
A questo fine mira la molteplice diversità di diritti, di doveri e di compiti tra gli adepti: a questo mira la distinzione stabilita di ordini e di gradi, e la severità disciplinare con la quale si reggono.
Quanti sollecitano la iniziazione sono obbligati a promettere — anzi, per lo più, devono giurare solennemente — di non rivelare a nessuno, in nessuna occasione e in nessun modo, i nomi degli adepti, i segni e la dottrina.

Così, sotto mentite sembianze e con l'arte di una continua simulazione, i massoni, come un tempo i manichei, si sforzano quanto più possibile di occultarsi e di non avere altri testimoni che i loro confratelli
.
Cercano le tenebre come un elemento di vantaggio, e assumono le sembianze di letterati oppure di scienziati, che mirino alla erudizione dei consociati; hanno sempre sulle labbra lo zelo per il progresso della civiltà, l'amore per il ceto più povero: affermano che il loro unico intento è quello di migliorare le condizioni della massa e di estendere al maggiore numero possibile di cittadini i vantaggi propri della società civile.
Questi propositi, quando anche fossero veri, sono tuttavia una parte dei loro disegni.
Inoltre, quanti sono affiliati devono promettere e garantire ai loro capi e maestri cieca e assoluta ubbidienza; che a un minimo cenno, a una semplice indicazione ne eseguiranno gli ordini, pronti ad accettare, qualora facciano diversamente, ogni più grave pena, e perfino la morte. Infatti, quando si ritiene che alcuni abbiano tradito il segreto oppure abbiano trasgredito gli ordini ricevuti, non è raro che costoro ricevano la morte con tanta audacia e destrezza che il sicario assai spesso sfugge alle indagini e alla punizione della giustizia.


Dunque, il simulare e il volere rimanere nascosto; il legare a sé uomini come schiavi, con un vincolo fortissimo e per uno scopo non sufficientemente dichiarato; l'impiegare per ogni sorta di imprese criminose uomini ridotti a schiavi dell'arbitrio altrui; l'armare le destre per un delitto, procurando al crimine la impunità, è una pratica mostruosa che la natura non tollera. Per questo motivo la ragione e la verità stessa mostrano con evidenza che l'associazione di cui parliamo è radicalmente contraria alla giustizia e alla morale naturale.



[8.]
E tanto più che altre prove, e molto evidenti, mostrano inconfutabilmente come la sua stessa natura ripugni alla onestà.
Infatti, per quanto grandi possano essere negli uomini l'arte di fingere e l'abitudine alla menzogna, tuttavia non può accadere che, in qualche modo una qualunque causa non appaia quale essa realmente è attraverso gli effetti che produce. "Non può un albero buono dare frutti cattivi, né un albero cattivo dare frutti buoni" (10).

Ora, la setta massonica produce frutti velenosi e quanto mai amari
. Infatti, dai certissimi indizi che precedentemente abbiamo ricordato, emerge quello che è l'ultimo e il principale dei suoi intenti e cioè distruggere dalle fondamenta tutto l'ordine religioso e sociale nato dalle istituzioni cristiane e creare un nuovo ordine a suo arbitrio, che tragga fondamenti e norme dal naturalismo.



[9.] Quanto abbiamo detto e diremo, deve intendersi della setta massonica considerata in sé stessa e in quanto abbraccia altre associazioni affini e con essa collegate, ma non dei singoli seguaci di esse.
Infatti, nel loro numero se ne possono trovare, e non pochi, che, sebbene non privi di colpa per essersi immischiati in associazioni di questo genere, tuttavia non siano personalmente coinvolti nella malizia delle azioni e ignorino anche lo scopo finale, che tali associazioni si sforzano di raggiungere.
Similmente, tra le associazioni stesse, forse alcune non approvano in nessun modo certe conclusioni estreme, che sarebbe logico abbracciare come conseguenze necessarie dei princìpi comuni, se da esse non fossero distolte dall'orrore provocato dalla loro mostruosità.
Parimenti, la condizione dei luoghi o dei tempi può indurre alcune associazioni a tentare imprese di minore rilevanza rispetto a quelle che esse stesse vorrebbero oppure le altre sono solite tentare: non per questo, però, esse devono essere considerate estranee alla lega massonica, dato che la lega massonica deve essere giudicata non tanto sulla base degli atti e delle azioni compiutamente realizzate, quanto sulla base del complesso dei suoi princìpi.


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11/01/2009 21:09

[10.] Orbene, il principio fondamentale di quanti professano il naturalismo è, come il termine stesso indica a sufficienza, che la natura umana e la ragione umana debbano essere in tutte le cose maestre e sovrane.
 
Una volta stabilito questo principio, dei doveri verso Dio o poco si curano oppure ne alterano la essenza per mezzo di opinioni erronee e vaghe. Negano completamente la rivelazione divina, non ammettono alcun dogma religioso: non accettano alcuna verità che non possa essere compresa dalla intelligenza umana; nessun maestro a cui si debba obbligatoriamente credere per l'autorità della funzione. E poiché è compito singolare ed esclusivo della Chiesa cattolica possedere nella sua pienezza e conservare nella sua integrità il deposito delle dottrine divinamente rivelate, l'autorità del magistero e i mezzi soprannaturali per la salvezza, perciò stesso somma è contro di essa la rabbia e l'accanimento degli avversari.


Si osservi ora il modo di procedere della setta massonica in fatto di religione, specialmente dove ha maggiore libertà di azione, e poi si giudichi se essa non sembra volere attuare completamente le massime dei naturalisti.

Infatti, con lungo e ostinato proposito, si fa in modo che nella società non abbia alcuna influenza né il magistero né l'autorità della Chiesa, e perciò predicano e sostengono apertamente la completa separazione della Chiesa dallo Stato
.

In questo modo escludono la salutare virtù della religione cattolica dalle leggi e dalla amministrazione dello Stato: di conseguenza pensano che gli Stati debbano in tutto e per tutto essere ordinati indipendentemente dalle istituzioni e dalle dottrine della Chiesa.

Peraltro non basta loro prescindere da tanto valida guida quale è la Chiesa cattolica, ma vi aggiungono persecuzioni e offese.
Si sentono anche liberi di attaccare impunemente i fondamenti stessi della religione cattolica, parlando, scrivendo, insegnando: non si risparmiano i diritti della Chiesa, non si rispettano le sue divine prerogative.
Viene a essa lasciata la minore possibile facoltà di azione, e questo per mezzo di leggi almeno in apparenza non troppo violente, ma di fatto concepite espressamente per impedirne la libertà.
Parimenti vediamo imposte al clero leggi eccezionali e gravi, promulgate per diminuirne ogni giorno di più il numero e i mezzi; quanto resta dei beni della Chiesa, sottoposti a gravosissimi vincoli, affidati alla potestà e all'arbitrio degli amministratori dello Stato; gli ordini religiosi soppressi e dispersi.


Ma lo sforzo più energico degli avversari si esercita principalmente contro la Sede Apostolica e il romano Pontefice.
Prima di tutto egli è stato privato, con falsi pretesti, del principato civile, baluardo della sua libertà e dei suoi diritti: poi è stato ridotto in una condizione iniqua e intollerabile a causa delle difficoltà che da ogni parte gli si oppongono: finché si è giunti a questi tempi, nei quali i fautori di queste sette dichiarano apertamente quanto a lungo avevano segretamente macchinato fra loro, e cioè che si deve eliminare la sacra autorità dei Pontefici e che si deve distruggere dalle fondamenta lo stesso Pontificato, istituito per diritto divino.

Anche se mancassero altre prove, dimostra a sufficienza questa realtà la testimonianza di affiliati, molti dei quali, in diverse occasioni e anche recentemente, hanno dichiarato che il vero obiettivo dei massoni è quello di perseguitare con odio implacabile il cattolicesimo e che non si daranno pace prima di avere visto stroncate tutte le istituzioni religiose fondate dai sommi Pontefici.

E anche se la setta non impone agli affiliati di rinnegare espressamente la fede cattolica, questo comportamento è tanto lontano dall'opporsi agli intenti massonici che anzi, piuttosto, li asseconda.

In primo luogo, infatti, con questo sistema, i massoni ingannano facilmente i semplici e gli incauti, e a un numero ancora maggiore di persone offrono allettamenti.

In secondo luogo essi, aprendo le loro file a persone provenienti da qualunque confessione religiosa, ottengono per ciò stesso la propagazione del grande errore dei tempi attuali, che consiste nel relegare tra le cose indifferenti la preoccupazione per la religione e nella convinzione che non vi sia alcuna differenza tra le varie forme religiose.
E questo criterio è adottato con lo scopo di annientare tutte le religioni, e segnatamente quella cattolica, che, essendo tra tutte l'unica vera, non può, se non con somma ingiustizia, essere posta su di un piano di parità rispetto alle altre.



[11.] Ma i naturalisti si spingono più oltre.
Messisi audacemente, in questioni della massima rilevanza, per una via totalmente falsa, cadono a precipizio verso le estreme conseguenze sia per la debolezza della natura umana, sia per giusto giudizio di Dio, che punisce la superbia.
Così avviene che le stesse verità che si conoscono per lume di ragione, quali sono certamente la esistenza di Dio, la spiritualità e la immortalità dell'anima umana, non hanno più per essi consistenza e certezza.


Orbene, la setta massonica, per un non diverso errore di rotta, va a urtare proprio contro questi scogli. Infatti, sebbene professino generalmente la esistenza di Dio, tuttavia essi stessi fanno fede del fatto che questa convinzione non è impressa con fermo assenso e stabile giudizio nelle menti dei singoli.

E neppure dissimulano che tale questione intorno a Dio è presso di loro la fonte e la causa principale di dissidio; anzi è noto come anche di recente si ebbe tra loro, su questo punto, una non lieve contesa.

Fatto sta che la setta lascia agli iniziati grande libertà di sostenere a pieno diritto l'una o l'altra tesi, che Dio esista, oppure che non esista: e coloro che negano risolutamente la esistenza di Dio sono ammessi alla iniziazione tanto facilmente quanto coloro che l'ammettono, ma ne hanno un concetto erroneo, come i panteisti, il che altro non è che il tenere una certa quale assurda idea della natura divina, eliminandone la verità.
Ora, abbattuto o scalzato questo supremo fondamento, è inevitabile che vacillino anche molte verità conosciute dalla ragione naturale, come il fatto che tutte le cose hanno avuto esistenza per libera volontà di Dio creatore; che il mondo è retto dalla Provvidenza; che l'anima è immortale; che a quella terrena seguirà una seconda ed eterna vita.

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11/01/2009 21:21

[12.] Persi questi che sono come i princìpi dell'ordine naturale, importantissimi per la conoscenza e per la pratica, appare facilmente quali saranno i costumi privati e quelli pubblici.


Non parliamo delle virtù soprannaturali, che senza speciale dono e favore di Dio nessuno può esercitare né conseguire e delle quali certamente non si può trovare traccia alcuna in quanti disconoscono sdegnosamente la redenzione del genere umano, la grazia divina, i sacramenti e la felicità eterna che si deve ottenere in cielo.


Parliamo dei doveri che derivano dalla morale naturale. Dio, creatore e provvido reggitore del mondo; la legge eterna che prescrive il rispetto e proibisce la violazione dell'ordine naturale; il fine ultimo dell'uomo, posto di gran lunga al di sopra delle cose umane e collocato molto al di là di questa transitoria sede mondana: queste sono le fonti, questi i princìpi di tutta la giustizia e di tutta la moralità. Se essi vengono soppressi, come suole avvenire per opera dei naturalisti e dei massoni, subito la precisa conoscenza del giusto e dell'ingiusto non avrà più dove appoggiarsi né come sostenersi.

Infatti, l'unica morale approvata dalla famiglia massonica e nella quale, secondo essa, deve essere educata la gioventù, è quella che chiamano civile, indipendente e libera: ossia, che prescinde totalmente da ogni idea religiosa.
Ma quanto essa sia povera, quanto sia priva di saldezza e oscillante a ogni vento di passioni, è messo in risalto a sufficienza dai dolorosi frutti che già in parte stanno apparendo.

Infatti, dove essa ha cominciato a regnare più liberamente sopprimendo la educazione cristiana, lì scadono rapidamente i costumi retti e integri, prendono vigore le opinioni più mostruose, va crescendo in modo spaventoso l'audacia dei delitti.
E tutto questo viene comunemente lamentato e deplorato, e non raramente viene attestato da quanti, anche non volendolo affatto, sono costretti a farlo dalla forza della verità.



[13.] Inoltre, poiché la natura umana è stata inquinata dalla prima caduta costituita dal peccato e per questo motivo è molto più propensa ai vizi che alle virtù, è assolutamente necessario, per agire moralmente, tenere a freno i moti torbidi dell'animo e sottomettere gli appetiti alla ragione. In questo combattimento è molto spesso necessario disprezzare le cose umane e si devono affrontare grandissimi sacrifici e molestie affinché la ragione vincitrice conservi sempre il suo dominio.
Ma i naturalisti e i massoni, rifiutando di prestare fede a quanto abbiamo conosciuto attraverso la divina rivelazione, negano che il progenitore del genere umano abbia commesso peccato; e per questo motivo pensano che il libero arbitrio non sia affatto "indebolito e inclinato al male" (11).
E anzi, esagerando la forza e la eccellenza della natura, e collocando unicamente in essa il principio e la norma della giustizia, non possono neppure concepire che a frenarne i moti e a moderarne gli appetiti occorrano continuo sforzo e somma costanza.

E questa è la ragione per cui vediamo comunemente offerti agli uomini molti stimoli alle passioni: giornali e periodici senza temperanza e senza pudore; rappresentazioni teatrali licenziose oltre ogni dire; temi artistici coltivati specialmente secondo i princìpi del cosiddetto verismo; artifici sottilmente pensati per la soddisfazione di una vita molle e delicata; insomma, vediamo avidamente ricercate tutte le lusinghe capaci di sedurre e di addormentare la virtù
.

In ciò agiscono turpemente, ma sono coerenti con sé stessi quanti sopprimono l'attesa dei beni celesti, abbassano la felicità al livello delle cose mortali e quasi la affondano nella terra.

Le cose sopra riferite possono essere confermate da un fatto strano non tanto in sé, quanto a dirsi. Giacché, infatti, nessuno è solito servire tanto supinamente alle persone scaltre e astute quanto coloro il cui animo è stato snervato e fiaccato dalla tirannide delle passioni, nella setta massonica si sono trovati alcuni che dissero e proposero pubblicamente che si doveva sistematicamente e con ogni accorgimento saturare la moltitudine con una illimitata licenza in materia di vizi: una volta conseguito questo obiettivo, essi l'avrebbero facilmente tenuta in loro potere e arbitrio in vista di più audaci disegni.

[14.]

Per quanto riguarda il consorzio domestico, tutta la dottrina dei naturalisti si riduce a questi punti: il matrimonio appartiene alla categoria giuridica dei contratti; può legittimamente essere rescisso per volontà dei contraenti; il potere sul vincolo coniugale è nelle mani delle autorità civili.
Nella educazione dei figli, in materia di religione non si deve insegnare nulla come certo e determinato: cresciuto in età, ciascuno sia libero di scegliere quello che preferisce.

Orbene, i massoni ammettono senza riserve queste cose: e non solamente le ammettono, ma da molto tempo si sforzano di fare in modo di trasferirle nel costume e nella consuetudine.
In molti paesi, che pure si professano cattolici, risulta giuridicamente stabilito che, al di fuori del matrimonio civile, non vi siano nozze legittime; altrove le leggi consentono il divorzio; altrove si fa di tutto perché sia quanto prima permesso.
In questo modo si tende con passo rapido a cambiare la natura dci matrimoni, mutandoli in unioni instabili e passeggere, che la passione costituisce e, al suo mutare, dissolve.


D'altra parte, la setta massonica concentra tutte le sue energie e tutti i suoi sforzi per impossessarsi della educazione degli adolescenti.
Infatti i massoni pensano di potere facilmente plasmare e piegare nella direzione da essi voluta tale età tenera e flessibile, nella convinzione che questo sia il mezzo più efficace per formare allo Stato una generazione di cittadini quale essi vagheggiano.
Per questo, in materia di educazione della gioventù e di insegnamento, non consentono che per i ministri della Chiesa vi sia parte alcuna di magistero e di vigilanza, e in alcuni luoghi hanno già ottenuto che nella formazione dei costumi non sia inserito nulla di quei grandissimi e santissimi doveri che congiungono l'uomo a Dio.

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11/01/2009 21:29

[15.] Seguono poi le massime di scienza politica.
In questa materia i naturalisti sostengono che tutti gli uomini sono uguali in diritti e della medesima condizione riguardo a tutti gli aspetti della vita; che ciascuno è per natura libero; che nessuno ha il diritto di comandare a un altro; che pretendere che gli uomini ubbidiscano alla autorità di qualcuno, che non proceda da loro stessi, equivale a esercitare una violenza.

Dunque, tutto è nelle mani del popolo libero: il potere politico esiste per mandato oppure per concessione del popolo, in forma tale però che, se muta la volontà popolare, è lecito deporre dalla carica, anche contro la loro volontà, i governanti. La fonte di tutti i diritti e doveri civili sta nella moltitudine o nel governo dello Stato, costituito sulla base dei princìpi del diritto nuovo.

Inoltre occorre che lo Stato sia ateo: tra le varie forme di religione non vi è alcuna ragione perché una venga anteposta a un'altra; tutte devono essere considerate alla stessa stregua.



[16.] Che ai massoni piacciano ugualmente questi princìpi e che pretendano di costituire gli Stati secondo questo tipo e modello, è tanto noto da non richiedere dimostrazione
.

E invero già da molto tempo essi lavorano apertamente per questo scopo con tutte le forze e con tutti i mezzi: in tale modo essi spianano la via e quei non pochi più audaci di loro e più avventati nel male, che vagheggiano la uguaglianza e la comunanza di tutti i beni, dopo avere eliminato nella società civile ogni distinzione di classi sociali e di beni di fortuna.



[17.] Dagli elementi che abbiamo sinteticamente presentato si evidenzia a sufficienza quale sia la natura della setta massonica e quale via essa prenda. I suoi dogmi fondamentali sono in così grande e così manifesto disaccordo con la ragione, che non vi può essere nulla di più perverso.
Volere demolire la Chiesa che Dio stesso ha fondato e protegge in vista della sua immortalità; volere risuscitare dopo diciotto secoli i costumi e le istituzioni dei gentili, è segno di somma stoltezza e di temeraria empietà. E non meno orrendo e intollerabile è il fatto che vengano ripudiati i benefìci benignamente largiti da Gesù Cristo agli uomini, non solo in quanto singoli, ma anche in quanto consociati nella famiglia e nella società civile.
E questi benefìci sono considerati grandissimi anche a giudizio e per testimonianza degli avversari.
In questo folle e feroce proposito sembra potersi riconoscere quell'odio implacabile, quella rabbia di vendetta dei quali arde Satana nei confronti di Gesù Cristo.


Similmente, il secondo proposito dei massoni
— e cioè la distruzione dei princìpi fondamentali del diritto e della morale e il farsi collaboratori di quanti, alla maniera degli animali, vorrebbero fosse lecito tutto quanto piace — altro non è che sospingere il genere umano verso la più abietta e ignominiosa degradazione.


Aumentano il male i pericoli che minacciano tanto il consorzio domestico quanto quello civile.
Come infatti esponemmo in altre occasioni, vi è nel matrimonio — per consenso pressoché universale e di popoli e di secoli — un carattere sacro e religioso: da parte della legge divina si è provveduto a che non sia lecito sciogliere i matrimoni. Se essi diventano profani, se è lecito scioglierli, è inevitabile che nella famiglia vi siano turbamento e confusione, in quanto le donne si trovano a perdere la loro dignità, e la prole si viene a trovare nella incertezza circa la propria situazione e incolumità.


La pubblica e totale indifferenza nei confronti della religione e il non curarsi di Dio, come se non esistesse affatto, nella costituzione e nella amministrazione dello Stato, è atteggiamento temerario ignoto agli stessi gentili, nel cui animo e nel cui cuore era così profondamente impressa non solo la credenza negli Dei, ma anche la necessità di un culto pubblico, che consideravano più facile trovare una città senza territorio che senza Dio.
E in realtà la società umana, per la quale siamo stati creati per natura, è istituita da Dio, autore della natura: e da Dio, come principio e fonte, procede tutta la perenne abbondanza dei beni innumerevoli dei quali essa abbonda.
Come dunque in quanto singoli siamo dalla voce stessa della natura ammoniti a onorare piamente e santamente Dio per il fatto che da Dio abbiamo ricevuto la vita e i beni che a essa si accompagnano, così per la stessa ragione devono fare i popoli e gli Stati.
È dunque evidente che quanti vogliono uno Stato svincolato da ogni dovere religioso, agiscono non solo ingiustamente, ma anche con ignoranza e in modo insensato.
Posto poi che gli uomini nascono ordinati alla società civile per volere di Dio, e che il potere di comandare è un elemento di coesione della società civile tanto necessario che, una volta eliminato, è inevitabile che essa immediatamente si sfasci, ne deriva di conseguenza che Colui che creò la società, crea anche l'autorità di comandare.
Da questo si comprende che chiunque detenga il potere è ministro di Dio. Per questo motivo, per quanto lo richiedono il fine e la natura dell'umano consorzio, è giusto ubbidire all'autorità legittima quando ordina cose giuste, come si ubbidirebbe all'autorità di Dio che tutto governa: e nulla è più contrario alla verità che ammettere che dipenda dalla volontà del popolo il rifiutare, quando a esso piaccia, questa ubbidienza., nessuno mette in dubbio che, se si considerano la comune origine e natura, il fine ultimo a tutti proposto da conseguire e i diritti e i doveri che quindi automaticamente ne derivano, gli uomini sono tutti su di un piano di parità.
Ma, poiché non possono essere pari le qualità personali degli uomini e uno si distingua dall'altro per le forze sia fisiche che morali, e moltissime sono le diversità di costumi, di volontà e di temperamenti, per questo motivo nulla è più contrario alla ragione del volere confondere e unificare tutto quanto, e trasferire negli ordinamenti della vita civile una rigorosa e assoluta uguaglianza.

Come la perfetta disposizione del corpo deriva dalla unione e dalla compagine di diverse membra che, differenti per forma e per uso, ma congiunte insieme e distribuite ciascuna al suo posto, costituiscono un organismo bello a vedersi, saldo per le sue forze e idoneo all'azione, così nella società politica la dissimiglianza delle parti è quasi illimitata: qualora tutti siano considerati pari e qualora i singoli seguano ciascuno il proprio arbitrio, nessuno Stato presenterà un aspetto più deforme; però, se all'interno di distinti gradi di dignità, di attitudini e di funzioni collaboreranno efficacemente al bene comune, renderanno l'immagine di uno Stato bene ordinato e conforme a natura.

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11/01/2009 21:38

18.] Del resto, gli errori, fonte di perturbazione, che abbiamo richiamato, bastano da soli a provocare negli Stati timori molto seri.
Infatti, soppressi il timore di Dio e il rispetto nei confronti delle leggi divine, disprezzata l'autorità dei governanti, permessa e legittimata la febbre delle rivoluzioni, sciolte fino alla licenza le passioni popolari, senza altro freno che quello delle pene, non possono seguirne altro che una rivoluzione e una sovversione universale.
E tali sovversivi rivolgimenti sono lo scopo deliberato e dichiarato di numerose associazioni di comunisti e di socialisti; agli intendimenti dei quali non potrebbe dirsi estranea la setta dei massoni, che tanto ne favorisce i disegni e con i quali ha in comune i princìpi essenziali. E se nella pratica non giungono subito e ovunque agli estremi, ciò non si deve attribuire alla loro dottrina né alla loro volontà, ma alla virtù della divina religione che non può essere spenta, e parimenti alla parte più sana degli uomini che, rifiutando di servire alle società segrete, si oppongono con forte animo ai loro folli propositi.

 

[19.] E volesse il cielo che tutti giudicassero l'albero dai suoi frutti e riconoscessero il seme e l'inizio dei mali che premono e dei pericoli che incombono! Si ha a che fare con un nemico astuto e fraudolento che, blandendo popoli e governanti, si è accattivato entrambi con parole lusinghiere e adulazione.


Insinuandosi tra i governanti con la simulazione dell'amicizia, i massoni hanno mirato ad averli come alleati e potenti collaboratori per opprimere il cattolicesimo; e per stimolarli con maggiore efficacia, con ostinata calunnia hanno accusato la Chiesa di contendere invidiosamente con i governanti riguardo al potere e alle prerogative regali
.

Acquisita frattanto sicurezza e audacia con questi mezzi, cominciarono a esercitare una straordinaria influenza sul governo degli Stati, peraltro pronti a scuotere le fondamenta delle monarchie e a perseguitare, a calunniare e a scacciare i sovrani ogni volta che nella loro azione di governo questi sembrassero agire in modo contrario ai loro desideri.

In un modo non diverso essi ingannarono il popolo per mezzo dell'adulazione. Gridarono a gran voce libertà e prosperità pubblica, e che era dipeso dalla Chiesa e dai monarchi che il popolo non fosse strappato dalla iniqua servitù e dalla miseria, sobillarono il popolo, ed eccitandolo con la sete di rivolgimenti politici, lo aizzarono contro l'autorità di entrambi.
Vero è che, però, dei vantaggi sperati maggiore è l'attesa che non la realtà; anzi, la plebe più oppressa di prima si vede per lo più mancare quei conforti alle sue misere condizioni, che nella società cristianamente costituita avrebbe potuto trovare con facilità e con abbondanza.
Ma ogni qual volta gli uomini si oppongono all'ordine stabilito dalla divina Provvidenza, sono soliti incontrare il castigo della loro superbia, in modo tale che si imbattono in una sorte di oppressione e di miseria lì dove temerariamente si sarebbero aspettati una sorte prospera e tutta conforme ai loro desideri.



[20.] Per quanto riguarda la Chiesa, per il fatto che ordina agli uomini di ubbidire innanzi tutto e sopra ogni cosa a Dio, supremo signore di tutte le cose, sarebbe ingiuriosa calunnia crederla per questo nemica dell'autorità civile, o pensare che essa arroghi a sé, in qualche misura, diritti dei governanti.
Anzi, essa prescrive che quanto è dovuto alla potestà civile, a essa si renda per dovere di coscienza.
D'altra parte, il fatto che essa faccia derivare da Dio stesso il diritto di comandare, aumenta grandemente la dignità dell'autorità civile e giova molto a conciliare a essa il rispetto e la benevolenza dei sudditi.

La Chiesa, amica della pace e madre della concordia, abbraccia tutti con materna carità; e, intenta unicamente ad aiutare i mortali, insegna che si deve congiungere la giustizia con la clemenza, il potere con la equità, le leggi con la moderazione; che non deve essere violato il diritto di nessuno, che ci si deve impegnare per mantenere l'ordine e la tranquillità pubblica e per sollevare, privatamente e pubblicamente, quanto più è possibile la indigenza degli infelici. "Ma — per usare le parole di sant'Agostino — credono oppure vogliono fare credere che non torna utile alla società la dottrina del Vangelo, perché vogliono che lo Stato posi non sul fondamento stabile delle virtù, ma sulla impunità dei vizi" (12).
Messi in chiaro questi elementi, sarebbe assai conforme alla prudenza politica e necessario alla comune incolumità, che governanti e popoli non collaborassero con i massoni per fare crollare la Chiesa, ma con la Chiesa per respingere gli attacchi dei massoni.



[2l.] Comunque sia, di fronte a questo male tanto grave e ormai troppo diffuso, è Nostro dovere, Venerabili Fratelli, impegnarci a cercare i rimedi.

E poiché comprendiamo che la migliore e più salda speranza di rimedio è riposta nella efficacia della religione divina, tanto più odiata dai massoni quanto più temuta, riteniamo dunque che il rimedio fondamentale consista nell'impiegare questa virtù sommamente salutare contro il comune nemico. Di conseguenza, tutto quanto i romani Pontefici Nostri Predecessori decretarono per impedire le iniziative e gli intenti della setta massonica; tutto quanto sancirono per allontanare da siffatte associazioni o per ritrarre da esse, tutto e singolarmente Noi ratifichiamo e confermiamo con la Nostra Apostolica autorità.
E, confidando moltissimo nella buona volontà dei cristiani, chiediamo e supplichiamo ciascuno di loro, per la propria etema salvezza, che tengano come dovere di coscienza il non scostarsi neppure minimamente da quanto questa Sede Apostolica ha prescritto a tale riguardo.



[22.] Preghiamo poi e supplichiamo Voi Venerabili Fratelli, con la maggiore insistenza, di impegnarvi, unendo la vostra azione alla Nostra, al fine di estirpare questa immonda peste che striscia attraverso tutte le vene della società civile.

Voi dovete difendere la gloria di Dio e la salvezza del prossimo: proponendovi questi due fini, nel combattere non vi verrà meno né coraggio né fortezza d'animo. Competerà alla vostra prudente saggezza giudicare quali siano i mezzi più efficaci per vincere gli ostacoli e per superare le difficoltà che si porranno.


Ma, poiché compete alla autorità del Nostro ministero indicare alcuni criteri di azione maggiormente adeguati, stabilite che la prima cosa da fare anzitutto è mostrare il vero volto della massoneria, dopo averne strappato la maschera; e fare conoscere ai popoli, per mezzo dei vostri sermoni e delle vostre lettere pastorali scritte a questo fine, quali siano gli artifici delle associazioni di questo genere nel blandire e nell'allettare, quale perversità vi sia nelle dottrine e quale turpitudine nell'azione.
 
Conformemente a quanto più volte confermarono i Nostri Predecessori, nessuno ritenga che per qualunque motivo gli sia lecito iscriversi alla setta massonica, se la sua professione di cattolico e la sua salvezza gli stanno a cuore nella misura in cui devono. Nessuno si lasci ingannare da una simulata onestà; infatti, a qualcuno potrà sembrare che i massoni non impongano nulla di apertamente contrario alla santità della religione o dei costumi: ma, essendo essenzialmente malvagio lo scopo e la natura della setta stessa, non può essere lecito né aggregarsi ai massoni né aiutarli in qualunque modo.

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11/01/2009 21:49

[23] In secondo luogo, attraverso l'assiduità dei discorsi e delle esortazioni, occorre trarre il popolo all'apprendimento diligente dei precetti della religione: a tale scopo molto raccomandiamo che, attraverso scritti e sermoni opportuni, siano illustrati gli elementi di quei princìpi santissimi nei quali è contenuta la filosofia cristiana.
Scopo di ciò è sanare con la istruzione le menti degli uomini, e premunirle contro le molteplici forme di errori e le varie suggestioni dei vizi, soprattutto in presenza di questa licenza di scrivere e insaziabile avidità di apprendere.

Opera senza dubbio impegnativa: in essa, tuttavia, sarà partecipe e compagno delle vostre fatiche specialmente il clero, se, grazie al vostro sforzo, sarà stato ben formato dalla morale e dagli studi.
Inoltre una causa tanto bella e tanto importante richiede anche la collaborazione e l'aiuto di laici, che uniscano l'amore della religione e della patria con la virtù e con il sapere.
Unite le forze di entrambi gli ordini, procurate, Venerabili Fratelli, che gli uomini conoscano intimamente e abbiano cara la Chiesa, perché quanto più crescerà la conoscenza e l'amore di essa, tanto maggiormente saranno aborrite e schivate le società segrete.


Per questo Noi, approfittando, non senza motivo, di questa opportuna occasione, rinnoviamo l'impegno già altre volte ribadito di propagare e di fomentare con ogni diligenza il terz'odine francescano, di cui recentemente, con prudente condiscendenza, abbiamo mitigato la regola.

Infatti, suo unico fine, così come è stato istituito dal suo fondatore, è quello di chiamare gli uomini alla imitazione di Gesù Cristo, all'amore alla Chiesa e alla pratica di tutte le virtù cristiane: di consegenza, grande è la sua efficacia nell'eliminare il contagio di queste sette tanto malvagie.

Pertanto, si rinnovi con quotidiani incrementi questo santo sodalizio, dal quale possiamo sperare molti frutti e, come principale, quello che gli animi siano rivolti alla libertà, alla fraternità, alla uguaglianza giuridica non quali assurdamente pensano i massoni, ma quali Gesù Cristo procurò al genere umano e san Francesco mise in pratica.
La libertà, diciamo, dei figli di Dio, grazie alla quale non siamo schiavi di Satana e delle passioni, malvagissimi tiranni; la fraternità, la cui origine risiede in Dio, creatore e padre comune di tutti: la uguaglianza che, basata sui fondamenti della giustizia e della carità, non elimina tutte le differenze tra gli uomini, ma dalla varletà della vita, delle funzioni e delle inclinazioni formi quel mirabile accordo e quasi armonia, che è proprio per natura della utilità e della dignità del civile consorzio.



[24.] In terzo luogo vi è una istituzione — realizzata sapientemente dai nostri padri e poi, nel corso del tempi, trascurata —, la quale può valere oggi come modello e forma per qualche cosa di simile.

Intendiamo parlare dei collegi o corpi professionali, destinati a tutelare, sotto la guida della religione, gli interessi e i costumi.
E se i nostri padri, per l'uso e la esperienza di un lungo periodo di tempo, avvertirono la utilità di questi collegi, la sentirà forse maggiormente la nostra epoca, in quanto hanno una singolare efficacia per annullare il potere delle sette.
 
Quanti affrontano la povertà con la mercede derivante dal loro lavoro manuale, oltre il fatto che, per la loro condizione, sono in primo luogo i più degni di carità e di sollievo, sono anche esposti in modo particolare alle seduzioni dei fraudolenti e degli ingannatori. Per questo devono essere aiutati con la maggiore generosità possibile e devono essere invitati alle società oneste affinché non siano trascinati a quelle malvagie.
Per questa ragione Noi vorremmo grandemente vedere ristabiliti in ogni luogo questi collegi per la salvezza del popolo, in armonia con le necessità dei tempi, sotto gli auspici e il patrocinio dei vescovi.

Ci è di non poco conforto il fatto che già in numerosi luoghi tali sodalizi sono stati fondati, così come anche associazioni di patronato: fine comune di entrambe queste istituzioni è quello di aiutare la classe onesta dei proletari e di soccorrere e proteggere i loro figli e le loro famiglie e mantenere in essi, insieme alla integrità dei costumi, l'amore della pietà e la istruzione religiosa.


A questo punto non vogliamo passare sotto silenzio la Società di san Vincenzo de' Paoli, tanto insigne per l'esempio e la testimonianza e tanto benemerita delle classi povere. Sono note le sue opere e le sue finalità: si dedica interamente al soccorso spontaneo dei bisognosi e dei tribolati con sagacia e riservatezza ammirevoli; essa, quanto meno vuole comparire, tanto più è efficace all'esercizio della carità cristiana e pronta al conforto delle umane miserie.


[25.] In quarto luogo, affinché più facilmente conseguiamo quello che vogliamo, raccomandiamo alla vostra fede e alla vostra vigilanza la gioventù, che è la speranza della società umana.


Dedicate la parte maggiore delle vostre cure alla formazione di essa e non pensiate che alcun provvedimento sarà tanto grande da non doverne prendere uno maggiore, affinché gli adolescenti siano tenuti lontani da quelle scuole e da quei maestri, dai quali si tema l'alito pestifero delle sette.

I genitori, i direttori spirituali e i parroci, nell'insegnare la dottrina cristiana non si stanchino, da voi spinti, di ammonire figli e alunni intorno alla perversa natura delle associazioni di questo genere, anche perché imparino per tempo le varie e subdole arti alle quali i propagatori di esse sono soliti ricorrere per prendere nei loro lacci gli uomini.
Anzi, coloro che opportunamente preparano gli adolescenti a ricevere la prima comunione, fanno bene se li indurranno singolarmente a proporre e a promettere di non legarsi ad alcuna associazione, alla insaputa dei genitori, oppure senza essere stati consigliati preventivamente dal parroco o dal direttore spirituale.


[26.] Ma ben comprendiamo che tutti i nostri comuni sforzi non saranno sufficienti a svellere questi perniciosi semi dal campo del Signore, se il celeste padrone della vigna non ci soccorrerà benignamente in vista di quello a cui tendiamo.


È dunque necessario implorare con fervore veemente e con trepidazione il suo soccorso e aiuto, quale e quanto richiedono la gravità del pericolo e la grandezza del bisogno.
lmbaldanzita per il successo, la setta massonica leva con insolenza la testa e sembra non volere più porre limiti alla sua ostinazione.
Tutti i suoi seguaci, congiunti da un empio patto e da una occulta unità di propositi, si aiutano scambievolmente e si incitano l'un l'altro per l'audace realizzazione di opere malvagie.

Un assalto così veemente richiede una pari difesa: è quindi necessario che tutti i buoni si uniscano in una alleanza di azione e di preghiera. Pertanto a essi chiediamo che con animi concordi resistano a file serrate e a pie' fermo contro l'impeto ognora crescente delle sette: essi poi, con grandi gemiti, tendano le mani supplici a Dio, e con grande insistenza gli chiedano che il cristianesimo fiorisca con nuovo vigore; che la Chiesa ottenga la necessaria libertà; che i traviati recuperino il senno; che gli errori cedano una buona volta di fronte alla verità e i vizi alla virtù.


Ricorriamo come ad ausiliatrice e a mediatrice a Maria Vergine madre di Dio, affinché colei che, fin dal momento stesso della sua concezione vinse Satana, mostri la sua potenza sulle empie sette, nelle quali si vede chiaramente rivivere lo spirito di arrogante ostinazione, con indomita perfidia e simulazione del Demonio.


Supplichiamo san Michele, principe degli Angeli del cielo e discacciatore dei nemici infernali; e parimenti san Giuseppe, sposo della Vergine santissima, celeste e salutare patrono della Chiesa cattolica: i grandi apostoli Pietro e Paolo, propagatori e difensori invitti della fede cristiana.
Per il loro patrocinio e per la perseveranza delle comuni preghiere confidiamo che Dio soccorra opportunamente e benignamente il genere umano minacciato da tanti pericoli.



[27.] E come testimonianza delle grazie celesti e della Nostra benevolenza verso di Voi, Venerabili Fratelli, verso il clero e verso il popolo tutto affidato alla vostra vigilanza, impartiamo con il più grande affetto nel Signore l'Apostolica Benedizione.




Dato a Roma presso San Pietro il giorno 20 aprile 1884, anno settimo del Nostro Pontificato.



Leone P.P. XIII

***

Traduzione dell'originale latino (SS.D.N. Leonis Papae XIII Epistula Encyclica de secta massonum, in Acta Sanctae Sedis, vol. XVI, Roma 1906, pp. 417-433) della redazione di Cristianità.


(1) De Civit. Dei, libro XIV, cap. 17.

(2) Sal. LXXXII, 2-4.

(3) Cost. In eminenti, del 24-4-1738.

(4) Cost. Providas, del 18-5-1751.

(5) Cost. Ecclesiam a Jesu Cristo, del 13-9-1821.

(6) Cost. del 13-3-1825.

(7) Enc. Traditi, del 21-5-1829.

(8) Enc. Mirari, del 15-8-1832.

(9) Enc. Qui pluribus, del 9-11-1846; all. Multiplices inter, del 25-9-1865, ecc.

(10) Mt. VII, 18.

(11) Conc. Trid., sess. VI, De Iustif., c. 1.

(12) Epist. CXXXVII, al. III, ad Volusianum, c. V, n. 20.

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11/01/2009 21:55

Appendice III 



Dichiarazione sulla massoneria

della Congregazione per la Dottrina della Fede (1983)


È stato chiesto se sia mutato il giudizio della Chiesa nei confronti della massoneria per il fatto che nel nuovo Codice di Diritto Canonico essa non viene espressamente menzionata come nel Codice anteriore.


Questa Congregazione è in grado di rispondere che tale circostanza - dovuta a un criterio redazionale seguito anche per altre associazioni ugualmente non menzionate in quanto comprese in categorie più ampie.


Rimane pertanto immutato il giudizio negativo della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, poiché i loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l'iscrizione a esse rimane proibita.
I fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione.


Non compete alle autorità ecclesiastiche locali di pronunciarsi sulla natura delle associazioni massoniche con un giudizio che implichi deroga a quanto sopra stabilito, e ciò in linea con la Dichiarazione di questa S. Congregazione del 17 febbraio 1981 (Cf. AAS 73/1981, pp. 240-241).


Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, nel corso dell'Udienza concessa al sottoscritto Cardinale Prefetto, ha approvato la presente Dichiarazione, decisa nella riunione ordinaria di questa S. Congregazione, e ne ha ordinato la pubblicazione.


Roma, dalla Sede della S. Congregazione per la Dottrina della Fede,
il 26 novembre 1983.

Joseph Card. Ratzinger
Prefetto


Fr. Jérome Hamer O.P.
Arcivescovo tit. di Lorium
Segretario

[Documento trascritto da L'Osservatore Romano, 27-11-1983.
Traduzione dal latino del quotidiano vaticano].

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11/01/2009 22:09

Appendice IV


Inconciliabilità tra fede cristiana e massoneria.

Riflessioni a un anno dalla Dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede
(1985)

Il 26 novembre 1983 la Congregazione per la Dottrina della Fede pubblicava una dichiarazione sulle associazioni massoniche (cfr. A.A.S. LXXVI [1984] 300).


A poco più di un anno di distanza dalla sua pubblicazione può essere utile illustrare brevemente il significato di questo documento.


Da quando la Chiesta ha iniziato a pronunciarsi nei riguardi della massoneria il suo giudizio negativo è stato ispirato da molteplici ragioni, pratiche e dottrinali.

Essa non ha giudicato la massoneria responsabile soltanto di attività sovversiva nei suoi confronti, ma fin dai primi documenti pontifici in materia e in particolare nella Enciclica Humanum Genus di Leone XIII (20 aprile 1884),

il Magistero della Chiesa ha denunciato nella massoneria idee filosofiche e concezioni morali opposte alla dottrina cattolica
.

Per Leone XIII esse si riconducevano essenzialmente a un naturalismo razionalista, ispiratore dei suoi piani e delle sue attività contro la Chiesa.

Nella sua Lettera al Popolo Italiano Custodi (8 dicembre 1892) egli scriveva: "Ricordiamoci che il cristianesimo e la massoneria sono essenzialmente inconciliabili così che iscriversi all'una significa separarsi dall'altra".


Non si poteva pertanto tralasciare di prendere in considerazione le posizioni della massoneria dal punto di vista dottrinale, quando negli anni 1970-1980 la S. Congregazione era in corrispondenza con alcune Conferenze Episcopali particolarmente interessate a questo problema, a motivo del dialogo intrapreso da parte di personalità cattoliche con rappresentanti di alcune logge che si dichiaravano non ostili o perfino favorevoli alla Chiesa.


Ora lo studio più approfondito ha condotto la S.C.D.F. a confermarsi nella convinzione dell'inconciliabilità di fondo fra i principi della massoneria e quelli della fede cristiana.


Prescindendo pertanto dalla considerazione dell'atteggiamento pratico delle diverse logge, di ostilità o meno nei confronti della Chiesa, la S.C.D.F., con la sua dichiarazione del 26-11-1983, ha inteso collocarsi al livello più profondo e d'altra parte essenziale del problema: sul piano cioè dell'inconciliabilità dei principi, il che significa sul piano della fede e delle sue esigenze morali.


A partire da questo punto di vista dottrinale, in continuità del resto con la posizione tradizionale della Chiesa, come testimoniano i documenti sopra citati di Leone XIII, derivano poi le necessarie conseguenze pratiche, che valgono per tutti quei fedeli che fossero eventualmente iscritti alla massoneria.


A proposito dell'affermazione sull'inconciliabilità dei principi tuttavia si va ora da qualche parte obiettando che essenziale della massoneria sarebbe proprio il fatto di non imporre alcun "principio", nel senso di una posizione filosofica o religiosa che sia vincolante per tutti i suoi aderenti, ma piuttosto di raccogliere insieme, al di là dei confini delle diverse religioni e visioni del mondo, uomini di buona volontà sulla base di valori umanistici comprensibili e accettabili da tutti.

La massoneria costituirebbe un elemento di coesione per tutti coloro che credono nell'Architetto dell'Universo e si sentono impegnati nei confronti di quegli orientamenti morali fondamentali che sono definiti ad esempio nel Decalogo; essa non allontanerebbe nessuno dalla sua religione, ma al contrario costituirebbe un incentivo ad aderirvi maggiormente.


In questa sede non possono essere discussi i molteplici problemi storici e filosofici che si nascondono in tali affermazioni.
Che anche la Chiesa cattolica spinga nel senso di una collaborazione di tutti gli uomini di buona volontà, non è certamente necessario sottolinearlo dopo il Concilio Vaticano II.
L'associarsi nella massoneria va tuttavia decisamente oltre questa legittima collaborazione e ha un significato ben più rilevante e determinante di questo.


Innanzi tutto si deve ricordare che la comunità dei "liberi muratori" e le sue obbligazioni morali si presentano come un sistema progressivo di simboli dal carattere estremamente impegnativo.
La rigida disciplina dell'arcano che vi domina rafforza ulteriormente il peso dell'interazione di segni e di idee.

Questo clima di segretezza comporta, oltre tutto, per gli iscritti il rischio di divenire strumento di strategie ad essi ignote.


Anche se si afferma che il relativismo non viene assunto come dogma, tuttavia si propone di fatto una concezione simbolica relativistica, e pertanto il valore relativizzante di una tale comunità morale-rituale, lungi dal poter essere eliminato, risulta al contrario determinante.


In tale contesto, le diverse comunità religiose, cui appartengono i singoli membri delle logge, non possono essere considerate se non come semplici istituzionalizzazioni di una verità più ampia e inafferrabile.

Il valore di queste istituzionalizzazioni appare, quindi, inevitabilmente relativo, rispetto a questa verità più ampia, la quale si manifesta invece piuttosto nella comunità della buona volontà, cioè nella fraternità massonica.


Per un cristiano cattolico, tuttavia, non è possibile vivere la sua relazione con Dio in una duplice modalità, scindendola cioè in una forma umanitaria-sovraconfessionale e in una forma interna-cristiana.

Egli non può coltivare relazioni di due specie con Dio, né esprimere il suo rapporto con il Creatore attraverso forme simboliche di due specie.
Ciò sarebbe qualcosa di completamente diverso da quella collaborazione, che per lui è ovvia, con tutti coloro che sono impegnati nel compimento del bene, anche se a partire da principi diversi.

D'altronde un cristiano cattolico non può nello stesso tempo partecipare alla piena comunione della fraternità cristiana e, d'altra parte, guardare al suo fratello cristiano, a partire dalla prospettiva massonica, come a un "profano".


Anche quando, come già si è detto, non vi fosse un'obbligazione esplicita di professare il relativismo come dottrina, tuttavia la forza relativizzante di una tale fraternità, per la sua stessa logica intrinseca ha in sé la capacità di trasformare la struttura dell'atto di fede in modo così radicale da non essere accettabile da parte di un cristiano, "al quale cara è la sua fede" (Leone XIII).


Questo stravolgimento nella struttura fondamentale dell'atto di fede si compie, inoltre, per lo più, in modo morbido e senza essere avvertito: la salda adesione alla verità di Dio, rivelata nella Chiesa, diviene semplice appartenenza a un'istituzione, considerata come una forma espressiva particolare accanto ad altre forme espressive, più o meno altrettanto possibili e valide, dell'orientarsi dell'uomo all'eterno.


La tentazione ad andare in questa direzione è oggi tanto più forte, in quanto essa corrisponde pienamente a certe convinzioni prevalenti nella mentalità contemporanea.
L'opinione che la verità non possa essere conosciuta è caratteristica tipica della nostra epoca e, nello stesso tempo, elemento essenziale della sua crisi generale.


Proprio considerando tutti questi elementi la Dichiarazione della S. Congregazione afferma che la iscrizione alle associazioni massoniche "rimane proibita dalla Chiesa" e i fedeli che vi si iscrivono sono "in stato di peccato grave" e "non possono accedere alla Santa Comunione".


Con questa ultima espressione, la S. Congregazione indica ai fedeli che tale iscrizione costituisce obiettivamente un peccato grave e, precisando che gli aderenti a una associazione massonica non possono accedere alla Santa Comunione, essa vuole illuminare la coscienza dei fedeli su di una grave conseguenza che essi devono trarre dalla loro adesione a una loggia massonica.


La S. Congregazione dichiara infine che "non compete alle autorità ecclesiastiche locali di pronunciarsi sulla natura di associazioni massoniche, con un giudizio che implichi deroga a quanto sopra stabilito".

A questo proposito il testo fa anche riferimento alla Dichiarazione del 17 febbraio 1981, la quale già riservava alla Sede Apostolica ogni pronunciamento sulla natura di queste associazioni che avesse implicato deroghe alla legge canonica allora in vigore (can. 2335).


Allo stesso modo il nuovo documento emesso dalla S.C.D.F. nel novembre 1983, esprime identiche intenzioni di riserva relativamente a pronunciamenti che divergessero dal giudizio qui formulato sulla inconciliabilità dei principi della massoneria con la fede cattolica, sulla gravità dell'atto di iscriversi a una loggia e sulla conseguenza che ne deriva per l'accesso alla Santa Comunione.

Questa disposizione indica che, malgrado la diversità che può sussistere fra le obbedienze massoniche, in particolare nel loro atteggiamento dichiarato verso la Chiesa, la Sede Apostolica vi riscontra alcuni principi comuni, che richiedono una medesima valutazione da parte di tutte le autorità ecclesiastiche.


Nel fare questa Dichiarazione, la S.C.D.F. non ha inteso disconoscere gli sforzi compiuti da coloro che, con la debita autorizzazione di questo Dicastero, hanno cercato di stabilire un dialogo con rappresentanti della massoneria.

Ma, dal momento che vi era la possibilità che si diffondesse fra i fedeli l'errata opinione secondo cui ormai la adesione a una loggia massonica era lecita, essa ha ritenuto suo dovere far loro conoscere il pensiero autentico della Chiesa in proposito e metterli in guardia nei confronti di una appartenenza incompatibile con la fede cattolica.


Solo Gesù Cristo è, infatti, il Maestro della Verità e solo in Lui i cristiani possono trovare la luce e la forza per vivere secondo il disegno di Dio, lavorando al vero bene dei loro fratelli.

[Documento trascritto da L'Osservatore Romano, 23-2-1985]

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11/01/2009 22:22

 
Appendice V

Mons. JOSEF STIMPFLE,
Quaderni di Cristianità, anno II, n. 4, primavera 1986
(
presentazione editoriale)

La Chiesa cattolica e la massoneria.

La commissione per il dialogo ha chiarito la decisiva questione


Sulla rivista Stimmen der Zeit padre Reinhold Sebott S.J. ha scritto un articolo dal titolo La scomunica della Chiesa contro i massoni è abolita (1).
Poiché alcune affermazioni di questo articolo sono errate, si rende necessaria una rettifica.


Da quando la Gran Loggia di Londra fu fondata attraverso l’unione di quattro logge nella capitale britannica, il 24 giugno 1717, e da quando la massoneria apparve pubblicamente con la Costituzione di Anderson nel 1723, vi sono stati contrasti con la Chiesa cattolica.
Alla bolla di Clemente XII del 1738 seguirono numerose altre condanne da parte dell’autorità statale ed ecclesiastica.
Ora, questa valutazione della massoneria fatta dalla Chiesa era basata su un errore?
Le condanne ecclesiastiche sono state giudizi sbagliati?
Avevano forse un significato solo in passato e oggi, quindi, sono superate? La massoneria ha avuto mutamenti così fondamentali da permettere che Chiesa e massoneria possano giungere a un accordo, e i cattolici possano aderire senza problemi a una loggia?
Le domande non sono certamente nuove.
Tuttavia, a partire dal Concilio Vaticano II sono state riproposte con crescente urgenza.
Da allora non poco è stato intrapreso fra cattolici e massoni con l’intenzione di chiarire queste questioni.

Tentativi inutili 


La maggior parte dei tentativi, però, si è interrotta all’inizio oppure si è limitata a elementi superficiali.
Essi, quindi, non hanno portato a un giudizio solido e sicuro.
I pareri espressi in proposito o i documenti approvati possono valere solamente come dimostrazioni della buona volontà di far sì che al posto dei vecchi contrasti vi sia spazio per il dialogo attuale e per l’intesa.
Su questa linea sta soprattutto la Dichiarazione di Lichtenau, che afferma essere assolutamente senza problemi l’appartenenza di cattolici alla massoneria. Essa fu sottoscritta a Lichtenau il 5 luglio 1970 da nove massoni e da tre cattolici, monsignor de Toth e i professori Schwarzbauer e Vorgrimler.
Quale valore le si deve attribuire?
Padre Sebott scrive: "La Dichiarazione di Lichtenau del 1970 mise da parte una serie di ostacoli e di equivoci che esistevano fra la Chiesa e la massoneria" (2).

La commissione per il dialogo, nominata dalla Conferenza Episcopale Tedesca, non avrebbe potuto accettare la Dichiarazione di Lichtenau? Padre Sebott deplora che nel testo sui massoni della Conferenza Episcopale Tedesca la Dichiarazione di Lichtenau non sia menzionata.


La Dichiarazione ha però dato adito ad alcuni errori.
Si afferma così che i membri della commissione che sottoscrissero la Dichiarazione di Lichtenau furono nominati dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. L’allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, cardinale Seper, ha dichiarato al riguardo che la sua Congregazione non ha né nominato i membri della suddetta commissione, né ha approvato la Dichiarazione di Lichtenau.

È certo che questa dichiarazione intendeva indurre a suo tempo Papa Paolo VI a modificare il giudizio della Chiesa sulla massoneria.
 

"Si raggiunse piena unanimità sul fatto di denominare il documento Dichiarazione di Lichtenau [...] e di considerarlo strettamente confidenziale, riservato solamente al Papa e ai due cardinali König e Seper, cioè alla Congregazione per la Dottrina della Fede, allora guidata dal cardinale Seper" (3), scrive Kurt Baresch, uno dei sottoscrittori. Ciò sarebbe in relazione con un desiderio di Paolo VI, perché questi "avrebbe fatto capire che sarebbe stato molto felice se da parte dei massoni, per lo meno di quelli della linea inglese, fosse pubblicata in una qualunque forma una dichiarazione alla quale ci si potesse riferire per fondare un nuovo esame della questione e per fornire i presupposti affinché, su questa base o in seguito a una tale dichiarazione, si delineassero nuovi tentativi di soluzione" (4).
 
Tuttavia i tentativi del "patriarca" della massoneria tedesca, il Gran Maestro dottor Vogel, di giungere a una tale dichiarazione fallirono a Londra e ovunque.

In seguito a ciò, invece del documento desiderato i massoni decisero di sottoporre al Papa una dichiarazione con firme di massoni e di cattolici.
A questo scopo venne elaborata la Dichiarazione di Lichtenau.
Essa non ha mai ottenuto un riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa.


La Dichiarazione di Lichtenau era fin dall’inizio a disposizione della commissione per il dialogo, la quale ha condotto i colloqui con i massoni per conto della Chiesa nell’area di lingua tedesca.
A conferma, proprio il principale autore della Dichiarazione di Lichtenau fu membro di parte massonica della commissione per il dialogo — in tutto, alla commissione tedesca per il dialogo furono chiamati tre firmatari della Dichiarazione.
Nelle sedute comuni della commissione egli riconobbe e indicò molto francamente le debolezze di questa dichiarazione.


Essa non è servita per nulla a rispondere alla questione posta.
Alla base della Dichiarazione non vi fu un’analisi vera e propria delle questioni, come avvenne poi nella commissione tedesca per il dialogo.

Quindi, la dichiarazione non poté offrire alcuna base solida per un giudizio sul rapporto della Chiesa cattolica con la massoneria.


Lo stesso vale per gli incontri e per le riunioni fra il 1976 e il 1980, in cui "cattolici e massoni ebbero l’occasione di conoscersi meglio" (5).

E quando, infine, padre Sebott dice, a proposito di due trasmissioni radiofoniche, che "promisero bene anche le due interviste sui massoni trasmesse dalla radio vaticana il 27 gennaio 1980 e il 2 marzo 1980" (6), pure questa affermazione deve essere rettificata.


I programmi trasmessi dalla radio vaticana — i quali, anche se con una diversa argomentazione, sostenevano un’ammissibilità di cattolici nella massoneria, soprattutto facendo riferimento a una lettera del cardinale Seper del 19 luglio 1974 — poterono essere falsamente interpretati come presa di posizione ecclesiastica ufficiale, poiché furono trasmessi alla radio vaticana.
Questo fatto ha indotto il cardinale Seper a una rettifica.

Al cardinale fu anche chiesto da parte della commissione per il dialogo che cosa pensasse di quelle trasmissioni.
Egli ha contraddetto totalmente il loro contenuto.

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11/01/2009 22:35

Come ha lavorato la commissione ufficiale 


Per giungere a una risposta solida, impegnativa, corrispondente alla piena responsabilità di fronte alla verità e ai fedeli, nel giugno del 1974 la Conferenza Episcopale Tedesca ha finalmente istituito, per incarico della Santa Sede, una commissione ufficiale per il dialogo.
Questa si è riunita con una commissione ufficiale per il dialogo delle Grandi Logge Unite di Germania per giungere a una chiarificazione definitiva, in uno sforzo comune e in piena franchezza, con l’approfondimento dovuto e senza fretta. A questa commissione appartenevano da entrambe le parti esperti e altri potevano essere associati in ogni momento.
Alla commissione dell’episcopato fu concesso di buon grado da parte dei massoni di prendere visione di documenti e di rituali che non sono accessibili al pubblico, ma che sono molto utili e anzi indispensabili per una giusta valutazione.
Padre Sebott tenta poi di squalificare questi colloqui: "Se i massoni credevano a un dialogo e a trattative vere e proprie, la Conferenza Episcopale Tedesca definiva espressamente da parte sua la faccenda un "procedimento di esame"" (7).


Questa osservazione è da ricondurre solamente a una scarsa conoscenza dei fatti.


Naturalmente, all’inizio fu stabilito chiaramente il compito che era stato affidato alla commissione dalla conferenza episcopale e dalle Grandi Logge Unite, poi fu anche messo per iscritto insieme:


— accertamento dei mutamenti all’interno della massoneria in Germania;


— esame della compatibilità dell’appartenenza contemporanea alla Chiesa cattolica e alla massoneria;


— in caso di risposta affermativa alle suddette questioni, preparazione a mezzo stampa dell’opinione pubblica alla mutata situazione.


Durante i colloqui la parte massonica non si è mai lamentata del modo di procedere, anzi, entro certi limiti, ha contribuito di buon grado a svolgere il compito stabilito.
Essa ha anche risposto a domande insistenti e ripetute, ma si è ostinatamente rifiutata di fornire le informazioni richieste sui gradi alti della massoneria. Si può solo chiedere a padre Sebott a che cosa si sarebbe poi dovuto giungere di diverso dalla risposta esatta alle questioni che erano stata fissate all’inizio.
Questo avvenne sotto forma di dialogo.

Che senso avrebbe avuto l’impresa, se non fosse servita a esaminare e a chiarire queste questioni fondamentali?
Anzi, entrambe le parti esigevano proprio che si facesse fronte a questo impegno. Quindi, il rimprovero che padre Sebott e già altri prima di lui avevano sollevato, non tiene conto del compito, del significato e dello scopo dell’impresa.
Quando padre Sebott dice che i colloqui della commissione ufficiale dal 1974 al 1980 "si svolgevano sotto una stella molto sfortunata" (8), ciò vale certamente solo se riferito alle sue aspettative.

La stella dei vescovi


La stella dei vescovi tedeschi era la "stella del mattino" che, come testimonia la Sacra Scrittura, illumina i cuori dei credenti (cfr. 2 Pt. 1, 19), Cristo stesso, la luce della verità rivelata della nostra fede.

La stella dei massoni era quella stella a cinque punte che risplende nel tempio massonico al di sopra del Maestro della loggia e illumina i massoni come la "stella fiammeggiante". "È il simbolo dello spirito risvegliato e maturo" (9). "Essi seguono la sua luce eterna nel male e nei pericoli della vita fino alla causa prima dell’essere" (10).


I colloqui dovevano servire unicamente a elaborare il giudizio riguardo alle tre questioni che i partecipanti al dialogo avevano stabilito insieme.
Doveva essere determinante unicamente quanto veniva addotto dai massoni nei colloqui, prescindendo da giudizi e da condanne precedenti. I colloqui iniziarono in un clima franco e privo di pregiudizi.


Attraverso un accurato approfondimento del dialogo, un esame penetrante dei documenti menzionati e le dichiarazioni degli interlocutori massoni, si è giunti, dopo un lavoro pluriennale, a individuare e a identificare le concezioni e i princìpi massonici in un modo tanto chiaro che resta fuori di ogni dubbio la loro insuperabile contrapposizione alla vita cristiana e ai princìpi fondamentali della fede rivelata cristiana.


J. Oberheide, citato da padre Sebott, credette che la dichiarazione sulla massoneria fatta il 17 febbraio 1981 dalla Congregazione romana per la Dottrina della Fede fosse stata una stoccata alla dichiarazione della Conferenza Episcopale Tedesca (11).
Non è così, perché la dichiarazione ingiunse di nuovo l’invariata validità del vecchio can. 2335, quindi della scomunica della massoneria.


La commissione della conferenza episcopale ha lavorato mantenendo un contatto costante con il cardinale Seper, il quale ha riconosciuto il risultato ottenuto dalla commissione stessa.
Il decreto del 1981 non può essere interpretato in nessuno dei suoi termini come contrario alla dichiarazione della Conferenza Episcopale Tedesca.
Anche padre Seeber — citato in seguito da padre Sebott (12) — ritenne possibile che questo decreto fosse stato rivolto contro la Conferenza Episcopale Tedesca, poiché esso dava un giudizio globale che Roma voleva riservare a sé (13).

Egli però ignora il fatto che Roma si è riservata un tale giudizio generale "che implichi deroghe alle suddette norme", come dice il decreto stesso. Una cosa del genere non è stata però argomento della dichiarazione della conferenza episcopale.



La "machinatio"
 


La lotta della massoneria contro la Chiesa, la machinatio, veniva solitamente indicata come causa dell’incompatibilità con la Chiesa.
Questo termine lo si trovava anche nel divieto di aderire alla massoneria riportato nel Codex Iuris Canonici del 1917.
Chiarire il problema se la massoneria conducesse effettivamente una lotta contro la Chiesa oppure no, non era però assolutamente necessario per comprendere l’incompatibilità; quindi, non è stato neppure oggetto della commissione di ricerca.

Padre Sebott scrive: "In alcuni ambienti ecclesiastici è evidentemente diffusa l’idea di un "complotto mondiale" massonico o di una "Anti-Chiesa"" (14).

Si deve evidenziare, invece, che nella dichiarazione della conferenza episcopale non si allude neppure lontanamente a un’idea simile; si ebbe a che fare con massoni che si dimostrarono interessati a un’intesa con la Chiesa.

Ma se è padre Sebott a intavolare la questione, allora non si può ignorare che i massoni stessi ancora oggi, ossia anche dopo il Vaticano II, prendono assolutamente coram populo posizione contro la Chiesa.

Nel 1848 Garnier-Pagès aveva dichiarato: "La repubblica è radicata nella massoneria e la massoneria è la repubblica-ombra".

Centovent’anni dopo — quindi dopo il Vaticano II — un Gran Maestro dei massoni, Jacques Mitterrand, ha ripreso questa frase e ha aggiunto:

"Questo non significa solamente operare per il diritto di autodeterminazione, che è la regola da noi posta, significa anche servire la repubblica, e nel nostro mondo occidentale questo esige anche la rivolta contro le forze della reazione, come sono personificate dalla Chiesa cattolica romana. Noi non ci accontentiamo di essere nei nostri templi la repubblica-ombra, noi siamo contemporaneamente l’Anti-Chiesa"
(15).



Quando padre Sebott parla dello
"scalpore in Italia per la cosiddetta loggia massonica illegale e irregolare "Propaganda 2"" (16), anche a questo riguardo vi è da colmare un vuoto di informazione.

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11/01/2009 23:00

Occultamento completo
 

In proposito non si può parlare di una "cosiddetta" loggia massonica.

Sulla rivista dei gesuiti La Civiltà Cattolica, alla quale tanto poco quanto a padre Sebott può essere rimproverata una tendenza ostile alla massoneria, in un ampio articolo si dimostra la legittimità massonica di quella loggia (17).

La loggia P2 fu fondata nel 1875 dal famoso Gran Maestro Adriano Lemmi. Già allora faceva parte della sua finalità occultare completamente l’affiliazione massonica dei suoi membri — uomini politici e civili —, ossia anche nei confronti di tutti gli altri massoni.

Infatti era sempre proprio il Gran Maestro, in persona oppure tramite un suo delegato con il titolo di Gran Maestro Aggiunto, a procedere all’ammissione dei membri.

Dal 1961 al 1970 questo Gran Maestro Aggiunto fu Ascarelli, il delegato del Gran Maestro Gamberini (18).

E fu proprio lo stesso Gran Maestro Gamberini a disporre, nel 1967, che Licio Gelli passasse dalla loggia Romagnosi alla loggia P2.

In quell’occasione egli scrisse a ogni membro:
"Sono lieto di informarti che la P2 è stata adeguatamente ristrutturata in base alle esigenze del momento oltre che per renderla più funzionale, anche, e soprattutto, per rafforzare ancor più il segreto di copertura indispensabile per proteggere tutti coloro che per determinati motivi particolari, inerenti al loro stato, devono restare occulti" (19).

In occasione di una ristrutturazione della loggia P2, della quale Gelli fu incaricato dal Gran Maestro nel 1975 e della quale venne nominato Maestro Venerabile, egli scrisse ai membri:
"Rimangono invariate le sue peculiari caratteristiche, che […] trovano il loro nucleo nelle originarie consuetudini fra le quali quella della riservatezza, che, mai infranta, è necessario fondamento del nostro lavoro" (20).

La loggia P2 fa parte della massoneria
 

Non si può dunque assolutamente sostenere che la loggia P2 fosse solo una "cosiddetta" loggia massonica.
Essa aveva tutte le caratteristiche necessarie delle altre 496 logge del Grande Oriente d’Italia, e inoltre aveva anche un legame del tutto particolare con il Gran Maestro, che per più di cento anni è stato contemporaneamente Maestro Venerabile di questa loggia e che ha fissato l’attuale compito di questa loggia.

Nel 1981 la riunione della Gran Loggia, in occasione della quale il parlamento massonico del Grande Oriente d’Italia — composto dai 496 Maestri Venerabili — si riunì formalmente (21), trattò il caso della loggia P2 mentre le indagini della polizia erano già in corso e l’archivio della loggia era già stato sequestrato.
Allora, "malgrado i sospetti e le accuse connessi [...] [a] clamorose vicende italiane degli ultimi anni, la P2 è uscita indenne dal giudizio del vertice della massoneria" (22).


Il Grande Oriente d’Italia è riconosciuto dal mondo massonico, e ha sia i gradi azzurri giovanniti, sia il sistema dei gradi alti. Non resta alcun dubbio: se quella riunione della Gran Loggia, il massimo organo del Grande Oriente italiano, ha riconosciuto la loggia P2 come loggia regolare, è incomprensibile che padre Sebott non riconosca la qualità massonica di questa loggia.


A questo punto, per chiarezza, è necessaria ancora un’osservazione a proposito del Gran Maestro Gamberini, il quale si presentò come interlocutore della Chiesa da parte della massoneria.
Per la sua responsabilità e la sua collaborazione nella loggia P2, dopo lo scandalo attorno a questa loggia ci si deve proprio chiedere se Gamberini possa presentarsi a buon diritto come difensore della filantropia e della beneficenza e se la sua testimonianza che la massoneria non è una società segreta sia attendibile.

Un "alleato" di padre Sebott nel campo pubblicistico, don Esposito, proprio sul punto ha ugualmente dimostrato di possedere una conoscenza solo superficiale della massoneria e in particolare della loggia P2, perché altrimenti non sarebbe assolutamente avvenuto il fatto seguente:
"Savona, 17-8-1969 (KathPress). Per la prima volta nella storia della vita spirituale in Italia si sono incontrati per un colloquio ufficiale un rappresentante del massonismo italiano e un rappresentante della Chiesa cattolica in Italia: il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, capo supremo della massoneria italiana, il professor Giordano Gamberini (Ravenna) e il sacerdote cattolico Rosario Esposito (Napoli) hanno discusso pubblicamente in un teatro della città della Riviera, Savona, sul tema: La massoneria oggi.
Alla manifestazione, che è stata caratterizzata da un clima di reciproco rispetto, hanno partecipato circa mille persone, fra le quali circa 400 massoni provenienti da tutte le parti d’Italia.
Rosario Esposito, autore di un ampio studio sulla massoneria in Italia — che prossimamente apparirà in quarta edizione —, nel suo intervento nella discussione si è preoccupato innanzitutto di mostrare i punti di contatto fra il massonismo e il cattolicesimo.
Egli ha manifestato il desiderio di un abbraccio fraterno che permetterebbe di percorrere insieme un gran tratto di strada.


"Il professor Gamberini, nella sua risposta, ha corretto l’opinione del sacerdote secondo cui la massoneria non sarebbe mai stata la nemica della Chiesa:

"Mi spiace dover ricordare che i massoni [...] hanno combattuto la Chiesa incolpandola di intolleranza nei campi della filosofia, dell’etica e dell’educazione"" (23).


Don Esposito dovrebbe pensare che i contrasti rimangono, perché fa addirittura parte della natura della Chiesa assumere posizioni che alla massoneria appaiono intolleranti.

Si pensi soltanto al divieto dell’aborto.
I massoni hanno combattuto subito questo divieto e hanno cercato di porre l’aborto sullo stesso piano dei diritti dell’uomo (24).


Sul modello del culto di Mitra
 


Per quanto riguarda la machinatio, si è sempre dato rilievo a una certa differenza fra le logge del mondo e si è fatta una divisione in logge favorevoli, neutrali oppure ostili nei confronti della Chiesa.
Si pensava anche che ai cattolici fosse proibita solamente l’adesione alle ultime. A questo riguardo si deve dire che la massoneria tedesca, con i cui incaricati sono state condotte le trattative, si considera "favorevole alla Chiesa".

Nei documenti che essa ha presentato non è stata notata alcuna machinatio.

Ma anche in questa massoneria "favorevole alla Chiesa" sono stati identificati ostacoli insormontabili.
Già per questo motivo il giudizio ecclesiastico pubblicato dopo la conclusione dei colloqui dimostra di essere valido non solo per la Germania.
L’indagine ha portato a riconoscere che, nonostante tutte le differenze delle logge in altri paesi, i documenti decisivi che portano necessariamente a riconoscere l’inconciliabilità, cioè i rituali dei primi tre gradi, sono obbligatori in tutte le logge massoniche di tutto il mondo.
L’universalità su questo punto è stata ammessa anche dai massoni.

Anche padre Dierickx S.J. l’ha riconosciuto in un libro elogiato dai massoni (25). Sostanzialmente simile ovunque è anche l’organizzazione dei templi delle logge dei tre gradi inferiori.


In questo contesto è interessante quanto ha portato di nuovo la ricerca nel campo delle antiche religioni misteriche
.
In una delle opere storiografiche più recenti relative al tema si dice:

"Notiamo, per inciso, che la disposizione del moderno Tempio massonico è del tutto e per tutto identica a quella dei templi mithraici"
(26).

Nonostante una conoscenza frammentaria dei riti di iniziazione, si può dire "che alcuni dei suoi elementi prefigurano aspetti che si ritroveranno nell’iniziazione massonica" (27).


Si osservi cosa viene detto al massone già nel momento in cui viene accolto nel primo grado:
"Luce e tenebra, vita e morte sono solo apparentemente opposti irriducibili. All’iniziato si rendono riconoscibili come parti di una più grande totalità. Qui ci viene incontro la primordiale sapienza misterica dell’equilibrio delle forze e del segreto della vita in esso celato. Nello spirito degli uomini giunti al grado di Maestro l’elemento passivo e quello attivo devono fondersi nell’armonia delle sfere. Allora il sole, la luna e il Maestro governano la loggia" (28).


Indipendentemente dalla questione dell’ostilità alla Chiesa, le osservazioni della Conferenza Episcopale Tedesca hanno esaminato un campo ancora più fondamentale, che riguarda la fede, la spiritualità e l’impostazione cristiana della vita.
Non importa neppure che si metta in opera una machinatio, oppure che essa venga espressamente esclusa e che si manifesti amicizia nei confronti della Chiesa, rimane l’insanabile contrasto nei princìpi fondamentali, che comporta una messa in discussione molto più profonda, anzi una distruzione della vita che deriva dalla fede cristiana. Questa machinatio di tipo massimamente intensivo è più pericolosa della machinatio aperta ed esteriore, perché porta via fedeli e mina la pretesa di verità della Chiesa.



La questione della verità
 


Dalla massa dei problemi analizzati — dei quali naturalmente solo una parte è stata inserita nella dichiarazione pubblica della conferenza episcopale — deve essere scelto un punto che mostra questo contrasto fondamentale: si tratta della posizione totalmente diversa nei confronti della verità.

Nei colloqui la massoneria ha definito il rifiuto assoluto di ogni verità oggettivamente valida come suo tratto caratteristico peculiare.
Questo rifiuto sarebbe fondato sulla assoluta autodeterminazione dell’uomo. L’uomo, la dignità dell’uomo e la completa autodeterminazione dell’uomo stanno al centro.
Ciò che riguardo a questo punto di vista è emerso in sei anni di lavoro dalla massa dei testi presentati e anzitutto dai documenti decisivi, inclusi i rituali, non può essere sintetizzato meglio di come è stato espresso proprio da parte massonica:

"La loro
[quella massonica] concezione può essere ricavabile in modo induttivo dai simboli, dai rituali e così via, ed è in stretto rapporto con la concezione della filosofia più recente. Il suo atteggiamento di base è relativistico" (29
).

Anche se si potrebbe sostenere che il relativismo non viene imposto sotto forma di dogma, i massoni stessi attestano esservi una concezione simbolica relativistica: "[...] il valore relativizzante di una tale comunità morale-rituale, lungi dal poter essere eliminato, risulta al contrario determinante" (30).


L’Internationales Freimaurer-Lexikon approfondisce ulteriormente questo concetto con la seguente affermazione: "Il punto di vista della massoneria riguardo al problema del mondo e dell’umanità si deduce dal relativismo. Nel suo simbolismo e nei suoi rituali appare chiaramente l’atteggiamento relativistico" (31).

Per questo, chi vuole essere ammesso dovrebbe essere un uomo "che possiede quell’intima libertà di pensiero che non conosce sottomissione a dogmi e a passioni" (32).


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11/01/2009 23:13

Per i massoni i dogmi sono una costrizione 



Per i massoni i dogmi sono sempre connessi a una costrizione. I massoni forniscono questa definizione: "Le istituzioni poste su basi dogmatiche, delle quali può valere come la più significativa la Chiesa cattolica, esercitano una costrizione religiosa" (33).


Quindi, è proprio della prassi e della teoria delle logge quanto segue:

"La massoneria non conosce dogmi, essa però accetta seguaci dei vari dogmi religiosi, politici e nazionali, nella misura in cui essi si sottomettano all’obbligo della tolleranza"
(34).

Questa condizione è determinante.
Qui la differenza fra tolleranza verso le persone e tolleranza verso le idee è di importanza decisiva.
Se tutto viene messo sotto la riserva della tolleranza, la tolleranza verso le idee viene così chiesta a prezzo della loro relativizzazione.

Ciò è confermato da affermazioni come la seguente: "Il neoumanesimo e il pragmatismo presentano sostanzialmente molti punti di affinità con la massoneria, in particolare per il loro concetto relativistico della verità, che toglie spazio a ogni forma di intolleranza e vuole far trionfare la tolleranza" (35).


Padre Sebott dubita, a torto, che nella dichiarazione della conferenza episcopale l’idea di tolleranza della massoneria sia stata "esposta correttamente" (36).

A torto, perché il suddetto resoconto dell’idea massonica di tolleranza corrisponde esattamente a ciò che è emerso nei colloqui e dai documenti, come è stato riconosciuto dai massoni stessi.


Il riconoscimento contemporaneo di idee diverse, per quanto queste possano contraddirsi, risulta evidente anche nel concetto massonico di Dio.

Padre Sebott crede che l’attenersi formalmente, da parte del massone, a un concetto di Dio sotto la forma del "Grande Architetto dell’Universo" sia fondato sull’idea che "senza Dio l’etica e la legge morale non potrebbero avere alcuna stabilità" (37).

Evidentemente egli non ha presente che di solito, presso i massoni, l’attenersi al loro concetto di Dio non viene fondato in questo modo
.

A tale proposito l’Internationales Freimaurer-Lexikon dice addirittura il contrario:
"Il distacco [della legge morale] dalla motivazione religiosa può essere indicato come idea fondamentale di tutte le idee fondamentali della massoneria" (38).


La negazione massonica di qualsiasi conoscenza della verità oggettiva porta a una grande considerazione della filosofia di Kant.
L’Internationales Freimaurer-Lexikon dice di lui: "Kant fu chiamato l’"onnidistruttore" perché giudicò severamente il dogmatismo e della teologia e nello stesso tempo della filosofia empirica e di quella razionalistica.
Egli rifiutò la teologia — la lanterna magica delle elucubrazioni astruse — come pure la metafisica dogmatica che va oltre l’esperienza
[...].
Le concezioni di Kant sulla morale
[il distacco dalla motivazione religiosa] ci dimostrano che egli nel più profondo del suo essere era massone" (39).



Il rifiuto della conoscenza della verità oggettiva arriva a tal punto che la verità stessa, se dovesse essere raggiungibile, non sarebbe ricercata come verità assoluta, poiché "la verità assoluta sbarrerebbe la strada del progresso" (40).

In seguito all’abbandono della verità come principio conduttore, rimane solo l’uomo stesso come principio centrale dell’orientamento. L’affermazione dell’antico filosofo Protagora che "l’uomo è la misura di tutte le cose" (41) viene intesa in modo assoluto, ossia anche per questioni morali.
Su questa posizione è pure fondata la seguente affermazione riguardante la dignità umana: "Essa [la dignità umana] si esprime nella subordinazione dell’uomo a nessun’altra legge che non sia quella che egli si dà sul momento" (42).


Ciò che ora è stato esposto come problema della verità e del relativismo facilita la valutazione delle Tesi fino all’anno 2000 dei massoni.

Queste tesi sono state pubblicate subito dopo la conclusione dei colloqui con i massoni condotti dalla commissione per il dialogo.
In esse la massoneria illustra l’immagine che ha attualmente di sé.

Le tesi mostrano qual’è la base intellettuale della massoneria e quali prospettive essa si pone per il futuro.

Proprio nella prima tesi — certamente la più importante — viene messa in discussione la Chiesa cattolica: "Non esistono sistemi di natura filosofico-religiosa che possano rivendicare una obbligatorietà esclusiva" (43).

Naturalmente le tesi — come tutto lo spiritualismo massonico — non devono rimanere sospese nel cielo delle idee, ma devono far presa sugli adepti.

È escluso che ciò possa avvenire senza influenzare una fede in Dio e in Cristo presente contemporaneamente nell’anima e nel cuore del massone.


Certamente la spiritualità massonica, secondo la propria pretesa, vuole penetrare in quella sfera umana nella quale il cristiano si identifica con le risposte decisive della sua fede.

Non importa se al numero 19 delle Tesi fino all’anno 2000 si nega che la massoneria è una religione, perché viene subito avanzata la pretesa della massoneria di influire proprio in quella sfera rivendicata anche dalla fede della Chiesa.
Non per niente vi si dice: "Tanto meno la massoneria è una religione o ne insegna una, tanto più essa vuole essere la legittima risposta a ciò che in Kant è chiamato "predisposizione naturale dell’uomo alla speculazione" e in Schopenhauer "necessità metafisica"" (44).


Per qualificare le tesi si ricorda ancora ciò che il Gran Maestro dei massoni Otto Trwany ha scritto su di esse nell’articolo introduttivo: "Esse devono "dar voce" nel nostro linguaggio quotidiano alla nostra [quella massonica] visione del mondo formatasi in 250 anni e calarla nelle grandi e spesso inquietanti questioni riguardanti il presente e il futuro" (45).

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11/01/2009 23:24

Norme come pilastri 


In una trasmissione sul rapporto "massoneria e Chiesa", organizzata il 4 agosto 1981 esclusivamente secondo gli intendimenti dei massoni e trasmessa in diverse lingue da Deutschen Welle di Colonia, emerge nuovamente il fondamento relativistico della massoneria:
"Per la massoneria, con la sua pretesa di tolleranza, non vi può essere nessuna concezione del mondo o religione che pretenda alla esclusiva obbligatorietà e verità.
Ciò è esattamente quanto fa la Chiesa cattolica rivendicando la proclamazione autentica della Rivelazione. Il conflitto fra le due parti sembra essere addirittura programmato.

Da una parte vi è la Chiesa con un sistema di dogmi ordinato, dall’altra la loggia che, uno dei pochi raggruppamenti che nel corso della sua storia non ha elaborato nessun dogma, intende le religioni come sistemi concorrenti e contesta la possibilità di un ritrovamento della verità oggettiva" (46).



Cristo si è definito "la via, la verità e la vita" (Gv. 14, 6) e ai suoi discepoli ha promesso "lo Spirito di verità", che sarà loro di aiuto fino alla fine del tempo per guidarli verso la verità intera
(cfr. Gv. 14, 16-17; 16, 13).

Dall’apostolo Paolo sappiamo che essere cristiani significa "giungere alla conoscenza della verità" (1 Tim. 2, 4).

L’oppositore di Dio, Satana, è chiamato "padre della menzogna" (Gv. 8, 44).

La lotta di Satana contro Dio è una lotta contro la verità.

La verità è il fondamento della vita cristiana, anche quando è scomoda e porta al pentimento e alla conversione. Questa conoscenza può essere espressa nel modo seguente:
"Non solo l’adorare e l’amare Dio, bensì anche tutte le altre azioni spirituali decisive dell’uomo, tutto quel desiderare e sperare, amare e gioire — pieno di significato e umano — si basano sul fondamento della verità, la quale da sola può costituire il fondamento della vita sulla roccia.
Senza verità tutte le fondamentali azioni spirituali della persona finiscono in un nulla vuoto e illimitato e sono private del loro significato più intimo.

Anzi, ancora di più, non basandosi sulla verità, tutti i giudizi e i dogmi — per la loro erroneità — e tutto l’amore e le azioni morali — per la loro inadeguatezza nei confronti della verità — rappresentano decisamente dei mali.

In ogni atto del giudizio presupponiamo la verità, anche quando giudichiamo che non vi sia alcuna verità. Non si può negare la pretesa di verità essenzialmente propria del giudizio, in quanto il valore di ogni giudizio dipende dall’esaudimento di una tale pretesa di verità tramite la corrispondenza del giudizio con la realtà. Se questa verità non esistesse, allora, come disse Heinrich von Kleist dopo aver letto Kant, sarebbe "raggiunta la nostra massima e unica meta", ossia una "verità valida anche oltre la tomba", quindi "non avremmo più alcuna meta""
(47).


L’opinione secondo cui si dovrebbe negare l’esistenza della verità oggettiva in nome della dignità umana è frutto di un equivoco.
Gesù parla della verità che "farà liberi" (Gv. 8, 32).

Libertà e dignità sono dello stesso genere.
Senza libertà viene a mancare qualcosa di essenziale per la piena dignità umana. Ciò rende ancora una volta più comprensibile che la verità oggettiva, ossia data da Dio e vincolante per tutti, non può essere mai rivolta contro la dignità umana.

Nella verità vi è la salvezza dell’uomo, la quale è altrettanto totale quanto la verità.
Perciò la verità non è mai rivolta contro l’uomo e la sua dignità, anzi promuove e difende questa dignità anche contro l’intervento di diversi manipolatori.

Proprio la verità oggettiva è l’unico criterio che aiuta a distinguere tra una benevola influenza e un infido lavaggio del cervello.

"Questo perché solo chi possiede già criteri è in grado di criticare. La critica presuppone criteri, non li crea"
(48).

Questo vale anche per la morale.

Norme oggettive sono come pilastri nel fiume del tempo.

L’uomo senza norme è privo di orientamento.

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